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Stavolta vi parlerò di una pioniera della fotografia,
poco nota ai più, ma che ha una notevole importanza
nella storia della fotografia e della documentazione.
Christina Broom è stata infatti
la prima fotoreporter d’Inghilterra
e tra le prime del mondo.
Livingston 28.12.1862 – 5.6.1939
Non fu certamente tra le prime fotografe ma,
a differenza delle sue colleghe,
non rimase chiusa nel suo studio
ma uscì per strada a fotografare la vita londinese
portandosi dietro un non leggero armamentario.
Soldati in partenza per la 1° Guerra Mondiale
La sua carriera nacque per caso allorché il marito,
agli inizi dello scorso secolo,
non poté più andare al lavoro a causa di un incidente.
Lei, che aveva 40 anni,
si fece allora prestare un apparecchio fotografico
ed imparò a fotografare da autodidatta aiutata dalla figlia.
Manifestazione di suffragette
Iniziò poi a girare per le strade di Londra mettendo in posa
soldati, suffragette, suore, giocatori, canoisti etc. ed i suoi scatti
presto divennero molto richiesti e venivano venduti come cartoline
ma poi anche acquistati da diversi giornali della capitale inglese.
Sono oltre 40.000 le su foto che hanno anche immortalato,
durante i suoi 30 anni di attività, diversi momenti della vita inglese
come ad es. i soldati in partenza per la 1° guerra mondiale
e le prime iniziative delle donne per l’eguaglianza dei sessi.
Debbo dire anche che le sue foto mostrano
grande cura e precisione
ed il risultato appare sempre gradevole.
Eccola al… lavoro
Vediamo quindi altre sue foto…
Tony Kospan
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Un bellissimo racconto
che ci parla dell’amore della natura per noi…
(che purtroppo la maltrattiamo).
L’ALBERO ED IL BAMBINO
Shel Silverstein
C’era una volta un albero che amava un bambino.
Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami.
Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.
Quando era stanco, il bambino si addormentava all’ombra dell’albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna-nanna.
Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. L’albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe.
Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo.
Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”.
Voglio dei soldi
“Sono troppo grande per arrampicarmi sugli alberi e per giocare”, disse il bambino.
“Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?”
“Mi dispiace”, rispose l’albero, “ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, va a venderli in citta’. Cosi’ avrai dei soldi e sarai felice”.
Allora il bambino si arrampico’ sull’albero, raccolse tutti i frutti e li portò via.
E l’albero fu felice.
Voglio una casa
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare…. E l’albero divenne triste.
Poi un giorno il bambino torno’; l’albero tremo’ di gioia e disse:
“Avvicinati bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”.
“Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi”, rispose il bambino, “Voglio una casa che mi ripari”, continuo’ “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?”.
“Io non ho una casa”, disse l’albero: “La mia casa e’ il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”.
Il bambino taglio tutti i rami e li porto’ via per costruirsi una casa.
E l’albero fu felice.
Voglio una barca per fuggire
Per molto tempo il bambino non venne. Quando torno’, l’albero era cosi’ felice che riusciva a mala pena a parlare.
“Avvicinati, bambino mio”, mormoro’, “vieni a giocare”.
“Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare” disse il bambino.
“Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?”.
“Taglia il mio tronco e fatti una barca”, disse l’albero: “Cosi’ potrai andartene ed essere felice”. Allora il bambino taglio’ il tronco e si fece una barca per fuggire.
E l’albero fu felice….ma non del tutto.
Voglio riposare
Molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
“Mi dispiace, bambino mio”, disse l’albero “ma non resta piu’ niente da donarti… Non ho piu’ frutti”. “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti”, disse il bambino. “Non ho piu’ rami”, continuo’ l’albero “non puoi piu’ dondolarti”..
“Sono troppo vecchio per dondolarmi sui rami”, disse il bambino. “Non ho piu’ tronco”, disse l’albero. “Non puoi piu’ arrampicarti”. “Sono troppo stanco per arrampicarmi”, disse il bambino. “Sono desolato”, sospiro’ l’albero. “Vorrei tanto donarti qualcosa….ma non ho piu’ niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto….”.
“Non ho piu’ bisogno di molto, ormai”, disse il bambino. “Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco”.
“Ebbene”, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva “ebbene, un vecchio ceppo e quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti, Siediti e riposati”.
Così fece il bambino.
E l’albero fu felice.

Ciao da Tony Kospan

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