FERNANDO PESSOA…
POETA DEL SOGNO E DELL'INTROSPEZIONE
Lisbona 13.6.1888 – Lisbona 30.11.1935
BREVE BIOGRAFIA
Fernando António Nogueira Pessoa nasce a a Lisbona il 13 giugno del 1888 ma all’età di 5 anni va a vivere con la madre a Città del Capo in Sudafrica…
Impara così benissimo l’inglese e scriverà poesie ed altre opere anche in questa lingua.
Nel 1905 torna a Lisbona dove lavorò tutta la vita come “corrispondente commerciale”.
Svolse da giovane un’intensa attività nei circoli culturali portoghesi e fondò e diresse diverse riviste letterarie.
Viene considerato il creatore della corrente “modernista ” portoghese.
Dedicò molti suoi studi all’esoterismo ed alle concezioni mistiche orientali condividendo anche le teorie sulla reincarnazione.
Per comprendere la complessità del suo pensiero basti pensare che nelle sue opere si firma con 3 nomi diversi… ma non per gioco…
Ogni firma… Alberto Caerio, Alvaro de Campos e Ricardo Reis rappresenta davvero una visione diversa della vita rispetto alle altre 2…
La personalità di Alvaro de Campos è quella vicina alle teorie futuriste… ma ciascuno dei tre “eteronimi” meriterebbe una singola analisi ed un lungo discorso a sé stante.
La sua “poetica” è ricca di immaginazione, sensibilità e sogni nell’ambito di una personalità certo sottilmente introversa.
Egli è infatti in perenne ricerca di un equilibrio e molti suoi testi lo testimoniano.
Gli viene universalmente riconosciuta una lucida e grande capacità di esplorazione del mondo del dolore umano… cosa questa che gli consente di rimanere sempre attuale.
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Poche delle sue opere, parte in inglese e parte in portoghese, furono pubblicate in vita… e tutte hanno riscosso un grande successo solo dopo la sua morte… che avvenne il 30 novembre 1935.
Diversi scrittori e critici letterari (in particolare il premio nobel Octavio Paz) affermano che la sua vita, per nulla eccezionale, fa da incredibile contrasto all'eccezionalità delle sue opere
Personalmente lo ritengo uno dei grandissimi…

ALCUNI MITICI AFORISMI
Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d'essere niente.
A parte ciò,
ho in me tutti i sogni del mondo.
E se tutti noi fossimo sogni che qualcuno sogna,
pensieri che qualcuno pensa?
Ripassa domani, realtà!
Basta per oggi, signori!
La mia anima è una misteriosa orchestra;
non so quali strumenti suoni e strida dentro di me:
corde e arpe, timpani e tamburi.
Mi conosco come una sinfonia.
Amo come l'amore ama.
Non conosco altra ragione di amarti che amarti.
Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo,
se ciò che ti voglio dire è che ti amo?
NULLA
Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l’avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l’amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall’alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.
E’ L’AMORE CHE E’ ESSENZIALE
E’ l’amore che è essenziale.
Il sesso è solo un accidente.
Può essere uguale
o differente.
L’uomo non è un animale
è una carne intelligente,
anche se a volte malata.

CONTEMPLO
Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull’acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?
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LA POESIA
Nella mia mente è sopita una poesia
che esprimerà la mia anima intera.
La sento vaga come il suono e il vento
eppure scolpita in piena chiarezza.
Non ha strofa, né verso né parola.
Non è neppure come la sogno.
E' un mero sentimento, indefinito,
una felice bruma intorno al pensiero.
Giorno e notte nel mio mistero
la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,
e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso
come per librarsi nella sua vaga compiutezza.
So che non sarà mai scritta.
So che non so che cosa sia.
Ma sono contento di sognarla,
e una falsa felicità,
benché falsa, è felicità.
TONY KOSPAN
PER CHI AMA LA POESIA
ED IL SUO MONDO
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Eccezionale, per la sua rarità, il ritrovamento nel fiume Rodano di una ruota di legno intatta di un carro romano.
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Aveva accanto reperti di grande valore: monete d’oro, elementi architettonici, marmi, statue (tra cui uno splendido ritratto di Giulio Cesare), ed una una misteriosa cassa di legno e bronzo.
Eccola

La ruota, di circa 1 mt di diametro, presenta dieci raggi.
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Ci si domanda se sia stata una piena del Rodano a travolgere il carro ed il suo carico prezioso.
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La ruota rappresenta un ulteriore elemento che consente di conoscere la realtà della Gallia Romana del IV secolo.
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Esempio di carro romano
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Ruote di carri con dieci raggi non erano frequenti ma erano già state riscontrate nell’antichità .
Si ricordano quella conservata nel mausoleo di Igel in Germania, quella scolpita su una stele in Panonnie (Austria), quelle visibili nel mosaico di Boscéaz Orbe in Svizzera e sull’altare dedicato a Giove nel lapidario di Avignone.
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Il reperto è poi stato rimosso dal fiume con molta cura e molte difficoltà per non danneggiarlo.
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E’ stato poi prelevato da specialisti del Museo delle Antichità di Arles e del laboratorio Arc-Nucléart a Grenoble per esser poi lì conservato.
Tony Kospan
– Fonti web –
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Una breve, ma molto interessante, analisi di Alberoni
sulla grande creatività scaturente dalla sofferenza causata
dal “Mal d’amore” e su come riprendere il cammino
dopo una delusione sentimentale.
LA POTENZA CREATIVA DEL… MAL D’AMORE
Francesco Alberoni
Quante volte mi hanno domandato:
«Come si fa a guarire di mal d’amore, smettere di soffrire se ti sei innamorato e non vieni ricambiato?».
Per rispondere ricordiamo che noi ci innamoriamo quando, stanchi del nostro attuale modo di essere, vogliamo realizzare altre nostre potenzialità e siamo pronti a ricominciare.
Allora ci innamoriamo di chi ci fa intravedere la nuova futura possibile vita.
Così si accende il processo di «stato nascente» in cui noi trasfiguriamo tanto il mondo che la persona amata.
Sentiamo di avere un’affinità profonda, metafisica, con lei e viviamo il nostro amore come qualcosa che contribuisce all’armonia del mondo, alla perfezione stessa del cosmo.
Perciò se chi amiamo ci dice di no, ci rifiuta, non riusciamo a capire, ci sembra qualcosa di assurdo, ma non sul piano psicologico, sul piano della struttura costitutiva dell’essere.
E’ un assurdo, un vuoto che ci portiamo dentro per anni.
E che può essere riempito definitivamente solo con un altro innamoramento ricambiato.
Ma allora non c’è nulla da fare contro il male d’amore?
No.
No perché, nello – stato nascente – , noi stavamo mutando, e le energie che volevano creare una nuova vita sono bloccate, ma ancora presenti.
Non possiamo realizzare una coppia amorosa, ma possiamo orientarle verso un’altra meta.
La terapia dell’innamoramento frustrato è una nuova attività creativa.
Goethe si era innamorato di Charlotre Buffe, quando la ragazza ha sposato un altro, ha pensato al suicidio.
Però, anziché suicidarsi, ha scritto il romanzo “I dolori del giovane Werther”, in cui un giovane si innamora di una ragazza che (guarda caso) si chiama Charlotte e quando lei sposa un altro, si suicida.
Goethe invece si salva.
Un altro esempio: nel 1883 Nietzsche si innamora di Lou Salomé, vuol sposarla ma lei lo respinge.
E’ sconvolto, fugge, ha degli incubi, è disperato.
Ma non si suicida, scrive di getto, in pochi giorni, un’opera straordinaria:“Così parlò Zarathustra”.
Concludendo, per guarire da un innamoramento deluso, la terapia efficace sta nel continuare il processo di trasformazione già iniziato.
Anzi, nell’accelerare il cambiamento esplorando nuove strade.
Soprattutto impegnandosi in un grande compito che richieda lotta, lavoro, energia e creatività.
Solo così le forze liberate dall’innamoramento possono incanalarsi in un nuovo progetto.
E la nostalgia, il dolore, la rabbia, la volontà di riscatto o di vendetta diventano potenze costruttive.

Testo dal web – Impaginaz. T.K.
LA TUA PAGINA DI PSICHE E SOGNO
CHE PUO’ AIUTARTI A COLORARE LE TUE ORE
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La bambola è certamente
il giocattolo più antico del mondo.

Leon Comerre
PICCOLA STORIA DELLA BAMBOLA

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Immagine antropomorfa, replica più o meno fedele dell’uomo, la bambola inizia la sua vicenda storica nella notte dei tempi e fin dall’antichità non manca di ispirare filosofi e poeti.

Bambola Antico Egitto
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Per Callimaco, ad esempio, nell’”Inno a Cerere”, rappresenta l’emblema della fragilità umana e la vicenda del protagonista consumato dalla fame insaziabile è paragonata a una bambola di cera che si scioglie al sole.
Plutarco, invece, esprime il dolore per la perdita della giovane figlia Timoxena attraverso la contemplazione delle sue bambole, ricordando i giochi della giovinetta e le cure che dedicava loro.

Bambola in terracotta rinvenuta a Pompei
Il gran numero di bambole trovato nelle sepolture di bambine o giovinette, fin dall’epoca preistorica, fa pensare che si trattassero proprio di giocattoli e non di figure di culto, come in un primo tempo si pensava.
Molte dovevano essere fatte di stracci, come le nostre in lenci, altre in terracotta.

