L'amore non ha sesso, né età, né religione, né paese né distanza, né tantomeno razza o colore… è universale e poliglotta, si trova ovunque e parla la lingua del cuore. Jean-Paul Malfatti
Sir Edward John Poynter – Ore serene
LA GIOSTRA
Roberto Perin
Passi lenti in un parco incantato.
Giostra di sentimenti, cavallucci di onde innamorate.
Graffiti scolpiti con sorrisi intensi, neri tunnel illuminati di emozioni.
Giostra di sentimenti, in un parco incantato, tra risate di mamme, sorrisi di bimbi, in mani strette di nonni, occhi di mamma su culle gioiose.
Sulla giostra, occhi incantati, abbracciati da innamorati.
Stu core analfabeta te lle purtato a scola e se mparato a scrivere, e se mparato a lleggere sultanto ‘na parola Ammore e niente cchiù.
Ammore, ammore mio si tu,femmena amata. Passione, passione ca sta vita daie calore. Quanno te vaso a vocca avvullutata, chistu velluto m’accarezza ‘o core, stu core, ca tu pa’ mano lle purtato a scola, e se mparato a scrivere, e se mparato a leggere… Ammore e niente cchiù.
Stu core analfabeta mo soffre e se ne more penzanno ca si femmena e te putesse perdere e perdere ll’ammore ca lle mparato tu.
Giuremo ancora ca tu si dda mia primma che me ne moro ‘e gelusia. Passione, suspira ‘o core mio femmena amata, tu lle mparato a scrivere, tu lle mparato a leggere… Ammore e niente cchiù
Qui con Pasolini
IL TESTO IN ITALIANO
Questo cuore analfabeta l’hai portato a scuola ed ha imparato a scrivere, ed ha imparato a leggere soltanto una parola Amore e niente più.
Amore, l’amore mio sei tu, donna amata mia. Passione, la passione che a questa nostra vita dà calore. Quando bacio la bocca tua vellutata, il suo velluto m’accarezza il cuore, questo cuore, che tu hai preso per mano e l’hai portato a scuola, ed ha imparato a scrivere, ed ha imparato a leggere… Amore e niente più.
Questo cuore analfabeta ora soffre da morire dato che sei donna e ti potrebbe perdere e perderebbe l’amore che gli hai insegnato tu.
Giurami ancora che tu sei mia prima che muoia di gelosia. Passione, sospira il mio cuore… donna amata mia, tu gli hai insegnato a scrivere…
Diciassette da quando Peter Merholz scrisse, maggio 1999, “we blog“, inteso come noi blogghiamo, sulla fascia laterale del suo sito.
E in quel momento il gergo tecnologico si fece verbo nell’ uso comune e nei vocabolari, oltre che sostantivo (“weblog”), com’era già.
Ma già ma forse diciannove dato che i pionieri del web avevano cominciato a sperimentare un modo per “auto pubblicarsi” i loro testi e foto senza chiedere permesso a nessuno.
Con oltre 150 milioni di blog, il mondo si è ora “blog-formato” senza saperlo.
Ci siamo abituati a siti che dettano la legge del gossip, alla Cina che litiga nei blog, e dove i blogger sono arrestati, all’ Iran dove qualcuno di loro è morto in carcere.
E ai blog che si trasformano in giornali – qualcuno chiama ancora così l’ “Huffington Post”, una corazzata da 50 collaboratori e passa.
Il blog da genere “antimedia” si è mutato in “mainstream”, abitudine di massa: abbiamo una ventina di milioni di iscritti a Facebook in Italia che ogni giorno bloggano senza sapere di farlo.
Si è polverizzato poi nei “twitter” di 140 caratteri o nel “TumblR”, più lungo, ma sempre fulmineo nel testo o nelle sentenze.
Tutte cose che si possono fare anche senza un computer: non c’ è telefono “smart” che non abbia il suo programmino per pubblicare un “post” o per leggere il flusso dei “twitter”.
Le idee si sminuzzano in uno spazio lungo quanto uno sms e stabiliscono la nuova unità di misura della comunicazione.
Se n’è accorto il New York Times.
Da una settimana al giornale hanno nominato un “Social Media Editor”, si chiama Jennifer Preston.
