Archivio per 4 settembre 2020
Davvero simpaticissimo lo show di questo
grande ed originalissimo trasformista…
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L’ORIGINALISSIMO ED INCREDIBILE
TEATRO DI PAPEL DI
ENNIO MARCHETTO
Cari amici vi presento
Ennio Marchetto
un artista davvero super… sorprendente
ma noto, forse, più all’estero che in Italia.

Guardate il video video linkato più giù
che ci mostra il suo “teatro di papel“
e ditemi se non è fortissimo ed originalissimo.

Ennio Marchetto è un artista unico.
In circa 20 anni di carriera è stato alla ribalta
dei palcoscenici più prestigiosi del mondo
(Edimburgo, Londra, Parigi, Berlino, New York, Los Angeles,
San Francisco solo per citarne alcuni).
Non è però facile spiegare cosa esattamente succede
durante un suo spettacolo.

Ci sono dei costumi di carta che raffigurano
grandi cantanti italiani e internazionali
e dietro c’è lui, straordinario performer,
a dar vita a questi costumi
ripetendo movenze e tic di questi personaggi,
rendendo il tutto estremamente divertente.
Ma non è solo questo.
Meglio ma molto meglio vederlo
ascoltando anche notissime e famosissime musiche
in un tourbillon che solleva lo spirito.
(guardatelo tutto… è imperdibile)
IL VIDEO ![Immagine ridotta [Gif-Animate-Frecce (62).gif - 0kB]](https://i0.wp.com/digilander.libero.it/netnick/Gif-Animate-Frecce/Gif-Animate-Frecce%20(62).gif)

Come per i più grandi trasformisti,
la forza dello spettacolo sta nella straordinaria velocità
con cui Ennio Marchetto muove i costumi,
li apre, aggiunge piccoli particolari disegnati.
Tony Kospan
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In questo post potremo leggere la descrizione,
fatta dallo stesso Dalì,
di come in lui nacque la geniale idea
che fece diventare
“La persistenza della memoria”
uno dei suoi massimi capolavori…

Nella foto qui su il grande poeta Garcia Lorca e Dalí
seduti sulla terrazza della casa al mare del pittore nell’estate del 1927

Il paesaggio di Port Lligat di cui ci parla Dalì
Port Lligat o Portlligat è un piccolo centro abitato
del comune spagnolo di Cadaqués situato nella Catalogna
famoso perché residenza estiva di Dalì e della moglie Gala.

Dalí – La persistenza della memoria
– Il quadro rappresentava un paesaggio vicino a Port Lligat, le cui rocce erano illuminate da un trasparente e malinconico crepuscolo.
In primo piano si vedevano gli ulivi con i rami tagliati e senza foglie.
Sapevo che l’atmosfera che ero riuscito a creare in quello scorcio serviva come ambientazione per qualche idea, per qualche immagine sorprendente, ma non sapevo ancora di cosa si sarebbe trattato.
Stavo per spegnere la luce quando istantaneamente “vidi” la soluzione.
Vidi due morbidi orologi, uno dei quali era appeso dolorosamente ai rami dell’ulivo.-
Salvador Dalí

Dalì – Autoritratto
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Dal libro di Marco di Capua, Salvador Dalí – la vita e l’opera, Mondadori, 2002
Il dipinto: Salvador Dalí – La persistenza della memoria – 1931 – MoMA New York
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Fine
Ciao da Tony Kospan

Dalì e Garcia Lorca
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La più importante opera del Principe Raimondo de Sangro è certamente questa Cappella da lui abbellita ed arricchita da eccezionali opere d’arte.
LA CAPPELLA DI SANSEVERO
Costruita già nel 1590 per ospitare le tombe della famiglia fu del tutto restaurata nel corso del ‘700 dal Principe.

La Cappella in una antica stampa
E’ situata in pieno centro storico a pochi metri dalla piazza San Domenico Maggiore, ed è accanto al palazzo di famiglia dei Principi di Sansevero, ma divisa da un vicoletto che era però sormontato da un ponticello sospeso che consentiva ai membri della famiglia di accedere direttamente alla Cappella.

La piantina della Cappella
La prima cosa che stupisce è che nella Cappella sono presenti soprattutto sculture ed infatti gli unici dipinti sono:
il soffitto affrescato da F. M. Russo nel 1749 con le immagini allegoriche dei Santi della famiglia ed i medaglioni monocromatici con i Santi protettori del Casato.
Tutti presentano ancor oggi colori vivissimi grazie all’uso di una cd. pittura “oloidrica” che consisterebbe nell’uso, al posto della colla, di sostanze create dal Principe ed il cui segreto avrebbe portato nella tomba con sé.
Questa massiccia preponderanza di sculture e di parti architettoniche rappresenta probabilmente un vero e proprio “unicum” nell’ambito delle Chiese e delle grandi Cappelle (benché questa sia ora sconsacrata).

LE 4 CHIAVI DI LETTURA
Prima dare un’occhiata alle opere più rappresentative presenti nella Cappella bisogna precisare che essa presenta, a mio parere, ben 4 chiavi di lettura:
– La prima è quella religiosa… certo è una Cappella… con statue e qualche dipinto di carattere religioso… eppure forse è la chiave meno importante.
– La seconda è quella della rappresentazione della storia della famiglia del Principe e dei personaggi che più le diedero lustro.
– La terza è quella artistica, per la presenza di fantastiche opere di grandi maestri dell’epoca inserite in un contesto tutto barocco ed in un trionfo (quasi musicale) di marmi e stucchi.
– La quarta, la più misteriosa e per molti affascinante, è quella esoterica in quanto il Principe avrebbe “fatto nascondere ma non troppo” nelle diverse opere i suoi principi e le sue conoscenze ermetiche ed alchemiche. Qualcosa di vero certamente ci deve essere se si pensa alla persecuzione che il Principe subì da parte delle gerarchie ecclesiastiche.

