Come è noto questa è la festa più controversa di tutte e ci sono accanite schiere di favorevoli e contrari…
Esaminerò i lati positivi e negativi… secondo le opposte visioni… cercando il massimo di obiettività… ma alla fine esprimerò comunque il mio pensiero.
PRO
– Ci sarebbero vaghe… lontane origini contadine europee
– Piace ai bambini
– Aiuta l’economia… consentendo alle aziende di produrre e vendere di più
– Aiuta a superare la paura della morte
– Bisogna viverla solo come un gioco… ed è una festa come tante altre
CONTRO
– Festa solo di importazione.. nata in piccole zone nordamericane.
– E’ caratterizzata soprattutto dall’esaltazione di un horror più o meno finto anche se edulcorato da giocose modalità infantili… tipo “Dolcetto scherzetto etc…”
– Festa lontanissima dalle nostre tradizioni.
– Festa senza alcun significato reale… e solo consumistica.
– Alcuni fanatici di Halloween vanno a caccia dei gatti neri per sacrificarli perché amici delle streghe… (Quando venivano bruciate le streghe si bruciavano anche i gatti neri).
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– Con la scusa di Halloween poi molti si abbandonano a comportamenti folli… pericolosi… vietati… vandalici… come ci dice la cronaca… al punto che alcuni comuni vietano i mascheramenti… ed ogni anno la cronaca nera ci racconta di spiacevoli episodi.
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– Il culto dei morti viene trasformato in una carnevalata…
– Per i cattolici infine con i giochi ed i riti finto-satanici (ma ahimé alcuni gruppi li fanno davvero) si aprirebbe la porta al Demonio
Infine ecco la definizione di Wikipedia:
“Halloween è una festività di origine celtica celebrata la notte del 31 ottobre che nel secolo XX ha assunto negli Stati Unitile forme accentuatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota”
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IL MIO PENSIERO
Certo è una festa dalle modalità molto lontane dalle nostre idee e dalle nostre tradizioni… (ma che la globalizzazione ha portato in giro per il mondo) e le sue origini appaiono consistere in una deformazione celtica della nostra festa del 1° Novembre (Ognissanti).
Però chi vuole festeggiare lo faccia pure… ma auspicabilmente solo in modo giocoso… e sereno… e si diverta pure… ed anche alla grande… con pipistrelli… zucche vuote… (ce ne sono tante in giro in tutti i settori) e streghe varie… ma senza darle stupidissimi significati satanici e stia lontano da comportamenti pericolosi per sé e per gli altri… (e lasci in pace i gatti)..
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E VOI COSA NE PENSATE?
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Concludo dunque augurando… buona festa (a chi festeggia)
e buona e serena serata-notte del 31 ottobre… a tutti gli altri.
La nascita di Internet da noi avvenne in totale silenzio
anche a causa dell’enorme effetto mediatico del tremendo disastro di Chernobyl di quei giorni.
Era il 30 aprile del 1986
quando partì il segnale da un Istituto del CNR di Pisa, il CNUCE, che, passando per un cavo telefonico dell’allora SIP e poi per la stazione di Italcable di Frascati, giunse al centro Telespazio di Fucino (Abruzzo) da dove fu “sparato” verso il satellite INTELSAT IV e da qui dirottato
alla stazione satellitare di Roaring Creek in Pennsylvania.
Da noi, come dicevo su, non se ne accorse proprio nessuno eppure in quel momento l’Italia
si poneva ai primi posti nel mondo in questo campo.
Fu in verità emesso anche un Comunicato Ufficiale qualche giorno dopo che però non fu preso in gran considerazione da nessun giornale.
Luciano Lenzini con al suo fianco, a sinistra, Bob Kahn e Vinton Cerf «padri» di Internet
In verità nemmeno gli autori dell’evento ne capirono l’enorme portata dato che non si fecero neanche una foto né brindarono insieme in quanto il direttore del CNUCE, Stefano Trumpy (noto per il lancio del primo satellite italiano SIRIO) quel giorno non era in ufficio e Luciano Lenzini, vero mago delle reti, che era poi quello che più si era impegnato per la realizzazione era sì in ufficio ma impegnato in altre cose.
