Archivio per 14 settembre 2017

Buon giovedì sera in poesia “E tu stai lì” di Elgreco – arte Fragonard – canzone “Voglio vederti danzare”   2 comments

 
 
 
 
 
Fragonard – Il bacio rubato
 
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Una vita senza sogni è come un giardino senza fiori.
-Gertrude Beese –

 
 
 
 
  

Fragonard – La lettera
 
 
 
 
 
 
 

E TU STAI LI'

Elgreco

E tu stai li a guardarmi con gli occhi accesi,
spaventata dal trovarti
ad amarmi,
e tu stai in silenzio
le mani che cercano le mani,
le parole che cercano
le parole,
e tu stai li con respiro
lento ad assaporare
il desiderio di un bacio,
guardando labbra
che sorridono,
e tu stai li a sognare
di volare,
mentre gli occhi
si chiudono a sognare,
e tu stai li
all’angolo della strada,
con la mano aperta
a salutare,
tu stai li
ed io mi fermo
mi volto
e torno con te a volare.

 

 

 

Fragonard


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

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Fragonard – La bella lettrice



 
 

 

Giuni Russo e la sua fantastica “voce” – La donna.. l’artista e 2 suoi grandi successi   Leave a comment

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Giuni Russo, nome d'arte di Giuseppa Romeo, 
nacque a Palermo in un quartiere popolare ed in una famiglia semplice 
ma in cui si respirava in pieno la musica essendo la madre
un soprano naturale…

Fin da piccola si esercitò nel canto.
 
 
 
 

(Palermo 7.9.1951 – Milano 14.9.2004)
 
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E' stata considerata una grandissima cantante
sia dalla critica che dagli gli amanti del bel canto per la sua mitica voce.

Tuttavia, pur avendo avuto parecchi successi
fin da giovanissima con la
vittoria a Castrocaro, 
non entrò mai nel cuore del grande pubblico
se non con qualche canzone come
Un'estate al mare” e “Mediterranea“.
 
 
 

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Avrebbe in realtà meritato molto… ma molto di più…
per la perfezione, armoniosità e bellezza del suo canto
che colpiva diretto al cuore

ma fu amata e stimata soltanto e soprattutto
 dai cultori della musica di qualità e d'élite…

Lei voleva, e senza dubbio poteva, volare molto in alto
ma le fu impedito… da un amaro destino

 
 
 
 
 
 
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In verità lei stessa non amava lo star system e tutto il “can can” relativo
ma preferiva uno stile di vita abbastanza riservato…

Inoltre nella sua professione di cantante 
era molto esigente nella scelta dei brani musicali
in quanto non dovevano essere in forte contrasto
con la sua grande spiritualità.

E' ancor oggi molto amata e le sue canzoni 
vengono spesso ascoltate ed apprezzate dagli amanti dell'arte musicale
grazie alle modalità che il web oggi ci offre.

 
 
 
 
 
 
 
 
La sua voce (come possiamo ascoltare in questi 2 video)
 per timbro, forza e tonalità è infatti davvero straordinaria ed unica,
al punto che è giudicata tra le più belle di sempre della canzone italiana.

Per questo è stata considerata  “La voce” della canzone Italiana. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E' stata anche molto amica di Franco Battiato
ed ha lavorato con tanti grandi artisti del suo tempo…
 

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Un brutto male ci ha privati di lei
e della sua affascinante voce… a soli 53 anni…
 
 
A lei va il nostro grato ricordo per le forti emozioni
che ci ha donato e che possiamo rivivere
con i 2 brani musicali che corredano questo post

 

 

 

 

 

 

Ora la sua stupenda voce starà certo deliziando

gli abitanti delle… stelle…

 

 

 

 

 

 

Tony Kospan

 

 

 

 

LA TUA NUOVA PAGINA DI CULTURA CON LEGGEREZZA

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Omaggio al Sommo Dante con il mitico passo del 5° Canto della Divina Commedia (Paolo e Francesca) anche in video   Leave a comment

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Desidero, attraverso questo post
dedicato al passo più famoso della Divina Commedia
e comunque quello per me (ma non solo per me)
più bello ed emozionante…
omaggiare il nostro Somma Poeta.

Lo farò, oltre con il testo completo ed una breve analisi,
anche con la geniale e coinvolgente lettura di Benigni…
anche in… video.

T.K.




