Archivio per 27 agosto 2016

Felice sabato sera in poesia “Non solo il fuoco” di Neruda – arte.. Chagall – canzone “Io vagabondo”   Leave a comment

 

 

Chagall

 
 
 
 

 

 

 
 
 
Ci sono più catene senza amore
che amori senza catene…
Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 

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 Chagall – Gli amanti di Vence

 

 

 

NON SOLO IL FUOCO

~ Pablo Neruda ~
 

Ahi, sì, ricordo,
ahi, i tuoi occhi chiusi
come pieni dentro di luce nera,
tutto il tuo corpo come una mano aperta,
come un grappolo bianco della luna,
e l’estasi,
quando un fulmine ci uccide,
quando un pugnale ci ferisce nelle radici
e una luce ci spezza la chioma,
e quando
di nuovo
torniamo alla vita,
come uscissimo dall’oceano,
come tornassimo feriti
dal naufragio
tra le pietre e l’alghe rosse.

Ahi, vita mia,
non solo il fuoco tra noi arde,
ma tutta la vita,
la semplice storia,
l’amore semplice
di una donna e d’un uomo
uguali a tutti gli altri.

 

 

 

Chagall – Il carnevale notturno
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Chagall – Il gallo rosso
 
 
 

 

L’originale tema del grande fotografo T. Struth – Cogliere le espressioni dei visitatori dei Musei   1 comment



Nel campo della Storia della Fotografia alcuni artisti

hanno preferito seguire un tema particolare…

o un particolare aspetto della vita umana.

.

Uno di questo è il fotografo di cui ora vi parlerò

che, oltre a diversi altri,

ha scelto un genere davvero inconsueto.




  

 

 

Infatti ora conosceremo il fotografo tedesco
diventato famoso…
soprattutto per l’idea, davvero molto originale,
 di ritrarre i visitatori dei musei
intenti a contemplare le opere d’arte.
 
 

 

 

 

 

 

THOMAS STRUTH

IL FOTOGRAFO DEI… VISITATORI DEI MUSEI

 

 

 

 

Thomas Struth (nato nel 1954)

 

 

Rielaborazione libera di un articolo di
LAURA LARCAN

da parte di Tony Kospan

 

 

I più importanti musei del mondo sono la sua riserva naturale di caccia.
Si diverte a nascondersi tra la folla di visitatori e a osservare le dinamiche schizofreniche di un mondo umano in balia del fascino dei capolavori dell’arte.
Per poi immortalare i comportamenti di questi piccoli grandi fruitori della cultura di massa.
Ed elaborando un ritratto sociologico dello spirito contemporaneo.
E’ Thomas Struth, uno dei più geniali fotografi di questa alba di terzo millennio, diventato celebre, non solo con riconoscimenti espositivi globali, ma anche con quotazioni da capogiro raggiunte dalle sue opere, con la serie delle “Museum Photographs”, iniziata a partire dal 1989, con cui ha segnato la storia di una nuova tecnica e di un nuovo linguaggio nella fotografia.
A lui musei e gallerie di ogni parte del mondo dedicano mostre antologiche.
 
 
 
 
 

 

 

 

 

