Dino Campana (Marradi 20 agosto 1885 – Scandicci 1º marzo 1932)
In entrambi i casi il poeta, Dino Campana,
(la cui biografia meriterebbe un post tutto per sé)
emana sensazioni e suggestioni d’amore
immerse nell’incanto della natura, del paesaggio e non solo
che nascondono però anche chiare valenze simboliche.
La poetessa Sibilla Aleramo che ebbe una storia d'amore con Campana
Infine la sensazione è, a mio parere,
ma vorrei conoscere anche il vostro,
di un’atmosfera d’amore
che ondeggia tra il mare ed il vento…
alla ricerca di un equilibrio che nella vita, ahimé,
il poeta trovò raramente e perse poi del tutto…
ancor giovane…
DONNA GENOVESE Dino Campana
Tu mi portasti un po' d’alga marina Nei tuoi capelli, ed un odor di vento, Che è corso di lontano e giunge grave D’ardore, era nel tuo corpo bronzino: – Oh la divina
Semplicità delle tue forme snelle – Non amore.. non spasimo, un fantasma, Un’ombra della necessità che vaga Serena e ineluttabile nell’anima E la discioglie in gioia, in incanto serena Perché per l’infinito lo scirocco Se la possa portare. Come è piccolo il mondo
1-Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2-Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3-La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità
5-Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.
8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poichè abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9-Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore
10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria
11-Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E’ dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo
Boccioni – Visioni simultanee – 1912
IL PADRE DEL FUTURISMO
Filippo Tommaso Marinetti… l’uomo e le idee
Leggiamo ora, per inquadrar il momento socio-culturale della nascita della corrente e la sua principale idea ispiratrice, questo interessante passo trovato nel web sul suo fondatore:
“Marinetti, nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, si forma alla luce della cultura francese di fine Ottocento. Nell’ultimo decennio del secolo è a Parigi, in contatto con il mondo della letteratura; amico di Gustave Kahn (uno dei primi proclamatori del verso libero), Moréas e Samain, tra i maggiori protagonisti di quel filone simbolista decadente, che in Francia resisterà fino all’inizio del Novecento. Nel 1886 Moréas aveva pubblicato il Manifesto del Simbolismo nel supplemento de Le Figaro, dove venivano spiegate le nuove finalità della poesia, che non doveva più essere descrittiva, ma «rivestire l’Idea di una forma sensibile… L’Idea non deve vedersi privata dei sontuosi paramenti delle analogie esteriori». Si cercava un allontanamento dal verismo dei Zola e dei Goncourt; tendenza questa che prevale in un folto gruppo di letterati della fine del secolo, da Huysmans a Mallarmé a Rimbaud, solo per citare i più famosi. Marinetti partecipa, invece, a quella tendenza del primo decennio del Novecento che avvia il simbolismo verso la sua dissoluzione alla ricerca di nuove espressioni; ma pur combattendo si appoggia ancora ai suoi valori. Nel Manifesto del Futurismo, il linguaggio è costellato di metafore, assonanze, immagini che evocano il piacere individuale della sensazione. è lo stesso stile che ritroviamo ancora in un altro testo di Marinetti, Uccidiamo il chiaro di luna dell’aprile 1909: «Noi insegniamo il tuffo nella morte tenebrosa sotto gli occhi bianchi e fissi dell’Ideale… E noi stessi daremo l’esempio abbandonandoci alla furibonda Sarta delle battaglie, che, dopo averci cucita addosso una bella divisa scarlatta, sgargiante al sole, ungerà di fiamme i nostri capelli spazzolati dai proiettili… Così appunto la calura di una sera estiva spalma i campi di uno scivolante fulgore di lucciole. Bisogna che gli uomini elettrizzino ogni giorno i loro nervi ad un orgoglio temerario!… Bisogna che gli uomini giuochino d’un tratto la loro vita, senza spiare i biscazzieri bari e senza controllare l’equilibrio delle roulettes, stando chini sui vasti tappeti verdi della guerra, covati dalla fortunosa lampada del sole. Bisogna — capite? — bisogna che l’anima lanci il corpo in fiamme, come un brulotto, contro il nemico, l’eterno nemico che si dovrebbe inventare se non esistesse!…».
Il racconto, pubblicato nella rivista Poesia, diretta dallo stesso Marinetti, si snoda in una trama che, attraverso simbolismi e allegorie, viene a creare le basi della nuova poetica. Marinetti, nello slancio di liberazione dagli stilemi e dalle trasposizioni simboliste sulle quali si è lungamente formato ed educato negli anni dei suoi studi, ritorna a quel linguaggio come punto di partenza per fondare la nuova estetica della vita moderna e della macchina «adorata e considerata come simbolo, fonte e maestra della nuova sensibilità artistica». Già nel Manifesto de Le Figaro viene designato tutto ciò che rientra nella volontà di distruzione. Musei, biblioteche, «città venerate», accademie fanno da freno e ostacolano ogni nuova creazione o azione nata dalla «bellezza della velocità». Il passatismo, termine opposto a Futurismo, contro il quale inizia la sua battaglia Marinetti, rappresenta tutto quello che è stato prodotto dalla cultura tradizionale, accademica, del passato.”
