Archivio per 3 Maggio 2020

Felice domenica sera in poesia “Una poesia per te” – arte J. W. Alexander – canzone “La forza che ci muove”   Leave a comment

 
 
   

 
 

John White Alexander

 
 
 


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L’ amore è formato da una sola anima che abita in due corpi.
Aristotele
 
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John White Alexander 


UNA POESIA PER TE…
Anna Forlini

Sorse, nacque nella mia mente
una poesia per te:
piccola rima fatta
di piccole, dolci,
care, tenere parole.
Poi le ore passarono
non potei fermare
la tenera rima
su bianca carta
così, volò via;
ma nel mio cuor
v’è ancora la musicalità
del verso, la dolcezza
intima, profonda
del pensier mio;
volevo dirti in essa:
t’amo, t’amo
con tutta l’anima mia!
 
 
John White Alexander

 

 

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John White Alexander – Momento di relax
 
 
 
 

MAGGIO E LE SUE MAGIE – Storia e significato di uno dei mesi più amati con dipinti.. proverbi.. una canzone e..   3 comments

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Siamo, solo da alcune ore, nel mese di Maggio, cuore della Primavera,

e quindi mi par giusto approfondire un po’ la sua conoscenza

secondo il nostro stile.

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Maggio, mese delle rose e finestra aperta verso l’estate,

è notoriamente uno dei mesi più amati

sia per il clima mite che per alcune significative feste e riti tradizionali.


Cercherò di rendergli omaggio narrando la sua storia, il suo significato,

alcuni proverbi ed ascoltando una mitica canzone.







IL NOME


Il nome Maggio deriva dal nome latino Maius.


Il nome latino avrebbe preso origine, secondo Ovidio, da majores: “gli adulti anziani” a cui i romani dedicavano questo mese (avendo Romolo diviso la popolazione romana in due, i maggiori, gli adulti anziani, appunto, e i minori, i giovani abili alle armi, così che i primi governassero con la saggezza, i secondi con la forza delle armi) ; secondo altri deriverebbe dal nome di Maja, la madre di Mercurio, a cui il mese sarebbe stato dedicato (secondo altri ancora esso era consacrato al dio Apollo).








MAGGIO

– STORIA SIGNIFICATO PROVERBI ED UNA CANZONE –






IL MESE DI MAGGIO NELLA STORIA E NEL MONDO



Calendario Arcaico Romano e Calendario della Repubblica Romana: Maius era il terzo mese del calendario, contava 31 giorni;


Calendari Giuliano e Augusteo: Maius era il quinto mese del calendario e contava 31 giorni;
Nel mondo romano questo mese, che era dedicato alla dea Maja, madre di Mercurio e dea della vegetazione e delle fioriture,
veniva festeggiato con canti e balli, davanti alle case si piantavano arboscelli o pali con regali appesi.
Era il mese della fertilità: infatti si apriva con la festa di Flora (Maia), dea della vegetazione;

per gli ebrei Iyàr, ottavo mese del calendario, va da Aprile a Maggio, il suo nome deriva da “Or” che nella lingua ebraica significa “luce” (il nome babilonese era Ziv, che significava “splendore” “raggio di luce”), mentre Sivàn, nono mese, che prenderebbe il suo nome dal babilonese Simanu, dura 30 giorni e va da Maggio a Giugno;

per i musulmani Rabe’e Al-Awwal è il terzo mese del calendario, conta 30 giorni, mentre Rabe’e Al-Thani, che conta 29 giorni, è il quarto mese del calendario;

per i persiani Ordibehesht contava 30 giorni e andava da Aprile a Maggio, mentre Khordad, di 31 giorni, andava da Maggio a Giugno;




Arthur Hacker




per i celti Giamonios (tempo dei germogli), settimo mese, contava 29 giorni e andava da Aprile a Maggio, mentre Simivisonios (tempo chiaro), ottavo mese, contava 30 giorni e andava da Maggio a Giugno;

anche i pellerossa d’America adattarono il computo dei mesi al sistema importato dai pionieri, ma i loro mesi erano legati alla vita della luna e, naturalmente, ogni popolo aveva nomi propri per i mesi dell’anno:
secondo la testimonianza di Alce Nero, del popolo Lakota, era:
Luna quando i cavalli perdono il pelo;per gli indiani Chippewa e Ojibwa era: Luna della Sanguisuga; ( tra molte popolazioni, compresa la nostra, in passato le sanguisughe sono state considerate utilissime per la cura di certe patologie,e simboli di purificazione).

