Archivio per 25 novembre 2019
Monet
Ci sono solo 4 domande che contano nella vita, Don Octavio.
“Cosa è sacro?
Di cosa è fatto lo spirito?
Per cosa vale la pena vivere?
E per cosa vale la pena morire?
La risposta a ognuna è sempre la stessa: solo l’amore.”
Dal film – Don Juan De Marco maestro d’amore
Monet
VUOI CHIAMARMI GIOIA
Sibilla Aleramo
Vuoi chiamarmi Gioia
poi che non sai il mio nome.
E io ti rispondo come ti rispose quel fanciullo
a cui lodasti i lucenti occhi
laggiù nel paese caldo e colorato,
ti rispondo che sei tu ad avere nel forte cuore
la virtù della gioia,
tu ad investire il cuore mio.
Tanto sei forte o signore
che di me cogli solo ciò che t’incanta
e mi ravvivi il sorriso,
e fai che a me stessa più non importi il mio nome
il mio nome che non è Gioia,
fai che ogni oscura imminenza della mia sorte
io alteramente allontani.
– per un attimo?-
e a fine del tuo il mio sorriso ravvivi.
Ravvivi il mio canto,
ed è come se laggiù chiusa nella tua mano
tu mi portassi, nel paese caldo e colorato,
in un avvampante aurora,
là dove ogni cosa si chiama Gioia.
Monet

a tutti da Tony Kospan
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Monet – La passeggiata
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Un interessante articolo sul rapporto, ormai ampiamente riconosciuto,
tra la malinconia e l’arte insieme a dipinti, poesie e canzoni in tema.
LA MALINCONIA NELL’ARTE.. NELLE POESIE E NON SOLO
PER IL BLOG IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
La malinconia – Durer – (Partic.)
La malinconia è il più legittimo tra tutti i toni poetici.
(Edgar Allan Poe)
La malinconia è la felicità di essere triste.
(Victor Hugo)
La malinconia e la felicità sono come due persone che fingono di non conoscersi
e si incontrano di continuo ad appuntamenti segreti.
(Fabrizio Caramagna)
Paul Delvaux – Elogio della Malinconia
Rifuggita, nella nostra società iperattiva tutta volta verso l’esterno, la malinconia può essere letta come un bisogno di rivolgere l’attenzione verso l’interno, quella dimensione in cui gli artisti traggono ispirazione e carica per la loro attività.