Louis Rubio – Paolo e Francesca – 1833




 
 
 
PAOLO E FRANCESCA
 
 
 
 
 
 
 
 
Benigni:
Omissis
“E’ un libro tutto al femminile la Divina Commedia, è un libro tutto sull’amore, basato tutto sull’amore.
Ora, quando parla di Paolo e Francesca, che sono i passi più famosi, sentiamo che è il primo dannato con il quale parla, Francesca.
E per la prima volta nella storia – un’invenzione di lui, uomo del Medio Evo – per descrivere tutto un personaggio, prende un momento della sua vita. Questa è un’idea che mi ha sempre affascinato.
Prende un solo momento della sua vita e quel personaggio è scolpito per l’eternità.
E’ un’invenzione di Dante Alighieri.
Per Paolo e Francesca prende il momento in cui loro due non sapevano di essere innamorati e vengono trafitti dall’amore
e quel momento rimarrà scolpito per sempre.
Lui sceglie quel momento e sarà il momento dell’eternità.
Mentre noi sentiamo Francesca che parla e piange e dice, soffriamo.
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Ma quando si sente: l’altro piangea, il cuore sobbalza, e quel verso che dice quando hanno scoperto…
Dante vuol sapere come hanno fatto a capire che erano innamorati. Gli interessa a lui personalmente, è proprio la sua domanda: come accadde che voi vi scopriste innamorati?
E lei dice:
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Sono versi che lasciano…
Siamo nel primo girone dell’Inferno – il primo, vero – dove Dante ci ha messo (non a caso in quello dove si soffre meno, per modo di dire) quelli che sono morti per amore, i lussuriosi, ma anche quelli che sono morti per amore perché si amavano l’uno con l’altro. Proprio perché lui stesso c’aveva paura di andarci: “Meglio che faccio un posto un po’ meno sofferente!” Quindi in questo canto si parla di questa storia. Di questi due amanti che so’ stati presi mentre stavano leggendo una storia che li riguardava – erano quasi loro – un libro.
La storia di Paolo e Francesca la sapete tutti, insomma che… lei doveva sposare Gianciotto Malatesta e naturalmente era bruttissimo, era anche zoppo.
Gli è arrivato brutto e zoppo, ma brutto, una personaccia! Gli portò la cosa di matrimonio il su’ fratello che era bellissimo. Lei pensava fosse quello suo marito. Pensate quando è arrivato quell’altro, che era cattivo, brutto e zoppo, ma proprio ignorante come una capra e quindi… Non è che poi l’ha tradito, solamente che il primo afflato d’amore con il primo che vedi… magari se vedeva prima quell’altro si sarebbe innamorata. Ha visto prima quello, allora… Aspettava l’amore. Quando aspetti l’amore non si vede più niente, diventa tutto meraviglioso.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Questo afflato d’amore, Dante gli chiede, vuol sapere da loro come fecero a ‘nnamorarsi.
Perché a Dante gli interessa come si fa a ‘nnamorarsi:
“Voglio sapere come scatta questo mistero dell’universo dell’amore”,
che può scattare tra chiunque, con chiunque e in qualsiasi momento.
E quella è una cosa che dentro ci sono… c’è Semiramide, che era una talmente lussuriosa che aveva fatto un editto dove imponeva a tutti di fare all’amore per la strada dalla mattina alla sera, di modo che anche lei fosse normale.
Siccome questa Semiramide faceva all’amore dalla mattina alla sera con tutti, ha fatto un editto…
E’ come se anche qui in Italia si dovesse tutti…
Non facciamo riferimenti che è sempre brutto e terribile…
C’è Minosse in questo canto, con tutte le similitudini…
“Vabbè Benigni, abbiamo capito, facci ‘sto canto”.








Ary Scheffer






Qui possiamo ora leggere questo mitico passo dantesco,
e volendo, possiamo farlo mentre ascoltiamo
l’interpretazione di Benigni col video che segue…
 
 
 
 
 
(Firenze tra il 22.5 e il 13.6.1265 – Ravenna 14.9.1321)

 
 
 
 
INFERNO – CANTO V
 
OMISSIS
 
 
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi: “Maestro, chi son quelle

51 genti che l’aura nera sì gastiga?”.
“La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,

54 “fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,

57 per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:

60 tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;

63 poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,

66 che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano”; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,

69 ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,

72 pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: “Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,

75 e paion sì al vento esser leggeri”.
Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega

78 per quello amor che i mena, ed ei verranno”.
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O anime affannate,

81 venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido

84 vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,

87 sì forte fu l’affettüoso grido.
“O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso

90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,

93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,

96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende

99 per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona

102 che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.

108 Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,

111 fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio

114 menù costoro al doloroso passo!”.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martiri

117 a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore

120 che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice

123 ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,

126 dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;

129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;

132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,

135 questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

138 quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

141 io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.


 

 

 


BENIGNI RECITA DANTE – VIDEO


 

 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
 
TESTO LETTURA BENIGNI DAL WEB
 
 
 
 
 

PER CHI AMA LA POESIA
ED IL SUO MONDO





Alexandre Cabanel


 
 
 
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