(WEB – filosofico.net)
Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini
Da quanto letto sopra possiamo dunque ricavar i seguenti aspetti che caratterizzano la corrente..
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– l’amore del pericolo
– l’abitudine all’energia
– il culto per il coraggio e l’audacia
– l’ammirazione per la velocità
– la lotta contro il passato (“noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie“)
– l’esaltazione del movimento aggressivo (” l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno“)
– la guerra (“sola igiene del mondo“).
Ecco come questi concetti erano espressi dallo stesso Marinetti:
«Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani».
Luigi Russolo – 1911
LE MOTIVAZIONI PROFONDE DELLA NASCITA DELLA CORRENTE
La decadente cultura del tardo ottocento, pesante, seriosa e lontana dai contemporanei fermenti sociali ed industriali creava la necessità di uno svecchiamento assoluto.
In verità questa motivazione è identica per tutte le altre avanguardie dell’epoca.
In particolare il futurismo si caratterizzò per l’esaltazione della vitalità, del movimento e della modernità, per l’anticipazione del futuro e per l’incessante ricerca di forme artistiche nuovissime ed originali.
Come dicevo su il Futurismo non si limitò alla pittura ma “invase” tutti i campi dell’arte dalla poesia alla musica… dalla scultura all’architettura etc.. e per ciascuna forma fu redatto un particolare “manifesto“.
Roberto Marcello Baldessari – Forme simultanee, circa 1915
Dunque per conoscerlo un po’ meglio dedicherò un post
a ciascuna delle sue espressioni artistiche più importanti:
Nei secoli scorsi i festeggiamenti per il Carnevale
hanno avuto quale epicentro varie città italiane
ed in particolare Firenze e Venezia
mentre oggi il più noto è quello di Rio.
STORIA DEL CARNEVALE
Le prime notizie sul Carnevale, all’inizio un vero e proprio rito religioso in onore della Dea Iside, risalgono ai tempi degli Egizi.
Inoltre il popolo, mascherato, intonando inni e lodi, accompagnava una sfilata di buoi che venivano sacrificati in onore del dio Nilo.
I Greci poi, in attesa della fine dell’inverno, dedicavano riti festosi al dio del vino Dionisio.
Ma è soprattutto nel variegato mondo delle feste popolari dell’antica Roma, che possiamo ritrovare le origini del nostro carnevale.
I Romani infatti si lasciavano prendere da grandissima euforia durante i Baccanali, festeggiamenti in onore del dio Bacco, che si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano l’uso di maschere tra fiumi di vino e danze.
Famosa era anche la festa di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nell’entusiasmo dei festeggiamenti.
Festa in onore di Bacco
In marzo e dicembre era poi la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre degli dei, che si svolgevano nell’arco di circa sette giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il “Re della Festa”, eletto dal popolo, organizzava i giochi nelle piazze, e dove negli spettacoli i gladiatori intrattenevano il pubblico.
E’ noto il detto romano “semel in anno licet insanire” che si riferiva al fatto che in queste feste erano consentite a tutti follie assolutamente inaccettabili negli altri periodi dell’anno dati i severi costumi dell’antica Roma.
Nel corso degli anni i Saturnali divennero sempre più importanti, all’origine infatti duravano solo tre giorni, poi sette finché, in epoca imperiale, furono portati a quindici.
Ai Saturnali si unirono le Opalia, in onore della dea Ope moglie di Saturno, e le Sigillaria, in onore di Giano e Strenia.
Con il cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero semplicemente come forme divertimento popolare.
Durante il Tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei carnevali delle città.
In quelle sedi il mascherarsi permetteva lo scambio di ruoli, il burlarsi di figure gerarchiche, le caricature di vizi o malcostumi con quelle stesse maschere che sono poi diventate simbolo di città ed indicatrici di debolezze umane.
Nel Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale presero piede anche nelle corti europee ed assunsero pian piano forme sempre più raffinate, legate anche al teatro, alla danza ed alla musica.
La festa di carnevale raggiungerà il massimo splendore nel XVI secolo nelle strade della Firenze di Lorenzo dei Medici ma è presente in tutte le città italiane ed europee.
La festa fiorentina si svolgeva con danze, lunghe sfilate di carri allegorici e costumi sfarzosi e ciò rivela una vera svolta di questa festa, amatissima nella cultura popolare rinascimentale.
Carnevale rinascimentale di Firenze
Con gli attori della Commedia dell’Arte, alla fine del ‘500, alcuni dei tipici personaggi carnevaleschi assumono precise forme e vengono caratterizzati nel linguaggio e nei gesti.
Nascono pertanto “le maschere” che penetrano nella tradizione collettiva e ci accompagnano ancora oggi.
La galleria delle maschere italiane è vasta.
Il Carnevale nel corso dei secoli ha assunto fisionomie e caratteristiche diverse in relazione alle località ed ai periodi storici in cui veniva festeggiato.
A partire dal 700 è certamente quello veneziano il più vivace, elegante ed affascinante.
