L’arte della vita sta nell'imparare a soffrire e nell’imparare a sorridere H. Hesse
Almeno tu nell'universo
John William Godward – La quiete
L’AMORE Pablo Neruda
Che hai, che abbiamo, che ci accade?
Ahi il nostro amore è una corda dura che ci lega ferendoci e se vogliamo uscire dalla nostra ferita, separarci, ci stringe un nuovo nodo e ci condanna a dissanguarci e a bruciarci insieme.
Che hai? Ti guardo e nulla trovo in te se non due occhi come tutti gli occhi, una bocca perduta tra mille bocche che baciai, più belle, un corpo uguale a quelli che scivolarono sotto il mio corpo senza lasciar memoria.
E che vuota andavi per il mondo come una giara di color frumento, senz’aria, senza suono, senza sostanza!
Invano cercai in te profondità per le mie braccia che scavano, senza posa, sotto la terra: sotto la tua pelle, sotto i tuoi occhi, nulla, sotto il tuo duplice petto sollevato, appena una corrente d’ordine cristallino che non sa perchécorre cantando.
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini, fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990, e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica…
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare, col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore, perduti nel corriere della sera, nel va e vieni di una cameriera, ma perché ogni giorno viene sera? A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli, perché ha paura del sesso o per la smania di successo. Per scrivere il romanzo che ha di dentro, perché la vita l’ha già messo al muro, o perché in un mondo falso è un uomo vero. Dio delle città e dell’immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi, vediamo se si può imparare questa vita, e magari un po’ cambiarla, prima che ci cambi lei. Vediamo se si può, farci amare come siamo, senza violentarci più, con nevrosi e gelosie. Perché questa vita stende, e chi è steso o dorme o muore, oppure fa l’amore. Ci sono uomini soli per la sete d’avventura, perché han studiato da prete o per vent’anni di galera, per madri che non li hanno mai svezzati, per donne che li han rivoltati e persi, o solo perché sono dei diversi. Dio delle città e dell’immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi, vediamo se si può imparare queste donne e cambiare un po’ per loro, e cambiare un po’ per noi. Ma Dio delle città e dell’immensità, magari tu ci sei e problemi non ne hai. Ma quaggiù non siamo in cielo, e se un uomo perde il filo, è soltanto un uomo solo.
(Cagliari 10 dicembre 1907 – Roma 6 novembre 1979)
Ricordo, ancora con stupore,
la sua forte ed imponente presenza scenica
e l’incredibile… profonda voce.
Amedeo Nazzari nel film “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini
E’ stato un vero e proprio mito cinematografico italiano
nell’immediato dopoguerra…
Fu il film di Alessandro Blasetti “La cena delle beffe“, un dramma in costume che si svolge nella Firenze dei Medici, che lo consacrò come “divo” del cinema.
Questo film è ricordato nella storia del cinema
tra l’altro anche perché:
– c’è la prima (piccola) scena di nudo con grande scandalo… (Clara Calamai a seno nudo per pochi secondi)
– Amedeo Nazzari recita, gigioneggiando alla grande, recita la celebre battuta che poi divenne mitica… «… e chi non beve con me, péste lo colga! »
Eccola in questo micro video
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Ed ora ecco ora alcuni titoli dei suoi film di maggior successo: I figli di nessuno, Chi è senza peccato, Catene, Angelo bianco, Malinconico autunno, Torna!
In questi ed altri egli ha recitato con Yvonne Sanson
che divenne la sua compagna d’arte..
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Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari
Erano infatti una coppia cinematograficamente perfetta ed amatissima dagli spettatori… (e lei corteggiatissima negli ambienti del cinema).
Lei, greca, formosa, sensuale e con occhi languidi
entusiasmava il pubblico maschile e lui, il grande divo, era eccezionale nei ruoli di militare, pilota, amante, aristocratico etc.
Qui con è con Yvonne Sanson in una scena del film Catene
Infine possiamo vedere una scena de “I figli di nessuno“
in cui possiamo ammirare lo stile della sua recitazione
e nel contempo conoscere quale era il genere cinematografico
in voga in quegli anni… quello…
sentimentale e melodrammatico.
Tony Kospan
PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
Marco Biagi (Enzo Marco Biagi) è stato uno dei giornalisti più noti del XX secolo nonché scrittore e conduttore televisivo.
(Pianaccio di Lizzano in Belvedere 9.8.1920 – Milano 6.11.2007)
Lunghissimo sarebbe ricordare tutta la sua carriera sia sulla carta stampata che in Rai dove giunse a fare il direttore del Telegiornale…
Qui in RAI non si contano le lotte che dovette fare per mantenere una linea informativa limpida date le enormi pressioni che fu costretto a subire e di cui troviamo chiara traccia in questa dichiarazione:
«Ero l'uomo sbagliato al posto sbagliato: non sapevo tenere gli equilibri politici, anzi proprio non mi interessavano e non amavo stare al telefono con onorevoli […] Volevo fare un telegiornale in cui ci fosse tutto, che fosse più vicino alla gente, che fosse al servizio del pubblico non […] dei politici»
Qui con l'Avvocato Agnelli
Questa poi fu sempre la sua linea editoriale anche nella direzione del Resto del Carlino ed in tutta la sua attività di giornalista attirando su di sé enormi consensi ma anche feroci e, a mio parere, pretestuose critiche.
Qui con la moglie
Tornato in RAI negli ultimi anni come commentatore politico e come autore di servizi giornalistici di grande successo dovette subire però il famoso ostracismo con il cosiddetto “Editto Bulgaro”.
L'ho sempre stimato ed ammirato sia per la chiarezza con la quale esponeva il suo pensiero che per la grande limpidezza morale ed è questo il suo maggior lascito alle nuove generazioni di giornalisti.
Lascito però che ahimè ancora non vedo raccolto… da nessuno.
Qui con Celentano
Penso che dai pensieri che seguono possa apparire luminoso e chiaro il suo mondo interiore e meglio di qualunque altra parola essi possano aiutarci a ricordarlo ed a omaggiarlo.
“Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un 'vendicatore' capace di riparare torti e ingiustizie, ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo”.
“I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un delitto?”
“Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.”
“è difficile non desiderare la donna d'altri, dato che quelle di nessuno, di solito, sono poco attraenti.”
“Cara Italia, perché giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese con le sue grandi qualità ed i suoi grandi difetti.”
“Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più. La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà.”
“L'uomo, qualche volta, è come le scimmie: ha il gusto dell'imitazione.”
“La mia generazione trovava eccitante leggere un'edizione della Divina Commedia con le illustrazioni del Doré. Adesso sui muri c'è scritto Culo basso bye bye. Capisce che è un po' diverso?”
“La società è permissiva nelle cose che non costano nulla.”
“Sono un giornalista che ricorre, con una certa frequenza, alle citazioni, perché ho memoria e perché ho bisogno di appoggi: c'è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me.”
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