Durante la Rivoluzione Francese il periodo che andava dal 20 Aprile al 19 Maggio prese il nome di Floréal (Florile), mentre quello che andava dal 20 Maggio al 18 Giugno fu chiamato Prairial (Pratile).






CARATTERISTICHE


Nel Medioevo il mese di Maggio veniva rappresentato come un giovane che portava fiori,
oppure come un giovane intento a tagliare il fieno.

E’ il mese della fioritura, dell’esplosione della natura.


E’ il mese del risveglio completo che segue la sonnolenza di Aprile e che precede il fulgore della vicina estate.






Le giornate si allungano e si fanno sempre più calde.


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Per una buona riuscita del raccolto il mese di Maggio deve essere caldo, ma non troppo

e non deve essere particolarmente piovoso.


E’ anche il mese della Festa del Lavoro e della Festa della Mamma

oltre ad essere Mese Mariano.




C. C. Curran





PROVERBI



Maggio asciutto grano dappertutto;

Maggio ventoso, grano generoso;

Maggio soleggiato, grano a buon mercato;

Maggio ortolano assai paglia e poco grano;

Maggio fresco e casa calda, la massaia sta lieta e salda;

Se piove al Venerdì santo, piove Maggio tutto quanto;

Di Maggio ciliegie per assaggio, di Giugno ciliegie a pugno.




TESTI DAL WEB – IMPAGIN. T.K.







UNA CANZONE MITICA



Infine una mitica canzone dedicata a questo mese…

Era de maggio… cantata da Mina.



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Arthur Hacker


CIAO DA TONY KOSPAN




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OBESITA’ – Le 7 regole d’oro per evitarla e… star bene   1 comment

 

 

 

 

 

 


L’obesità è una patologia in aumento nel mondo occidentale.


In Italia il 10% dei bambini è obeso. Tale percentuale è tra le più alte in Europa.


La prevenzione è fondamentale.


Occorre però un forte rapporto di continuità con i pasti che i bambini consumano in famiglia.


L’obesità va affrontata con un medico attraverso una dieta controllata 

e modificando comportamenti alimentari sbagliati.

 

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L’ideale non è curare l’obesità, ma prevenirla attraverso un sano rapporto con il cibo 
e praticando movimento fisico e sport.

Recuperare, inoltre, comportamenti e abitudini alimentari più sane.

 
 
 




 
 Botero
 

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LE 7 REGOLE D'ORO

 

 

 

 


1. non saltare mai la colazione


2. evitare gli snack, le bevande zuccherate e non mangiare fuori pasto


3. fare sport e attività motoria


4. mangiare ad ogni pasto frutta e verdura (cotta o cruda) in abbondante quantità


5. assaggiare anche cibi sconosciuti


6. masticare lentamente


7. aumentare il consumo di fibra (legumi e cereali integrali)




 

 

 

 

 
 

La Danza… il ballo… sono utili

come prevenzione e cura

dell'obesità… e non solo…

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Permettiamoci dunque un… tango…

(Tango di Julio Iglesias)

 

 


Botero

 

 

 

L’attività fisica è indispensabile per la salute sia fisica che psichica di una persona.

Tenere sempre ferma la nostra automobile significa che, prima o poi, quando la useremo, non partirà. La stessa cosa accade al nostro organismo. Tenerlo in movimento significa non farlo “spegnere”.

Sempre più persone si rivolgono al ballo sia per tenersi in movimento sia per avere occasioni di socializzazione e di divertimento. Non è necessario essere giovani per ballare e questo induce persone di tutte le età a coltivare questa passione facendo sport senza quasi accorgersene.


Fisicamente il ballo apporta numerosissimi benefici: riduce la pressione arteriosa e protegge dalle malattie cardiovascolari; riduce il colesterolo e i trigliceridi; previene l’obesità e il diabete; combatte le malattie dell’invecchiamento; aumenta la forza muscolaredelle gambe con tutti i benefici che ne traggono muscoli e vasi sanguigni.


A livello psicologico, poi, ha un effetto fortemente terapeutico. Tango, liscio, valzer, balli sudamericani e africani ed anche la danza del ventre sono diventati un modo per stare meglio, uno spazio in cui occuparsi di se stessi senza affaticare troppo il fisico, ma salvaguardandolo in ogni caso.

 

 

 

Botero


 

 

Testi ed immagini da vari siti web – impaginazione Orso Tony

 
 
 
 
 
 
 

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LA TUA PAGINA DI… SOGNO?



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G. Gozzano e A. Guglielminetti – Il difficile amore tra i due poeti nei primi anni del ‘900 ed alcune loro lettere   Leave a comment




Amalia e Guido




Stavolta parliamo di una storia d’amore tra… poeti e cioè… tra Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano.
Le storie d’amore tra poeti in realtà sono rare… ma non rarissime.





Amalia Guglielminetti




Spesso però… sono anche storie “difficili”.
Ma in fondo forse non sono dissimili affatto da quelle di altre persone che poeti non sono… quando l’amore, anche grande, è di uno solo dei due come capiremo, leggendo qui di seguito, alcune loro lettere.
La loro storia inizialmente calorosa… dopo un po’ diviene sempre più rarefatta a causa di Guido che tende pian piano a staccarsi da lei.
Ma, nonostante questi che si suol chiamare “alti e bassi”, la loro relazione  è stata breve ma non brevissima.
Nel 1907, all’nizio della loro relazione nata negli ambienti letterari torinesi, Gozzano inizia ad aver successo come poeta ma purtroppo scopre, proprio nello stesso periodo, anche di avere una lesione ad un polmone che circa 9 anni dopo lo porta alla morte ancora giovanissimo.








DA AMALIA A GUIDO
Martedì – 24 marzo 1908


Perché mi fate piangere, Guido, perché mi fate rimpiangere quel poco che v’ho dato di me?
Non dovevo venire con Voi quel giorno per soffrirne dopo, così, per vedermi tolta anche la piccola dolcezza di sentirvi qualche volta vicino.
E così poca cosa la vita e così breve per negarci qualche poco della sua bellezza per tormentarci volontariamente anche quella piccola parte di bene che ci concede?
Voi vi dite corazzato anzi insensibile ad ogni ferita. Io no, mio dolce Amico, o vi voglio bene e soffro crudelmente di sentirvi tanto lontano.
Mi pare di trovarmi più sola in quest’ombra grigia di banalità che ci circonda, sento d’aver smarrito qualche cosa di più leggero, di più chiaro, di più elevato, l’amico che mi comprende, il fratello che sogna i miei sogni e gioisce della mia gioia, la tenerezza che blandisce e riscalda il cuore.
Io non voglio che tu mi sfugga, Guido, io non voglio che tu mi segua di lontano come un estraneo, che tu mi riveda ancora un giorno lontano quando forse i miei capelli non saranno più tanto bruni e la mia bocca fresca e i miei occhi lucenti.
Lascia ch’io ti dica tu come un compagno, ch’io non senta fra noi il gelo di quella parola dura.
Io ti sono compagna ora senza tremori e senza fremiti, sorella della tua anima.
Io ti saprei baciare la fronte con un sorriso sereno come si bacia un bambino.
No, noi non abbiamo ancora sepolto nulla di noi stessi.
Io sono per te come il primo giorno che ti vidi, non sazia, né stanca, né oppressa dalla più piccola parte di te.
Sei nuovo e fresco al mio spirito come allora che m’eri ignoto.
Ogni tua parola è come una piccola luce che ti rischiara un momento e ch’io guardo risplendere con gioia nuova ogni volta che tu parli.
E un senso strano ch’io non so dire, ma che non ho mai sentito per altri, una malia, quasi, che è credo, una occulta profonda fraternità, un oscuro legame spirituale che ci unisce anche nostro malgrado.
Ma tu non provi questo fascino, lo so, poiché mi respingi dopo alcune ore di comune vita, mi allontani con un gesto che mi pare un urto di disdegno.
Forse io non sono stata con te, quel giorno, quella della tua attesa.





Marco Reviglione – Ritratto di Amalia Guglielminetti




Ora leggeremo l’amara risposta di Guido.
Facciamolo con attenzione.
E’ chiara ed evidente, anche se davvero elegante, la volontà di staccarsi da parte del poeta.
Però debbo dire che, nonostante appaia ben descritta la spiegazione della sua decisione, forse ne ignoriamo i veri motivi. 








