
La storia, che leggeremo e che illustrerò con diversi capolavori, è giunta a noi attraverso “Le Metamorfosi“, opera di Apuleio scrittore latino, ma si pensa che abbia origini molto più antiche.
E' una storia molto bella che ha affascinato tantissimi artisti nel corso dei secoli che ad essa si sono ispirati per le loro opere… di cui potremo ammirarne ora qui alcune tra le più note.
Conosceremo infine anche il suo più noto ed importante significato.

C. G. Kratzenstein-Stub
LA FAVOLA ANTICA DI AMORE E PSICHE
Psiche era una bellissima principessa, così bella da causare l’invidia di Venere.
La dea inviò suo figlio Eros perché la facesse innamorare dell’uomo più brutto e avaro della terra, in modo che Psiche poteva esser ricoperta dalla vergogna di una simile relazione.
Ma il dio, Eros, si innamorò della bella mortale, e con l’aiuto di Zefiro (il dio del vento), la trasportò al suo palazzo, dove, imponendo che gli incontri avvenissero al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fece sua.
Ogni notte dunque Eros andava alla ricerca di Psiche ed ogni notte i due bruciavano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto.

Antoon van Dyck
Psiche era dunque prigioniera nel castello di Eros, legata da una passione che le travolgeva i sensi.
Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, decise di vedere il volto del suo amante, pronta a tutto, anche all’uomo più orripilante, pur di conoscerlo.
Fu questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cadde dalla lampada e ustionò il suo amante.
Allora Eros volò via e Venere scagliò la sua punizione sottoponendola a diverse prove.
Nella prima, dovette suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali e Psiche disperata, non provò nemmeno ad assolvere il compito che le era stato assegnato, ma ricevette un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che intendevano ingraziarsi il suo innamorato.
L’ultima e più difficile prova consistette nel discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina (dea del regno dei morti) un po’ della sua bellezza.
Psiche meditò allora addirittura il suicidio arrivando molto vicino a gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente, però, la torre si animò e le indicò come assolvere la sua missione.
Durante il ritorno, però Psiche mossa dalla solita curiositò a lei tanto cara, aprì l’ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina,.
Ma il dono in realtà conteneva il sonno più profondo.

John William Waterhouse
Ancora una volta però venne in suo aiuto Eros (Amore) che la risvegliò dopo aver rimesso a posto la nuvola del sonno che era uscita dall’ampolla.
Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente,
Psiche ricevette l’aiuto di Giove. Mosso da compassione il padre degli dei fece in modo che gli amanti si riunissero.
Psiche divienne anche lei una dea e sposò Amore.

Burne Jones
La favola termina con un grande banchetto al quale parteciparono tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fece da coppiere, le tre Grazie suonarono e il dio Vulcano si occupò di cucinare il ricco pranzo.
Al termine del banchetto i due giovani bruciarono per tutta la notte la loro incontenibile passione e da questa unione nacque un figlio, Piacere, identificato dai latini con il termine Voluttà (Voluptas).
Jacques Louis David
IL SIGNIFICATO
Uno dei più importanti significati, che proverò a descrivere secondo il mio vedere, è che il mito ci vuol rivelare che viviamo in un continuo dinamico dualismo.
La luce ed il buio, in particolare.
Psiche è la creatura del giorno, Amore è presente solo di notte.
Eros rappresenta l'amore fisico e Psiche l'amore del cuore.
Entrambi dovranno superare molte prove nel mondo reale per raggiungere l'agognata fusione tra corpo e anima… e solo allora si raggiungerà quello che la favola definisce Piacere o Voluttà ma che potremmo anche definire Estasi o Fusione con l'Infinito.

Lo spagnolo
F I N E
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IL MISTERO DEL TUFFATORE DI PAESTUM
Sono ormai passati oltre 50 anni dalla sua scoperta (1968) in una tomba risalente al decennio compreso tra il 480 e il 470 a.C, a circa 2 km dai famosi Templi di Paestum, ma il mistero sul suo significato è più fitto che mai.
Insieme agli altri presenti nella tomba rappresenta l’unica testimonianza di pittura greca figurativa realizzata con la tecnica dell’affresco.
Innanzitutto il dipinto non era destinato ad esser visto da alcuno se non dai parenti del defunto per qualche giorno prima della chiusura della tomba.
Questo però era normale nell’antichità.
Il dipinto era in una delle 5 lastre trovate nella tomba, in particolare su quella di copertura della tomba, ed è l’unico che fin da subito suscitò interrogativi dato che gli altri rappresentano invece normali scene di vita quotidiana classica del mondo greco.
Nella tomba poi fu trovato un semplice corredo formato da 1 vaso allungato ed una “lyra” (strumento musicale) fatta con un guscio di tartaruga.
Questo strumento musicale è visibile negli altri dipinti della tomba (nelle scene dei banchetti) per cui è evidente il collegamento con la vita del defunto che quasi certamente amava suonarlo.
Torniamo al dipinto.
Le analisi e gli studi hanno escluso la presenza di artigiani etruschi e rimandano alle maestranze locali, forse le stesse che erano impegnate all’epoca nella costruzione dei templi.
Quel corpo maschile nudo ed agile che si lancia dal trampolino di mattoni squadrati, quell’albero stilizzato e quello specchio d’acqua colpirono fin da subito non solo gli archeologi ma anche personaggi ed intellettuali come Montale, Fellini ed altri… che in qualche modo ne ricavarono anche spunti per le loro opere.
Cosa significa dunque questo dipinto?
Le teorie principali sono 2:
L’archeologo che per primo si occupò dell’esame della tomba ritenne che il dipinto rientrasse tra i messaggi orfico pitagorici… mentre un altro vi vedeva solo lo stesso tema delle altre pareti, ovvero scene di vita quotidiana.
Per comprendere meglio la tesi del primo dobbiamo ricordare che nel 6° secolo a. C. nel mondo greco e nella Magna Grecia, anche grazie ai filosofi Parmenide e Pitagora, iniziavano a diffondersi tra le sette iniziatiche le idee di una vita oltre la morte, e si sa, per testimonianze scritte ed altra documentazione, che all’epoca a Paestum c’erano i pitagorici.
Il gioco del cottabo
Dunque il mistero è destinato a rimanere ma una cosa è certa, se questo dipinto è legato ai culti misterici, non potremo mai saperne di più proprio perché essi erano notoriamente segretissimi.
Personalmente ritengo che se il dipinto fosse stato in una lastra laterale, allora poteva essere considerato certamente una scena di vita, ma lì in alto sul soffitto, appare posizionata in modo che il defunto potesse “vederla” ed allora in me prevale la tesi misterica.
Tony Kospan
PER CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI DEL PASSATO
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