alle operazioni… alle cure… fino alle ultimissime notizie…
L’UOMO ALBERO
– STORIA VIDEO E NEWS –
LA SCOPERTA E LE PRIME INFORMAZIONI SUL CASO
Indonesia – Ecco l’uomo albero.
Sulla pelle cresce la corteccia.
Mercoledí 21.11.2007 13:49
Ha il corpo ricoperto di una “corteccia” simile a quella degli alberi, e delle specie di rami al posto delle mani.
Un indonesiano di 35 anni ora si è affidato alla speranza offertagli da un dottore americano. Perché lo aiuti a ricostruire la sua vita famigliare.
Licenziato dal lavoro e abbandonato dalla moglie, Dede non è stato in grado di incontrare i suoi figli Entang e Utis, che oggi hanno 16 e 18 anni. Sono cresciuti lontano dal padre in un altro posto del villaggetto, a sud di Giacarta, in cui abita.
Solo una cura potrebbe ridargli una vita normale, ma il governo di Giakarta impedisce il viaggio negli Usa, come ha rivelato il dottor Anthony Gaspari che ha realizzato il servizio per Discovery Channel.
Del resto, siccome la condizione medica di Dede è ritenuta pericolosa per la sua sopravvivenza, si è licenziato e spera di non perdere la gioia di essere papà.
Il dottor Gaspari ha dichiarato: una cura di vitamina A sintetica dovrebbe riuscire a trasformare la vita di Dede.
Gaspari, dopo aver analizzato il sangue dell’uomo, ha dichiarato che questa malattia è causata dalPapilloma Virus, una infezione comune che di solito causa lo sviluppo di piccole escrescenze sulla pelle di chi ne soffre.
Il problema di Dede è che ha un raro difetto genetico che blocca il suo sistema immunitario, rendendo il suo corpo incapace di contenere le escrescenze. Per cui il virus ha colpito le sue cellule della pelle, ordinando quindi la crescita improvvisa della sostanza che ha causato la crescita della corteccia su mani e piedi.
L’INCREDIBILE VIDEO
LE SUCCESSIVE NEWS MEDICHE
Così di lui avevamo parlato qualche anno fa…
quando venimmo a conoscenza di questo eccezionale caso…
ma ecco notizie sugli interventi sanitari a cui è stato poi sottoposto…
Indonesia, operato “uomo albero”.
Intervento sulla sua pelle a corteccia
I medici dell’ospedale di Bandung, sull’isola di Giava, che hanno operato Dede hanno detto di aver asportato 1,4 chili di “escrescenze grigie” deturpanti da mani, collo e torace. “Non esiste alcuna cura al suo male e dobbiamo operarlo ogni tre-quattro mesi per impedire alle escrescenze di ingrossarsi troppo”, racconta il dottor Rachmatdinata.
Se non fosse per la pelle a corteccia, spiega il medico, Dede “sarebbe in buona salute, migliorata ancora da quando ha smesso di fumare”.
L’intervento, eseguito da un’equipe di sette medici, è durato circa quattro ore. L’ultima, l’ottava, era stata eseguita lo scorso agosto.
Dede, divenuto celebre da un documentario di “Discovery Channel”, vive in un villaggio nell’est di Giava.
Sulla sua malattia, rarissima, è stata azzardata una diagnosi da un dermatologo dell’università del Maryland, Stati Uniti, secondo il quale l’uomo albero è affetto da una combinazione fra la variante umana del papillomavirus (Hpv) e un’anomalia genetica che impedisce all’organismo di combattere l’infezione.
LE ULTIME NOTIZIE IN QUESTO VIDEO DEL 2012
Di lui s'erano perse le tracce ma, nonostante cirdolassero nel web notizie poco rassicuranti, eccolo invece in questo video recentissimo in cui appare in buona salute…
Fonti varie web – Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
ed a tutti coloro che si sono battuti perché esistesse
un giorno dedicato alla dignità del lavoro.
Ed un altro bisogna rivolgerlo a tutti quelli che lavorando
perdono la vita o si feriscono gravemente
Ed infine, a tutti coloro che
cercano davvero un lavoro senza però riuscirci
con la speranza che questa difficoltà possa presto ridursi per tutti
nonostante l’attuale tremenda situazione.
Ma veniamo a questa storica e suggestiva tradizione,
diffusa in varie parti d’Europa,
di regalare il 1° maggio dei mughetti alle signore.