DA GUIDO AD AMALIA 
30 marzo 1908


Rileggo ogni giorno la tua lettera, mia buona Amalia, con una grande malinconia.
E indugio nella risposta, preso da un’indolenza dolorosa: forse perché non so bene come dirti…
Da molti giorni sono in casa ed ho l’anima morbosamente assopita, incerta di tutto come in un sogno.
Penso a tante cose, sopra tutto, avvenire; e penso anche a te, con molta tenerezza e con molta serenità.
Sento in fondo all’anima una specie di fiera tristezza, per aver saputo essere crudele con me e forse — perdonami — anche un po’ con te…Io provo una soddisfazione speciale quando rifiuto qualche bella felicità che m’offre il Destino.
E quale felicità, Amica mia!
Il nostro amore che sarebbe fiorito con tutti i fiori della primavera torinese! (così dolce per l’esule che ritorna!) anche la stagione sarebbe stata propizia alla nostra follia! 
E quanti mesi di serenità, di sole, di profumo! E quanti sogni! 
Avremmo voluto pellegrinare la nostra passione in tutti i dintorni favorevoli al sentimento: quanti sogni!
Io li ho già sognati tutti e t’ho già vista in tutti: con a sfondo i paesi sconosciuti, le viuzze di provincia dove si sarebbe delineata al mio fianco la tua svelta parigina figura primaverile.
Io non vedrò le tue vesti nuove.
Sarò lontano, solo, con la mia ambizione taciturna: una compagna ben più crudele della tua malinconia…
Perché non confessartelo, mia buona sorella?
L’ambizione da qualche tempo mi artiglia in un modo atroce.
Non sento non vedo non godo non soffro di altro.
Come puoi tu, che pure hai tra le mani i germi di mille speranze e segni la stessa mia via, come puoi rivolgere ancora le forze della tua giovinezza verso altri destini?
Per me, camminando diritto, con l’occhio fisso alla mia meta lontana (o quanto!) tutto è secondario e trascurabile: gioie e dolori: tutto, perfino la tua bellezza sulla quale mi sono chinato un istante, come su un fiore, al margine del sentiero, ma dalla quale mi separo tosto, perché arresterebbe di troppo il mio passo tranquillo…
Ah! Se io potessi darti una parte soltanto di questo mio orgoglio latente, anche il dolore che tu dici di avere in te impallidirebbe e l’amore ti apparirebbe qual è: un inganno della giovinezza e un episodio trascurabile in un destino come il mio e come il tuo.
E mai come in questi tempi che tale smania mi fa soffrire, ho avuto tanto disprezzo per le mie attitudini artistiche e ho tanto sentito la necessità di affinarle con lo studio, con la meditazione, col silenzio. 
Tu hai ancora l’avidità di cogliere fiori e di godere l’ora che passa: per me anche la lusinga del piacere mi è intollerabile come un ostacolo sul mio sentiero.
Amalia, mio buon amico, quante di queste cose t’avrei detto e ti vorrei dire se tu non fossi giovine e bella! 
Ma hai degli occhi luminosi ed una bocca tentatrice ed è impossibile starti vicino senza diventare irriverenti con te come con una crestaia od una cortigiana qualunque…
Ho rilette queste sei pagine, amica mia: ohimè!
Parlo, parlo, e, sopra tutto, ragiono: quanto devo farti soffrire! E anche sdegnare. Perdonami. Perdonami.
Ragiono, perché non amo: questa è la grande verità. Io non t’ho amata mai.
E non t’avrei amata nemmeno restando qui, pur sotto il fascino quotidiano della tua persona magnifica; no: avrei goduto per qualche mese di quella piacevole vanità estetico-sentimentale che dà l’avere al proprio fianco una donna elegante ed ambita.
Non altro. Già altre volte l’ho confessata la mia grande miseria: nessuna donna mai mi fece soffrire; non ho amato mai; con tutte non ho avuto che l’avidità del desiderio, prima, ed una mortale malinconia, dopo.
Ora con te, che sei il più eletto spirito femminile ch’io abbia incontrato mai, e con te che dici di amarmi, sono stato sempre e voglio essere ancora sincero: non ti amo.
E la risoluzione più leale da parte mia è il distacco.
Partirei pur non dovendo partire.
Invece il Destino è propizio: m’impone l’esiglio anche per altre cause ch’io tolgo a pretesto.
Rivederci? A che scopo?
Un colloquio di più nulla aggiungerebbe (o sottrarrebbe forse) alla fraterna benevolenza che noi dobbiamo portare l’uno dell’altro.
Addio, mia buona amica! Ti bacio.




Guido Gozzano




Nella terza ed ultima parte leggeremo infine la risposta (scritta in 2 momenti) di Amalia che ci porta a “sentire” l’immensa forza del suo amore… dolorosamente unita però all’abisso di sofferenza per la consapevolezza che esso non è ricambiato.
Eppur vediamo che lotta ancora come una leonessa.