In verità il tutto nasceva qualche mese prima grazie al regalo di un “Computerone“,
il Butterfly Gateway, fattoci dagli americani per consentirci di unirci alla rete creata dalle Università americane per scambiarsi dati… informazioni etc. utilizzando un protocollo progettato da Vint Cerf e Bob Kahn nel 1973 che poi in breve avrebbe collegato tutto il mondo e che oggi conosciamo come… INTERNET.
Quel regalo però non fu casuale
ma nacque da una richiesta del Lenzini agli americani in quanto lui… mago delle reti.. in viaggio a Boston fu “folgorato” dalla constatazione che quel sistema di connessione delle Università USA funzionasse bene indipendentemente dai mezzi e dalla rete utilizzati.
Dunque quel giorno alle 6 del pomeriggio Antonio Blasco Bonito
il mago dei computer che aveva preso in consegna il “computerone” scrisse “PING” e una persona dall’America rispose “OK“
qualche secondo dopo.
L’Italia entrava così nell’era di Internet… che oggi vede connessi nel mondo oltre 3 miliardi di persone tra cui… noi stessi.
Una figura leggera e calviniana, ma simpaticissima,
entrata nel nostro immaginario
LA STORIA DI QUESTO FUMETTO
Personaggio dei fumetti dalla caratteristica marsina e bombetta rossa, i larghi pantaloni bianchi e il fedele cane bassotto al fianco, il Signor Bonaventura era lo strampalato eroe di avventure che lo vedevano quasi sempre squattrinato all’inizio e milionario alla fine.
A caratterizzare maggiormente il fumetto, nato il 28 ottobre 1917 dalla fantasia Sergio Tofano in arte Sto, apparso sulle pagine del Corriere dei Piccoli per svariati decenni, era l’utilizzo esclusivo di testi a rima baciata che iniziavano con le parole «Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura…».
Sergio Tofano era… fumettista, ma anche attore, regista, eclettico e versatile umorista del teatro e del cinema italiano.
Un creatore di fumetti fortunato tanto quanto sui generis è stata la sua nascita. «Mio padre, all’epoca, si occupava di censura militare per i servizi segreti, quindi – ha ricordato Gilberto Tofano – aveva sempre con sé una matita rossa e blu. Durante una pausa, seduto ad un bar di via Nazionale a Roma, a un tavolino di marmo bianco, ha usato la matita rossa per creare il pupazzo che gli era stato commissionato dal Corriere dei Piccoli».
Bonaventura, eroe gentile e fortunato, viene raccontato attraverso le diverse interpretazioni che lo stesso Tofano ne ha offerto nel corso degli anni.
Un autore, ma anche un personaggio a tutto tondo, capace di spaziare dal fumetto al teatro, dall’editoria alla pubblicità fino alla moda.
«Il mio augurio – ha aggiunto Gilberto Tofano – è che questo personaggio bianco, rosso e sempre verde, nato da una disfatta come quella di Caporetto ed una grande promessa tradita come la Rivoluzione d’Ottobre, continui a trasmetterci le sue discrete e ironiche qualità di una elegante sopravvivenza».
«Bonaventura, figura entrata nel mito, nell’immaginario collettivo, leggera e un po’ calviniana nella sua capacità di porsi obliquamente ai problemi della vita. Un personaggio importante che rimanda a fatti storici e che si fa emblema di una certa stagione. Guai a considerarlo un semplice fumetto».
«Sono molto contenta che ci si ricordi del mio padrone», ha dichiarato ironicamente Franca Valeri, ricordando di aver debuttato a teatro nel 1949 nei panni del fedele cane bassotto di Bonaventura.
«Era un attore straordinario, una persona molto particolare – ha aggiunto la Valeri – e anche un po’ snob.
Sono contenta di ricordare che mi voleva bene, cosa non facile.
Tofano aveva l’impressione che sarei diventata qualcuno sulla scena teatrale». (web)
Sergio Tofano (Roma 20.08.1886 – Roma 28.10.1973)
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UN ESEMPIO… PER I PIU’ GIOVANI
ED UN BEL RICORDO PER CHI LO HA CONOSCIUTO…
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BREVE BIOGRAFIA DEL SUO CREATORE
SERGIO TOFANO
Sergio Tofano
Nasce a Roma il 20 agosto 1886. Comincia a disegnare a vent’anni sul Pupazzetto di Yambo, che lo presenterà a suo padre, il celebre attore Ermete Novelli, il quale lo assumerà in compagnia a 6 lire il giorno. Si intrecciano così fin dall’inizio le due anime di questo artista, attore e autore di letteratura disegnata.
