Archivio per 22 ottobre 2017

Ad Hamoukar forse avvenne la battaglia più antica della storia   Leave a comment

 
 
 
La città della Mesopotamia assediata e distrutta 
da una pioggia di palle d’argilla e di materiale incendiario
 
 
 
 

 

Hamoukar, Siria, 5.500 anni fa 

la battaglia più antica della Storia

 

 

Ma ancora non si sa ancora da chi venne attaccata 

LUIGI BIGNAMI

 

 
 

 

 

 


LA BATTAGLIA PIU’ ANTICA DELLA STORIA

 


Forse fu la prima guerra – o comunque tra le prime – che l’umanità combattè in modo organizzato e che causò la distruzione di una città sotto il “fuoco” di palle di argilla e materiale incendiario.
Le testimonianze di quell’evento sono venute alla luce in Siria, là dove un tempo si estendeva la Mesopotamia.
La città si chiama Hamoukar.
La battaglia che la mise sotto assedio e la distrusse si svolse circa 3.500 anni prima di Cristo.

 

 

Scavi di Hamoukar


 


La scoperta è stata realizzata dall’Oriental Institute dell’Università di Chicago e dal Dipartimento delle Antichità della Siria. 

Hamoukar era un centro dove si costruivano manufatti in ossidiana (una roccia derivata da lave vulcaniche) forse già 4.500 anni prima di Cristo (una delle città più antiche mai costruite dall’umanità) e questo le diede una certa prosperità. 
Si trova nel nord est della Siria a meno di 10 chilometri dal confine con l’Iraq, ma ovviamente a quel tempo questi confini non avevano alcun valore. 

Il lavoro dei ricercatori era quello di capire quale fosse il ruolo delle città di quest’area che fino ad oggi si pensava ricoprissero un posizione periferica rispetto a quelle presenti nel sud dell’Iraq, che erano ancor più antiche e potenti e che alcune si erano riunite in imperi. 

Le ricerche, ancora in corso, hanno dimostrato che anche quelle siriane, invece, avevano un ruolo culturale e spesso anche economico molto importante, tant’è che con esse si era aperto un vero e proprio commercio che a volte aveva portato anche a conflitti di una certa intensità.


 
 Le armi di pietra

 
 

 
Spiega Clemens Reichel dell’Università di Chicago: “Ciò che accadeva nelle città del nord non può essere spiegato come semplice espansione delle culture del sud dell’Iraq, ma che al loro interno si è avuto una propria evoluzione culturale”. 
Le città portate alla luce fino ad oggi, come Tell Brak, Habuba Kabira e la stessa Hamoukar erano molto più grandi e più antiche di quanto ci si aspettava e lo dimostrerebbe anche l’industria dell’ossidiana sorta a Hamoukar. 
Le ricerche in quest’ultima città sono attive dal 1999 e hanno messo in luce che i 160mila metri quadrati che formavano la città erano circondati da mura spesse 3,5 m. Tuttavia la presenza di materiale derivato dalla produzione di ossidiana si estende per oltre 3 milioni di metri quadrati.

 
 

 


 

 

Ora Reichel ha portato alla luce le testimonianze che un giorno la città venne posta sotto assedio e che una vera e propria battaglia fece collassare gli edifici e causò incendi che andarono presto fuori controllo che bruciarono quasi l’intera città. 

Secondo lo studioso, la città venne bersagliata da una vera pioggia di pallottole di argilla compressa di alcuni decimetri di diametro. In un solo edificio, considerato di importanza amministrativa, ne sono stati trovati più di 1.000 e almeno uno era riuscito a perforare le mura composte da fango compresso.



 
 

 

 



Sicuramente vi furono numerosi morti, tant’è che sono state trovate una dozzina di tombe successive alla battaglia al cui interno vennero deposte alcune vittime. 

Fino ad oggi si pensava che la città fosse stata distrutta da un terremoto, ma la scoperta delle “pallottole” sconfessa questa ipotesi.

Ma chi invase la città? Ad oggi il nemico rimane un mistero, anche se Secondo Reichel dato il tipo di armi esso doveva provenire dal Sud.


  


(da repubblica.it – impaginaz. t.k. 