DA AMALIA A GUIDO
30 marzo 1908 – risposta immediata


Caro Amico, vi pensavo più buono di quanto vi dimostrate.
Credevo di meritare almeno una parola di risposta se vi pareva troppa concessione accordarmi una visita come vi chiedevo.
Un’amicizia come la nostra non deve morire così fra la vostra indifferenza inerte e la mia esasperata tristezza.
Perché io non credo possibile per Voi e per me una fedeltà che resista alle lontananze e agli oblii.
Siamo entrambi troppo egoisti per i culti essenzialmente spirituali.
Mi costringete a mendicare dagli amici vostri le vostre notizie con parola leggera e anima febbrile.
Mi costringete a mendicare da Voi una condiscendenza che non dovrebbe esservi grave. 
E mi è duro, sapete, curvarmi così.
Vorrei parlarvi di cosa che non posso affidare a una lettera.
V’aspetterò a casa mia mercoledì fra le quattro e le cinque, o, se preferite un luogo aperto, giovedì alle tre e mezza laggiù a’ piedi della collina dove già v’ho atteso una volta soffrendo.
Non rispondetemi se vi pesa, ricordate solo ch’io v’aspetterò con intenso desiderio, e che vi prego di venire.

……………………….

Stamani io scrivevo questo mentre tu forse aggiungevi per me tristezza a tristezza nello otto pagine della tua lettera.
Non distruggo e non disdico il mio biglietto.
Ho troppa sete di te per saziarmi delle tue parole amare.
Non è vero ch’io abbia cose segrete a dirti, era una menzogna per indurti a venire.
Porta pure con te la tua ambizione, la tua freddezza, la diffidenza che hai verso di me.
Sarà meglio, forse mi guarirai; ma non inasprire ancora il mio male con un rifiuto.
Se anche non mi ami perché vuoi ch’io ti perda?
Perché vuoi farmi sentire così nera così crudele la mia solitudine, così completo il mio isolamento?
Ah! La gloria, Guido, come ne sogghigno!
Io non so come tu possa amare sognare darti a una così vacua cosa.
Io voglio più bene a te che alla gloria, quella non mi farà mai piangere né aspettare in ansia.









UNA PERSONALE CONSIDERAZIONE

In un primo tempo, quando lessi queste lettere per la prima volta, non apprezzavo affatto le fredde parole di Gozzano, anzi.
Mi sembravano troppo aride e distaccate e solo una scusa per tagliare la corda.
Poi conoscendo meglio la vita del poeta e soprattutto il suo delicato stato di salute sono giunto a pensare che la sua decisione di troncare la loro storia non era forse originata da futili motivi di comodità bensì da altri e più gravi che, forse per pudore, il grande poeta del crepuscolarismo non se la sentiva di confessare all’amata.
Non so cosa ne pensiate voi ma mi piacerebbe saperlo.



F I N E



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Amalia e Guido



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3 MAGGIO – GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTA’ DI STAMPA



L’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1993 ha proclamato il 3 maggio “Giornata mondiale della libertà di stampa”.

La motivazione di questa decisione nasce dalla necessità di ricordare ai governi del mondo il dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.








Purtroppo come sappiamo, ancora oggi, molti governi non rispettano questa libertà… minacciando ed uccidendo giornalisti, o in altre forme più o meno dure.

Ma.. la cosa riguarda anche noi da vicino… molto da vicino.

Ci sono infatti tanti modi anche nelle società occidentali per impedire una vera libertà di stampa.

Essendo giornali… telegiornali… etc. delle aziende, avvengono, su suggerimenti dei potentati economici, coercizioni subdole fatte di “persuasioni” e compravendite di giornalisti al fine di prevalere notizie parziali, o anche false, per cercare di modificare la visione della realtà da parte delle persone.








In grande aumento, di recente, poi sono le campagne di fake news (bufale) orchestrate da alcuni settori politici nei social network  per orientare le masse a pensare in un unico modo.

Per questo è necessario non fermarsi a leggere solo le notizie sempre sugli stessi giornali, siti o canali tv, ma anche su altri che hanno diverse posizioni per avere una più corretta visione della realtà in cui viviamo.








Ovvero seguiamo questo invito “Leggi di più, ascolta di più, capisci di più”.

La corretta informazione ci rende veri cittadini… quella scorretta invece solo dei sudditi.

T. K.







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