Si occuperà di “disseminare” le notizie del giornale, liofilizzate in micro messaggi, attraverso twitter, Facebook, MySpace e ovviamente attraverso i blog.
E come si fa a viaggiare nel mare del social web?
Il link è il collegamento che ogni blog (o twitter o microblog qualsiasi) stabilisce con la fonte della sua notizia o della sua indignazione.
Io cito te, tu citi me, e avanti così per migliaia di collegamenti.
Parole che comunicano con parole.
Che hanno i loro luoghi di aggregazione, tempeste di passaparola che possono far dimettere un ministro o fare a pezzi un titolo in borsa.
Al New York Times hanno da tempo capito che la metà del loro traffico web – quindi circa 10 milioni di persone al mese – arrivano ai contenuti del giornale non da titoli o spassionata lettura, ma dai sentito dire di questa piazza.
Quel passaparola è linfa vitale e non solo per il giornale.
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C’erano una volta i blog del sottosuolo e dell’ antimedia.
Era diciassette anni fa.
Forse diciannove.
– VITTORIO ZAMBARDINO – (con piccole modifiche dato che l'articolo è di qualche anno fa)
Dal quotidiano LA REPUBBLICA – impaginazione e libero adattamento di Tony Kospan
LA MIA ESPERIENZA ED UN PARERE
Oggi i blog stanno cambiando la loro funzione… ed in parte hanno anche perso la loro centralità nel mondo del web… per l'esplosione dei social network… in primis Facebook…
Dunque sta avvenendo una loro trasformazione… da diario personale da mostrare ai visitatori… a vero e proprio piccolo sito con proposte di informazioni, pareri, analisi, poesie, immagini, video etc… da condividere e scambiare con i lettori – frequentatori – visitatori casuali – amici.
Inoltre appare sempre più spesso esserci un'interazione tra social network e blog per le possibilità molto più ampie di immagini colori sfondi e musiche che presentano questi ultimi… accanto alla strepitosa facilità di contatti dei primi…
Infine l'esplosione tecnologica che consente a tutti di frequentare il web con una miriade di aggeggi elettronici (cellulari, tablet, smartphone etc ) ha consentito una parallela esplosione delle offerte e richieste di informazioni, conoscenze, contatti etc…
Purtroppo c'è da constatare infine che questo immenso flusso di informazioni tocca molto poco i temi culturali… rimanendo per la massima parte ancorato su temi sportivi… erotici… comici… politici (ma molto spesso interpretati solo come arene per insultarsi).
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Questo il mio parere… oggi… ma devo dire che l'evoluzione tecnologica non solo non rallenta.. nonostante la crisi… ma procede in modo velocissimo e certamente assisteremo presto a nuovi ulteriori cambiamenti… a nuove imprevedibili velocizzazioni ed ampliamenti delle telecomunicazioni…
Personalmente sono giunto in ritardo al blog, prima ero nellecomunità virtuali(antesignane degli attuali social network), e l'impostazione iniziale nell'accostarmi a questo mondo era quella di scrivere, o selezionare, messaggi… pensieri… poesie… riflessioni… sogni, interessi etc… inserendoli in una bottiglia (post) lanciata nell'immenso mare di internet.
Successivamente ho creato una inter-relazione tra Blog e Facebook…. e poi, ma in modo assolutamente molto personale, anche al mondo di Twitter e…Google plus
Devo infine dire che oltre alle numerosissime frequentazioni quotidiane questo mio blog appare anche punto di riferimento e di dialogo per molti… e la cosa mi rende molto felice… per cui sento anche il dovere di ringraziare in primis i tantissimi visitatori e poi soprattutto coloro che commentando i vari post… entrano in contatto con me con le loro idee, i loro pareri, i loro consigli, i loro suggerimenti etc…
Concludo pertanto augurando… “Lunga vita ai blog…”
Ha pronunciato il sì in Municipio, poi – come da copione – si è fatta fotografare assieme al novello sposo tra le aiuole del parco di Miramare.