 

 

 

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Le armi di pietra rinvenute




 

Robert Capa – Breve ricordo di un vero mito della fotografia d’arte e di guerra   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

COGLIERE L’ATTIMO

NELLA BATTAGLIA… NEL DOLORE…
NELLA MORTE… NELLA SPERANZA.
 
 
 
 
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RIPRENDERE LA STORIA… VIVERLA… ESSERCI DENTRO
 
 
 
 

Queste appaiono le spinte interiori verso la sua arte fotografica
che però, ahimè, l’hanno poi portato anche a morire
su di un campo di battaglia a soli 41 anni.

 
 
 
 

 

ROBERT CAPA

IL LEGGENDARIO
 
 
ARTE FOTOGRAFICA E STORIA DI GUERRA
a cura di Tony Kospan

 
 
 
 
 
 
 
Robert Capa (Budapest 22.10.1913 – Thai Binh 25.05.1954)
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA

 
 
 
Endre Friedman (il vero nome di Robert Capa) nasce a Budapest il 22 ottobre 1913.
Esiliato dall’Ungheria nel 1931 per aver partecipato ad attività studentesche di sinistra, si trasferisce a Berlino dove si iscrive al corso di giornalismo.
Alla fine dell’anno apprende  che l’attività della sartoria dei genitori va male ed allora un conoscente ungherese lo aiuta allora a trovare un lavoro di fattorino e aiutante di laboratorio presso Dephot, un’importante agenzia fotografica di Berlino.
Il direttore scopre ben presto il suo talento e comincia ad affidargli dei piccoli servizi fotografici.
Ottiene il primo incarico importante in dicembre, quando Guttam lo manda a Copenaghen per fotografare una lezione di Lev Trotzkij agli studenti danesi.
Nel 1933, al momento dell’ascesa al potere di Hitler, fugge però da Berlino, e precisamente subito dopo il drammatico incendio del Reichstag avvenuto il 27 febbraio.
Si reca dunque a Vienna, dove ottiene il permesso di tornare a Budapest, la città natia. Qui trascorre l’estate ma poi per vivere e per seguire il suo istinto errabondo ed irrequieto parte alla volta di Parigi.


 
 
 
Tumulti a Parigi
 
 
 
Nella città francese incontra Gerda Taro, una profuga tedesca, e se ne innamora. In quel periodo, viene inviato in Spagna per una serie di servizi fotogiornalistici su interessamento di Simon Guttmann.
E’ l’anno 1936 quando, con un colpo di fantasia, si inventa un personaggio di fantasia, spacciando a tutti il suo lavoro come il frutto di un fotografo americano di successo.
 
 
 

Robert Capa e Gerda Taro (Il suo grande amore)

 
 
 

E’ la stessa Gerda, in verità, che vende ai redattori le fotografie di Edward sotto “mentite spoglie”.

Ben presto il trucco viene scoperto, allora cambia il proprio nome con quello di Robert Capa.
Fotografa i tumulti di Parigi, si reca in Spagna con Gerda Taro, per fotografare la guerra civile.
Effettua un secondo viaggio in Spagna in novembre per fotografare la resistenza di Madrid.
E’ presente su vari fronti spagnoli, da solo e con Gerda, diventata nel frattempo una fotogiornalista indipendente.


 
 
 
Sua mitica (e controversa) fotografia
 
 
 
 
Nel luglio del ’37, Gerda va a fotografare da sola la battaglia di Brunete a ovest di Madrid ma durante una ritirata, nella confusione, muore. Capa, che sperava di sposarla non si risolleverà mai dal dolore.
L’anno dopo trascorre sei mesi in Cina per documentare la resistenza contro l’invasione giapponese ma, tornato in Spagna nel ’39, fa in tempo a fotografare la capitolazione di Barcellona.
 Realizza vari servizi in Francia, tra i quali un lungo servizio sul Giro di Francia.
 