Eppure, il pregio di questa rassegna sta tutta nel non privilegiare esclusivamente il tema blasonato dei suoi musei, che rimane di indubbio fascino, ma di ricostruire tutta la sua folgorante carriera creativa che non ha mai perso colpi.
Thomas Struth si riconferma, dunque, uno dei massimi esponenti della fotografia contemporanea attraverso la visione ravvicinata di circa una cinquantina di lavori, alcuni di grandi dimensioni, che partono dai suoi esordi, alla fine degli anni Settanta – la sua prima personale fu a New York nel 1978 – dedicate al paesaggio urbano in bianco e nero.
Un diario scrupoloso e attento, che non scade mai nella vibrazione poetica, prediligendo l’eleganza della sobrietà, con cui documenta la storia delle città, il suo valore urbano, l’estetica del suo divenire, e annota l’interazione fenomenica tra i suoi abitanti all’interno delle realtà architettoniche. Il suo esordio non fu certo casuale. 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
Nato a Gelden, vicino a Colonia, nel 1954, si è formato all’Accademia di Belle Arti di Duesseldorf, ereditando un gusto tutto modernista di impronta concettualistica, se non addirittura minimalista per le immagini.
Gli sono bastate la guida di Gerhard Richter per la pittura e quella di Bernd Becher per la fotografia per puntare il suo estro sull’uso essenziale dell’obiettivo fotografico, spingendosi verso scenari urbani in cui evidenziare il senso della collettività e della quotidianità.
Ambienti pregni di un’atmosfera urbana che lasciassero trasparire non solo il confortevole scorrere della vita ma anche la carica eversiva della modernità.
La sua fantasia creativa, quella che lo ha caratterizzato in maniera universale e che lo ha trasformato letteralmente nel magister di una scuola nuova è quella che si è estrinsecata nella serie di celebri immagini in cui ritrae i visitatori intenti a contemplare le opere all’interno dei musei.
Sono tutte opere di grande formato, a colori, dove l’effetto sovradimensionato sembra trasfigurare l’abituale fruizione della fotografia per aprire nuove percezioni psicologiche nel visitatore.
 
 
 
 

 

 

E’ un gioco teatrale spettacolare, da applauso.

Quello che poteva essere un intento documentario di ambienti museali diventa letteralmente una messinscena.

Thomas Struth può immortalare le sale del museo con i suoi capolavori universali, coinvolgendo gli stessi visitatori, che diventano anche loro elementi perfettamente integrati con l’ambiente circostante, in una sorta di teatralità silenziosa,

dove il turista appare trasfigurato in una comparsa della scena.

 

 

 

 

 

 

Ma Struth può anche avvicinarsi di più alle persone, colte nel momento in cui contemplano l’opera d’arte.

Ed è questo il suo segno più arguto e innovativo, scegliendo di ritrarre frontalmente la gente che guarda, vista come dal punto di vista dell’opera: quasi uno studio psicologico dei modi di guardare e di recepire l’arte di persone di diverse età, sesso e provenienza sociale.  

Struth punta così a ritrarre la condizione esistenziale dell’uomo confrontato con la propria immagine nell’opera d’arte.

Ecco, allora, ritrovare nelle sue immagini folle di individui nelle più svariate attività: possono ammirare estatiche l’opera, possono ascoltare la guida, possono distogliere l’attenzione e osservare altre persone.

 

 
 
 

 

 

 

 

 

Sono veri e propri saggi sull’osservazione, sull’osservare e sull’essere osservati.

Ma Struth affronta con la sua macchina fotografica anche le altre indagini tematiche come quelle legate alle chiese e ai luoghi sacri, dove il fotografo trasfigura la monumentalità architettonica e spaziale, profusa di valori cromatici, nella superficie invasiva di un “pattern” decorativo, come ad esempio realizza con la facciata del Duomo di Milano

 

 

 

Duomo di Milano – interno

 

 

Un altro tema sono i cosiddetti “Paradisi”, scatti fotografici che ritraggono luoghi dove l’uomo non ha mai o ha raramente messo piede. 

Qui scorre l’altro tema caro a Thomas Struth, quello della natura, dei territori incontaminati, delle foreste amazzoniche, di una natura, insomma, che è protagonista assoluta in una dimensione parallela alla realtà urbana, un mondo senza tempo, sospeso in una grandiosità sconosciuta e silenziosa.

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Un tema spiazzante che appare opposto a tutta quella civiltà fatta di arte, di città e architetture finora perlustrate.

D’altronde, l’essenza di questa fotografia la indica lo stesso Struth quando afferma  “cerco un dialogo tra passato e presente e la possibilità di cercare uno spazio di quiete nel nostro mondo frenetico“.

 

 

 

ALTRE SUE  OPERE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Art’s Audiences Become Artworks

 

 

 

 

 

 

 

 

 Testo rielaborato da repubblica.it – immagini da vari siti – impaginazione T.K.