IL MUGHETTO
LEGGENDA… STORIA E…1° MAGGIO
a cura di Tony Kospan
LA LEGGENDA DEL MUGHETTO
Il Mughetto è considerato sinonimo di felicità che ritorna e di portafortuna.
Secondo la leggenda San Leonardo dovette combattere contro il demonio con le sembianze del diavolo.
Egli vinse, ma il combattimento fu difficile e le gocce del suo sangue sul terreno si trasformarono in bianchi campanellini.
In Francia durante la festa del primo maggio si offre mughetto per buon augurio.
LA STORIA DEL “LEGAME”
TRA IL MUGHETTO
ED IL 1° GIORNO DI MAGGIO
Il primo maggio del 1561, Carlo IX introdusse la tradizione d’offrire un rametto di mughetto come porta fortuna.
Tradizione ancora più antica… e del tutto pagana… era poi il celebrare l’arrivo della primavera offrendo tre rami di mughetto alla persona amata, agli amici, ed alle donne come segno d’amicizia.
Nei tempi antichi poi questa era la data in cui i naviganti uscivano in mare.
Per i Celtici, il 1° maggio era poi l’inizio della prima metà del loro anno.
Nel Medio Evo col 1° maggio iniziava il mese dei fidanzamenti.
Nel Rinascimento, il mughetto era un amuleto portafortuna associato alla celebrazione del Primo giorno di Maggio.
Tenere in grande considerazione il primo giorno di Maggio dunque risale ad ancor prima che diventasse la festa del lavoro e dei lavoratori.
IL MUGHETTO IL 1° MAGGIO
E LA FESTA DEL LAVORO
Dal 1889 infine il 1° maggio è stato universalmente conosciuto come il Giorno della Festa del Lavoro.
Il primo maggio del 1895, al cantante Mayol fu presentato un mughetto dalla sua amica Jenny Cook, e quella sera lo mise all’occhiello al posto della tradizionale camelia.
Nel 1900, il primo maggio, il capo delle sartine offrì ai suoi clienti e lavoratori dei mughetti.
Da allora la tradizione di associare mughetto, 1° maggio e Festa del Lavoro si è estesa in diversi paesi occidentali… ma resta diffusissima soprattutto in Francia… e nei paesi francofoni.
PERCHE’ IL MUGHETTO?
Perché è sinonimo di ritorno della felicità e di portafortuna.
Trasmette un messaggio d’amore perché fiorisce all’inizio della primavera e l’atto di cercarlo nelle foreste ombreggiate è un’opportunità per le prime passeggiate dell’anno per i boschi ed all’aperto.
Ha un profumo così delizioso che è anche usato per creare profumi.
Ci sono poesie che, non so per quale misterioso motivo, ti prendono… ti sorprendono… ti colpiscono al cuore e ti fanno venir la voglia di conoscerne l'autore.
Proprio questo mi è capitato leggendo la poesia “Scrivo perché” postata in “Psiche e Sogno” dall'amica Giovanna Martignago.
Qui è dipinta da Philip De Laszlo
ANNA DE NOAILLES
– LA POETESSA DEI GIARDINI –
a cura di Tony Kospan
Questa poetessa e romanziera parigina vissuta a cavallo tra il 19° e 20° secolo
ha un posto non secondario nella letteratura francese.
Conosciamola un po'…
Anna-Élisabeth de Noailles (Parigi 15.11.1876 – Parigi 30.4.1933)
BREVE BIOGRAFIA
La contessa Anna de Noailles nasce a Parigi in una nobile famiglia rumena molto in vista e molto introdotta negli ambienti dell'alta società.
A 21 anni sposa un rampollo del duca de Noailles dal quale avrà un unico figlio.
A partire dal 1900 il suo salotto culturale inizia ad esser frequentato dall'élite intellettuale ed artistica della capitale francese
soprattutto grazie al suo fascino ed al suo charme.
Parigi a fine '800
Nel 1901 pubblica il suo primo libro di poesie “Il cuore infinito“ che ebbe immediato e grande successo.
L'innata classe, la grande cultura ed il suo estro resero il suo salotto uno dei ritrovi culturali
più famosi dell'epoca contando tra gli ospiti personaggi del calibro
di Edmond Rostand, Colette, Jean Cocteau, Mauriac,
Maurice Barrés, Marcel Proust, Paul Valéry etc.
tutti innamorati delle sue poesie.
