Stu core analfabeta te lle purtato a scola e se mparato a scrivere, e se mparato a lleggere sultanto ‘na parola Ammore e niente cchiù.
Ammore, ammore mio si tu,femmena amata. Passione, passione ca sta vita daie calore. Quanno te vaso a vocca avvullutata, chistu velluto m’accarezza ‘o core, stu core, ca tu pa’ mano lle purtato a scola, e se mparato a scrivere, e se mparato a leggere… Ammore e niente cchiù.
Stu core analfabeta mo soffre e se ne more penzanno ca si femmena e te putesse perdere e perdere ll’ammore ca lle mparato tu.
Giuremo ancora ca tu si dda mia primma che me ne moro ‘e gelusia. Passione, suspira ‘o core mio femmena amata, tu lle mparato a scrivere, tu lle mparato a leggere… Ammore e niente cchiù
Qui con Pasolini
IL TESTO IN ITALIANO
Questo cuore analfabeta l’hai portato a scuola ed ha imparato a scrivere, ed ha imparato a leggere soltanto una parola Amore e niente più.
Amore, l’amore mio sei tu, donna amata mia. Passione, la passione che a questa nostra vita dà calore. Quando bacio la bocca tua vellutata, il suo velluto m’accarezza il cuore, questo cuore, che tu hai preso per mano e l’hai portato a scuola, ed ha imparato a scrivere, ed ha imparato a leggere… Amore e niente più.
Questo cuore analfabeta ora soffre da morire dato che sei donna e ti potrebbe perdere e perderebbe l’amore che gli hai insegnato tu.
Giurami ancora che tu sei mia prima che muoia di gelosia. Passione, sospira il mio cuore… donna amata mia, tu gli hai insegnato a scrivere…
Venti da quando Peter Merholz scrisse, maggio 1999, “we blog“, inteso come noi blogghiamo, sulla fascia laterale del suo sito.
E in quel momento il gergo tecnologico si fece verbo nell’ uso comune e nei vocabolari, oltre che sostantivo (“weblog”), com’era già.
Ma forse ventidue dato che già 2 anni prima i pionieri del web incominciarono a sperimentare un modo per “auto pubblicare” i loro testi e foto senza chiedere permesso a nessuno.
Con oltre 150 milioni di blog, il mondo si è ora “blog-formato” senza saperlo.
Ci siamo abituati a siti che dettano la legge del gossip, alla Cina che litiga nei blog, e dove i blogger sono arrestati, all’ Iran dove qualcuno di loro è morto in carcere.
E ai blog che si trasformano in giornali – qualcuno chiama ancora così l’ “Huffington Post”, una corazzata da 50 collaboratori e passa.
Il blog da genere “antimedia” si è mutato in “mainstream”, abitudine di massa: abbiamo una ventina di milioni di iscritti a Facebook in Italia che ogni giorno bloggano senza sapere di farlo.
Si è polverizzato poi nei “twitter” di 140 caratteri o nel “TumblR”, più lungo, ma sempre fulmineo nel testo o nelle sentenze.
Tutte cose che si possono fare anche senza un computer: non c’ è telefono “smart” che non abbia il suo programmino per pubblicare un “post” o per leggere il flusso dei “twitter”.
Le idee si sminuzzano in uno spazio lungo quanto uno sms e stabiliscono la nuova unità di misura della comunicazione.
Se n’è accorto il New York Times.
Da una settimana al giornale hanno nominato un “Social Media Editor”, si chiama Jennifer Preston.
Si occuperà di “disseminare” le notizie del giornale, liofilizzate in micro messaggi, attraverso twitter, Facebook, MySpace e ovviamente attraverso i blog.
E come si fa a viaggiare nel mare del social web?
Il link è il collegamento che ogni blog (o twitter o microblog qualsiasi) stabilisce con la fonte della sua notizia o della sua indignazione.
Io cito te, tu citi me, e avanti così per migliaia di collegamenti.
Parole che comunicano con parole.
Che hanno i loro luoghi di aggregazione, tempeste di passaparola che possono far dimettere un ministro o fare a pezzi un titolo in borsa.
Al New York Times hanno da tempo capito che la metà del loro traffico web – quindi circa 10 milioni di persone al mese – arrivano ai contenuti del giornale non da titoli o spassionata lettura, ma dai sentito dire di questa piazza.
Quel passaparola è linfa vitale e non solo per il giornale.
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C’erano una volta i blog del sottosuolo e dell’ antimedia.
Era diciannove anni fa.
Forse ventuno.
