Archivio per 6 dicembre 2019

Buon weekend in poesia “La vita è la tua vita” Bukowski – arte J. Tissot – canzone “Il faut savoir” Aznavour   5 comments

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James Tissot




 
 
 
 
 

  

 

 

 

L'amore dovrebbe rendere liberi, non schiavi,
è una distorsione psicologica e morale
pensare che l'amore consista nel possedere e dominare l'altro.
– Dacia Maraini – 

 
 
 
 

James Tissot
 
 
 

LA TUA VITA E’ LA TUA VITA 

Charles Bukowski
  
  
La tua vita è la tua vita. 
Non lasciare che le batoste
la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza. 
Stai in guardia. 
Ci sono delle uscite. 
Da qualche parte c’è luce. 
Forse non sarà  una gran luce
ma la vince sulle tenebre. 
Stai in guardia. 
Gli dei ti offriranno delle occasioni. 
Riconoscile, afferrale. 
Non puoi sconfiggere la morte
ma puoi sconfiggere la morte in vita,
qualche volta. 
E più impari a farlo di frequente,
più luce ci sarà . 
La tua vita è la tua vita. 
Sappilo finché ce l’hai. 
Tu sei meraviglioso gli dei
aspettano di compiacersi in te.

 
  
 

James Tissot – Il capitano ed il suo compagno


 
 
 

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   (Il faut savoir – Aznavour.. in italiano) 

A TUTTI DA ORSO TONY 

 



IL GRUPPO DI CHI AMA L'ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)

 
 
 
 

 
 

James Tissot – La sognatrice



 

Il trionfo dell’amore nella scrittura (Poesie.. racconti.. etc.) – Mini analisi ma molto interessante   Leave a comment







Un brano breve ma molto interessante 
sul rapporto tra amore e scrittura 
(Poesie racconti, riflessioni etc.).

Lo ritengo assolutamente degno d'esser letto 
e per questo mi fa piacere condividerlo con voi.








L'AMORE TRIONFA… ALMENO SULLA CARTA


Scrivere per amore o scrivere dell'amore non fa molta differenza perché si tratta in entrambi i casi della fiamma che accende la vita.

E' per questo che gli antichi consideravano Eros il più potente di tutti gli dei.

Tutto quel che conosciamo dell'amore, diceva la grande scrittrice Emily Dickinson, è che l'amore è tutto.

E su questo tutto, che ciascuno sente e che nessuno sa spiegare, si versano da sempre fiumi di inchiostro nella speranza che quella corrente che travolge, destabilizza e guarisce resti impigliata nella rete delle nostre parole.

Per questo da che mondo è mondo scriviamo d'amore per amore.

Marino Niola (Venerdì di Repubblica)







E' chiaro che, se trionfa da millenni sulla carta 
(o sui nuovi supporti tecnologici), 
ahimè certo non si può dire che questo accada nella realtà.


Tony Kospan



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L’interessante storia dei fari… dall’antichità a oggi   1 comment

 
 
 

 
 
 
 

IL FARO


NASCITA STORIA ED EVOLUZIONE

 
 
 
 

 
 


L’ORIGINE DEI FARI
 
 
 

Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra. 

Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.

La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati. 

Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.

Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.

Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.

 

 

Il Faro di Alessandria

 
 
 
 

IL FARO NELL’ANTICHITA’
 
 
 
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).

Venne costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano.

La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).

Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei. 

La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.

L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.

Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.

La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.

Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.

La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. 

Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto “Colosso di Rodi”, enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ “isola delle rose”, annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.
 
 
 
 

Il colosso di Rodi


 

 

Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni “fog horn” (corni da nebbia). 

Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi. 

Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ’700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.

I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc. 




Colonna Traiana (partic.)




Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.

I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano – come nell’antichità – legna e pece. 

Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.

 

 


L’EVOLUZIONE DEI FARI




 



I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.

L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.

Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione“, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.

I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.

Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica.

Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.

 
 
 
 
 

 

 

  

  CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

IL SALOTTO DEI RICORDI SU FB
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 ll Faro di Alessandria




 

Pubblicato 6 dicembre 2019 da tonykospan21 in STORIA... IN SENSO AMPIO

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Breve ricordo di Nicola Arigliano.. cantante.. jazzista e non solo.. anche con un suo grande successo   Leave a comment

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Oggi è l’anniversario della nascita di Nicola Arigliano
un cantante che ci ha accompagnati per lunghi anni
dagli anni ’50 in poi…
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Col suo modo di cantare, anche se un po’ particolare,
è stato accanto noi in tv, al cinema e.. nella pubblicità
avendo sempre sullo sfondo però
il grande amore della sua vita…il
jazz.
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Nicola Arigliano (Squinzano 6 12 1923 – Calimera 30 3 2010)

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Nato in provincia di Lecce da giovanissimo inizia a cantare..
ed a suonare il sax ed il contrabbasso… a Milano…
dove era andato in cerca di fortuna.
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Viene notato dal critico musicale Marshall Brown
che gli consiglia d’andare al Festival di Newport.
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Da quel momento inizia la sua vera carriera,
a Roma dove s’era intanto trasferito,
di artista a tutto tondo ed intrattenitore di piano bar.

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Sono del 1956 le sue prime incisioni…
ma il primo vero successo fu “Simpatica“.
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Grazie ad esso
partecipa a storiche trasmissioni televisive come
Canzonissima… Cantatutto e Sentimentale.

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Proprio la sigla di Sentimentale… con lo stesso titolo…
fu il suo secondo successo… a cui seguono molti altri.
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Ricordiamo… anche altri successi come…
Amorevole, Tre volte baciami,
My wonderful bambina e 20 km al giorno…

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Partecipa anche al famosissimo Carosello
pubblicizzando per molti anni il digestivo Antonetto.
Fa pure una notevole apparizione nel cinema…
col film di Monicelli… “La grande Guerra
e recita anche in alcune serie tv.

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L’ultima sua importante partecipazione televisiva
è a Sanremo con
Colpevole, nel 2005 ad 82 anni,
con cui vince il Premio della Critica.

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Lo ricordiamo come il cantante
dalle sonorità fini ed eleganti….
del tutto diverse rispetto a quelle classiche
della musica leggera italiana…
ma anche
come il cantante della modestia e della simpatia.
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E’ giunto il momento di omaggiarlo
riascoltandolo inArrivederci

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Orso Tony
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