![]() Alphonse Mucha
![]() ![]() La gente non si accorge
se è estate o inverno
quando è felice. – Anton Cechov – ![]() ![]() Alphonse Mucha
LA MIA FELICE BOCCA
– Hermann Hesse – La mia felice bocca nuovamente incontrare vuole
le tue labbra che baciando mi benedicono, le tue dita care voglio tenere e giocando congiungerle con le mie dita, saziare il mio assetato sguardo col tuo, avvolgere il mio capo nei tuoi folti capelli, con le mie membra giovani e sempre sveglio voglio rispondere ad ogni movimento delle tue membra e da sempre nuovi fuochi d’amore rinnovare mille volte la tua bellezza, finchè entrambi appagati e grati ci troviamo felicemente sopra ogni dolore, finchè senza desideri salutiamo il giorno e la notte, l’oggi e l’ieri come fratelli amati finchè camminiamo sopra ogni fare e ogni agire come raggianti in una pace completa. ![]() Alphonse Mucha
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Alphonse Mucha – Le 4 stagioni
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Archivio per 21 settembre 2019
Buon Sabato Sera in poesia “La mia felice bocca” Hesse – arte Mucha – canzone “Pregherò” Leave a comment
22 Settembre ore 15,31.. Equinozio d’autunno – Significato.. storia.. riti.. miti.. dipinti e poesie Leave a comment
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L'equinozio non è una ricorrenza nata dal pensiero umano
bensì un particolare e ciclico momento del nostro sistema solare
che consente la stessa durata del giorno e della notte sulla Terra.
Questo eccezionale evento naturale, che si verifica da sempre,
avviene 2 volte l'anno
ed ha sempre affascinato ed incuriosito tutta l'Umanità.

EQUINOZIO D’AUTUNNO
ASTRONOMIA – MITI – TRADIZIONI – RIFLESSIONI – POESIE
a cura di Tony Kospan per il blog
IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

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22 SETTEMBRE 2020 ORE 15,31
EQUINOZIO D’AUTUNNO

ORIGINE DEL NOME… SIGNIFICATO ED ASTRONOMIA
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La parola “equinozio” deriva dal latino e significa “notte uguale” [al giorno].
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio primavera e autunno.
La data in cui cade quello d'autunno varia dal 22 al 23 settembre.
Quest'anno dunque, il 22 settembre alle 15,31, finisce l’estate ed inizia l’autunno.
Dopo 6 mesi il Sole viene a trovarsi nuovamente sul piano dell’equatore terrestre e il circolo d’illuminazione passa per i poli.
In questo giorno il Sole passa allo zenit all’equatore, sorge al polo sud, tramonta al polo nord e la giornata dura esattamente 12 ore in tutta la terra.
L’equinozio, oltre che dalla durata del giorno e della notte, può essere riconosciuto con una semplicissima esperienza di gnomonica: osservate l’ombra di un chiodo infisso su un muro esposto al Sole.
Il vertice dell’ombra, durante ogni giorno dell’anno, disegna una curva che, agli equinozi, diventa una retta.
Questa retta e almeno le due curve giornaliere dei solstizi sono generalmente presenti su i quadranti degli orologi solari.
UNA CONSIDERAZIONE SU QUESTA RICORRENZA
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Al di là di tutto… al di là d'ipotesi… sogni… riti… credenze… tradizioni… etc… l'equinozio, preciso asse della ruota dell'anno, è solo… realtà… della Natura.
Una realtà che ci parla del nostro pianeta immerso nell'Universo… baciato da una stella, il Sole, che gli consente la vita.
Questa stella, il Sole, precisamente alle ore 15,31 del giorno 22 di questo settembre 2020 , si presenta in un punto ben preciso all'intersezione tra l'eclittica e l'equatore celeste.
EQUINOZIO… CAMBIO DI STAGIONE E RIFLESSIONE
L’Equinozio è dunque davvero un momento particolare della natura che consente la vita sul nostro Pianeta.
Non solo l’Estate lascia il passo all’Autunno, ma accade qualcosa di più importante.
L'Uomo si rende conto che esso rappresenta un momento della propria dimensione di vita, sia sua che di ogni essere vivente sul nostro pianeta, che si svolge lungo le stagioni dalla primavera, attraverso l’estate, per giungere all’autunno, e infine all’inverno.
Si nasce, si cresce, ci si sviluppa e si ritorna alla Madre Terra, nell’eterno ciclo delle rinascite.
Questi momenti di passaggio segnano sempre un punto di svolta, anche quando non ne siamo esplicitamente consapevoli, e dimostrano che noi siamo parte di qualcosa di grandioso, di eterno, di Divino…
Gli Antichi celebravano in modo particolare questi momenti dell’Eterna Trasformazione e anche noi, se riusciamo a trovare un momento di raccoglimento per soffermarci su di essi, possiamo imparare qualcosa dalla parte più profonda della nostra Anima.
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Nils Blommér
LA TRADIZIONE DRUIDICA
Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.
Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi.
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.
LA TRADIZIONE CELTICA
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
Scrive Maria Giusi Ricotti nel suo sito: “Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”
LE TRADIZIONI CLASSICHE COMUNI ED ESOTERICHE
Poco o nulla è rimasto delle ritualità autunnali classiche.
Con uno sforzo di sintesi che non rende giustizia alla profondità di tali tradizioni, quello che viene rivissuto ciclicamente ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra – intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero – che sta sotto.
La coscienza – conoscenza che se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto (Giovanni, 12, 24) estende il concetto di fertilità al ciclo eterno di Vita – Morte – Vita e alla consapevolezza che solo dalla morte può nascere una nuova esistenza, solo dalla decomposizione può risorgere il nuovo, il cambiamento.
Non a caso Mabon è il tempo del seme.
E’ il tempo di raccogliere dagli ultimi frutti ben maturi i semi che serviranno l’anno successivo a darci da mangiare.
E’ il tempo di essiccarli all’aria e all’ombra, di conservarli al buio e all’asciutto in sacchetti di carta con scritto il nome, aspettando la primavera per piantarli.
Per queste valenze simboliche in molte culture del passato l'equinozio assumeva valenze esoteriche e venivano celebrati al suo arrivo… riti “misterici”… di cui ben poco si sa… proprio per il loro carattere di segretezza.
Questo d'Autunno in particolare rappresentava per loro l'inizio del dominio delle tenebre (giornate più corte e notti più lunghe) che si sarebbe concluso con il solstizio d'inverno a partire dal quale le ore di luce aumentano…
Guido Reni – San Michele Arcangelo
LA TRADIZIONE CRISTIANA
Per la tradizione cristiana il simbolo dell'equinozio è invece San Michele Arcangelo che separa l'estate dall'autunno… il bene dal male… purificando la natura ed eliminando le scorie negative accumulatesi nel tempo.
Edward Cucuel – Autunno
ORA QUALCHE POESIA
Non sono molte le poesie dedicate agli equinozi, d'altronde sono un fenomeno naturale che interessa di più la scienza, ma qualcuna c'è.
Eccone 2…
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EQUINOZIO
Paloma Germani
Il passo della notte, non è
corsa di lancette.
O ticchettio di rami alla finestra.
Neanche rabbia del vento, che ulula
ferito dalle mura, lame d'umano,
riflessi di rifugio.
è come l'equinozio, di settembre
appeso su lagune, che ozia
sull'uguale tempo,
quello concesso
a luna e sole.

NEL MESE DEL PASSAGGIO
Rosa Carotti
Nel mese del Passaggio
nel difficile varco fra i mondi
l'augurio di custodire
mentre il buio avanza
la memoria della luce.
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a tutti e di tutto cuore…
F I N E
Fonti: svariati siti web – impaginazione e rielaborazione…T.K.
TONY KOSPAN

21 Settembre.. Giornata della pace – La storia.. qualche pensiero.. una grande poesia ed un mitico dipinto Leave a comment
La Giornata internazionale della pace,
istituita il 30 novembre 1981 dall'ONU,
ricorre il 21 settembre di ogni anno.

Cosa intende rappresentare e significare?
Beh direi che è del tutto ovvio
viste le guerre, i conflitti ed i terrorismi
che continuano ad essere presenti nel mondo.

In concreto questa giornata dovrebbe portare alla cessazione,
almeno per 1 giorno, delle ostilità
ma anche, con l'intervento di istituzioni pubbliche e/o non governative,
accrescere la consapevolezza in ogni parte del mondo
con marce, convegni, trasmissioni etc..
dell'importanza della pace e della cooperazione tra i popoli.

Oggi poi tutte le scuole dovrebbero dedicare,
con spiegazioni e discussioni, del tempo a questo tema.

Visti i drammi e gli immensi dolori causati dalle guerre
in diverse parti del mondo
pare che l'Umanità non ha proprio compreso
che le guerre non sono uno sport
bensì un concentrato di violenze, tragedie dolori e morti.
Per questo dobbiamo continuare a sostenere
tutti coloro che si impegnano per la pace.

Picasso – La pace
IL PIU' NOTO DIPINTO CONTRO LE GUERRE
Guernica è un dipinto di Pablo Picasso
realizzato in memoria del bombardamento
avvenuto il 26 aprile 1937
dell'omonima città
durante la Guerra Civile Spagnola.

Picasso – Guernica
Già il colore monocromatico evidenzia l'urlo di dolore…
ma mi fermo qui nell'analisi di questo eccezionale dipinto
dato che ci porterebbe molto lontano.
Quel che conta però è che questo
è uno dei dipinti più emblematici
della cessazione di tutte le guerre.
LA PIU' BELLA POESIA CONTRO OGNI GUERRA
UOMO DEL MIO TEMPO
Salvatore Quasimodo
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Tony Kospan