Francesco Hayez – Pensiero malinconico
Da cosa dipende quel vago malessere che spesso accompagna la nostra vita?
Perché non siamo felici di ciò che possediamo e delle mete che abbiamo già raggiunto?
Da dove proviene quella struggente sensazione di non essere veramente a “casa”?
è lo stato di malinconia, quel vissuto psicologico che sperimentiamo di frequente nei momenti di “sosta”, di “arresto” nel corso della nostra vita.
Gli antichi la descrivono come “afflizione dell’anima” affine alla tristezza, ma non così dolorosa, e anche se cupa e profonda porta con se una certa tenerezza e dolcezza.
Inoltre, a differenza della tristezza, che sfiora la depressione e non induce alla riflessione, la malinconia si alimenta di un pensiero più intimo forse più a contatto con la “ragioni” del cuore.
Marie Constance Charpentier – La melanconia
Il termine malinconia deriva dal greco, mélas, nero e cholé, bile, quindi “bile nera” che insieme con il flegma, la bile gialla, e il sangue, formava i “quattro umori”.
Questi umori si credeva controllassero tutta l’esistenza e i comportamenti dell’uomo e, a seconda del modo in cui si combinavano, determinavano il carattere degli individui; in perfetta corrispondenza con gli elementi del cosmo e i suoi cicli, come l’alternarsi delle stagioni.
Nel linguaggio moderno la parola “malinconia” o “melanconia” si usa per indicare indifferentemente cose alquanto diverse tra loro.
Nella nostra cultura medica viene indicata come prodromo della depressione, e viene riconosciuta come tale quando si accompagna a sensi di colpa e a umore depresso, sintomi però non scatenati da eventi ben identificabili e per lo più non caratterizzati da ansia.
Le persone che ne soffrono manifestano anche insonnia, perdita dell’appetito e incapacità di trarre piacere.
Questo “atteggiamento” scientifico, di sicura utilità per diagnosticare preventivamente una patologia depressiva, ha messo però in ombra la malinconia come “stato dell’anima”, talvolta penoso e deprimente e talaltra dolcemente pensoso o nostalgico, includendo tutte le manifestazioni in un’unica definizione di carattere clinico.
Elio Occhipinti
Ma eccoci alle poesie, associate a dipinti e canzoni.
(Malinconia – Luca Carboni)
Arnold Bocklin – Malinconia
MALINCONIA E ARTE
Daniele Bollea
La malinconia d’una
perduta armonia
è il vento perenne
che soffia nell’arte.
Si placa nelle opere
che la vantano.
Ma poi riattacca la cicala
e si rimette al vento.
Già è altrove
l’occhio quieto del ciclone.
(Giuni Russo – Malinconia)
Louis Jean Francois Lagrenee – Malinconia
VOLUTTA’ DELLA MALINCONIA
Johann Wolfgang von Goethe
Non asciugatevi, non asciugatevi,
lacrime del sempiterno amore!
Oh come a occhi che vanno asciugandosi
il mondo appare squallido, smorto!
Non asciugatevi, non asciugatevi,
lacrime dell’amore infelice!
(Malinconia – Riccardo Fogli)
Edvard Munch – Malinconia
NEL LAGO DEI TUOI OCCHI
Guillaume Apollinaire
Nel lago dei tuoi occhi assai profondo
il mio cuore si annega e si discioglie
E là dentro lo disfano nell’acqua
di amore e di follia
un po’ Ricordo, un po’ Malinconia.
F I N E
Testo ed immagini dal web – Impaginazione e coordinam. T. K.
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne
e dopo gli ultimi tremendi casi di femminicidio
ritengo possa esser utile… ed anzi doveroso dire qualcosa.
AMORI MALATI? AMORI O… BARBARIE?
BREVI CONSIDERAZIONI
SUI CONTINUI OMICIDI DI DONNE…
UN VERO ASSURDO STILLICIDIO
Tony Kospan
Amore e… o… barbarie?
Ahimé no…
A mio parere si tratta di amore malato… molto malato… e malato a tal punto che non è più amore!
Un genere di amore purtroppo ancora consueto nella nostra società.
Nonostante gli enormi progressi tecnologici, la civiltà non avanza di pari passo, o avanza troppo lentamente, se ancora oggi siamo fortemente ancorati all'amore come possesso… come proprietà esclusiva… come se una persona fosse una cosa… un oggetto… di cui disporre a piacimento… così come accadeva nella preistoria ed accade ancora oggi in alcune società in cui, per motivi religiosi o tradizionali, la donna conta poco o nulla.

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Sono state molto di più di un centinaio in Italia le donne uccise dai loro compagni, o mariti (o ex), nell'anno scorso e quest'anno l'andazzo non sembra affatto rallentare… anzi!
Questo ahimè ormai si inserisce quasi normalmente nel tran tran delle comuniczioni della nostra società occupata poi anche da altri efferati delitti oltre che dai soliti problemi economici.
Ciò però conferma che il nostro clima sociale, apparentemente evoluto, è in realtà ancora legato a stili di vita vecchi, anzi ancestrali e superati, ma soprattutto assurdi.
I mass media si preoccupano sempre e solo di protestare e di lamentarsi di tutto e di tutti, anche con durezza, e però poi non si preoccupano affatto di guardare i nostri difetti, di farci un esame di coscienza e di fare un passo in avanti verso la civiltà.
Sui motivi scatenanti la violenza contro le donne ed il femminicidio, e sulle cause vicine e lontane che portano a questo, il discorso sarebbe lunghissimo.
Ma se volessimo ora approfondirlo in sintesi esso investirebbe certamente, oltre a fattori ambientali, culturali, tradizionali etc., stranamente (ma poi non tanto), il ruolo delle madri dei figli maschi… che, innamoratissime dei figli e servizievoli al massimo, spesso non li educano affatto al rispetto verso le donne inculcando anzi in loro un ingiustificato senso di superiorità maschile.
Inoltre appare poi evidente l'assoluta mancanza di educazione sessuale, intesa però soprattutto come educazione sentimentale, sia nelle scuole che negli altri centri formativi.
Infine non appare giusto il malcelato silenzio degli organi di informazione che intervengono solo dopo i tragici eventi… ma senza mai cercare di sensibilizzare la comunità nazionale sulla necessità di un diverso modo di considerare i rapporti tra i sessi in una società evoluta quale dovrebbe essere la nostra.

