Archivio per 3 luglio 2019

Buon mercoledì sera in poesia “Baciami” Prévert – arte S. H. Meteyard – canzone “Mi ritorni in mente”   Leave a comment

 
 

 

 

      


Sidney Harold Meteyard

 

 

 

 

 

  

  Forse attendo invano, ma spero in un 
“mi manchi”
che mi accarezzi l'anima. 
Gustave Flaubert 

      
 
 
 

 Sidney Harold Meteyard – La speranza consola lo schiavo d'amore
 
 
 
 
BACIAMI
Jaques Prévert


In un quartier della ville Lumière
Dove fa sempre buio e manca l'aria
E d'inverno come d'estate è sempre inverno
Lei era sulle scale
Lui accanto a lei e lei accanto a lui
Faceva notte
C'era un odore di zolfo
Perché nel pomeriggio avevano ucciso le cimici
E lei gli diceva
è buio qui
Manca l'aria
E d'inverno come d'estate è sempre inverno
Il sole del buon Dio non brilla da noi
Ha fin troppo lavoro nei quartieri ricchi
Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Qui si crepa di tutto
Dal caldo e dal freddo
Si gela si soffoca
Manca l'aria
Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
Hai quindici anni ne ho quindici anch'io
In due ne abbiamo trenta
A trent'anni non si è più ragazzi
Abbiamo l'età per lavorare
Avremo pure diritto di baciarci
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Baciami!

 
 
 
 
Sidney Harold Meteyard – Fiori di melo – 1913

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

LA TUA PAGINA DI… SOGNO






 Sidney Harold Meteyard – Eros… a riposo – 1900

 


 
 

Tu che m’hai preso il cuor – La mitica ed antica canzone-poesia con la sua storia e l’atmosfera del tempo   1 comment




Questa è un’altra canzone che è andata oltre,
molto oltre il suo tempo, giungendo quasi intatta
in quanto a bellezza e piacere d’ascolto,
ai nostri giorni.
 
 
Una canzone definibile classica… anzi classicissima…
e non solo perché nata dall’operetta…





 
 
 
 

TU CHE M’HAI PRESO IL CUOR
 
ATMOSFERE E NOTE DI QUALCHE TEMPO FA
 
 a cura di Tony Kospan

  


 
Come sempre iniziamo con alcune immagini di quell'anno… il 1929.

 
 
 
   
Donne al lavoro nel  1929 












 
 
 


Tu che m’hai preso il cuor è infatti il titolo di una romanza tratta dall’operetta Il paese del sorriso (Das Land des Lächelns) musicata da Ferenc Lehár su libretto di Ludwig Herzer e Fritz Löhner-Beda (per l’Italia Edizioni Suvini Zerboni), andata in scena per la prima volta al Metropol-Theater di Berlino il 10 ottobre 1929  

 

 


 
 
 
 

Per la musica e le parole il brano gode di tanta notorietà da allora da essere entrato – come standard – nel repertorio della musica popolare.
 
E' stato infatti inciso sia da cantanti lirici che di musica leggera. 
 
 

 


 
 


Il brano è, nella sua versione originale, un duetto d’amore tra la giovane occidentale Lisa ed il principe cinese Sou-Chong.
 
I due innamorati, disposti a inseguirsi tra Vienna e la Cina, sfidano le difficoltà derivanti dalle diverse culture ma alla fine riusciranno a giurarsi amore eterno.


 
 
 
 

Tamara de Lempicka autoritratto – 1929

 
 
 

La musica  e le parole, ed in particolare il refrain che segue, rivela appieno il senso del sentimento amoroso che unisce i due giovani protagonisti e fa di questo brano uno dei classici delle canzoni per innamorati:


 
 
 





« Ti vedo tra le rose
ti dico tante cose
se il vento lieve t’accarezza
un profumar di giovinezza
mi fai tremar
La notte sogno tremando di te
quale incantesimo il mio cuor sul tuo cuor
mentre si schiudono le pupille tue d’or. » 



 


 
 

Ascoltiamola dunque in questa versione cantata, come sempre alla grande, da Pavarotti 

 
 
 

 

 

 

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 CIAO DA TONY KOSPAN








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UN MODO DIVERSO DI VIVER

LA POESIA E LA CULTURA







Jim Morrison – Breve ricordo del leggendario poeta del rock.. anche con aforismi e canzoni   1 comment


 


Mi fa piacere ricordar Jim Morrison,

leader dei Doors e “Poeta Maledetto del Rock“,

morto sì giovanissimo

ma che, per la bellezza dei testi e delle musiche,

è tuttora vivissimo ed amatissimo.


