Jean-Paul Avisse
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Archivio per 16 marzo 2019
Buon sabato sera in poesia “Ti vidi piangere” G. Byron – arte.. Avisse – canzone “La mia storia” G. Grignani Leave a comment
In alcune specie animali le femmine mangiano.. i maschi! Ecco la possibile spiegazione. 1 comment
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Le possibili spiegazioni di un istinto singolare.
L'amore mette… appetito!
Perché in alcune specie le femmine mangiano i loro maschi?
Una carrellata sulle teorie più accreditate sul cannibalismo sessuale.
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STATI UNITI – «Ti mangerei di baci!», oppure, ti mangerei tutto!»: non è insolito che chi si vuol bene si scambi questo genere di effusioni, rivelatrici – si dice – di un desiderio di possesso totale dell'altra persona, di un amore talmente appassionato (quello tra innamorati, ma anche quello tra madre e figlio) che l'unico modo per appagare tale pulsione sarebbe quello di far entrare l'amato (o l'amata) dentro di sé, attraverso la bocca, appunto. C'è chi pensa si tratti di un primitivo istinto cannibale residuo, lasciatoci in eredità dai primi essere umani, e Freud probabilmente ricondurrebbe questi atteggiamenti al rapporto tra la madre e il suo bambino, alla cosiddetta «fase orale» in cui il piccolo succhia il seno della mamma. Nel mondo animale, però, le cose stanno forse un po' diversamente, e gli scienziati sono da sempre affascinati e incuriositi dalle forme di cannibalismo vero e proprio che caratterizzano certe specie.
AMORE E MORTE – Si pensi, per esempio, al triste rituale d’amore tra la mantide religiosa e il suo compagno: quando arriva la stagione dei corteggiamenti il maschio si fa bello per farsi notare dalla femmina, e quando riesce finalmente ad avvicinarla le sale sul dorso e comincia così l’accoppiamento. Ma, prima ancora che tutto finisca, la vera «serial killer» del regno animale decapita lo sfortunato compagno, dopodiché lo divora, avanzando solo le ali. Elegante e spietata, nell’antichità la mantide era per questo considerata portatrice di cattiva sorte e disgrazie. Ma per alcuni studiosi si tratta semplicemente di un insetto carnivoro, talmente vorace da non saper resistere a uno spuntino dopo l’amore: proprio l’eccessiva voracità femminile sarebbe infatti alla base di alcune forme di cannibalismo sessuale che caratterizzano, tra l’altro, anche certe specie di ragni e di insetti. Un’altra corrente di pensiero chiama invece in causa l’istinto di preservazione della specie: secondo questa teoria, l’aggressività – spesso fatale – delle femmine nei confronti dei maschi avrebbe lo scopo di selezionare il padre migliore (il più forte) per i propri figli.
VARIE TEORIE – Entrambe le teorie potrebbero essere giuste, e – come ha spiegato il professor Mark Elgar della University of Melbourne – ci sono molte altre spiegazioni al cannibalismo sessuale tra gli animali. Si pensa ad esempio che in alcuni casi il maschio si sacrifichi proprio per i propri pargoli: il suo corpo serve da nutrimento per la madre, che potrà così mettere al mondo i suoi piccoli, assicurando quindi continuità al patrimonio genetico del padre. E sempre la salvaguardia del proprio gene fa sì che il maschio di una particolare specie di ragno muoia subito dopo l’accoppiamento, lasciando però il proprio organo sessuale all’interno di quello della femmina, impedendo così che altri maschi possano deporre il proprio seme dentro di lei. In altri casi, invece, è assai probabile che la femmina uccida il compagno semplicemente perché lo scambia per una preda qualsiasi. Per errore, insomma, mica per cattiveria…
![]() Alessandra Carboni – corriere.it – impaginazione dell'Orso
Mantide religiosa A mio avviso c'è solo una cosa certa… ed è che da milioni di anni le Mantidi religiose si comportano così e quindi questa è stata una strategia vincente per la loro specie anche se… ahimé… sempre mortale per il maschio…
![]() CIAO DA TONY KOSPAN
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“VECCHIO FRACK” – Ecco chi era il vero principe della mitica canzone di Modugno e.. riascoltiamola! Leave a comment