Qui è dipinta da Jean Louis Forain
Si narra che avesse il portamento di una principessa greca,
che fosse molto volubile e che, come Proust,
riceveva coloro che l'andavano a trovare… stando a letto.
Dai numerosi dipinti in cui fu ritratta appare evidente il suo fascino orientaleggiante.
Ebbe per le sue opere (poesie e romanzi)
numerosi premi e riconoscimenti.
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In particolare fu nominata Commendatore della Legion d'onore e L'Académie Française creò in suo onore il Premio Anna de Noailles per dare risalto a donne che avessero brillato come letterate.
Morì nel 1933.
LA POETICA
La sua attività di poetessa e scrittrice iniziò molto presto.
Fin dalle sue prime opere rivela la sua aderenza
ai temi del Parnassianesimo che, in opposizione al romanticismo,
esaltava la bellezza e l'impersonalità.
Victor Hugo
Ma il suo faro appare esser soprattutto il grande Victor Hugo, di cui da molti è considerata l'erede al femminile, essendo chiara la vicinanza ai suoi temi ed al suo stile…
anche se lei poi se ne distaccò accentuando i temi naturalistici.
Infine già la sua prima pubblicazione
rivela un'anima dolce e malinconica insieme al suo amore per la vita e per la natura.
Penso che, leggendo alcune sue poesie,
ancor meglio possiamo comprendere il suo mondo poetico .
Le prime 2 parlano d'amore, le 2 successive ci mostrano il suo affetto per la natura e con le ultime 2 lei ci svela quale sia il suo rapporto con lo scrivere e con i lettori.
A mio parere… son tutte belle…
ciascuna a suo modo.
Leggiamole.
ALCUNE SUE POESIE
STAVO ZITTA
Stavo zitta, avevo fatto voto di non rimproverarti mai il tuo spirito squadrato, vuoto, negato a ogni slancio, a ogni sfogo; ma questa sera che il cielo d'autunno sfoglia un sole struggente, lascia che la mia voce si abbandoni a tradire i segreti del sangue: – Lo sai tu, caro cuore senza dolcezza, cara anima insensibile e ostinata, in questo giorno che io ti confesso la mia nativa e fiera tristezza, quante volte mi sono ammazzata?
SE QUALCUNO TI PIACE
Se qualcuno ti piace, non lottare, abborda il volto nuovo dove a posarsi è andato il sole dei tuoi occhi ingenui; qualsiasi cosa ti attragga, il mio dolore te l'accorda. – Ed io, da lungi, il cuore sostenuto dal tuo, mescolando al tuo piacere la mia misericordia, ti benedirò la fronte poggiata su nude braccia, la fronte pugnalata che più distesa diventa, e i baci setosi che sognano e mordono …
– Non mi lamenterò, perché li ho conosciuti.
LA CALDA CANZONE
La chitarra amorosa e la canzone ardente piangono di voluttà, languore e forza sotto l'albero dove il sole indora l'erba e la corteccia, e davanti al muretto caldo della casa.
Come fiori che vibrano sullo stelo, tremolanti i desideri dondolano al vento, e l'anima, che si mette a sospirare e sognare, sembra che muoia di speranza, attesa e vertigini.
– Ah! Che svenimento d'azzurro morbido e chiaro! Respira bene, cuore mio, in questa calda esplosione, la musica che fa il vivace canto delle cicale, e la canzone che vola come il polline per l'aria… (traduz. t.k.)
