Archivio per 13 ottobre 2017

Buon weekend in poesia con “Tu non sei” di E. Hemingway – arte Tissot – canzone “Si è spento il sole”   4 comments

 
 
 
James Jacques Tissot
 
 
 
 
 
 

 

 

orso tony felice weekend
 
 
 
 

Esistono procedimenti magici
che aboliscono le distanze di tempo e di spazio:
le emozioni
– Simone de Beauvoir

 
 
 
James Jacques Tissot – Il saluto
 
 
 


TU NON SEI
(Ernest Hemingway)

Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.

 
 
 
James Jacques Tissot
 
 
 
 

 
 
 
  
 
a tutti da Tony Kospan
 
 
 



LA TUA PAGINA DI SOGNO

 

 

 

 

James Jacques Tissot

 

 

 

Il silenzio colpevole – Dolorosa ed appassionata analisi della fine di un amore   1 comment

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Propongo alla vostra lettura questo brano

che mi appare una lucida… ma anche poetica…

analisi della fine di un amore.

Se vi va, sarei curioso di conoscere il vostro parere



RIFLESSIONI DOPO LA FINE DI UN AMORE

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LE COSE PIU' IMPORTANTI LE DICIAMO SENZA VOCE

 

 





 

Le cose più importanti, come sempre,

noi le diciamo senza voce.


Massimo Bubbola





Avrei voluto diventare Dostoevskij per curvare le parole


Per ogni piega, ogni distanza, ogni riflesso che ci scardinava il cuore


Avrei voluto insieme a te rubare l'acqua della Luna


Ma come Orlando ho perso il senno e ho perso anche la fortuna.


Avrei voluto cancellare dai tuoi occhi quella noia e quella solitudine


Ma allora davo troppe cose per scontate e non ti seguivo più.


Come la pioggia anche l'amore rinfresca una stagione ostile


Come la pioggia anche l'amore è destinato poi a finire.


Le cose più importanti come sempre noi le diciamo senza voce


Basta guardarsi dietro il vetro di un perdono o sotto un battito di luce


E il pianto vero non ha lacrime, né spettatori né rifugio


Ci siamo persi in un bicchiere e ritrovati in un naufragio.


Avrei voluto diventare Dostoevskij per curvare le parole


Per ogni piega, ogni distanza, ogni riflesso che ci scombinava il cuore


Avrei voluto insieme a te rubare l'acqua della Luna


Ma come tanti ho perso il tempo e ho perso anche la fortuna.





 

Cosa ne pensate?


Orso Tony





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Breve ricordo del mitico Canova con la storia di Eros… la sua scultura che fece innamorare… l’Europa   1 comment



Nell'anniversario della scomparsa di Antonio Canova…
massimo esponente della scultura neoclassica,
e per questo definito il nuovo Fidia,
mi fa piacere ricordarlo con questo post dedicato ad una sua famosa scultura
che ha fatto innamorare tante persone nel corso dei secoli



 Antonio Canova
 
  
 
 
Può una statua esser oggetto di culto…
e perfino d'amore?

No?
 
 
Ed invece sì… leggete e… guardate qua…
 
 

 

 

 

 

La statua del principino Henryk Lubomirski ritratto nelle vesti di Eros,

capolavoro del Canova,

è davvero diventata da secoli un vero oggetto di culto in Europa per la sua estrema bellezza…

 

 

 

 EROS… 

LA STATUA DEL CANOVA…

OGGETTO DI… AMORE

 

 

 

 

 

 

“Nel mirarti, ed ammirarti, o vezzoso fanciullo,

che con sì bella leggiadrìa te ne stai,

bellissimo di volto, e di membra,

io sento correre con rapido movimento

spinta dal cuore la mano a careggiare quel tuo vago,

e delicatissimo visetto, modellato dalle Grazie”.

 

Versi di totale rapimento, quelli della poetessa veneziana Isabella Teotochi Albrizzi che cadde vittima – ma non fu la sola – del fascino abbagliante del principino tredicenne Henryk Lubomirski, immortalato nel bianco e prezioso marmo da Antonio Canova alla fine del Settecento.

 

La scrittrice, il cui ricercatissimo circolo lagunare era frequentato da letterati e artisti come Pindemonte, Alfieri, Byron, Foscolo e lo stesso Canova, fu sedotta platonicamente da quelle labbra “alquanto umidette”, come ebbe a scrivere, e dal bellissimo corpicciolo e dall'”acerba fanciullezza che traspare in quelle membra composte”.

 

Una visione di grazia e di squisita mollezza di tocco, con cui Canova concepì la testa piegata dolcemente verso destra, con i capelli acconciati i vezzosi riccioli scapigliati, con i grandi occhi contagiati da un velo di malinconia, e con la chiacchieratissima bocca minuta.

 

 

 

 

Quello realizzato dal grande scultore veneto non fu un semplice ritratto diplomatico.


Dietro il singolare ritratto, diventato oggetto di culto in tutta Europa, c'era una committenza illustre,

la bella e colta principessa Elzbieta Lubomirski che, vedova,

aveva eletto questo incantevole giovinetto, lontano parente del suo defunto marito, come sue inseparabile pupillo.


