Ma ahimè è stato, ed è ancora, necessario, purtroppo,
per la diffusione e la gravità del fenomeno…
Ed allora nel ns piccolo…
non possiamo non ricordare
– che esiste questo tremendo problema…,
– che va combattuto in ogni modo
e
– che è necessario non abbassare mai la guardia…
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La Giornata Nazionale contro la pedofilia e la pedo – pornografia
è stata istituita con Legge 4 maggio 2009 n.41
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Questa, di un autore che non sono riuscito a scoprire,
è la poesia, a mio parere, più bella contro la pedofilia…
LE ALI SPEZZATE
Guarda gli occhi dei bambini. Ti portano in un mondo fatato, ti portano dove un tempo anche tu sei stato, un mondo popolato da colori e suoni che noi adulti non riusciamo più a vedere non riusciamo più ad ascoltare. Uccellini in un nido che sbattono le ali per poterle poi spiegare e volare verso la vita. Ma ci sono bambini a cui hanno spento i colori. Bambini a cui i suoni glieli hanno trasformati in urla. Bambini che non sanno più piangere perché non hanno più lacrime che non sanno più ridere perché gli hanno tolto il sorriso. che non possono più sognare perché gli hanno ucciso i sogni. Gli hanno rubato l’innocenza, negata l’infanzia E la favola si è trasformata in un incubo. Questi bambini sono quegli uccellini che volevano volare via dal Nido, volare verso la vita che gli aspettava. Non voleranno più perché gli hanno spezzato le ali. E tu uomo, tu che hai osato profanare quell’innocenza, tu che hai ucciso i loro sogni e le loro attese tu che gli hai rubato il tempo magico dell’infanzia tu che gli hai negato lacrime e sorrisi e che in cambio gli hai dato solo dolore, disperazione, e urla che il tuo cuore non ha voluto ascoltare. Tu uomo hai il coraggio di guardare negli occhi di un bambino?
Ed infine ascoltiamo in questo bel video
questa encomiabile e suggestiva canzone di Dolcenera
Il Manzoni la scrisse quasi di getto (4 o 5 gg) dopo aver saputo che Napoleone era morto ma soprattutto perché commosso dal fatto che si era convertito poco prima di morire…
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Il poeta, quando il Bonaparte dominava l'Europa non era stato tra i suoi ammiratori…, per cui appare chiaro che questa poesia in cui ne riconosce comunque la grandezza
(all'epoca Napoleone era amatissimo o odiatissimo) non poteva portar vantaggi allo scrittore milanese…
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Questo il foglio su cui fu scritta
In realtà egli si astiene da un preciso formale giudizio storico limitandosi a dire… con i mitici versi… “Fu vera Gloria?
Ai posteri l'ardua sentenza” (vv 31-32), frase poi entrata a far parte del nostro comune dire.
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La poesia fu censurata dalle Autorità Austriache che governavano all'epoca la Lombardia ma grazie a Goethe, che la fece pubblicare su una rivista tedesca, ebbe un'eco immediata in tutta Europa…
Ma ora leggiamola… rileggiamola…
IL CINQUE MAGGIO Alessandro Manzoni
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di pie' mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sònito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrà. Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar. Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor. E sparve, e i dì nell'ozio chiuse in sì breve sponda, segno d'immensa invidia e di pietà profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor. Come sul capo al naufrago l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese. Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l'assalse il sovvenir! E ripensò le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli, e il concitato imperio e il celere ubbidir. Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò; ma valida venne una man dal cielo, e in più spirabil aere pietosa il trasportò; e l'avvïò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'è silenzio e tenebre la gloria che passò. Bella Immortal! benefica Fede ai trïonfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota giammai non si chinò. Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò.