Quei giorni perduti a rincorrere il vento a chiederci un bacio e volerne altri cento – Fabrizio De Andrè (Libreriamo) –
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Leon Comerre
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MIA BRUTTA – Pablo Neruda –
Mia brutta, sei una castagna spettinata, mia bella, sei come il vento, mia brutta, della tua bocca se ne può far due, mia bella, son freschi i tuoi baci come angurie.
Mia brutta, dove stan nascosti i tuoi seni? Son minuscoli come due coppe di frumento. Mi piacerebbe vederti due lune sul petto: le torri gigantesche della tua sovranità.
Mia brutta, il mare non ha le tue unghie nella sua bottega, mia bella, fiore a fiore, stella per stella, onda per onda, amore, ho contato il tuo corpo: mia brutta t'amo per la tua cintura d'oro, mia bella, t'amo per una ruga sulla tua fronte, amore, t'amo perché sei chiara e perché sei oscura.
So bene tuttavia che la poesia descrive più che altro
un sogno, una speranza, che hanno tutti gli innamorati
ma che, ahimè, poi raramente si verifica… nella realtà.
L’autrice della poesia è Rosemonde Gérard (1871-1953)
poetessa francese,
nonché moglie nientemeno che di…
Edmond Rostand,
il famosissimo poeta e drammaturgo francese
conosciuto soprattutto per esser l'autore autore del
Cyrano de Bergerac.
Ma veniamo alla poesia la cui traduzione (libera)
mi ha davvero impegnato molto…
(molti termini ottocenteschi sono ormai in disuso)
sperando che possa piacere a voi…
così come è piaciuta a me…
per la sua immensa grazia e profondità d'amore.
L’ETERNA CANZONE Rosémonde Gérard (traduzione dal francese di Tony Kospan)
Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io Quando i miei biondi capelli saranno bianchi Nel mese di maggio, nel giardino… al sole, Scalderemo le nostre vecchie membra tremolanti.
Così i nostri cuori ringiovaniranno… festanti… E ci sentiremo allora… ancor giovani amanti, Ed io ti sorriderò muovendo tutta la testa, E saremo un’adorabile coppia di vecchietti.
Ci guarderemo, seduti sotto il pergolato, Con occhietti teneri e brillanti. Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io Quando i miei capelli biondi saranno bianchi.
Sulla nostra solita panchina, tutta dipinta di verde Su quella nostra panchina d’un tempo torneremo a chiacchierare; Avremo una gioia tenera e dolce, E chiuderemo spesso la frase con un bacio.
Quante volte ho potuto dirti un tempo…”T'amo”? Allora con affetto ce lo racconteremo. Ci ricorderemo di mille cose, Anche di cose da nulla ma deliziose, e tra esse ci perderemo.
Un raggio, tutto rosa, come una dolce carezza, Tra i nostri capelli bianchi scenderà, e vi si adagerà, Quando, sulla nostra vecchia panchina dipinta di verde, Su quella panchina d’una volta torneremo a chiacchierare.
E come ogni giorno t’amo di più oggi più di ieri e meno di domani. Che importanza avranno le rughe del viso? Il mio amore sarà più forte e più sereno.
Sogno che tutti i giorni i ricordi si sommeranno… I miei ricordi… tuoi ricordi saranno Questi ricordi comuni sempre di più… ci uniranno
E senza fine nuovi legami tra noi stringeranno.
E’ vero saremo vecchi, molto vecchi, deboli per l’età… Ma più forte ogni giorno la tua mano stringerò Perché, vedi, ogni giorno t’amo di più
Oggi più di ieri e meno di domani!
Di questo caro amore, vissuto come un sogno, Voglio conservare tutto nel profondo del mio cuore, E trattenere, se si può, anche la più fugace emozione,
Per riassaporarla poi con più calma.
Io raccolgo tutto quel che vien da lui, come fa un avaro, Conservandolo con passione per i giorni più lontani. Io sarò ricca allora d’una ricchezza rara, Perché avrò conservato tutto l’oro del mio giovane amore.
Cosi di questa felicità vissuta che va a finire Il mio ricordo me ne restituirà poi la dolcezza; E di questo caro amore che vivo come un sogno Ho conservato tutto nel profondo del mio cuore.
Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io, Quando i miei biondi capelli saranno bianchi, Nel mese di maggio, nel giardino… al sole, Scalderemo le nostre vecchie membra tremolanti.
Il rinnovar l’amor metterà i nostri cuori in festa… E crederemo di rivivere i giorni felici del passato, Ed io ti sorriderò muovendo tutta la testa, E tu mi mi parlerai d’amor con voce tremula.
Ci guarderemo, seduti sotto il pergolato, Con occhietti lucidi e brillanti. Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io, Quando i miei biondi capelli saranno bianchi!
considerato uno dei maggiori poeti italiani del primo novecento,
ha scritto poesie famose soprattutto per la loro simpatica originalità
come potremo ora leggere… ma è stato anche un apprezzato scrittore.
ALDO PALAZZESCHI
L’UOMO… LA POETICA… ED ALCUNE POESIE
a cura di Tony Kospan
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Firenze in una famiglia di commercianti Aldo Gìurlani
frequentò gli studi di ragioneria per volontà del padre
ma anche una scuola di recitazione e forse proprio fu proprio per questo,
per non dar problemi alla famiglia che non amava l’ambiente teatrale,
che scelse come nome d’arte Palazzeschi (cognome della nonna materna).
Ben presto però la sua strada divenne quella della poesia
a ciò aiutato dai familiari al punto di pubblicare a loro spese
il primo volume di poesie “I cavalli bianchi“.
Molto si è discusso sulla sua partecipazione al Futurismo…
Certo è che i contatti ci furono… ed anche stretti e numerosi…
ma furono dovuti soprattutto all’entusiasmo da parte di Marinetti
per le sue poesie ed in particolare per quelle che avevano
la caratteristica d’esser controcorrente e sorprendenti
(v. qui giù ad es. Lasciatemi divertire).
Egli si adeguò al mondo Marinettiano… e per un po’ partecipò alla corrente
ma ben presto, appena si rese conto che i Futuristi erano favorevoli alla guerra,
se ne allontanò.
Ma poi alla guerra partecipò ugualmente.. sebbene nelle retrovie.
(Firenze 2.2.1885 – Roma 17.8.1974)
Nel 1941 si trasferì a Roma
dove visse fino alla morte, avvenuta nel ’74,
quando mancava ormai poco al suo 90° compleanno.
Qui è con Montale
POETICA
La sua poetica, avvicinata ora a quella dei crepuscolaristi
ed ora a quella dei futuristi, per la profonda intima ironia
in realtà rimane sempre originale ed indipendente.
Per più di un cinquantennio,
con le sue sempre originali poesie ed altre opere,
la più famosa delle quali è il romanzo “Le sorelle Materassi“,
è stato un notevole ed autorevole esponente
del mondo letterario italiano.
ALCUNE POESIE
CHI SONO?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
“follia”.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
“malinconia”.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
Nella tastiera dell’anima mia:
“nostalgia”.
Son dunque…che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.
MOVIMENTO
Io vo… tu vai… si va…
Ma non chiedere dove
ti direbbero una bugia:
dove non si sa.
E è tanto bello quando uno va.
Io vo… tu vai… si va…
perchè soltanto andare
in un mondo di ciechi
è la felicità.
RIO BO
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, non è vero?
Paese da nulla; ma però,
c’è sempre di sopra una stella,
una grande magnifica stella,
che a un di presso
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata! Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città.
Boccioni – La risata
LASCIATEMI DIVERTIRE
Tri tri tri,
fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu ihu.
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
Paraparaparapa,
Laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu,
fufufufu.
Friù!
Friù!
Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.
Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
diteci un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
Un sì gran foco?
Huisc…Huiusc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku Koku Koku,
Sciu
ko
ku.
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Labala
falala
eppoi lala.
elalala, lalalalala lalala.
Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori, oggidì,
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandono più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!