VECCHIO FRACK
Domenico Modugno
E' giunta mezzanotte si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè
le strade son deserte, deserte e silenziose
un'ultima carrozza cigolando se ne va
il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo dorme tutta la città
solo va un vecchio frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Si avvicina lentamente con incedere elegante
ha l'aspetto trasognato malinconico ed assente
non si sa da dove viene nè dove va
di chi mai sarà quel vecchio frack?
bonne nuit, bonne nuit bonne nuit
bonne nuit buonanotte
va dicendo ad ogni cosa ai fanali illuminati
ad un gatto innamorato che randagio se ne va
E' giunta ormai l'aurora si spengono i fanali
si sveglia a poco a poco tutta quanta la città
la luna si è incantata, sorpresa e impallidita
pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso
e nella luce bianca galleggiando se ne van
un cilindro, un fiore, un frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare
verso il mare se ne va
di chi sarà, di chi sarà quel vechio frack
adieu adieu adieu adieu vecchio mondo
ai ricordi del passato ad un sogno mai sognato
ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor.
Constantin Brancusi – Vita.. capolavori e stile di un genio della scultura del ‘900.. anche con 2 video Leave a comment


Nel 1906 espone al Salon de la Société nationale des Beaux Arts e al Salon d’Automne.

Nello stesso periodo comincia a interessarsi alla scultura negra.
Tra il 1907 e il 1908 realizza Il bacio.
La scultura è il primo segnale di una svolta antinaturalistica, tesa alla progressiva stilizzazione delle forme. La stessa ricerca lo porterà, negli anni successivi, a concentrarsi su alcuni temi privilegiati: Teste, Maiastre, Uccelli nello spazio, Pesci.
Intorno al 1908 Brancusi conosce Henri Matisse, Amedeo Modigliani, Henri Rousseau e Fernand Léger.
Il bacio – 1907
Due anni dopo diventa amico di Duchamp, che si incarica di promuovere la sua opera negli Stati Uniti.
Mantiene sempre stretti legami con la Romania, dove effettua frequenti viaggi. Ogni anno espone a Bucarest.
Nel 1912 espone al Salon des artistes Indépendants e vince il Primo premio al Salone di Bucarest.
Nel 1913 partecipa all’Armory Show di New York con 5 sculture. Nel 1914 espone alla Galleria 219 di Alfred Stieglitz, sulla Quinta Strada di New York.
M.me Brancusi
Tra il 1914 e il 1918 si dedica alla scultura in legno, realizzando opere di ispirazione primitivista.
Nel 1918 scolpisce la prima Colonna senza fine, omaggio all’arte popolare rumena e alle figure totemiche primitive.
Sempre più attratto dalle forme pure, studia l’arte egizia, cicladica e messicana.
(DA ARTDREAMGUIDE)

Nel tessuto dell’arte il suo lavoro si erge in modo autonomo e autorevole per l’originalità e il rigore dello stile, teso alla definizione di una forma essenziale.
La critica ha avuto sempre difficoltà a collocare la figura di Brancusi in un movimento ben determinato.
Oggi, insieme a colleghi-amici come Chagall e Modigliani, viene solitamente incasellato nella cosiddetta
“École de Paris”.

E' chiaramente una scelta alquanto neutrale, più che altro di comodo.
Ma serve comunque a sottolineare alcuni aspetti della figura di Brancusi:
– la sua indifferenza nei confronti dei grandi movimenti d’avanguardia,
– il sostanziale isolamento della sua ricerca,
– l’importanza dei risultati da lui raggiunti e del suo posto nel clima vitale e cosmopolita della Parigi di inizio secolo.
L’attività di Brancusi si è espressa soprattutto in scultura.
In questo campo i suoi sforzi si sono indirizzati verso un costante processo di semplificazione della forma.
Ricercare un forma essenziale che consentisse di sprigionare la tensione e l’energia della materia.
Leda
La maturazione delle sue idee e del suo stile così personale avviene in un momento cruciale della storia dell’arte.
Brancusi vive a Parigi, crocevia di innumerevoli apporti culturali. Trae spunto dall’incontro con la “scultura negra” e la scultura cicladica. Vive a contatto di tanti altri coetanei: Modigliani, Leger, etc.
Colonna senza fine
In questo contesto Brancusi si rivolge a generi scultorei semplici: la testa, la stele, la cariatide.
Lavora con forme solide elementari: l’uovo, la sfera, il cubo i solidi trapezoidali.
Sperimenta l’interazione di queste forme con vari tipi di materiali, grezzi e lucidati: pietra, legno, bronzo, ottone, marmo.
Ma la sperimentazione tocca anche aspetti più complessi, come la combinazione di elementi diversi, o la moltiplicazione di una forma modulare.
Da cui, ad esempio, la sovrapposizione di una forma principale ad un’altra, che funge da suo basamento.
Oppure lo sviluppo di opere modulari, come nel caso della Colonna senza fine.
Il suo studio di Parigi
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FONTI VARI SITI WEB – COORDINAM. E IMPAGIN. T.K.
Tony Kospan
MARCELLINO PANE E VINO – Ricordiamo il film cult degli anni ’50 e.. Pablito (il bambino).. anche con video! Leave a comment