IL CARNEVALE OGGI
Ancor oggi questa festa continua a rappresentare un importante momento di sospensione della routine e dei problemi quotidiani.
Infatti è una festività celebrata in quasi tutto il mondo con forme caratterizzate dalle culture dei vari popoli.
La sua grande diffusione è paragonabile ad un’altra ben nota festa profana, quella dell’ultimo giorno dell’anno.
Carnevale di Viareggio
Molto noti in particolare sono il Carnevale di Rio de Janeiro e quello di New Orleans mentre in Italia sono molto noti quello di Venezia con le sue mitiche maschere, quello di Viareggio con i suoi carri, quello di Ivrea con la battaglia delle arance e quello di Putignano con il funerale di Re Carnevale.
Carnevale di Putignano
In particolare quello di Venezia è uno dei più antichi dato che si hanno documenti del 1094 in cui si parla delle feste prima della quaresima anche se, come abbiamo detto su, raggiunge il massimo splendore nel ‘700.
I giorni di più intensa baldoria e licenziosità sono il Giovedì, il Sabato e in particolare il Martedì Grasso.
Storicamente infatti sono stati sempre i giorni precedenti alla quaresima ad esser vissuti con consapevole massima trasgressione e con eccessi di ogni genere… in attesa della “liberazione” della Pasqua.
Carnevale di Venezia
Infine un’immagine dell’originale Carnevale di Ivrea
caratterizzato dalla “Battaglia delle arance”.
Carnevale di Ivrea
In conclusione, anche se ai giorni nostri la Quaresima è molto meno dura, il Carnevale mantiene intatto il suo fascino per grandi e (soprattutto) piccoli benché ormai appaia sempre più intriso di consumismo (tra l’altro opportuno vista la crisi).
FONTI: VARI SITI WEB – COORDINAM. ED IMPAGINAZIONE T.K.
che impersona la bellezza e la dolcezza dell'amore,
è stata vista nel tempo dai poeti e dagli artisti in genere.
Claude Theberge
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SAN VALENTINO IN POESIA… ARTE… AFORISMI… CANZONI E NON SOLO a cura di Tony Kospan
Non parlerò qui dell'amore in genere… e cioè di quel sentimento immenso ed universale di cui Dante ci dice che: “L'amor () move il sole e l'altre stelle” (Paradiso XXXIII -145).
Ma parlerò dell'amore romantico… sognante… e quindi di quella “magica corrispondenza d'amorosi sensi“
che vivono gli innamorati…
con aforismi… poesie… dipinti e canzoni.
Dio ci ha concesso una sola via alla vita, ed è l'amore; una sola via alla felicità, ed è l'amore; una sola via alla perfezione ed è ancora l'amore. U.Tarchetti
E' inutile parlare dell'amore, perché l'amore ha una propria voce e parla da sé. P. Coelho
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Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso Roberto Musil
Coloro che vivono d'amore vivono d'eterno. Emile Verhaeren
Nel primo bacio d'amore rivive il paradiso terrestre. Byron
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Quelle che seguono solo le prescelte e come sempre sarà bello leggere le poesie che, sul tema, piacciono a voi.
Sappi amore mio
Charles Edward Perugini – Giovani innamorati
HO SCELTO TE S. Lawrence
Nel silenzio della notte, io ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te. Nell'incanto dell'aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell'arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te.
Il cielo in una stanza
Coby Whitmore
PRESENZA W. Goethe
Tutto è annuncio di te! Appare il sole radioso, e tu dietro a lui, spero. Esci fuori in giardino e sei rosa fra le rose, e sei giglio fra i gigli. Quando nel ballo ti muovi si muovono le stelle, insieme e intorno a te. Notte! E così sarebbe notte! Tu superi lo splendore soave e seducente della luna. Seducente e soave sei tu, e fiori, luna e stelle a te s'inchinano, o sole! Sole, sii anche per me artefice di giorni radiosi! Questa è vita, è eternità.
Kiss Me
Francesco Hayez
SE AVESSI… William Butler Yeats
Se avessi il drappo ricamato del cielo, intessuto dell'oro e dell'argento e della luce, i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte dai mezzi colori dell'alba e del tramonto, stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi: invece, essendo povero, ho soltanto i sogni; e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi; cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
Per me per sempre
Vittorio Corcos
SENZA DI TE John Keats
Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:… la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi: sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere; eppure potei resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore. Ora non ne sono più capace. Sarebbe una pena troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
Questo Piccolo Grande Amore
Carolus Duran – Il bacio – 1868
PER TE Edward Estlin Cummings
Il tuo cuore lo porto con me Lo porto nel mio Non me ne divido mai. Dove vado io, vieni anche tu, mia amata; qualsiasi cosa sia fatta da me, la fai anche tu, mia cara. Non temo il fato perché il mio fato sei tu, mia dolce. Non voglio il mondo, perché il mio, il più bello, il più vero sei tu. Questo è il nostro segreto profondo radice di tutte le radici germoglio di tutti i germogli e cielo dei cieli di un albero chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima spera, e la mente nasconde. Questa è la meraviglia che le stelle separa. Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio.