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Archivio per 13 luglio 2020
Felice lunedì sera in poesia “Sogno d’estate” di Gatto – arte Czachorski – canzone “La vita mia” A. Minghi Leave a comment
SPUNTA LA LUNA DAL MONTE – La storia.. la poesia.. le emozioni.. la bellissima canzone Leave a comment
Una dolce… bella… profonda… emozionante
canzone poesia
anche adattissima a rincuorarci un po'
in questi nostri tempi per nulla esaltanti.
SPUNTA LA LUNA DAL MONTE
Pierangelo Bertoli & Tazenda
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CANZONE POESIA
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LA STORIA DELLA CANZONE
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Spunta la Luna dal monte è la versione italiana della canzone Disamparados, scritta da Luigi Marielli, dei Tazenda che fu cantata ancora inedita da Pierangelo Bertoli al Festival di Sanremo del 1991 che aveva provveduto ad unire alla versione originale quella in italiano.
Il brano ebbe subito molto successo sia da parte del pubblico che della critica ricevendo anche la Targa Tenco.
Il testo originale è la descrizione dolce poetica e crepuscolare di un paesaggio sardo in cui mentre Luna sorge dietro le montagne dei bambini poveri e disadattati “Disamparados” giocano in un prato.
La musica poi ha vibrazioni e sonorità che sembrano venire dal cielo… anzi dalla Luna per donarci dei brividi sublimi…
IL TESTO IN ITALIANO ED IN SARDO
Notte scura, notte senza la sera
notte impotente, notte guerriera
per altre vie, con le mani le mie
cerco le tue, cerco noi due.
Spunta la luna dal monte
spunta la luna dal monte.
Tra volti di pietra tra strade di fango
cercando la luna, cercando
danzandoti nella mente,
sfiorando tutta la gente
a volte sciogliendosi in pianto
un canto di sponde sicure
ben presto dimenticato
voce dei poveri resti di un sogno mancato
In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende
in mesu a sa zente, in mesu
a s'istrada dimandende.
Sa vida s'ischidat pranghende
bois fizus 'e niunu
in sos annos irmenticados
tue n'dhas solu chimbantunu
ma paren' chent' annos.
Coro meu, fonte 'ia, gradessida
gai purudeo, potho bier'sa vida.
Dovunque cada l'alba sulla mia strada
senza catene, vi andremo insieme.
Spunta la luna dal monte
beni intonende unu dillu
spunta la luna dal monte
spunta la luna dal monte
beni intonende unu dillu
spunta la luna dal monte
beni intonende unu dillu
In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende
in mesu a sa zente, in mesu
a s'istrada dimandende.
Sa vida s'ischidat pranghende
Tra volti di pietra tra strade di fango
cercando la luna, cercando
danzandoti nella mente,
sfiorando tutta la gente
a volte sedendoti accanto
un canto di sponde sicure
di bimbi festanti in un prato
voce che sale più in alto
di un sogno mancato
In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende
LA CANZONE
Debbo dire che ogni volta che l'ascolto
mi emoziona sempre…
Eccola…
CIAO DA TONY KOSPAN…





La Melencolia di Durer (1514) è una delle più grandi opere dedicate alla malinconia. Conosciamola. Leave a comment
tuttavia la mitica opera del '500 tedesco, che andremo ora ad esaminare,
non nasconde quello che è poi il suo vero significato.
ma anche meditativo… (se non troppo prolungato nel tempo)

egli oltre a conoscere e studiare il rinascimento italiano
LA MELENCOLIA DI DURER
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![]() Albrecht Dürer Melencolia I incisione a bulino, 1514
La materia al nero degli alchimisti
è chiamata anche “primo segno” dell’opus poichè senza annerimento non ci sarà bianchezza. A.J.Pernety, Dictionnaire Mytho-Hermétique, 1758 .
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Melencolia I, detta anche Melancholia I (1514), è parte di un trittico di incisioni di Albrecht Dürer che comprende le allegorie di tre classi di virtù e tre sfere di attività secondo una classificazione ancora medioevale.
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![]() Il Cavaliere (II)
La seconda opera del trittico, “Il Cavaliere, la morte e il diavolo” rappresenta la sfera morale e la terza “S. Girolamo nella cella” quella della teologia e della meditazione.
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![]() San Girolamo nello studio (III)
ESAMINIAMO I SIMBOLI PRESENTI NELL'OPERA
Melencolia I simboleggiava invece la sfera intellettuale dominata dal pianeta Saturno, secondo la tradizione astrologica legato al sentimento della malinconia, ed intendeva istituire una connessione fra il mondo razionale e scientifico e quello immaginativo dell’arte.
Nello sfondo, incorniciata da un arcobaleno “lunare”, brilla una cometa, inquietante simbolo notturno capace di suscitare sentimenti melanconici.
Le chiavi rappresentano la conoscenza che sola può liberare l’uomo dallo stato melancolico della sua ricerca, e infatti in fondo portato da un pipistrello vi è una luce che rischiara le tenebre.
Tutta l’opera è disseminata dei simboli del “sapere” alchemico.
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Il personaggio principale della scena è la figura femminile dell’angelo che, seduta su un gradino, con la mano sinistra sorregge il capo mentre nella destra stringe un compasso, strumento indispensabile nella misurazione non solo delle cose e degli spazi terreni, ma anche della distanza tra finito e infinito.
Il volto è in ombra ed emerge, per contrasto, lo sguardo fisso in avanti e perso nel vuoto.
Il lungo abito non lascia intravedere alcuna forma anatomica ed è modellato con una serie di pieghe dal sapore baroccheggiante.
Dal fianco pende un mazzo di chiavi, mezzo e strumento per aprire le porte dell’ignoto ed avere accesso alla conoscenza.
La figura allegorica dell’angelo è simbolo dell’impotenza creativa del genio (quasi certamente lo stesso autore) dominato e, forse, momentaneamente domato dall’umore nero, dall’umore malinconico.
Il titolo dell’opera di Dürer è stampato su un cartello sorretto da un pipistrello da sempre simbolo della morte.
Malinconia, dunque, come morte della creatività, come momento di blocco creativo.
![]() Arcobaleno.. cometa.. clessidra e bilancia
Un arcobaleno dai tratti netti e precisi incornicia un arco di cielo attraversato da una cometa dal nucleo brillante che si orienta da nord–ovest a sud–est e farebbe pensare alla cometa apparsa nei cieli dell’occidente negli anni 1513 – 1514.
Più che a un dato negativo e in correlazione con la bilancia (fine dei tempi), con la clessidra e con la meridiana quali simboli precipitosi degli avvenimenti di un ciclo che finisce, l’arcobaleno è un elemento positivo che, di contro alla negatività del pipistrello, rappresenta la speranza di superare l’attuale stato di abbattimento e dell’impossibilità creativa.
Arcobaleno e stella cometa illuminano un tratto di mare, forse l’Adriatico, e le terre in lontananza, quelle veneziane, da sempre più libere alle sperimentazioni scientifiche e alle meditazioni filosofiche in un rapporto più diretto con il mondo orientale. . . . |

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Alle pareti dell’edificio, quasi in posizione speculare, sono appesi una bilancia ed una clessidra
(vedi su immagine con arcobaleno);
la prima non solo simbolo di giustizia, ma anche strumento presente in tutte le botteghe degli alchimisti,
l’altra porta con sé varie simbologie:
dal lento ed inesorabile fluire del tempo fino alla vanità delle cose terrene.
Il tempo che passa e, quindi, la clessidra, può essere la metafora di una vita regolata che tende a Dio,
al mondo sovrannaturale ed è anche quanto viene suggerito dalla scala
che non è solo uno strumento che serve per innalzare edifici,
ma diventa simbolo dell’ascesa dal mondo delle apparenze al mondo della conoscenza
in perfetta simbiosi sia con il credo cristiano che con la filosofia neoplatonica.
Tutto è immobile, un momento di sospensione suprema e un’atmosfera di silenzio,
è sottolineato dal levriero accucciato ai piedi dell’angelo quale servitore fedele
e quasi sopraffatto dal masso alle sue spalle geometricamente modellato
che sembra delimitare uno spazio protetto in cui potersi accucciare
e non ribellarsi a niente e nessuno, neanche a quella fame che lo ha ormai ridotto
ad una forma scheletrica al limite di una naturale sopravvivenza.
Tutta l'opera, che è conservata al Metropolitan Museum di New York,
è composta con i soli colori bianchi e neri con diverse sfumature e tonalità.







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L’AMICIZIA – Mini… ma bella… riflessione di Susanna Tamaro e… forum Leave a comment




























Auguri Ernő Rubik… creatore del mitico… Cubo – La storia del famoso rompicapo ed il video di un record Leave a comment



COS’E'…?
Il cubo di Rubik, detto anche “Cubo Magico”, è composto da 26 cubetti esterni ed un “cubetto invisibile” interno in cui risiede il meccanismo che permette la rotazione dei piani in tutte le direzioni.
Lo scopo del gioco è di risalire alla posizione originale dei cubetti portando il cubo ad avere per ogni faccia un colore uguale.
Sei lati, ogni lato 9 quadratini colorati, e tutti i lati che si possono muovere sia in orizzontale che in verticale..vi sembra di ricordare, vero? 43.252.003.274.489.856.000 (si, proprio 43 miliardi di miliardi..) di possibili combinazioni, e una sola che portava al risultato agognato, tutte e 6 le facce del colore giusto, nello stesso momento!
Uscito dalla mente malefica di un matematico ungherese, il cubo di Rubik è stato per noi ragazzi degli anni ’80 quello che i Pokemon sono per i ragazzini di oggi, una mania, una febbre da cui non si poteva guarire. In tutti i formati e le dimensioni, ci giocavamo a tutte le ore, a scuola e fuori scuola, anche e soprattutto durante le lezioni..e mentre per molti l’unica soluzione possibile era quella di staccare i quadratini colorati e attaccarli dove serviva, ai campionati mondiali c’era chi lo completava in meno di 30 secondi!

Ma ecco ora in breve la storia completa di questo mitico rompicapo…
LA STORIA
Il cubo di Rubik (o cubo magico) è un celebre rompicapo inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik il 19 MAGGIO 1974.
Originariamente chiamato dallo stesso inventore (Cubo Magico), fu rinominato nel 1980 “Rubik’s Cube” dalla Ideal Toys, l’azienda che ne ha curato la distribuzione. Nello stesso anno ha vinto il premio come gioco dell’anno in Germania. Si dice che sia il gioco più venduto al mondo, (imitazioni low cost comprese) con oltre 300 milioni di pezzi.
Fu inizialmente progettato da Rubik a scopi didattici e all’inizio si diffuse solo tra i matematici ungheresi, interessati ai problemi statistici e teorici che il cubo poneva. Qualche anno più tardi un matematico inglese scrisse su quest’oggetto un articolo che portò la sua fama fuori dai confini dell’Ungheria. Nel giro di pochi anni, il cubo di Rubik invase i negozi europei ed americani, diventando il rompicapo più venduto della storia. Oggi esistono anche lettori mp3 a foma di cubo.
Nel solo 1982 ne furono venduti oltre 100 milioni di pezzi e Rubik divenne il cittadino più ricco del suo paese. Ad oggi si svolgono veri e propri Campionati del Mondo nel quale i concorrenti, che giungono da ogni parte del pianeta, si sfidano nel ricomporlo nel minor tempo possibile.
Il record del mondo, ad oggi appartiene a Erik Akkersdijk che lo ha risolto in 7,08 secondi durante gli Open 2008 tenutisi a Pardubice, nella Repubblica Ceca, il 12-13 luglio 2008; nella competizione che tiene conto della media nella risoluzione di 5 cubi, il record appartiene a Yu Nakajima con 11,28 secondi, record ottenuto durante gli Open 2008 tenutisi in Giappone, nella città di Kashiwa il 5 maggio 2008.
IL VIDEO DI UN RECORD
Ecco come un campione risolve il tremendo rompicapo in pochissimi secondi…
Tony Kospan
FONTI… VARI SITI WEB – IMPAGINAZ. T.K.
