Una giovane donna ha appena saputo di avere una malattia terribile e che le restano solo tre mesi di vita.
Chiama il parroco per le sue ultime volontà.
Sceglie gli abiti che indosserà, la musica, le parole e le canzoni.
Quando il parroco sta per andarsene lo trattiene per un braccio.
– “C’è un’altra cosa …”
– “Dica”
– “Questo è importante. Voglio che mi si sotterrino con una forchetta nella mano destra!”
Il parroco è molto sorpreso…
– “La cosa la meraviglia, vero?”
– “Per essere sincero sono piuttosto perplesso dalla sua richiesta”
– “Dunque! Mia nonna mi ha raccontato questa storia ed io ho sempre provato a trasmettere questo messaggio a tutti quelli che amo ed hanno bisogno di incoraggiamento.
” In tutti i miei anni di partecipazione ad eventi sociali e pranzi ricordo che sempre c’era qualcuno che piegandosi verso di me diceva – tenga la sua forchetta! – ed era il momento che preferivo perché sapevo che qualcosa di meglio sarebbe arrivato, come una torta, una mousse al cioccolato od una torta di mele. Qualcosa di meraviglioso e di sostanza.”
Quando la gente mi vedrà nella cassa da morto con una forchetta nella mano, voglio che si chiedano:
– Perché quella forchetta? – ed allora lei potrà rispondere:
– Tenete sempre la vostra forchetta perché il meglio deve ancora arrivare! -”
Il parroco, con le lacrime agli occhi, stringe forte la giovane donna per darle l’arrivederci.
Sa che non la rivedrà mai più viva.
E sa che quella donna aveva un’idea del paradiso molto migliore sia della sua che di tanta altra gente.
Lei SAPEVA che qualcosa di meglio sarebbe successo.
Ai funerali la gente sfilava davanti alla cassa della giovane donna e vedevano sia il suo bel vestito che la forchetta nella mano destra.
Tutt’a un tratto il parroco sentì l’attesa domanda:
– “Perché la forchetta?” e sorrise.
Durante la predica, il parroco raccontò la conversazione avuta con la giovane donna alla vigilia della sua morte e raccontò loro la storia della forchetta dicendo che non riusciva a smettere di pensarci e che da allora in poi anche loro, ogni volta che avessero avuto nella mano una forchetta, avrebbero dovuto permetterle di ricordar loro che il meglio doveva ancora avvenire.
Perché la cittadina dell'Etiopia presenta undici chiese rupestri non costruite bensì scolpite interamente da un unico blocco di granito ed il cui tetto è situato al livello del suolo.
LA STORIA
La cittadina anticamente si chiamava Roha.
Cambiò il nome nel 12 ° secolo quando il Re Lalibela volle che si scolpissero queste chiese straordinarie e pertanto la città prese il nome di chi volle creare queste incredibili architetture.
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Narra la leggenda che il Re, da bambino, andò in coma per un tentativo di avvelenamento per cui una volta salvatosi decise di creare un grande complesso religioso.
Il Re però non volle copiare alcun tipo di chiesa precedente bensì creare solo costruzioni completamente diverse dalle altre… assolutamente uniche.
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Per realizzare ciascuna chiesa il lavoro consisteva prima nell'isolare un enorme pezzo di roccia, scavandovi tutto intorno, e poi passare ad un enorme lavoro di scalpello e martello per creare e cesellare gli interni.
La chiesa più grande è alta 40 mt.
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Un'altra leggenda vuole che di notte l'immane lavoro fosse continuato dagli angeli per aiutare gli esausti operai.
Una delle chiese contiene un pilastro in cui sono nascosti i segreti ed i progetti di costruzione visibili solo dai sacerdoti.
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Il desiderio del Re era anche quello di creare una Nuova Gerusalemme per evitare ai sudditi il lungo pellegrinaggio in Terra Santa e di costruire una nuova Città sacra che potesse competere con la famosa Axum che nasconde o nasconderebbe la vera ed originale Arca dell'Alleanza.
Lo stile delle decorazioni è di tipo bizantino.
Il risultato come possiamo vedere da queste immagini è stupefacente.