Più spesso però erano in legno o avorio, con gli arti snodabili, connessi con filo metallico o perni in osso.
I particolari sono curatissimi, anche nella resa delle dita delle mani e dei piedi, fin nelle unghie.
E inoltre pettinate secondo la moda del tempo. Talvolta vi è anche il corredino della bambola.
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Per le fanciulle greche, poi, il passaggio dalla pubertà all’altare diventava tale con la consacrazione delle bambole ad Artemide: si trattava di un rito che simboleggiava la rinuncia al gioco, quindi all’infanzia e alla verginità, e veniva scandito da cerimonie solenni durante le quali le bambole e i loro corredi, unitamente agli altri giocattoli, venivano offerti alla dea.
Modellate in argilla o costruite in legno con gli arti snodati o in altro modo… le bambole nell’antichità facevano anche parte dei corredi funebri: ne sono state trovate infatti sia accanto a mummie egiziane che nei sarcofagi romani.
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Erano ancora di pezza o di legno nel Medioevo ma nel Rinascimento, con il raffinarsi delle arti, anche le bambole conquistano eleganza e raffinatezza.
Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara e moglie di Ercole I, acquistò e inviò a Milano ad Anna Sforza, fidanzata undicenne di suo figlio Alfonso d’Este, una bambola con tutto il suo corredo contenuto in cassette e forzieri foderati internamente di seta.
Gli abiti erano opera nientemeno che del primo sarto di corte, Tommaso da Napoli, che realizzò per l’occasione vesti in velluto, damasco, taffettà e broccato d’oro, un tessuto che solitamente era riservato alla confezione dell’abito nuziale delle grandi dame.
Anche presso la corte di Francia, nazione destinata poi a diventare capitale del giocattolo, c’erano usanze simili.
Nel 1571 la duchessa Claudia di Lorena ordinò le bambole più eleganti di Parigi per donarle alla figlia, appena nata, della duchessa di Baviera.
Nel fasto delle corti europee seicentesche le bambole, considerate doni eccentrici e oggetti di lusso, continuano a incuriosire soprattutto gli adulti e divennero le protagoniste anche di capricci “regali”.

Jean Etienne Liotard – Ragazza con bambola
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Il futuro Luigi XIII si divertiva così tanto con tali balocchi che ne ricevette in dono una carrozza piena: rigide e imbustate in corsetti steccati, incorniciate da pesanti gorgiere così come dettava la moda del tempo, quelle bambole erano destinate a suggerire i continui balli e ricevimenti che si susseguivano a corte sancendo il connubio tra bambole e moda, l’una ideale messaggera dell’altra.
Nel XVIII secolo la bambola ha ormai acquisito identità e caratteristiche che ne fanno un oggetto del tutto autonomo.
Legata indissolubilmente alla moda, diviene manichino per provare le sontuose toilette, le acconciature e i gioielli in quelle corti ove i dettagli dell’abbigliamento devono essere ben studiati e dosati.

Angelo de Courten – Creatrice di bambole

Bambina dell’epoca vittoriana con bambola
Ma è l’Ottocento il secolo d’oro di queste creature tanto affascinanti.
Passata la Rivoluzione Francese e tramontato l’Ancien Régime, la produzione delle bambole subisce il processo di industrializzazione in perfetta sintonia con le esigenze dei “tempi moderni”.

Friedrich Von Amerling

Bambola in bisquit – 1880
E così vengono impiegati nuovi materiali, quali il biscuit e la porcellana lucida, soprattutto per la realizzazione della testa.
Grazie alla lavorabilità della porcellana, infatti, è possibile raggiungere effetti di grande raffinatezza soprattutto nei particolari della decorazione del volto.

Charles Haigh-Wood
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La finitura con uno strato di vernice lucida steso prima della cottura, infatti, dà ai loro visi quella lucentezza che le caratterizza ancora oggi e che, unitamente al gusto del dettaglio nella scelta di accessori raffinati come gioielli, guanti e cappelli, le rende veri e propri oggetti da collezionare: esse portano con sé tutto il fascino e l’atmosfera magica di un nostalgico passato che sono, in fondo, l’essenza stessa della bambola.
Bambole tipo Lenci
Ma veniamo al ‘900 ed alle bambole tipo Lenci.
Questo genere di bambole prende il nome da una famosa ditta Torinese… ma si diffuse in tutto il mondo.
Essendo costituite soprattutto da stoffe avevano come principale caratteristica il poterle lavare.

Bambole dei primi del ’900
CURIOSITA’ SULLE BAMBOLE
Contese a suon di milioni nelle numerose aste internazionali tra i collezionisti sparsi in tutto il mondo, le bambole, specialmente quelle antiche prodotte tra l’inizio del XIX secolo e i primi anni del XX, sono oggetti misteriosi il cui fascino è tuttora fonte di interminabili e dotte disquisizioni.
Infine è da ricordare che in una stradina della vecchia Napoli esiste un vero e proprio Ospedale per bambole rotte…

LA BAMBOLA OGGI
LA RIVOLUZIONE DI BARBIE
BAMBOLA CULT DEGLI ULTIMI 50 ANNI
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La bambola più venduta al mondo, vera icona di più generazioni di bambine e non, nasceva infatti il 9 marzo del 1959 negli Stati Uniti dalla casa di produzione di giocattoli “Mattel” e da subito fu un successo planetario.
Barbie è diventata il simbolo del glamour, con i suoi accessori sempre alla moda e la possibilità di cambiare look a secondo delle tendenze, immersa nel suo mondo perfetto, sempre sorridente.
Nell’universo “Barbie” è stato sempre presente il fidanzato storico Ken, ma negli ultimi anni è sparito a favore di una immagine più aggressiva, da single… rampante, della bionda.
E come non ricordare i cavalli sempre bellissimi o le “sorelle” di varie razze e colore per cercare di espandere sempre più la bambola in giro per il mondo.
La storia della bambola…
continua… e continuerà… certamente…
finché nel mondo ci saranno bambine…
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CIAO DA TONY KOSPAN
FONTI: VARI SITI WEB – RICERCHE COORDIN. LIBERO ADATTAM. E IMPAGIN. ORSO TONY
IN CASO DI COPIA RIFERIRE ALMENO IN MODO CHIARO DA DOVE IL POST E’ STATO COPIATO!!!!
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Sappiamo tutti che il nostro cervello
è formato da 2 emisferi
ciascuno con specifiche competenze…
e che comunicano tra loro
attraverso il cd. corpo calloso.
Ecco un elenco (ma a grandi linee)
delle competenze dei due emisferi:
Emisfero sinistro
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Emisfero destro
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logica
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istinto
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lingua, parole (parlare, leggere, scrivere)
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disegno, musica, canto, arte, danza
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affronta una cosa alla volta
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integra diversi input contemporaneamente
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elabora le informazioni in maniera lineare
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percepisce e pensa in modo olistico
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compie operazioni in modo sequenziale
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sede dei sogni
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concreto, razionale
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spirituale, sacro, mistico
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calcolo matematico
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interpretazione di forme e volumi
|
dogmi e vecchie regole
|
dà nuove regole
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vecchie soluzioni a nuovi problemi
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nuove soluzioni a vecchi problemi
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comunicazione logica
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comunicazione gestuale, emozionale
|
mette in sequenza, linearità, lista
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visione d’insieme, schemi
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classificazione
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percezione
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ragionamento
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sintesi
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memoria verbale
|
memoria visiva
|
dettagli
|
globale
|
bianco e nero
|
colori
|
spazio 2D
|
spazio 3D
|
metodo
|
intuito
|
nota le differenze
|
nota le somiglianze
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scompone
|
ricompone
|
pone obiettivi
|
più sensibile alle idee positive
|
tempo (prima, dopo)
|
focalizzazione sul presente (qui e ora)
|
orecchio sx (linguaggio, particolari del discorso)
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orecchio sx (musciale, discorso in generale)
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occhio dx (vedere da vicino, mettere a fuoco)
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occhio sx (vedere da lontano, spaziare)
|
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tabella dal web
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In sintesi, ma molto ampia, possiamo dire
che uno è addetto alla razionalità…al metodo…
e l'altro alla fantasia… all'istinto…
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Noi utilizziamo entrambi gli emisferi a turno,
a seconda delle occasioni in cui ci troviamo ad agire…
ma abbiamo anche… naturalmente la tendenza
ad usare uno più dell'altro che pertanto
possiamo definire dominante.
Come possiamo stabilire quale facciamo lavorare di più
e quindi alla fin fine dominare?
Questo test di un può aiutarci a capirlo…
Se ci va raccontiamo
qual è il nostro emisfero dominante…
Ciao
Tony Kospan
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Un racconto, questo, di Jack Folla (Diego Cugia),
che è un vero e proprio omaggio al mondo femminile…
ed alla sua forza d’animo nei momenti difficili…
e non solo…
Questo brano è un vero e proprio “cult”
che non ci si stanca mai di leggere ed ascoltare…
o di rileggere e riascoltare 
Possiamo dunque ora leggerlo con calma
ed anche ascoltarlo poi, se vogliamo, in un magnifico video.
Tony Kospan
DONNE IN RINASCITA
Jack Folla

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre:
“Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato già e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi.
E hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima.
Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere:
“Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
E’ primavera a novembre…
Quando meno te l’aspetti…
Qui giù… il video con voce ed immagini fantastiche…
Ciao da Tony Kospan









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