Archivio per 6 febbraio 2020

Buon giovedì sera in poesia “Sono folle di te” A. Merini – arte Vettriano – canzone “Angelo azzurro”   2 comments

 
 
 
 
Jack Vettriano
 
 
 
 
 
 
 
 
 
cuorecuorecuorecuorecuorecuore
Quante strade e quante ragioni crea il cuore 
per arrivare a quello che vuole!
Alexandre Dumas (La signora delle camelie) 
cuorecuorecuorecuorecuorecuore
 
 
 
 
(Angelo azzurro di U. Balsamo)
Jack Vettriano
 
 
 
 
 
SONO FOLLE DI TE
Alda Merini

Sono folle di Te, Amore 
che vieni a rintracciare 
nei miei trascorsi 
questi giocattoli rotti delle mie parole. 
Ti faccio dono di tutto 
se vuoi, 
tanto io sono solo una fanciulla 
piena di poesia 
e coperta di lacrime salate, 
io voglio solo addormentarmi 
sulla ripa del cielo stellato 
e diventare un dolce vento 
di canti d’amore per Te. 
 
 
 
 
 
Jack Vettriano
 
 
 
 
 
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 Jack Vettriano

 
 
 

Ecco come Padre.. David Maria Turoldo.. ci spiega il giusto modo di vivere l’amore   2 comments








Un piccolo… ma bellissimo e poetico pensiero…


sull’ideale coesistenza tra le naturali differenze tra


uomo e donna.








Chi è l’autore? 

Padre David Maria Turoldo (alla nascita Giuseppe  Turoldo)
è stato membro dell’Ordine dei servi di Maria, teologo, 
filosofo, militante antifascista, scrittore e ottimo poeta.  

Ma oltre a tutto ciò la sua stata una figura lombarda e nazionale
culturalmente innovativa in ambito ecclesiale e civile.



David Maria Turoldo (Coderno, 22.11.1916 – Milano, 6.2.1992)



Penso che per noi tutti possa sempre esser utile 
leggerlo o rileggerlo e… tenerlo a mente.

Anzi penso che sia proprio necessario
in una società come la nostra 
in cui i femminicidi e le violenze sulla donna
non accennano a diminuire.

Leggiamolo.







L’UOMO E LA DONNA

Non l’uomo che domini la donna,
non la donna che si contrapponga all’uomo,
ma che fondino insieme
l’armonia libera e necessaria,
a segnare l’inizio
di un mondo armonioso e pacifico.


David Maria Turoldo







Cosa ne pensate?


Ciao da Tony Kospan









Ugo Foscolo – Breve ricordo del patriota e grande poeta dell’ottocento anche con le sue più belle poesie e… “Dei Sepolcri”   Leave a comment

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Il Foscolo è stato tra i principali letterati italiani

nel periodo a cavallo tra ‘700 e ‘800

e nel contempo tra i pochi poeti amati a scuola,

per la sua vena neoclassica e nel contempo romantica.



Mi piace ricordarlo con una breve biografia,

con alcune tra le sue poesie più belle

e con un video dedicato alla sua opera più importante

I SEPOLCRI.

 






BREVE BIOGRAFIA



Nato da madre greca e padre veneziano a Zante,

isola ionica (greca) della Repubblica di Venezia,

si trasferì con la famiglia in Italia prima a Spoleto,

dove iniziò i suoi studi, e poi a Venezia dopo la morte del padre.

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Si riconobbe ben presto negli ideali di libertà e uguaglianza

della Rivoluzione Francese e pertanto visse la difficile,

ma gloriosa, vita dei patrioti risorgimentali per lo più tutti

letterati… artisti ed intellettuali.






Rifugiatosi a Milano, lì conobbe tra gli altri G. Parini e V.zo Monti

e scrisse articoli sul giornale “Il Monitore italiano”.


Combatté nel 1804 nelle armate di Napoleone.


Successivamente fu nominato professore a Pavia per poco tempo

ma rifiutò poi, per coerenza, incarichi letterari perché proposti dagli Austriaci

e quindi fu costretto all’esilio vivendo prima in Svizzera e poi a Londra.


Il suo esilio però non fu felice perché rimase solo e povero

ma nonostante tutto non tradì mai i suoi ideali.


Morì a Londra a soli 49 anni

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LE POESIE







Forse perché della fatal quïete


Tu sei l’immago a me sí cara vieni,


O sera! E quando ti corteggian liete


Le nubi estive e i zeffiri sereni,


E quando dal nevoso aere inquïete


Tenebre e lunghe all’universo meni


Sempre scendi invocata, e le secrete


Vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme


Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge


Questo reo tempo, e van con lui le torme


Delle cure onde meco egli si strugge;


E mentre io guardo la tua pace, dorme


Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
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Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo 

di gente in gente, me vedrai seduto 

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo 

il fior de’ tuoi gentili anni caduto. 