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 
 
 
 

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La TAVOLA DI SMERALDO di Ermete Trimegisto.. il testo misterico più antico dell’esoterismo   Leave a comment

 

 

 

   

 

  

Uno dei testi più famosi dell'esoterismo,

e più precisamente dell'ermetismo.


Un testo di cui si parla da millenni ma rimasto a lungo noto solo

ai cultori ed ai seguaci di questo genere di dottrine mistico-religiose e filosofiche.

 

 




Porto alla vs lettura questo testo,
ormai del tutto desecretato ed abbastanza noto,
solo per motivi storico-culturali in quanto, a mio parere,
ha da tempo perso ogni carica misterica
e molti suoi aspetti appaiono oggi ovvi o non significano più molto.



Ma ora leggiamola…

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 La figura qui sopra proviene dall'ABC dei Rosacroce pubblicato nel 1785.

 

Tabula Smaragdina di Hermes Trismegistus

 

 


 

 

E'  vero, senza menzogna verissimo, che ciò che è in alto, è come ciò che è in basso, per compiere i prodigi di un’unica cosa.

E come tutte le cose vennero da una cosa sola, per volontà e comando dell’Unico che le pensò, così anche nascono tutte le cose da questa cosa una, secondo l’ordine della Natura.

Suo Padre è il Sole e sua Madre la Luna, l’aria lo porta come fosse nel suo seno, la Terra è la sua nutrice e sostentatrice.

Questa cosa è all’origine di tutte le cose perfette che ci sono al mondo.

La sua forza è illimitata e si riversa in terra.

Separa allora la terra dal fuoco, ed il sottile o fine dal grossolano o spesso, delicatamente,
con grande industria e modestia.

Sale dalla terra al cielo e di là scende nuovamente in terra, assume in sé la forza delle cose superiori ed inferiori.
Così avrai la gloria di tutto il mondo.

Perciò sfuggirà da te ogni oscurità ed ogni debolezza.

Questa è, di tutte le forze, la forza più forte:
perchè essa può vincere tutte le cose sottili e può penetrare in ogni cosa solida e compatta.

Così fu creato il mondo. Ne conseguiranno mirabili combinazioni e si verificheranno molti prodigi:
la via per realizzarti è questa.

E per questo sono stato chiamato Ermete Trismegisto:
perchè possiedo le tre parti della saggezza di tutto il mondo.

Ciò sia detto del capolavoro dell’Arte chimica.   

 
 
 

 

 

Ermete Trismegisto – mosaico – Cattedrale di Siena

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN




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Cielo d’amore – Kabir con questa sublime poesia ci invita a fonderci con… l’Infinito   Leave a comment






Questa poesia di Kabir,

poeta mistico indiano (India) del 15° secolo,

ci invita in modo chiaro a fonderci con l'Infinito

e ci spiega anche in che modo.







CIELO D'AMORE

– KABIR –

POESIA SUBLIME





La tensione dello sguardo dell'anima,

secondo la prospettiva di Kabir,

si riflette nel cielo d'amore.





La chiave per trovare la scintilla divina che è in noi,

senza farci fuorviare dalle ombre della sera

e senza arrenderci alla banale realtà…,

è

andare verso l'altro

e

gustare attraverso il cuore

i suoni ed i profumi della natura…







La poesia m'appare davvero modernissima

con il suo riconoscimento

della presenza del divino sia nel nostro cuore…

che nella natura che ci circonda…







CIELO D'AMORE

Kabir


Cadono le ombre della sera

lunghe, serrate,

di buio avvolgono il corpo e la mente.


Tu apri la finestra che dà a ponente

perditi nel cielo d’amore.


Bevi il miele stillato dai petali

del loto che hai in cuore.


Lascia che ti penetrino

le onde del mare, le onde

di splendore.


Ascolta,

un suono di conchiglie, di campanelli

si leva dalle acque.


Kabir dice:

«Fratelli,

è Dio in questo vaso,

in questo mio corpo».







E voi cosa ne pensate?


Tony Kospan




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