Ma il matrimonio è finito lì. Poco dopo lei è scappata con l’amico che guidava l’auto nuziale. Con la scusa di andare a togliersi l’ingombrante abito nuziale e abbigliarsi in modo più comodo per il banchetto, si è data alla fuga con l’amico-autista in quello che doveva essere il giorno più bello della sua vita. Via, alla volta della Grecia per la luna di miele con il suo vero amore; lui, addolorato e imbufalito, è rimasto al ristorante a intrattenere gli invitati in un’atmosfera da funerale.
Sembra il perfetto copione per un film (della serie ”Se scappi ti sposo” o meglio ”Se ti sposo io scappo”), ma la realtà a volte è meglio – o peggio – della fiction. A restare con un pugno di confetti è capitato ad Andrea, un impiegato di banca triestino. Di Sara, la sposa mancata, non ne vuole più sapere. I cognomi li abbiamo volutamente omessi.
«Ha trasformato un sentimento d’amore in odio», ammette Andrea con comprensibile imbarazzo ma grande dignità. «Poteva pensarci prima, almeno non spendevamo tutti quei soldi per una messa in scena. Mi rivolgerò a un avvocato per essere risarcito materialmente e moralmente. Sono rientrato a lavorare con una settimana d’anticipo – spiega – e ringrazio tutti i colleghi che invece di prendermi in giro mi stanno aiutando a ricominciare».
Il matrimonio naufragato a tempo di record è stato celebrato con rito civile il 16 maggio di qualche anno fa nella saletta che si affaccia su piazza dell’Unità. «è stato un loro conoscente a celebrarlo», osserva il consigliere comunale Salvatore Porro.Lui 34 anni, lei quasi coetanea, si erano conosciuti appena dieci mesi fa. Lui impiegato, lei lavora in una finanziaria di Monfalcone: vivevano insieme a casa di lui nella zona di San Luigi. Un colpo di fulmine, come fulminea è stata la decisione di sposarsi. E fulminea è stata anche la fine.Il giorno del matrimonio Sara era arrivata puntuale sfoggiando un abito color avorio. «Era tutto perfetto – racconta Paolo, amico dello sposo – ci lamentavamo solo per il trambusto creato dal palco allestito per il concerto di Mtv. Sono dispiaciuto per Andrea. Meno male che ha un carattere forte: un altro uomo avrebbe potuto fare anche una follia».Alla cerimonia hanno preso parte solo una trentina di invitati. Da quanto raccontano gli amici l’intenzione dei due non era quella di fare le cose in pompa magna. Non avevano previsto nemmeno il viaggio di nozze. Almeno lui.
Finito il rito nuziale, mentre gli invitati raggiungevano il ristorante Sardoc, Andrea e Sara si sono prestati al classico servizio fotografico. Ad accompagnarli, con una Bmw addobbata di tutto punto, un amico della coppia che da alcuni mesi giocava anche a calcio con lo sposo. Dopo l’ultimo scatto la sposina ha espresso il desiderio di andare a cambiarsi. «Andrea ci ha raggiunto subito al ristorante – riportano gli amici – spiegandoci che, siccome il vestito era molto voluminoso, stile “meringa”, Sara aveva preferito andare a mettersi in tailleur». è da quel momento che la storia prende una piega surreale. Prima un brindisi, poi un secondo e ancora un terzo per ingannare il tempo. Ma la sposa non arriva. «Abbiamo capito anche noi che c’era qualche problema – spiega il personale del ristorante – ma siamo discreti e tuteliamo la privacy dei nostri clienti…».
Dopo un’ora di attesa abbiamo chiamato Sara – racconta Sabina, amica della coppia – ma il suo telefonino era spento. Non ci siamo preoccupati perché ci sembrava normale che una ragazza, il giorno del suo matrimonio, tenesse spento il cellulare. A quel punto Andrea ha tentato di contattate l’amico che le faceva da autista ma anche lui era irraggiungibile. Ha risposto solo dopo un’ora e mezza». Ed è a quel punto che Sara ha trovato il coraggio di vuotare il sacco incenerendo Andrea: «Ho capito solo ora di aver fatto un errore. Mi dispiace, il mio cuore mi porta da un’altra parte».