Nel 1908 pubblica su Il giornalino della domenica di Vamba, firmandosi con la sigla Sto che manterrà per tutta la vita.
L’eleganza del suo segno lo rende subito popolare e, mentre partecipa ad esposizioni importanti di grafica e di pittura, lavora per la pubblicità, pubblica copertine e tavole di soggetto umoristico ma di grafica sofisticata su Numero (dal n. 3 del 1914), ma anche illustrazioni sul settimanale La Lettura e fumetti sul Corriere dei piccoli (di fumetti si parla, anche se non venivano utilizzate le nuvolette).
Sergio Tofano
Per quest’ultima testata crea nel 1917 (n. 43 del 28 ottobre) il Signor Bonaventura, le cui avventure in rima si concludevano inevitabilmente con la fortunata conquista di un premio in denaro pari a un milione! Sempre sul “corrierino” pubblicherà nel 1921 una sua versione della Vispa Teresa e nel 1925 le avventure di Taddeo e Veneranda.
Ma il personaggio di maggiore successo resta il Signor Bonaventura, che continua a essere pubblicato anno dopo anno, con brevi pause, prima e dopo la guerra, e anche dopo la scomparsa del suo autore.
Accanto alla produzione seriale sul “corrierino” e a sporadiche apparizioni su testate diverse (come Carosello nel 1944-1945, diretto dallo stesso Tofano, o il numero unico Corrierino del Prestito nel 1945, per aiutare la ripresa economica nazionale dell’Italia liberata), si pubblicano libri illustrati e se ne traggono film e commedie, mentre il personaggio è utilizzato anche nella pubblicità.
Autocaricatura
La produzione teatrale di Sto è varia e complessa, perché Sergio Tofano è anche attore, un grande attore, nonché regista e scenografo, commediografo e costumista.
Dopo l’esordio con Ermete Novelli nel 1909, recita nella compagnia di Virgilio Talli.
Nel 1923 sposa la ventunenne milanese Rosetta Cavallari, che diventa attrice e sarà sua inseparabile compagna nella vita e spesso sulla scena, sia a teatro sia nel cinema (Sergio reciterà in oltre cinquanta pellicole).
Dal 1953 l’artista insegna a Roma all’Accademia di arte drammatica Silvio d’Amico, e con l’avvento della televisione aumenta ancora la propria popolarità con interpretazioni rimaste ineguagliate, a partire da un indimenticabile Firs, l’anziano maggiordomo de “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov (in onda il 6 aprile 1956, ritrasmessa il 23 settembre 1969), tra le prime commedie in televisione.
L’artista è già pensionato, nel 1960, ma continua a insegnare all’Accademia di Roma, e appare ancora in ruoli televisivi, quando il 7 aprile Rosetta, che da tempo soffre di estenuanti emicranie e crisi depressiva, si toglie la vita, a 58 anni: un gesto tragico che arriva come un fulmine inatteso.
Ancora l’anziano attore reciterà in ruoli cinematografici con Loy, Monicelli, Zampa, Bertolucci, Risi e Pasquale Festa Campanile.
Da quest’ultimo viene chiamato anche nel 1973 per una parte nel “Rugantino”, che con “La colonna infame” di Nelo Risi saranno le sue ultime interpretazioni.
Muore il 28 ottobre 1973.
ECCO COSA SCRIVEVA DEL SIGNOR BONAVENTURA
UN SUO GRANDE CONTEMPORANEO… LO SCRITTORE E POETA
GIANNI RODARI
LA PROMESSA DI BONAVENTURA
DI GIANNI RODARI
Una volta alla settimana, nella nostra casa ben poco confortevole, arrivava Bonaventura e ci portava, in premio per la nostra attesa, un milione grande come un lenzuolo.
Sapevamo perfettamente in anticipo che all’ultima vignetta le persecuzioni del torvo Barbariccia sarebbero cessate, le goffaggini dell’elegantissimo Cecè si sarebbero ricomposte e Bonaventura, grazie al caso che faceva di lui in continuazione un involontario salvatore di pericolanti, il nemico numero uno dei nemici pubblici, l’agente universale del bene, avrebbe intascato il rituale bigliettone.