Solo con l'impegno a partire dalla scuola e dai mass media, a mio parere, si potrà, nel tempo modificare questa vergognosa situazione.
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Ma la luce la vedo ancora molto… molto… lontana…
Orso Tony
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Questo brano davvero bello… ma direi anche geniale,
pur se amaro, amarissimo, ci ricorda, facendocela quasi vivere,
una incontestabile dura realtà e ci fa comprendere
quanto questo problema sia grave e difficile da superare.
– RICEVETTI DEI FIORI OGGI –
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E’ incredibile, siamo nel 3° millennio ma nel chiuso delle nostre case o altrove,
ed in molte parti del mondo addirittura col consenso della legge,
le donne vengono maltrattate, violentate ed uccise in ogni modo.
Questo testo, davvero forte, di cui ignoro l’autore… o autrice
merita certamente d’esser letto
in quanto emblematico di questa situazione
e, più e meglio di tante parole, ci disvela questa drammatica realtà.

Migliaia anche quest’anno le denunce e già molte le donne uccise
nel nostro “civile” paese…
Pertanto ritengo doveroso far sì che non abbassi ma la guardia
davanti a fenomeni così esecrabili
– RICEVETTI DEI FIORI OGGI –
Non è il mio compleanno o nessun altro giorno speciale;
ieri sera abbiamo avuto il nostro primo litigio,
e mi disse molte cose crudeli che in realtà mi offesero.
Ma Lui ha detto che è pentito e non lo ha dette sul serio,
perché oggi mi mandò dei fiori.
Ricevetti dei fiori oggi!
Non è il nostro anniversario o nessun altro giorno speciale;
ieri sera mi spinse contro la parete e cominciò a picchiarmi.
Sembrava un incubo, ma dagli incubi ti svegli e sai che non è reale;
questa mattina mi alzai addolorata e con lividi da tutte le parti,
ma io so che è pentito; perciò mi mandò oggi dei fiori.
Ricevetti dei fiori oggi!
E non è il giorno di San Valentino o nessun altro giorno speciale;
ieri sera mi picchiò e minacciò di ammazzarmi;
né il trucco o le maniche lunghe potevano nascondere
i tagli e colpi che mi causò questa volta.
Non potei andare oggi al lavoro, perché non volevo che mi vedessero così.
Ma io so che è pentito; perché lui mi mandò oggi dei fiori.
Ricevetti dei fiori oggi!
E non era giorno delle mamma
o nessun altro giorno speciale ieri sera ritornò a colpirmi,
ma questa volta molto peggio.
Se riesco a lasciarlo, che cosa faccio?
Come farei io da sola a tirare avanti con i bambini?
Che cosa succederà se ci manca il denaro?.
Ho tanta paura, ma dipendo tanto da lui che temo a lasciarlo.
Ma io so che è pentito perché quello mi mandò oggi dei fiori.
Ricevetti dei fiori oggi!
Oggi è un giorno molto speciale: è il giorno della mia funzione funebre.
Ieri sera finalmente riuscì ad ammazzarmi.
Mi picchiò fino alla morte.
Se per lo meno avessi avuto il coraggio e la forza di lasciarlo;
se avessi accettato l’aiuto di professionisti.
Oggi non avrei ricevuto fiori!
Alla fine, l’amore che ricevi è l’amore che dai!