(Da il Piccolo di Trieste – Impaginazione Tony Kospan)
Per me il marito dovrebbe festeggiare (tutto sommato) lo scampato pericolo…
dato che avrà certamente sùbito l’annullamento ed anche il risarcimento dei danni…
ed una piccola riflessione sul messaggio nascosto in esso.
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LA SFIDA DEL RE AI SUOI 3 FIGLI
Osho
Un grande re aveva tre figli, e voleva sceglierne uno come erede.
Era in difficoltà , perché tutti e tre erano molto intelligenti, molto coraggiosi.
Chi scegliere? Si rivolse dunque a un saggio, che gli suggerì un'idea!
Il re tornò a palazzo e convocò i tre figli.
Diede a ciascuno di loro una borsa contenente dei semi, e disse loro che sarebbe partito per un pellegrinaggio: “Starò via qualche anno: uno, due, tre, forse di più. E per voi questa sarà una prova: quando torno, mi dovrete ridare questi semi. E chi di voi li proteggerà meglio, sarà il mio erede!”
Poi partì per il pellegrinaggio.
Il primo figlio pensò: “Cosa dovrei fare con questi semi?”
E convinto di fare la cosa migliore, per proteggerli meglio da qualsiasi cosa, li chiuse in uno scrigno di ferro, in modo da poterli rendere intatti al ritorno del padre.
Il secondo pensò: “Se li rinchiudo come ha fatto mio fratello, moriranno. E un seme morto non è affatto un seme. Mio padre potrebbe obiettare: “Io ti ho dato dei semi vivi, che potevano crescere, mentre questi sono morti:ora non potranno più crescere” Per cui andò al mercato e li vendette, e conservò il denaro, pensando: “Quando mio padre tornerà, andrò al mercato, comprerò nuovi semi e gliene ridarò di migliori.”
Ma fu il terzo a fare la cosa migliore. Andò in giardino e li seminò.
Tre anni dopo, quando il padre tornò, il primo figlio aprì lo scrigno. Quei semi erano tutti morti, puzzavano, e il padre disse: “Cosa? Sono forse questi i semi che ti ho dato? Avevano la possibilità di fiorire e donare una fragranza squisita, mentre questi puzzano; no, questi non sono i miei semi!”
Andò dal secondo figlio che si precipitò al mercato, comprò semi nuovi e tornò a casa, dicendo: “Ecco i tuoi semi!.” E il padre commentò: “La tua idea è migliore di quella di tuo fratello, ma non sei ancora abile come io vorrei che fossi!”
Quando andò dal terzo, il padre sperava e trepidava al pensiero di ciò che aveva potuto fare. E il terzo figlio lo condusse in giardino dove erano spuntate milioni di piante, e milioni di fiori. Il figlio disse: “Questi sono i semi che mi hai dato. Non appena le piante saranno adulte, li raccoglierò e te li restituirò. Adesso stanno ancora crescendo!“
Il re disse: “Tu sei il mio erede. Ecco come ci si deve comportare con i semi!” .
UNA PICCOLA RIFLESSIONE
Il seme non è mai in pericolo. Che pericolo potrà mai esserci per il seme? E' assolutamente protetto dalla natura.
Viceversa, la pianta è sempre in pericolo, perché è delicata e soggetta alle intemperie, alle malattie.
Il seme è simile a una pietra, è duro, è nascosto all'interno di una scorza.
Viceversa la pianta deve superare mille rischi mille prove per arrivare a fiorire.
E non tutte le piante ce la faranno!
Questo vale anche noi.
Solo se, uscendo dal nostro guscio, sapremo usare le nostre qualità, le nostre capacità e sapremo combattere contro le avversità… avremo la posssibilità di raggiungere la nostra meta…
Questa mia però è solo una delle diverse riflessioni possibili ricavabili da questo racconto in quanto ce ne sono altre più… esoteriche… ma ho preferito rimanere nell'alveo della natura…
Ciascuno quindi potrà ricavarne il messaggio che vorrà…
RACCONTO DAL WEB – RIELABORAZ. IMPAGIN. E COMMENTO T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN
Amicizia, arte, buonumore, musica, poesia, riflessioni, test, video… etc…
ma in modo più riservato come in un club? Vieni… nel nostro gruppo di