Era e resta una vera leggenda… del rock.

.

 

 

 

 

Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa,

è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente.

Jim  Morrison

 

 

 

(Melbourne 8 12 1943 – Parigi 3 7 1971)
 
 
 
 
JIM MORRISON
 
LA LEGGENDA E LA POESIA DEL ROCK
 
 
 .
.
 




Nella sua trasgressione
l’inquietudine di una intera generazione.

E’ anche considerato il poeta maledetto
della Beat Generation.



.
.

 
 
 

Quando il mio corpo sarà cenere
il mio nome sarà leggenda
Jim Morrison
 
 
 
 

Avrà sbagliato molto, in vita sua, Jim Morrison, ma non a immaginare cosa sarebbe stato del suo ricordo.
Il cantante e leader dei Doors, quando era ancora in vita, era più di un musicista rock in un’epoca in cui rock era ancora vivo.
 
Poeta, appassionato di letteratura (dalla beat generation ai poeti maledetti francesi,) cinefilo e film maker (alla scuola di cinema dell’Ucla aveva conosciuto l’altro fondatore dei Doors, Ray Manzarek), Morrison al momento della sua fine era già un’icona per una generazione che nel «maledetto» fuggito dalla Florida in California identificava il proprio lato oscuro e inquieto.


 
 
 
 

I Doors

 

 

Il corpo di Jim Morrison ha cominciato a diventare cenere il 3 luglio di 38 anni fa, in un albergo di Parigi. 

La sua morte, con cause rimaste oscure, coincide con l’inizio della leggenda.  
Anzi, delle leggende, compresa quella che lo vuole ancora vivo, sotto falso nome, dopo aver organizzato la macabra messinscena per sottrarsi alla pressione della popolarità e ritirarsi a scrivere poesie. 

E’ una vecchia storia: non ci si rassegna facilmente a perdere certi simboli universali.

Del resto, se «Elvis è vivo» (e qualcuno che giura di averlo visto si troverà sempre), perchè Morrison non dovrebbe esserlo? Jacques Rochard, un grafico francese che dice di averlo incontrato a Parigi nel 1980, ha scritto addirittura un libro per farlo sapere al mondo.

Per evitare equivoci l’ha intitolato «Vivo!».








Per chi non ama aggrapparsi al sogno dell’immortalità terrena, il viaggio, anche soltanto virtuale al cimitero parigino di Père Lachaise, è obbligatorio.

E’ il camposanto degli artisti e delle celebrità.  
Lo stesso Jim Morrison amava andare a visitare le tombe dei poeti che adorava.









Oggi è un itinerario che si può compiere da casa, con un clic, attraverso il sito del cimitero, per trovare la tomba di Morrison ancora oggi meta di visite e omaggi così come accade a Graceland, o a Central Park sul mosaico che ricorda John Lennon. 

Lumini, candele e fiori: una cornice che forse non si sarebbe attesa un artista sempre inquieto e insoddisfatto, per il quale la trasgressione era una forma di espressione contro la cultura dominante (gli pesò il processo per i fatti di Miami, quando si spogliò in concerto). 
Quanto agli stupefacenti, non sarebbe nemmeno un particolare da citare, tanto era diffuso in quel periodo tra tutti i musicisti e gli artisti, in particolare nell’area californiana. 
 

A Parigi Morrison cercava una nuova vita.


Era arrivato il 12 marzo del ’71, appena terminata l’incisione di LA WOMAN, l’ultimo album dei Doors.  


E mentre la mente musicale del gruppo, Ray Manzarek, era ancora impegnato nei missaggi, Jim e Pamela (la sua “compagna cosmica” cominciava la loro ricerca di nuove contaminazioni europee.







 



Via la barba, una vita da turista colto, frequentazioni con intellettuali come l’amica regista Agnès Varda, giornate ai cafè e ai musei, serate di cinema e conversazioni.

Tutto potrebbe andare al meglio: la sua raccolta di poesie “The Lords And The New Creatures” è un successo, “La Woman”, appena uscito, pure.Ma quando arriva l’estate a Parigi, il suo umore è cambiato e l’entusiasmo ha lasciato il posto alla depressione e all’isolamento.

Muore a 27 anni il 3 luglio del 1971.

Pochi mesi prima, tra settembre e ottobre del 1970, se ne erano giù andati altri compagni di viaggio: Jimi Hendrix e, subito dopo, Janis Joplin. Circostanze simili e vite, anche le loro, all’estremo.  