L'opera fu ordinata al Canova nell'autunno del 1785 quando la principessa Elzbieta faceva tappa a Roma con il nipote Henryk durante il suo Grand Tour dell'Italia. Fu un viaggio in carrozza come numerosi intellettuali, aristocratici e studiosi facevano da tutta Europa verso l'Italia, a partire dal Seicento. E per i polacchi, in particolare, che nella seconda metà del XVIII secolo partivano in massa per visitare principalmente Roma. Un viaggio che consentiva l'acquisto di gran quantità di opere d'arte per soddisfare i loro gusti personali e per aumentare il prestigio delle loro collezioni e delle loro famiglie.

 

Henryk Lubomirski



La principessa era legata al principino Henryk, che il 24 maggio 1807 sposerà sua nipote Teresa Czartoriska, da una lontana parentela e da un'autentica infatuazione per la sua insolita bellezza, tanto che le più importanti imprese artistiche da lei promosse furono volte ad eternare le sembianze del fanciullo. Oltre che da Canova, l'efebo polacco fu infatti effigiato nello stesso torno d'anni da Angelica Kauffmann, Elisabeth Vigée-Lebrun e Mary Cosway.

 

L'eccentrica attenzione della principessa diede adito a discussioni e perplessità, tanto che un contemporaneo ebbe a scrivere: “A Lancut sul soffitto vola come un angelo-nudo; sta in piedi come Ercole; lancia la freccia come Apollo; sospira come Adone; soffia come Zeffiro”.

 

 

Canova  (Possagno 1.11.1757 – Venezia 13.10.1822)




L'artista ne fece un Tadzio ante litteram, anticipando in arte quella bellezza efebica che Thomas Mann celebrerà nelle pagine di “Morte a Venezia“.

 

Henryk fu, per Canova, un modello leggiadro quanto ritroso. Per la timidezza del ragazzo, l'artista riuscì a modellare dal vero solo il volto, mentre per il corpo nudo dovette prendere spunto da una statua antica. Per la sua esecuzione l'artista modellò un ritratto, eseguì un modello in gesso e scolpì un marmo preziosissimo.

 

Fu subito passione per questo inedito “Amore”.




Copie in marmo e gesso vennero commissionate, a caro prezzo, da nobiluomini di diversi paesi. Il Principe Henryk Lubomirski si inserisce in una delicata stagione artistica di Canova, dibattuto tra le teorie classiciste di Winckelmann, la creatività di Raffaello Mengs e una buona dose di invidia e di rivalità che non mancava mai nel complicato, felpato e raffinato ambiente artistico romano.

 

Quando l'opera rientrò in Polonia nel Castello Lubomirski, fu collocata in una sorta di santuario. Sullo sfondo del marmo era appesa una stoffa cinese con la rappresentazione della Fenice a cui tutti gli uccelli rendono omaggio, proprio come tutti i visitatori del palazzo erano pronti a rendere omaggio alla bellezza di Henryk.

 

E quella che scatenò in tutta Europa fu una vera e propria erosmania.

 

 

 

Copia romana

 

 

 Il colonnello inglese John Campbell, visitando nel 1787 lo studio romano di Canova, cui aveva commissionato l'Amore e Psiche, rimase affascinato dalla statua del Lubomirski e ne chiese una copia che fu terminata nel 1789 e pagata 600 zecchini. L'opera giunse a Londra nel 1790 – prima opera di Canova ad arrivare in Inghilterra – e il colonnello lo trasferì nella sua casa diStackpole Court nel Galles, certo com'era che quell'opera avrebbe fatto “sospirare più di qualche ragazza“.

 

Il successo fu tale chenel 1792, il principe viennese d'Auersperg volle una copia del busto dell'Amorino per le sue collezioni, mentre un'altra replica in marmo dell'Amorino fu commissionata per 550 zecchini per il figlio diciassettenne del banchiere irlandese David La Touche, John. Il ragazzo, in viaggio in Italia, rientrato a Roma, aveva visitato lo studio canoviano e vedendo l'Amorino lo aveva giudicato “exellent”.

L'amorino alato – Canova

 

 

Nel 1794, Canova escogitò la scultura dell'Amorino alato, una replica del Lubomirski ma dotato di grandi ali.

 

La commissione era arrivata dal principe russo Nikolaj Jussupov per 700 zecchini. 

 

 

Apollo – Canova

 

 

Infine, nel 1797, Canova realizzò per il francese Juliot una replica in marmo con alcune varianti dell'Amorino che Canova chiamò Apollo e che giudicò migliore di tutti gli altri Amorini, pagata 700 zecchini e passò, in seguito, nella proprietà di Sommariva, a Parigi.

 

 

LAURA LARCAN – Repubblica.it – 2007 – Impaginazione T. K.

 

 

 

 

 

In onore (e per amore) di questa scultura si sono fatte mostre anche in Italia.



CIAO DA TONY KOSPAN 

 

 

IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE
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Buonanotte con la bella minipoesia… “Sono aria” di G. A. Bècquer   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SONO ARIA
Gustavo Adolfo Bècquer
 

Sono aria i sospiri
e vanno via nell'aria.
 
Sono acqua le lacrime
e se ne vanno al mare.
 
Ma, ragazza, l'amore
sai dirmi dove va
quando ce ne scordiamo?
 
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Silvia Camporesi
 
 

 
 
 
 
L'immagine può contenere: sMS
 
 
 
da Tony Kospan



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James Jacques Joseph Tissot



 
 
 
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