Dunque nell’esaminare ciascuna opera cercherò di evidenziare le diverse chiavi apparenti o nascoste… per quanto è a mia conoscenza.
IL CRISTO VELATO
E’ certo l’opera più bella e nel contempo più misteriosa… in quanto è considerata uno dei massimi capolavori dell’arte mondiale e basterebbe da sola a giustificare una visita…
Il grande Canova, quando la vide, ne rimase così entusiasta che era pronto a spender qualunque cifra per poterla acquistare… e studiare… ed affermò che avrebbe dato 10 o 20 anni di vita per poter dire d’esserne stato lui l’autore.

Il motivo di tanta stupefacente bellezza?
E’ soprattutto la presenza di un velo di marmo che lascia incredibilmente visibile sia il corpo sottostante che perfino le ferite ed i buchi fatti dai chiodi sul corpo di Gesù.
Molto si è scritto su quest’opera in quanto ci sono opposte versioni su questo velo.
Secondo presunte clausole del contratto d’opera che sarebbero state ritrovate nell’Archivio Notarile di Napoli tra il Principe ed il Sammartino (che potremo leggere nelle note in calce), allora apparirebbe certo che il “velo trasparente di marmo” sia stato un composto alchemico fornito dal Principe allo scultore.

Tuttavia sulla base di altri documenti c’è anche una tesi opposta e cioè che l’opera sia tutta un unico blocco di marmo finemente e favolosamente lavorato dal Sammartino.
In ogni caso, quando la vidi qualche anno fa, davvero mi sbalordì e mi sconvolse la trasparenza e l’aderenza del velo di marmo capace di mostrar con estrema e realistica precisione tutto quanto è da esso coperto… e cioè… la vena gonfia sulla fronte, i fori dei chiodi sui piedi e sulle mani, il costato scavato e l’aspetto rilassato del Cristo per la sopraggiunta morte liberatrice dal dolore.
Questi incredibili aspetti si possono ammirare con stupore soprattutto da vicino non potendo le foto dare l’esatta visione del realismo dell’opera.

Il foro nel piede
Ma cosa voleva dirci il Principe volendo realizzare quest’opera?
Potrebbe aver avuto lo scopo di dimostrare la possibilità di una felice unione tra arte ed alchimia oppure richiamare l’attenzione sulla Sindone quale simbolo esoterico di perfezione..
A mio modesto parere, con essa il Principe ha voluto soprattutto evidenziare la grandezza della sua potenza (in tutti i sensi) in quanto capace di pensare e di far realizzare (con o senza alchimie) un’opera davvero mitica ed unica al mondo.

NOTE
Tra le virgolette ecco degli estratti dalle clausole del contratto per la realizzazione del Cristo Velato rinvenute in alcuni siti in cui si afferma che siano state ritrovate nell’Archivio Notarile di Napoli ma delle quali non sono in grado di confermare l’autenticità:
– Lo scultore s’impegna a realizzare una ” statua raffigurante Nostro Signore Morto al Naturale da porre situata nella cappella Gentilizia del Principe, un Cristo Velato steso sopra un materasso che sta sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini, apprè del medesimo vi stanno scolpiti una Corona di spine tre chiodi e una tenaglia“.
Il Principe s’impegna a fornire il marmo ed a realizzare una “Sindone, una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura, dopo che il Principe l’haverà lavorata secondo sua propria creazione e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo; Il quale strato di marmo da usa idea, farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua“.
Lo scultore avrebbe però dovuto mantenere il segreto sulla “maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua” e però l’opera sarebbe stata attribuita solo allo scultore.
FINE II PARTE
Chi volesse conoscer la biografia
del misterioso ma geniale Principe e della sua famiglia
(I Parte del post) può cliccare qui giù…
CONTINUA
CON LE ALTRE MIRABILI OPERE DELLA CAPPELLA… E NON SOLO…
LE IMMAGINI SONO PRESE DAL WEB E SARANNO SUBITO RIMOSSE SE CHI NE DETIENE IL COPYRIGHT LO CHIEDERA’
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Un altro pensiero di saggezza e spiritualità
ci giunge dagli Indiani d’America
Accampamento Lakota
Alce Nero (Black Elk) divenne cattolico quando ormai era già adulto,
nel 1904, ed assunse il nome di Nicholas.
Fu molto attivo in campo religioso
e visse fine alla morte in modo umile e sereno.
E’ ritenuto uno dei più influenti capi indiani del XX secolo.
Alce Nero – Blake Elk
Alce Nero, capo della tribù Lakota-Sioux,
ci parla stavolta di un grande tema quello della
p a c e
e con parole semplici ci fa comprendere
che, dei vari tipi di pace, una è la principale…
la prima.
LA PRIMA PACE
Alce Nero
La prima pace, la più importante di tutte,
è quella che viene dall’anima degli uomini
quando prendono coscienza dei legami
che li uniscono all’universo ed a tutti i suoi poteri,
con i quali forma un’unica entità.
Questa pace giunge quando gli uomini si rendono conto
che al Centro dell’Universo dimora DIO
e che questo Centro è in realtà ovunque.
E’ anche all’interno di ciascuno di noi.
Ecco la vera pace!
Le altre non sono che il suo riflesso.
La seconda pace è quella che si crea tra gli individui,
la terza quella che unisce le nazioni.
Ma oltre a ciò, è necessario capire
che la pace non sarà possibile tra le nazioni
sino a quando gli uomini non saranno convinti che la vera pace
si trova nel cuore stesso dell’anima umana.
Ciao da Tony Kospan
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