LA VITA PROFONDA
Essere nella natura come albero umano, dispiegare i propri desideri come fitto fogliame, e sentire, dalla pacifica notte e dalla burrasca, la linfa universale affluire nelle mani. Vivere, avere i raggi del sole in viso, bere il sale ardente della salsedine e delle lacrime e gustare intensamente la gioia e il dolore che creano un vapore umano nello spazio. Sentire nel proprio cuore l’aria, il fuoco e il sangue vivi turbinare come fa il vento sulla terra; – elevarsi al reale e chinarsi al mistero, essere il giorno che sale e l’ombra che discende. Come la sera imporpora il colore della ciliegia, lasciar colare dal cuore vermiglio la fiamma e l’acqua, e come l’alba luminosa appoggiata al colle avere l’anima che sogna, seduta al confine del mondo…
OFFERTA
I miei libri, io li ho fatti per voi, giovani amici, e vi ho lasciato dentro, come fanno i bambini che mordono le mele, il segno dei denti. Ho lasciato le mani sulla pagina stese, e, la testa in avanti, ho pianto, come piange nel mezzo del viale un temporale estenuante. Vi lascio, nell'ombra amara del mio libro, la fronte e lo sguardo, e l'anima sempre che arde e ubriaca: lì vi andranno le mani. Vi lascio il chiaro sole del mio viso, i suoi milioni di raggi, e il mio cuore debole, che ebbe tanto coraggio per i suoi desideri. Vi lascio questo cuore e tutta la sua storia, la sua dolcezza di lino, e l'alba del mio viso, e la notte blu e nera che mi riempie i capelli. Vedete come a voi, in un misero vestito, è venuto il mio Destino. I più poveri viandanti, sulle più tristi sabbie, non hanno così nudi i piedi. – E vi lascio, col fogliame e le sue rose, il giardino caldo brillante che vi dicevo sempre; – e la mia pena immotivata che non è mai finita…
SCRIVO PERCHE'
Scrivo perché il giorno in cui non vivrò più si sappia quanto l’aria – e il piacere – mi piacquero, perché il mio libro sveli alla folla futura come ho amato la vita e la felice natura…. Attenta alle opere del campo e della casa, annotai ogni giorno la forma delle stagioni, perché l’acqua, la terra e la fiamma nascente solo nella mia anima fossero tanto belle. Ho scritto quel che ho visto e quello che ho sentito di un cuore, per cui il vero non fu mai troppo audace. L’ardore che ho provato fu l’amore ad impormelo perché io – dopo la morte – possa essere riamata: perché quel giorno un giovane, leggendo quanto scrissi senta per me il suo cuore commuoversi turbato, e, dopo aver obliato le dilette del giorno, m’accolga nel suo cuore, preferendomi a loro.
La nascita di Internet da noi avvenne in totale silenzio
anche a causa dell’enorme effetto mediatico del tremendo disastro di Chernobyl di quei giorni.
Era il 30 aprile del 1986
quando partì il segnale da un Istituto del CNR di Pisa, il CNUCE, che, passando per un cavo telefonico dell’allora SIP e poi per la stazione di Italcable di Frascati, giunse al centro Telespazio di Fucino (Abruzzo) da dove fu “sparato” verso il satellite INTELSAT IV e da qui dirottato
alla stazione satellitare di Roaring Creek in Pennsylvania.
Da noi, come dicevo su, non se ne accorse proprio nessuno eppure in quel momento l’Italia
si poneva ai primi posti nel mondo in questo campo.
Fu in verità emesso anche un Comunicato Ufficiale qualche giorno dopo che però non fu preso in gran considerazione da nessun giornale.
Luciano Lenzini con al suo fianco, a sinistra, Bob Kahn e Vinton Cerf «padri» di Internet
In verità nemmeno gli autori dell’evento ne capirono l’enorme portata dato che non si fecero neanche una foto né brindarono insieme in quanto il direttore del CNUCE, Stefano Trumpy (noto per il lancio del primo satellite italiano SIRIO) quel giorno non era in ufficio e Luciano Lenzini, vero mago delle reti, che era poi quello che più si era impegnato per la realizzazione era sì in ufficio ma impegnato in altre cose.
In verità il tutto nasceva qualche mese prima grazie al regalo di un “Computerone“,
il Butterfly Gateway, fattoci dagli americani per consentirci di unirci alla rete creata dalle Università americane per scambiarsi dati… informazioni etc. utilizzando un protocollo progettato da Vint Cerf e Bob Kahn nel 1973 che poi in breve avrebbe collegato tutto il mondo e che oggi conosciamo come… INTERNET.
Quel regalo però non fu casuale
ma nacque da una richiesta del Lenzini agli americani in quanto lui… mago delle reti.. in viaggio a Boston fu “folgorato” dalla constatazione che quel sistema di connessione delle Università USA funzionasse bene indipendentemente dai mezzi e dalla rete utilizzati.
Dunque quel giorno alle 6 del pomeriggio Antonio Blasco Bonito
il mago dei computer che aveva preso in consegna il “computerone” scrisse “PING” e una persona dall’America rispose “OK“
qualche secondo dopo.
L’Italia entrava così nell’era di Internet… che oggi vede connessi nel mondo oltre 3 miliardi di persone tra cui… noi stessi.