– VITTORIO ZAMBARDINO – (con piccole modifiche dato che l'articolo è di qualche anno fa)
Dal quotidiano LA REPUBBLICA – impaginazione e libero adattamento di Tony Kospan
LA MIA ESPERIENZA ED UN PARERE
Oggi i blog stanno cambiando la loro funzione… ed in parte hanno anche perso la loro centralità nel mondo del web… per l'esplosione dei social network… in primis Facebook…
Dunque sta avvenendo una loro trasformazione… da diario personale da mostrare ai visitatori… a vero e proprio piccolo sito con proposte di informazioni, pareri, analisi, poesie, immagini, video etc… da condividere e scambiare con i lettori – frequentatori – visitatori casuali – amici.
Inoltre appare sempre più spesso esserci un'interazione tra social network e blog per le possibilità molto più ampie di immagini colori sfondi e musiche che presentano questi ultimi… accanto alla strepitosa facilità di contatti dei primi.
Infine l'esplosione tecnologica, che consente a tutti di frequentare il web con una miriade di aggeggi elettronici (cellulari, tablet, smartphone etc ), ha consentito una parallela esplosione delle offerte e richieste di informazioni, conoscenze, contatti etc…
Purtroppo c'è da constatare infine che questo immenso flusso di informazioni tocca molto poco i temi culturali… rimanendo per la massima parte ancorato su temi sportivi… erotici… comici… politici (ma molto spesso interpretati solo come arene di insulti).
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Questo il mio parere… oggi… ma devo dire che l'evoluzione tecnologica non solo non rallenta.. nonostante la crisi… ma procede in modo velocissimo e certamente assisteremo presto a nuovi ulteriori cambiamenti… a nuove imprevedibili velocizzazioni ed ampliamenti delle telecomunicazioni…
Personalmente sono giunto in ritardo al blog, prima ero nellecomunità virtuali(antesignane degli attuali social network), e l'impostazione iniziale nell'accostarmi a questo mondo era quella di scrivere, o selezionare, messaggi… pensieri… poesie… riflessioni… sogni, interessi etc… inserendoli in una bottiglia (post) lanciata nell'immenso mare di internet.
Successivamente ho creato una inter-relazione tra Blog e Facebook…. e poi, ma in modo assolutamente molto personale, anche al mondo di Twitter e…Google plus
Devo infine dire che oltre alle numerosissime frequentazioni quotidiane questo mio blog appare anche punto di riferimento e di dialogo per molti… e la cosa mi rende molto felice… per cui sento anche il dovere di ringraziare in primis i tantissimi visitatori e poi soprattutto coloro che commentando i vari post… entrano in contatto con me con le loro idee, i loro pareri, i loro consigli, i loro suggerimenti etc…
Concludo pertanto augurando… “Lunga vita ai blog…”
ed una piccola riflessione sul messaggio nascosto in esso.
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LA SFIDA DEL RE AI SUOI 3 FIGLI
Osho
Un grande re aveva tre figli, e voleva sceglierne uno come erede.
Era in difficoltà , perché tutti e tre erano molto intelligenti, molto coraggiosi.
Chi scegliere? Si rivolse dunque a un saggio, che gli suggerì un'idea!
Il re tornò a palazzo e convocò i tre figli.
Diede a ciascuno di loro una borsa contenente dei semi, e disse loro che sarebbe partito per un pellegrinaggio: “Starò via qualche anno: uno, due, tre, forse di più. E per voi questa sarà una prova: quando torno, mi dovrete ridare questi semi. E chi di voi li proteggerà meglio, sarà il mio erede!”
Poi partì per il pellegrinaggio.
Il primo figlio pensò: “Cosa dovrei fare con questi semi?”
E convinto di fare la cosa migliore, per proteggerli meglio da qualsiasi cosa, li chiuse in uno scrigno di ferro, in modo da poterli rendere intatti al ritorno del padre.
Il secondo pensò: “Se li rinchiudo come ha fatto mio fratello, moriranno. E un seme morto non è affatto un seme. Mio padre potrebbe obiettare: “Io ti ho dato dei semi vivi, che potevano crescere, mentre questi sono morti:ora non potranno più crescere” Per cui andò al mercato e li vendette, e conservò il denaro, pensando: “Quando mio padre tornerà, andrò al mercato, comprerò nuovi semi e gliene ridarò di migliori.”
Ma fu il terzo a fare la cosa migliore. Andò in giardino e li seminò.
Tre anni dopo, quando il padre tornò, il primo figlio aprì lo scrigno. Quei semi erano tutti morti, puzzavano, e il padre disse: “Cosa? Sono forse questi i semi che ti ho dato? Avevano la possibilità di fiorire e donare una fragranza squisita, mentre questi puzzano; no, questi non sono i miei semi!”
Andò dal secondo figlio che si precipitò al mercato, comprò semi nuovi e tornò a casa, dicendo: “Ecco i tuoi semi!.” E il padre commentò: “La tua idea è migliore di quella di tuo fratello, ma non sei ancora abile come io vorrei che fossi!”
Quando andò dal terzo, il padre sperava e trepidava al pensiero di ciò che aveva potuto fare. E il terzo figlio lo condusse in giardino dove erano spuntate milioni di piante, e milioni di fiori. Il figlio disse: “Questi sono i semi che mi hai dato. Non appena le piante saranno adulte, li raccoglierò e te li restituirò. Adesso stanno ancora crescendo!“
Il re disse: “Tu sei il mio erede. Ecco come ci si deve comportare con i semi!” .
UNA PICCOLA RIFLESSIONE
Il seme non è mai in pericolo. Che pericolo potrà mai esserci per il seme? E' assolutamente protetto dalla natura.
Viceversa, la pianta è sempre in pericolo, perché è delicata e soggetta alle intemperie, alle malattie.
Il seme è simile a una pietra, è duro, è nascosto all'interno di una scorza.
Viceversa la pianta deve superare mille rischi mille prove per arrivare a fiorire.
E non tutte le piante ce la faranno!
Questo vale anche noi.
Solo se, uscendo dal nostro guscio, sapremo usare le nostre qualità, le nostre capacità e sapremo combattere contro le avversità… avremo la posssibilità di raggiungere la nostra meta…
Questa mia però è solo una delle tante riflessioni possibili ricavabili da questo racconto in quanto ce ne sono altre più… esoteriche… ma ho preferito rimanere nell'alveo della natura…
Ciascuno quindi potrà ricavarne il messaggio che vorrà…
RACCONTO DAL WEB – RIELABORAZ. IMPAGIN. E COMMENTO T.K.
Dunque per lei in fondo in fondo, e dunque in verità,
non c’è mai… una vera solitudine,
in quanto siamo sempre e comunque
in relazione ed in comunione con i nostri mondi interiori.
Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere,
ma prima leggiamola.
NON POSSO ESSERE SOLA
Emily Dickinson
Non posso essere sola, mi viene a visitare una schiera di ospiti, non sono registrati, non usano la chiave, non han né vesti, né nomi, né climi, né almanacchi, ma dimore comuni, proprio come gli gnomi, messaggeri interiori ne annunciano l’arrivo, invece la partenza non è annunciata, infatti non sono mai partiti.
Breve ricordo del grandissimo Pittore fiammingo del ‘600
soprattutto con un accenno alla sua duplice personalità,
religiosissima in privato ed erotica nell’arte,
e poi ad uno dei temi da lui amati, i Satiri.
Infine una poesia della poetessa Premio Nobel, Wislawa Szymborska,
dedicata alle mitiche e formose donne dei suoi dipinti.
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Rubens – Il giardino dell’amore
RUBENS
I SATIRI… E LA PITTURA SENSUALE
a cura di Tony Kospan
Sir Pieter Paul Rubens
(Siegen 28 giugno 1577 – Anversa 30 maggio 1640)
Rubens è certamente tra i massimi pittori fiamminghi del XVII secolo…
La sua pittura è definita di genere barocco francese e nord europeo.
Desidero però parlare qui soprattutto di un bel contrasto, alquanto eclatante, che si manifestò soprattutto nelle opere della sua maturità.
Rubens – Borea rapisce Orizia
Mi riferisco al contrasto tra
– il personaggio morigerato, compassato, ossequioso verso la religione (andava a messa tutti i giorni) studioso delle opere classiche e dalla vita matrimoniale assolutamente felice e senza intoppi
e
– l’artista che è stato capace di creare opere di una sensualità unica in cui il fuoco dell’erotismo e la tempesta dei sensi sono in modo evidente assolutamente sovrani.
Rubens – Il ratto delle figlie di Leucippo
Molte delle sue opere hanno fatto parlare perfino di Sindrome di Rubens per la loro, presunta per alcuni e certa per altri, capacità di scatenare impulsi erotici in chi le osserva.
Rubens – Venere allo specchio
Ricordiamo che i temi classici e mitologici erano per gli artisti il migliore e però forse anche l’unico modo per superare i limiti espressivi imposti dalle severe leggi censorie del tempo e dar così libero sfogo al loro estro.
In particolare Rubens scelse per far questo soprattutto il tema dei Satiri e Sileni.
Il Satiro è il compagno di Pan e Dioniso abitante dei boschi ed impersonifica la fertilità e la forza vitale della natura mentre i Sileni sono anche loro divinità dei boschi, presenti nella mitologia greca, ma caratterizzate dal carattere selvaggio e lascivo.
Rubens – Ninfe e Satiri 1635
Tuttavia la sensualità delle sue opere non emana solo da dipinti con immagini esplicite ma spesso in modo chiaro e forte anche in quelle in cui non appaiono per quel che esse lasciano invece immaginare.
Si pensi infatti ad esempio a quest’opera che ha molti ammiratori e che fa molto parlar di sé.
Rubens – Il satiro e la fanciulla – Collez. Principe del Liechtenstein
In questo dipinto, anche se non appare nulla di sensuale in modo esplicito, tuttavia appare evidente che per l’ingenua giovinetta il destino pare ormai tracciato, e certo nessun padre gradirebbe un genero di tal fatta.
Infatti se esaminiamo con attenzione notiamo:
– lo sguardo sì simpatico ma davvero inequivocabile del satiro
– il sorriso mefistofelico da brividi
– il suo corpo nudo benché accostato al cesto “caravaggesco” che pur cerca di attutire un po’ la forza di queste impressioni
– la scena poi parla… da sola…
Ci sono poi diverse altre sue opere in cui il tema dei Satiri è affrontato in modo quasi prepotente come ad esempio la seguente.
Rubens – Due Satiri
In realtà le rotondissime forme dei suoi personaggi non riguardavano solo le donne… come ad esempio il dipinto qui giù.
Gesù e Giovanni Battista bambini con 2 angeli
Prima di esporre una mia conclusione mi fa piacere riportare una bella poesia della poetessa Premio Nobel Wislawa Szymborska dedicata proprio alle sue donne…
LE DONNE DI RUBENS
Ercolesse, fauna femminile, nude come il fragore di botti. Fanno il nido in letti calpestati, nel sonno la bocca si apre al chicchirichì. Le pupille rovesciate all’indietro Penetrano dentro le ghiandole
da cui i lieviti stillano nel sangue.
Figlie del barocco, l’impasto si gonfia, vaporano i bagni, s’arrossano i vini, nel cielo galoppano porcelli di nuvole, le trombe nitriscono l’allarme carnale.
O cucurbitose, o esorbitanti, e raddoppiate dal cader dei veli e triplicate dalla violenza della posa, grasse pietanze d’amore!
Le loro magre sorelle si alzarono presto, prima che nel quadro facesse giorno. E nessuno le vide incamminarsi in fila dal lato non dipinto della tela.
Esiliate dello stile. Costole contate, mani e piedi d’uccello. Provano a volare sulle scapole sporgenti.
Il Duecento gli avrebbe dato un fondo d’oro. Il Novecento – uno schermo d’argento. Ma il Seicento non ha nulla per chi è piatto.
Giacché perfino il cielo è convesso convessi gli angeli e convesso il dio ― Febo baffuto che su un destriero sudato irrompe nell’alcova ribollente.
Rubens – Le tre Grazie – 1635
Concludo con un accenno ad un altro aspetto della pittura di Rubens la modernità…
A mio parere non tanto per la tecnica ma per gli atteggiamenti, i movimenti, la plasticità dei corpi, la naturalezza e la forza delle espressioni davvero sorprendenti dei soggetti dipinti, Rubens anticipa movimenti artistici che si affermarono solo nei secoli successivi.
Rubens – Venus frigida
F I N E
Categoria “Arte” del blog IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
vere e proprie opere d’arte che uniscono fantasia,
bellezza della lavorazione e… pietre preziose…
e di cui ci sono pochissimi esemplari al mondo.
Google ricordò alla grande, il 30 maggio di qualche anno fa,
l’anniversario di questo grandissimo orafo d’arte russo.
Fu così che volli conoscer lui e le sue favolose lavorazioni.
(San Pietroburgo 30 maggio 1846 – Losanna il 24 settembre 1920)
BREVE STORIA DI FABERGE’
E DELLE SUE UOVA
Fabergé operava da orafo a San Pietroburgo
e la bellezza dei suoi gioielli, vere opere d’arte,
finì per suscitare l’interesse dello Zar
che nel 1887 gli chiese di creare
un uovo di Pasqua d’oro con… sorpresa.
Il risultato fu così affascinante che da allora ogni anno,
fino alla rivoluzione d’ottobre, lo zar gli commissionò
2 uova all’anno.
La lavorazione era così complessa e minuziosa
che per ciascun uovo necessitava moltissimo tempo.
Inutile dire che la sua gioielleria divenne
la più famosa di Russia… e che i suoi gioielli
vinsero premi internazionali
Con la rivoluzione sovietica, però,
fu costretto a fuggire all’estero con il figlio Eugéne.
Visse in diversi paesi europei
ma alla fine si stabilì col figlio in Svizzera,
a Losanna, dove morì…
LA NASCITA DELLE MITICHE UOVA
Ma ecco come iniziò, in particolare,
la bella storia delle Uova Matrioska d’oro…
Il primo uovo matrioska
Il primo uovo conteneva un tuorlo tutto d’oro, contenente a sua volta una gallinella d’oro e smalti, con gli occhi di pietre rubino che racchiudeva a sua volta una copia in miniatura
della corona imperiale russa, che ancora a sua volta aveva al suo interno