Che cosa, allora, ci faceva leggere ogni volta la sua storia come nuova? Come accadeva che il milione destasse sempre la sorpresa del primo?
C’erano, intanto, quei versetti accurati, limpidi, seminati con discrezione di qualche pargoletta rara, di qualche rima acrobatica, insomma, di suoni inattesi: l’effetto della loro musica era quello di un’ infinita serie di variazioni sullo stesso tema. Un effetto di magia.
C’erano poi nelle avventure e nelle sciagure (per fortuna rare) del signor Bonaventura sottili, indirette allusioni al mondo, ai suoi personaggi, ai casi della vita che, come diceva Geppetto, “sono tanti”.
E c’era nel finale ottimistico una promessa generosa di gratificazione, l’assicurazione che ogni speranza, prima o poi, si realizza, che ogni sogno scende in terra.
La gente si sottovaluta.
Negli anni in cui gli adulti cantavano sospirando: “Se potessi avere mille lire al mese”, Bonaventura, senza alzare la voce, indicava ai bambini una meta mille volte più alta.
Guadagnò il suo primo miliardo ben prima degli “industrialotti” del lavoro a domicilio. Non ignaro di guai e traversie, spesso disoccupato, col tempo anche sinistrato e senzatetto, Bonaventura ha continuato per mezzo secolo a insegnare che c’è sempre una via d’uscita; che Barbariccia è una tigre di carta; che catastrofi, incendi, fughe di di belve dai circhi, briganti da strada, incidenti automobilistici, cavalli imbizzarriti non hanno mai niente di definitivo: più in là c’è sempre il milione, come sopra le nuvole, anche nei giorni di nubifragio, c’è sempre il sole.
Da bambini abbiamo amato Bonaventura per il suo intrepido candore.
Da grandi abbiamo ammirato Sergio Tofano per la sua discrezione, la sua misura, la sua invisibile, sterminata, ironica pazienza.
Gianni Rodari
IL VIDEO
Infine vediamolo in questo breve video tratto dal mitico CAROSELLO
ed in quest’altro
Testi ed immagini da vari siti web – rielaborazione ed impaginazione Tony Kospan
Care amiche ed amici stavolta affronteremo un tema amatissimo dai poeti, e dagli artisti in genere, fin dall'antichità
IL VINO
IN POESIA AFORISMI ARTE CANZONI E… NON SOLO
a cura di Tony Kospan
E' davvero molto grande il numero delle poesie dedicate già dai nostri lontani antenati greci e latini a questa bevanda che rappresenta una delle grandi scoperte dell'Umanità.
Ecco come già ne parlava Omero circa 4000 anni fa.
IL VINO Omero
Il vino mi spinge il vino folle che fa cantare anche l’uomo più saggio e lo fa ridere mollemente e lo costringe a danzare e tira fuori la parola che sta meglio non detta
Michelangelo
Sappiamo ormai da tempo che la medicina
ha riconosciuto al vino notevoli proprietà
salutari se, ovviamente, bevuto con moderazione.
Conosciamo però pure quali sono i pericoli di un non corretto o eccessivo uso che vanno dall'ubriachezza… all'alcoolismo… alla guida pericolosa… etc.
Il suo rapporto con la poesia è stato sempre molto stretto e non solo perché il vino è amato dai poeti… ma anche perché.
Come la poesia, il vino è cultura… cultura millenaria Come il vino, la poesia per esser sublime… dev'esser genuina Come la poesia, il vino è vita… sia per chi lo crea che per chi ne gode Come il vino, la poesia… porta al dialogo… alla conoscenza Come la poesia, il vino… è capace di colorare la vita Come il vino, la poesia… ha molto spesso a che fare con l'amore Come la poesia il vino… fa emergere la verità (In vino veritas) Tony Kospan
Eric Christensen
Il tema è certamente vastissimo… per cui mi fermo qua… ma prima di passare alle poesie, come di consueto, possiamo leggere alcuni aforismi o brevi brani “illuminanti” ma anche simpaticissimi… iniziando con 2… brindisi veneziani.
Chi ben beve ben dorme, chi ben dorme mal no pensa, chi mal no pensa mal no fa. Chi mal no fa in Paradiso va. Ora ben bevè che el Paradiso avarè… Brindisi veneziano del XIV sec.