La Madre or sol suo dì tardo traendo 

parla di me col tuo cenere muto, 

ma io deluse a voi le palme tendo 

e sol da lunge i miei tetti saluto. 


Sento gli avversi numi, e le secrete 

cure che al viver tuo furon tempesta, 

e prego anch’io nel tuo porto quïete. 


Questo di tanta speme oggi mi resta! 

Straniere genti, almen le ossa rendete 

allora al petto della madre mesta.






Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell’onde

del greco mar da cui vergine nacque


Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l’inclito verso di colui che l’acque


cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.


Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.



Ron Hiks



L’ULTIMO ADDIO

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T’amai, 

dunque, t’amai, 

e t’amo ancor

di un amore

che non si può 

concepire che 

da me solo.

E’ poco prezzo,

o mio angelo,

la morte per 

chi ha potuto 

udir che tu l’ami, 

e sentirsi scorrere

in tutta l’anima

la voluttà del

tuo bacio, 

e pianger teco –

io sto col piè nella fossa;

eppure tu anche 

in questo frangente

ritorni, come solevi, 

davanti a questi occhi 

che morendo 

si fissano in te, 

in te che sacra 

risplendi di tutta

la tua bellezza… 

Io muoio… pieno di te, 

e certo del tuo pianto.





 

 


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Oltre ad altre sue belle poesie debbo dire

che anche questo piccolo poema,

nonostante il tema, allora mi piaceva moltissimo.


L’opera trae origine dall’importante decreto napoleonico

che vietava la sepoltura nelle chiese per motivi igienici e sanitari

ma lui, con questa opera, andava molto oltre 

proponendo una soluzione davvero più naturale e sognante.


 

 

 

 

 

A mio parere, una delle spiegazioni del fatto che

a noi ragazzi il Foscolo piacesse tanto,

 è che appariva, ed ancor m’appare,

tra i poeti meno pomposi… e meno paludati.



Ma ecco il video

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 







 
 
 

Gustav Klimt – Breve ricordo del grande pittore austriaco anche con il Fregio di Beethoven ed altre sue note opere   Leave a comment









Per l’imponente (sotto diversi aspetti) produzione artistica
è considerato il più grande pittore austriaco



Vienna 14.7.1862 – Neubau 6.2.1918



Dopo gli inizi giovanili come decoratore di successo
inizia a cercare una via artistica personale ed innovativa
combattendo nel contempo le vecchie e chiuse visioni precedenti.

A 35 anni è lui a dirigere il movimento austriaco dei “Secessionisti
(meglio conosciuto in Europa come “Art Nouveau” e in Italia “Liberty“)
che si propone di uniformarsi alle nascenti correnti europee.




Idillio



Il suo stile, venato da significativi elementi simbolisti ed erotici,
dopo alcuni scandali ebbe infine un notevole successo.


L’inizio del massimo splendore della sua carriera è la creazione,
nel 1902, del mitico e monumentale “Fregio di Beethoven
in occasione della mostra in onore del grande compositore.




Oracolo di Delfi


Invece il notissimo capolavoro che chiude il suo “periodo aureo
è “Il bacio” che è del 1908.


Notevole è altresì stata la qualità dei suoi ritratti
delle signore della borghesia soprattutto austriaca
con moltissime delle quali si narra che abbia rapporti,
durante le sedute di posa, in fondo tollerati dalla moglie.




La dama in rosso



IL FREGIO DI BEETHOVEN
 
 

Il Fregio, lungo 24 metri e sviluppato su tre pareti
fu eseguito in occasione della XIX mostra della Secessione
dedicata nel 1902 alla grande scultura di Max Klinger 
raffigurante l’apoteosi di Beethoven.
 
Il tema del Fregio è una interpretazione 
della Nona Sinfonia di Beethoven.
 

 
 
 

Klimt – Fregio di Beethoven – Parete A
 

 

 
Klimt dipinge direttamente sulla parete 
senza preoccuparsi di cercare materiali capaci di durare nel tempo
pensando che l’opera sarebbe stata eliminata 
alla fine della manifestazione.



Klimt – Fregio di Beethoven – Parete B



 
Per fortuna, nonostante ciò, si è potuto conservar bene l’opera.
 

Klimt è un amante dei simboli e qui vuol narrare la lotta tra bene e male.


 
 
 
 
 

Klimt – Fregio di Beethoven – Parete C





ALTRE SUE NOTE OPERE



Donna con ventaglio




L’albero della vita




Morte e vita




Ritratto di Adele Bloch-Bauer



La musica



F I N E


VIVER L’ARTE… INSIEME





Il bacio (partic.)



 

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