 
 
 

Robert Capa

 
 
 
 
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, in settembre, s’imbarca per New York dove comincia a realizzare vari servizi per conto di ” Life “.
Trascorre allora alcuni mesi in Messico per fotografare la campagna presidenziale e le elezioni.
Non contento, attraversa l’Atlantico con un convoglio di trasporto di aerei americani in Inghilterra, realizzando numerosi servizi sulle attività belliche degli alleati in Gran Bretagna.
Intanto, la guerra mondiale è scoppiata e Capa, da marzo a maggio del ’43, realizza un reportage fotografico sulle vittorie degli alleati in Nord Africa, mentre in Luglio e Agosto, fotografa i successi militari degli alleati in Sicilia.
 
 
 

Bilbao 1937 – Guerra civile spagnola




 

 

 

 

Durante la parte rimanente dell’anno documenta i combattimenti nell’Italia continentale, compresa la liberazione di Napoli.
 
 
 
 
Qui è con Ufficiale americano nei pressi di Napoli

 
 
 

Gli avvenimenti sono convulsi e si succedono senza sosta.  
Nel Gennaio del 1944, ad esempio, partecipa allo sbarco alleato ad Anzio, mentre il 6 Giugno sbarca con il primo contingente delle forze americane a Omaha-Beach in Normandia.
 
 
 

 La liberazione della Francia – Parigi 26 agosto 1944

 

 

E’ al seguito delle truppe americane e francesi durante la campagna che si conclude con la liberazione di Parigi il 25 agosto. 
In dicembre, fotografa la battaglia di Bulge.
 
 
 
 
Prigionieri tedeschi
 
 
 
Paracadutato poi con le truppe americane in Germania, fotografa l’invasione degli alleati a Lipsia, Norimberga e Berlino.
 
 
 
 
 
Berlino distrutta
 
 
 
 
In giugno incontra Ingrid Bergman a Parigi con cui vive una storia d’amore durata 2 anni.
 
 
 
 

Ingrid Bergman

 

 

Terminato il conflitto mondiale, diventa cittadino americano. 

Trascorre alcuni mesi a Hollywood, scrivendo le sue memorie di guerra.

Nel 1947, insieme con gli amici Henri Cartier-Bresson, David Seymour (detto “Chim” ), George Rodger e William Vandivert fonda l’agenzia fotografica cooperativa “Magnum”.

Per un mese viaggia in Unione Sovietica in compagnia dell’amico John Steinbeck.

 
 
 

Israele – dichiarazione d’indipendenza
 
 
 

La sua opera di testimone del secolo è instancabile: Nei due anni che vanno dal 1948 al ’50 effettua tre viaggi in Israele.
Durante il primo realizza servizi fotografici sulla dichiarazione d’indipendenza e i combattimenti successivi.
Nel corso degli ultimi due viaggi si concentra invece sul problema dell’arrivo dei primi profughi.
Finito di “fare il suo dovere”, si trasferisce nuovamente a Parigi, dove assume il ruolo di presidente della Magnum, dedicando molto tempo al lavoro dell’agenzia.
Purtroppo, quelli sono anche gli anni del maccartismo, della caccia alle streghe scatenata in america.
A causa di false accuse di comunismo, dunque, il governo degli Stati Uniti gli ritira il passaporto per alcuni mesi impedendogli di viaggiare per lavorare.
 
 
 
 

 
 
 
Nel 1954 giunge ad Hanoi attorno al 9 Maggio in veste di inviato di ” Life ” per fotografare la guerra dei francesi in Indocina per un mese.
Il 25 Maggio accompagna una missione militare francese da Namdinh al delta del Fiume Rosso.







Durante una sosta del convoglio lungo la strada, Capa si allontana in un campo insieme con un drappello di militari dove calpesta una mina anti-uomo, rimanendo ucciso.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
L’anno dopo, ” Life ” e Overseas Press Club istituiscono il Premio annuale Robert Capa “per la fotografia di altissima qualità sostenuta da eccezionale coraggio e spirito d’iniziativa all’estero”.
 
 
 
 
 
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UN VIDEO CON TANTE ALTRE SUE FOTO
 
 
Possiamo ora anche guardare nel video che segue,
ascoltando le note de “LA VIE EN ROSE“,
altre foto della sua vasta ed importantissima produzione.
 
Produzione importantissima
sia da un punto di vista documentaristico e storico
che artistico.
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
  
Testi ed immagini dal web liberamente adattati
 
  
 Ciao da Tony Kospan

 
 
 

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Robert Capa fotografa Picasso



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