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MIRANDOLINA: Faccio un brindisi, e me ne vado subito. Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna. “Viva Bacco, e viva Amore: L'uno e l'altro ci consola; Uno passa per la gola, L'altro va dagli occhi al cuore. Bevo il vin, cogli occhi poi… Faccio quel che fate voi.” Carlo Goldoni – La locandiera
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Io sono bellezza e amore; io sono amicizia, tuo conforto; io sono colui che dimentica e perdona. Io sono lo Spirito del Vino. William Ernest Henley
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Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico. Molière
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Nessun uomo lo può far ridere, ma ciò non meraviglia: non beve vino. William Shakespeare – Falstaff
Edouard Manet – Chez le Père Lathuille
Tutte le poesie prescelte vanno, a mio parere,
centellinate e gustate come un buon bicchiere di vino
e vi scoprirete oltre all'amore per il nettare degli dei tanti altri profumi come quelli della passione (D'annunzio Yeats e Neruda) o della riflessione (Li Po e Pascoli) ma anche tanto altro.
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle che sul tema amate voi…
Bacco – Caravaggio
IN MEZZO AI FIORI Li Po *
In mezzo ai fiori, con una coppa di vino mi trovo a bere solo: non ho compagni. Alzo la tazza e l'offro alla splendente luna. Mi rivolgo all'ombra: siamo così in tre. Poiché la luna non può bere e l'ombra unicamente segue il mio corpo. Alla luna m'accompagno, intanto, e all'ombra; poiché bisogna pur godere: è primavera. Io canto: la luna mi guarda e pare avanzi. Io danzo: l'ombra mi si agita in disordine. Finché in me sono, siamo buoni amici, quando cado ubriaco, ognuno se ne va. Una platonica amicizia stabiliamo eterna: il prossimo incontro lassù nella Via d'Argento. * Poeta cinese del 700 d. C.
Gillis Van Tilborch – A noble family meal
I TRE GRAPPOLI Giovanni Pascoli
Ha tre, Giacinto, grappoli la vite. Bevi del primo il limpido piacere; bevi dell'altro l'oblio breve e mite; e… più non bere: ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto nel nero sonno vigila, da un canto, sappi, il dolore; e alto grida un muto pianto già pianto.
Jan Vermeer – Giovinetta con bicchiere di vino
CANZONE AL VINO William Butler Yeats
Il vino raggiunge la bocca E l'amore raggiunge gli occhi, Questa è la sola verità che ci è dato conoscere Prima di invecchiare e morire. Sollevo il bicchiere alle labbra, Ti guardo e sospiro.
Helene Beland
CON IL FIOR DE LA BOCCA UMIDA A BERE Gabriele D'Annunzio
Con il fior de la bocca umida a bere ella attinge il cristallo. Io lentamente le verso a stille il vin dolce ed ardente entro quel rosso fiore de 'l piacere; e chinato su lei, muto coppiere, guardo le forme dilettosamente: la sua testa d'Ermète adolescente e la sagliente spira de'l bicchiere. Or, poi che le pupille a l'amorosa concordia de le due forme stupende io solo, io solo, io solo ho dilettate, godo infranger la coppa preziosa; e improvviso un desìo vano mi prende d'infranger le membra bene amate.
Renoir
ODE AL VINO Pablo Neruda
Vino color del giorno, vino color della notte, vino con piedi di porpora o sangue di topazio, vino, stellato figlio della terra, vino, liscio come una spada d`oro, morbido come un disordinato velluto, vino inchiocciolato e sospeso, amoroso, marino, non sei mai presente in una sola coppa, in un canto, in un uomo, sei corale, gregario, e, quanto meno, scambievole. A volte ti nutri di ricordi mortali, sulla tua onda andiamo di tomba in tomba, tagliapietre del sepolcro gelato, e piangiamo lacrime passeggere, ma il tuo bel vestito di primavera è diverso, il cuore monta ai rami, il vento muove il giorno, nulla rimane nella tua anima immobile. Il vino muove la primavera, cresce come una pianta di allegria, cadono muri, rocce, si chiudono gli abissi, nasce il canto. Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto con la bella che amo, disse il vecchio poeta. Che la brocca di vino al bacio dell`amore aggiunga il suo bacio Amor mio, d`improvviso il tuo fianco è la curva colma della coppa il tuo petto è il grappolo, la luce dell`alcol la tua chioma, le uve i tuoi capezzoli, il tuo ombelico sigillo puro impresso sul tuo ventre di anfora, e il tuo amore la cascata di vino inestinguibile, la chiarità che cade sui miei sensi, lo splendore terrestre della vita. Ma non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei, vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori. Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino. Lo bevano; ricordino in ogni goccia d`oro o coppa di topazio o cucchiaio di porpora che l`autunno lavorò fino a riempire di vino le anfore, e impari l`uomo oscuro, nel cerimoniale del suo lavoro, e ricordare la terra e i suoi doveri, a diffondere il cantico del frutto.