  The Doors – Light My Fire


 



Poche persone per l’addio di Morrison: la notizia non fa immediatamente il giro del mondo come sarebbe successo poi per Elvis e come accadrà, nove anni dopo, per Lennon. 
Ma i fan, in fondo, sapevano già, fin dall’inizio. Rimettono sul piatto il lp The Doors, uscito nel 1967, già premonitore nelle liriche di una canzone di Morrison: This is the end, beautiful friend. This is the end, my only friend… 


Il referto parla di un edema polmonare nella notte, probabilmente causato dall’effetto combinato di eroina e alcol.


Pamela morirà di overdose tre anni dopo.









  

 


This is the end, my only friend, the end…
.


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TESTO DAL WEB – IMPAGINAZ. TONY KOSPAN




Spero di riuscire prima o poi a dire la mia…
su questo poliedrico geniale e moderno
“artista maledetto”.


Ricordiamolo infine anche con questo bel video,

con diverse sue canzoni, poesie ed aforismi



 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan



IL TUO NUOVO GRUPPO DI CULTURA ED AMICIZIA






 
 
 
 
 
 

Paolo Villaggio – Breve ricordo del mitico attore.. inventore di una nuova comicità.. anche con una mitica scena fantozziana   Leave a comment







Fin dai suoi inizi artistici ha interpretato personaggi paradossali e grotteschi, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia, che hanno rappresentato un vero e proprio scossone alla comicità degli anni 60 e 70.

Ma la celebrità gli è giunta attraverso la saga (in 10 film) del ragionier Ugo Fantozzi  grazie alla quale lui e le sue battute, così come gli altri principali personaggi, sono entrati nell'immaginario collettivo degli italiani. 

In realtà Fantozzi prima di apparire al cinema era stato un personaggio letterario creato dal Paolo Villaggio… scrittore.

Ma andiamo con ordine.






(Genova, 30 dicembre 1932 – Roma, 3 luglio 2017)



BREVE BIOGRAFIA


Nasce nel capoluogo ligure con il fratello gemello dizigote Piero Villaggio che diverrà docente alla Scuola normale superiore di Pisa.


Il padre è un ingegnere edile palermitano e la madre, di origini veneziane, un'insegnante di lingua tedesca.


Frequenta le elementari nella scuola Diaz a Genova.




Paolo Villaggio da giovane




Da giovane ha diverse esperienze lavorative, speaker alla BBC a Londra, cabarettista su navi da crociera dove conosce e diventa amico di Fabrizio De André,
e successivamente impiegato all'Italsider di Genova (la cosa gli sarà molto utile nella creazione di tanti personaggi fantozziani (colleghi e dirigenti).

A metà degl ianni 50 entra in un'antica compagnia teatrale genovese e si esibisce al Derby Club noto locale di Milano, dove si esibiscono numerosi artisti
che avranno poi molto successo come Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.




Qui è con De André





Scoperto da Costanzo appare nelle case degli italiani nello spettacolo RAI “Quelli della domenica” con 2 personaggi:
il sadico Professor Kranz, ed il sottomesso Giandomenico Fracchia.

Negli stessi anni si trasferisce a Roma.

Seguono diversi programmi per la Rai e la scrittura di articoli per la rivista L'EUROPEO in cui delinea il personaggio FANTOZZI.






Qui è con Ombretta Colli




Da questi articoli nasce prima un libro, che divenne un best seller, e poi il primo film della saga del mitico ragionier Fantozzi.

In effetti non doveva esser lui l'interprete cinematografico.. ma poi Luciano Salce optò per lui.. dato che gli attori prescelti erano impegnati.

Mai decisione fu più indovinata!









Ma di Luciano Salce è anche la indovinatissima scelta di porre accanto a Paolo Villaggio una serie di attori che saranno le sue ideali spalle capaci anche loro di dare un gran contributo al successo del film, così come in quelli successivi:
Gigi Reder nella parte dell'occhialuto ragionier Filini, Anna Mazzamauro nei panni della riccioluta signorina Silvani.. etc. etc.




Qui è con Gigi Reder (l'occhialuto ragionier Filini)





Dopo lo strepitoso successo dei Film di Fantozzi la sua carriera artistica si sviluppa tra film e tv ma sempre con successo.

Sono però da segnalare in particolare alcune sue interpretazioni non comiche in film di  Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli.
 
Nel 1992  ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra Cinematografica di Venezia.








Vediamo ora una mitica scena fantozziana

(Al Ristorante Giapponese – Tragica cena con la Signorina Silvani)








Grazie di tutto Paolo e soprattutto grazie per averci donato
 la tua particolare.. fortissima e nuova comicità
capace di farci sorridere dei nostri difetti.

Sono certo che starai ora scherzando con le stelle.


Tony Kospan





LA TUA PAGINA DI FB DI SOGNO







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