Archivio per 1 agosto 2020

Ecco perché nell’antica Roma al mese di Agosto fu dato un giorno di Febbraio!   Leave a comment




E’ avvenuto a causa di… Augusto
che ha dato il nome al mese di agosto!

Ma vediamo come si svolse il tutto!






PERCHÉ FEBBRAIO HA 28 GIORNI?

 
Lo sanno tutti: febbraio è l’unico mese dell’anno
che non è costituito da 30 o da 31 giorni.

Di giorni ne ha infatti solo 28,
che diventano 29 negli anni bisestili.

Ma perché?






Non era più naturale avere meno mesi da 31 giorni
e allungare a 30 giorni anche febbraio?

Qual è l’origine di questa anomalia?







Il calendario che adottiamo oggi per lo più nel mondo, il calendario gregoriano,
è una riforma del calendario giuliano promulgato da Giulio Cesare nel 46 a.C.
che a sua volta derivava dagli antichi calendari romani.

Prima della riforma di Giulio Cesare
i calendari in uso nell’antica Roma subirono diversi cambiamenti,
ripercorrendo i quali si intuiscono le risposte alle nostre domande.






Il calendario di Romolo era costituito da dieci mesi
con 30 e 31 giorni ciascuno,
iniziava con il mese di marzo (Martius) e terminava con dicembre (December):

Calendario di Romolo
Martius
Aprilis
Maius
Iunius
Quintilis
Sextilis
September
October
November
December

Il calendario contava soltanto 304 giorni.






I giorni invernali non venivano assegnati a nessun mese,
essendo per i romani poco rilevanti visto che
l’attività bellica veniva sospesa in attesa della primavera.

I primi quattro mesi erano dedicati
alle divinità Marte, Afrodite, Maia e Giunone
mentre per gli altri
il nome ricordava la loro posizione nel calendario.








Nel 713 a.C. Numa Pompilio modificò il calendario
aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio
che vennero posti alla fine dell’anno, dopo dicembre.

A febbraio, ultimo mese, furono assegnati 29 giorni.










Per questo motivo ancora oggi
i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre
si chiamano così nonostante non siano più
il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese del calendario.

Successivamente Giulio Cesare fissò l’inizio dell’anno il 1º gennaio
e introdusse gli anni bisestili.

Nell’anno 8 a.C., il Senato romano decise di rinominare
il mese di sextilis in augustus (Agosto),
in onore dell’imperatore Augusto.








Precedentemente era già stato fatto lo stesso con Giulio Cesare,
rinominando quintilis in iulius (Luglio).

Siccome luglio aveva 31 giorni e agosto ne aveva 30,
si decise di aggiungere un giorno ad agosto togliendolo a febbraio.

Da allora febbraio conta soltanto 28 giorni.








Testo con mini modifiche dal sito
IMPARIAMO CURIOSANDO (http://www.impariamocuriosando.it/)
Impaginazione T.K.



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Una breve ma profonda riflessione di F. Alberoni sull’importanza e sul valore… dell’umiltà   Leave a comment

 

 
 
 
 
 
 
 
No… no… non è una riflessione di carattere religioso,
o non soltanto, ed è, a mio parere, 
davvero coinvolgente e condivisibile da tutti
e dunque anche da chi ha una concezione laica della vita.
 
 
Alberoni ci dona infatti una diversa visione dell’umiltà,
rispetto al moderno pensiero comune,
affermando che non deve esser vista come debolezza
ma come consapevolezza della reale condizione umana.
 
 
Ma ritengo giusto non dir altro e far parlare questo brano, per me sublime,
che conferma la profondità e la genialità del pensiero di Alberoni.
 
 
 

 
 
 
 
 

 

BEATI GLI UMILI

UNA RIFLESSIONE DI FRANCESCO ALBERONI

 

 

Beati gli umili, perché hanno capito praticamente tutto!

Il Medioevo cristiano dava una importanza grandissima alla virtù dell’umiltà.

Il mondo moderno non la considera più una virtù, anzi la guarda con compatimento,

la considera un segno di debolezza. 

Negli ultimi vent’anni non mi sembra di aver mai sentito elogiare una persona

dicendo che è umile. 

D’altronde, se vi dico “immaginate una persona umile” a voi viene in mente un uomo piccolo,

povero, con le spalle curve, che sta zitto quando gli altri parlano,

che non si ribella quando gli vien fatto un torto, insomma un debole, un vinto. 

E viene in mente questa immagine perché si è perso il significato profondo,

spirituale dell’umiltà. 

L’umiltà implica un atteggiamento verso il mondo, verso gli altri, verso noi stessi e verso Dio.

Incominciamo con l’orientamento verso il mondo.

Noi viviamo come se le risorse della Terra fossero illimitate.

Il nostro modo di pensare è rimasto quello dei primi agricoltori.

Dovremmo aver sempre presente che la Terra è un piccolissimo granello di sabbia

nell’infinità delle galassie. 

Ricordarci che, con la scienza che abbiamo, non potremo mai abbandonarla.

E che tutte le stoltezze che compiamo peseranno nei millenni futuri sui figli dei nostri figli.

Il nostro orgoglio è smisurato.

Siamo convinti che le nostre azioni siano sagge, razionali.

In realtà procediamo come dei ciechi.

Solo l’umiltà ci aiuta a vedere.


 

 

Van Gogh – Primi passi

 

 


Passiamo ora all’atteggiamento verso gli altri.

Siamo tutti intolleranti, convinti di conoscere la verità.

Ammiriamo chi ha ferme convinzioni politiche, chi si batte con accanimento,

chi insulta i suoi nemici, li trascina nella polvere. 

Ammiriamo i vincitori, i prepotenti.

Giudichiamo, condanniamo ed esaltiamo chi giudica e condanna.

Non ci viene mai in mente che, fra poche generazioni,

le idee per cui abbiamo combattuto avranno perso totalmente di senso. 

Cosa è rimasto della passione interventista che ha condotto alla prima guerra mondiale?

E delle ideologie del nazismo e dello stalinismo?

Hanno causato dolori spaventosi, crudeltà terrificanti.

Sembravano eterne, incrollabili, e ora?

L’atteggiamento verso se stessi consiste nell’essere consapevoli

che non valiamo più delle altre persone. 

Che il nostro successo dipende dalla fortuna e dalla collaborazione di altri

a cui dobbiamo riconoscenza. 

Consiste, infine, nel sapere che possiamo sempre sbagliare

e che abbiamo sempre da apprendere. 

C’e’ infine l’atteggiamento verso Dio, essenziale per comprendere l’umiltà cristiana.

In una società ormai scristianizzata, questo tema riguarda solo la parte più segreta dell’animo.

 Tutti i mistici e tutti i teologi sono d’accordo che l’uomo non può darsi la fede da solo.

Perché la fede non è un fatto intellettuale, è amore appassionato per Dio.

E questo amore è Dio stesso che lo accende.

L’uomo può solo predisporsi ad incontrarLo.

Lo fa pregando, diventando niente davanti a Lui.

Questo diventare niente è l’umiltà di fronte a Dio.

Un abbandono totale, una accettazione totale, un vuoto che Dio, quando vuole,

riempie del calore ardente dell’amore, che divampa, commuove e sazia l’animo inaridito. 

L’umiltà di cui ci parla la nostra tradizione è dunque una importante virtù.

Essa ci rende consapevoli dei nostri doveri verso la Terra e il futuro.

Ci spinge a trattare gli altri con obbiettività e tolleranza.

Ci rende prudenti e riconoscenti.

Negli animi religiosi, infine, è sorgente di forza e di fede.

Parla l’italiano scampato al disastro aereo “Non ricordo più nulla, solo il fuoco”

 

Alberoni Francesco


 

 

 

 


Cosa ne pensate?

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

 

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