BASTA VIOLENZA SULLE DONNE
FINE
PER UNA VITA SENZA VIOLENZE!!!
Tony Kospan
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Nella Giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne
che si celebra il 25 novembre di ogni anno
e che fu istituita dall’Onu nel 1999
per tener vivo un argomento sempre attuale,
ma spesso trascurato,
come quello della violenza di genere, degli stupri e del femminicidio
mi fa piacere riproporre questo brano davvero originale, benché duro.
In realtà l’ignoranza “sentimentale”
che vedo spesso nei social network che seguo
è davvero estesissima e diffusissima.
Molti si beano nel dire
“se mia moglie mi lascia la uccido”
come se fosse una cosa normale
e non un’aberrazione del concetto d’amore!
Ed altri mettono pure il “like” (“mi piace”).
Ma se questa è la cultura dell’amore dei nostri connazionali,
a mio parere ancora vicina a quella delle caverne,
(senza parlar poi di quella addirittura allucinante di altri popoli),
come meravigliarsi di quel che accade nelle nostre case
ed intorno a noi?
Per questo auspico che si introduca finalmente nelle scuole
la materia dell’educazione sentimentale…
sennò saremo sempre prigionieri di stereotipi superati e senza senso.
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Ma è giunto il momento di leggere il bell’articolo di Lella Costa che sfata,
con splendida amara ironia, i ridicoli luoghi comuni assolutori degli amici e dei parenti dei responsabili di crimini contro le donne.
STOP VIOLENZA SULLE DONNE!
E BASTA CON LE SCUSE!
SMETTETELA! E PER SEMPRE!
La prima volta che per la strada, tornando da scuola, un tale ti si è avvicinato e ha cominciato a dirti cose, e tu non le capivi nemmeno, ma hai intuito lo schifo prima ancora del pericolo, e sei scappata via, e la notte non riuscivi a dormire, ma neanche a dirlo.
Come se un po’, almeno un po’, te la fossi andata a cercare.
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La manomorta sull’autobus, e se provi a reagire intorno c’è solo scherno, e donne più grandi che stringono le labbra contrariate – da che mondo e mondo – son cose che succedono, non sei né la prima né l’ultima, fai finta di niente che è meglio, e poi a vestirti in quella maniera un po’, almeno un po’, te la sei andata a cercare.
(Quale maniera, di che cosa state parlando, avevo i jeans, faceva freddo, non si vedeva niente.)
Le facce delle madri degli imputati nei processi per stupro.
Ti aspetteresti che maledicessero i figli, che li disconoscessero, bibliche, inesorabili, che stringessero tra le braccia la vittima, e la consolassero, e le chiedessero scusa e avessero cura di lei.
E invece la guardano con odio e disprezzo lei, la rovina dei loro bravissimi ragazzi, lei che ci stava, altroché se ci stava, lei che li ha provocati, lei che se l’è andata a cercare.
Le donne, le bambine violentate dai padri, dai mariti, dai fratelli, dagli amici di famiglia, che preferiscono tacere, subire, sperare che la smettano da soli, perché mai, mai potrebbero sopportare che si sapesse, che se ne parlasse.
Troppa vergogna.
Le vittime che si vergognano al posto dei loro carnefici..

Niente da dire, è il crimine perfetto.
Complimenti.
E poi, si fa presto a dire violenza, a dire stupro, ma insomma si sa che a volte si trascende, ma il desiderio acceca, travolge e poi che diamine, alle donne piace…
è sempre stato così.
Vis grata puellae, no?
No.
Che siate stramaledetti, no.
Non provate a spacciare per complicità il sopruso, per gioco la brutalità.
E soprattutto smettetela di tirare in ballo l’istinto, la provocazione, il desiderio irrefrenabile.
Balle. Non c’è desiderio in uno stupro, mai.
Non c’è nemmeno sguardo.
Una donna vale l’altra, con buona pace dei moralisti e dei prefetti.
Non c’entra l’abbigliamento, l’ora, il posto, l’incoscienza, neppure l’età – andate a chiederlo a chi lavora nei centri di soccorso – alle donne stuprate.
Non esiste picchiare… uccidere… per amore
Andate a leggere i resoconti di donne più che adulte, più che modeste, a volte precocemente piegate da una vita di torti e miseria.
Andate a dirlo a loro, che se la sono andata a cercare.
Andate a dirlo alla ragazza omosessuale che è stata violentata perché “imparasse la lezione”, che si è trattato di attrazione fatale e incontrollabile.
Andate a dirlo alle donne vittime di quelli che chiamiamo stupri etnici, e neanche ci rendiamo conto dell’abominio, dell’orrore assoluto che evochiamo.
E poi smettetela, per sempre.
Lella Costa
(E polis – Milano)
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Ciao da Tony Kospan
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