da una pioggia di palle d’argilla e di materiale incendiario
Hamoukar, Siria, 5.500 anni fa
la battaglia più antica della Storia
Ma ancora non si sa ancora da chi venne attaccata
LUIGI BIGNAMI
LA BATTAGLIA PIU’ ANTICA DELLA STORIA
Forse fu la prima guerra – o comunque tra le prime – che l’umanità combattè in modo organizzato e che causò la distruzione di una città sotto il “fuoco” di palle di argilla e materiale incendiario.
Le testimonianze di quell’evento sono venute alla luce in Siria, là dove un tempo si estendeva la Mesopotamia.
La città si chiama Hamoukar.
La battaglia che la mise sotto assedio e la distrusse si svolse circa 3.500 anni prima di Cristo.
Scavi di Hamoukar
La scoperta è stata realizzata dall’Oriental Institute dell’Università di Chicago e dal Dipartimento delle Antichità della Siria.
Hamoukar era un centro dove si costruivano manufatti in ossidiana (una roccia derivata da lave vulcaniche) forse già 4.500 anni prima di Cristo (una delle città più antiche mai costruite dall’umanità) e questo le diede una certa prosperità.
Si trova nel nord est della Siria a meno di 10 chilometri dal confine con l’Iraq, ma ovviamente a quel tempo questi confini non avevano alcun valore.
Il lavoro dei ricercatori era quello di capire quale fosse il ruolo delle città di quest’area che fino ad oggi si pensava ricoprissero un posizione periferica rispetto a quelle presenti nel sud dell’Iraq, che erano ancor più antiche e potenti e che alcune si erano riunite in imperi.
Le ricerche, ancora in corso, hanno dimostrato che anche quelle siriane, invece, avevano un ruolo culturale e spesso anche economico molto importante, tant’è che con esse si era aperto un vero e proprio commercio che a volte aveva portato anche a conflitti di una certa intensità.
Le armi di pietra
Spiega Clemens Reichel dell’Università di Chicago: “Ciò che accadeva nelle città del nord non può essere spiegato come semplice espansione delle culture del sud dell’Iraq, ma che al loro interno si è avuto una propria evoluzione culturale”.
Le città portate alla luce fino ad oggi, come Tell Brak, Habuba Kabira e la stessa Hamoukar erano molto più grandi e più antiche di quanto ci si aspettava e lo dimostrerebbe anche l’industria dell’ossidiana sorta a Hamoukar.
Le ricerche in quest’ultima città sono attive dal 1999 e hanno messo in luce che i 160mila metri quadrati che formavano la città erano circondati da mura spesse 3,5 m. Tuttavia la presenza di materiale derivato dalla produzione di ossidiana si estende per oltre 3 milioni di metri quadrati.
Ora Reichel ha portato alla luce le testimonianze che un giorno la città venne posta sotto assedio e che una vera e propria battaglia fece collassare gli edifici e causò incendi che andarono presto fuori controllo che bruciarono quasi l’intera città.
Secondo lo studioso, la città venne bersagliata da una vera pioggia di pallottole di argilla compressa di alcuni decimetri di diametro. In un solo edificio, considerato di importanza amministrativa, ne sono stati trovati più di 1.000 e almeno uno era riuscito a perforare le mura composte da fango compresso.
Sicuramente vi furono numerosi morti, tant’è che sono state trovate una dozzina di tombe successive alla battaglia al cui interno vennero deposte alcune vittime.
Fino ad oggi si pensava che la città fosse stata distrutta da un terremoto, ma la scoperta delle “pallottole” sconfessa questa ipotesi.
Ma chi invase la città? Ad oggi il nemico rimane un mistero, anche se Secondo Reichel dato il tipo di armi esso doveva provenire dal Sud.