Archivio per 29 aprile 2016

La Venere Landolina di Siracusa – L’antica scultura… la storia e le parole d’amore di Guy de Maupassant   2 comments

 
 


La sensualità espressa dal corpo che sembra vivo e reale, 
anche grazie anche all’abile effetto chiaroscurale della scultura,
fa apparire la Venere Landolina più una donna vera che una dea.

Conosciamo questa mitica.. antica scultura!


 

Foto Giovanni Dall’Orto (partic.)


 
 
 
 

LA SCULTURA
LA STORIA… IL RITROVAMENTO…
E LE PAROLE DI UNO SCRITTORE… INNAMORATO


 
 
 
 
 
 
 
 
 

LA VENERE LANDOLINA

 
 
 
La Venere Landolina è una scultura marmorea appartenente alla serie di Afrodite “Pudica” in marmo pario, copia romana di un originale greco della prima metà del I secolo a.C., ed è conservata nel Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa.(wikipedia con aggiunte)
 
 
 
 
 

 

 
 
 
E’ molto nota per alcune caratteristiche che la rendono quasi unica nel panorama delle sculture dell’antichità… e per questo è molto amata ed attira visitatori da ogni dove.
 
Ci sono diverse altre copie di svariate epoche di “Afrodite pudica“, sparse nei musei, come ad. es. questa situata nei Musei Capitolini





Afrodite pudica – Musei Capitolini

 

 
 
 
La dea è raffigurata mentre sta per denudarsi prima del bagno.
Il nudo opulento e sensuale è messo in risalto dal ricco panneggio e dal gesto pudico della mano che copre il pube.
La statua è acefala e priva dell’avambraccio destro, che originariamente copriva il seno.
A sinistra della figura c’è un delfino acefalo che evoca le acque marine da cui nacque Afrodite.
L’originale fu realizzato probabilmente da scultori greci della scuola rodio-asiatica o scolpito da maestranze greche nella stessa città di Siracusa.






La statua dell’Afrodite fu rinvenuta a Siracusa nell’Orto Bonavia, poi Giardino Spagna, il 7 gennaio 1804 da Saverio Landolina, Regio Custode delle Antichità di Val Demone e Val di Noto. 
(dal sito Siracusani famosi).
 
Questo spiega con chiarezza il perché del nome “Landolina“.
 
 
 
 
 

Saverio Landolina

 

 

Bella anche quest’altra lettura dell’opera…
 
Pudica perché colta nell’atto di coprirsi, ma anche sfacciatamente seduttiva per l’aprirsi al vento della veste e per la fremente verità del suo corpo di donna, la Venere Landolina di Siracusa racconta la metamorfosi dell’immagine distante di una dea nelle forme attraenti della natura femminile. (Roberta Schenal*)
 
*esperta d’arte antica ed in particolare di opere della Magna Grecia.

 
 
 
 

 
 
 
 

Ma veniamo ora alla descrizione che ci dona lo scrittore Guy de Maupassant (Tourville-sur-Arques 5 agosto 1850 – Parigi 6 luglio 1893) scrittore, drammaturgo e poeta francese, nonché gran viaggiatore ed uno dei padri del racconto moderno che ne era profondamente “innamorato“:
« Fu probabilmente lei che mi decise ad intraprendere il viaggio; parlavo di lei e la sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista. […] è la donna così com’è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. […]. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. » (GdM – wikipedia).

Leggiamo ora il brano in cui il grande scrittore racconta l’incontro con questa stupenda scultura.
 
 
 
 

 

 

 

VENERE LANDOLINA O ANADIOMENE

Guy de Maupassant

 

 

Varcando la soglia del museo, la scorsi in fondo una sala, bella come l’avevo immaginata. Le manca la testa, non possiede un braccio; eppure, giammai una figura umana mi è apparsa più stupenda e fascinosa. Non è affatto la donna dei poeti, la donna favoleggiata, la donna divina e maestosa, come la Venere di Milo, è la donna tale come è, come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. E’ prosperosa, col seno florido, l’anca robusta e la gamba vigorosa; è una Venere carnale che quando la si vede , in piedi, è naturale immaginarla coricata. Il braccio perduto celava i seni; con la mano rimasta solleva un panno col quale copre, con grazia, i fascini più intimi. Tutto il corpo è fatto, ideato, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi confluiscono, tutto il pensiero vi concorre. Questo gesto semplice e naturale, pregno di pudore e di sensualità, che nasconde e mostra, che vela e svela,che attrae e allontana, sembra definire tutti i caratteri della donna sulla terra.

Il marmo è vivo. ……. La Venere di Siracusa è una donna, ed è pure il simbolo della carne……..è l’espressione perfetta della bellezza esuberante, sana e semplice……Non ha la testa! E che importa? Il simbolo ne è uscito più completo. E’ un corpo di donna che esprime tutta la reale poesia della carezza……La figura di marmo che ho veduto a Siracusa è proprio l’umana trappola intuita dall’artista antico: è la donna che copre e rivela a un tempo lo stupefacente mistero della vita.

 
 
 
 
 
Guy de Maupassant
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

fonti: vari siti web indicati – ricerche coordinam. e impaginaz. t.k




LA VENERE LANDOLINA

 
 
 
 

Buon W. E. in poesia “Pensami” M. A. Borgatelli – arte.. E. D. Ponsan – canzone “Bella”   3 comments

 
 
 

 
 

Edouard Debat Ponsan
 
 
 
 
 


Ruba tutti i colori del mondo
e dipingi la tela della tua vita
eliminando il grigio delle paure e delle ansie.
O.Falworth

 
 
 

Edouard Debat Ponsan – La sig.ra Debat-Ponsan in terrazza a Nazelles
 
 
 
PENSAMI
Maria Antonietta Borgatelli
 
Pensami
quando sorge il sole
in un mattino di primavera,
…quando nel giardino
sbocciano i primi fiori
e le gocce di rugiada
si posano dolcemente
sui petali profumati.
Pensami
in un giorno sereno
e con gli occhi della mente
scorgerai il mio volto
che sorride al tuo cuore.
Pensami
in una notte stellata
e sentirai la mia voce
innalzarsi soave nell'aria,
sentirai le mie carezze
nella leggera brezza
che sfiora la tua pelle.
Non pensarmi mai
in una notte cupa,
in una malinconica sera,
in un giorno triste di pioggia,
in una squallida
giornata d'inverno
perché io non ci sarò.
 
 
 
Edouard Debat Ponsan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




a tutti da Tony Kospan

 

 

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L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi, spazio all'aperto e natura
 
Edouard Debat Ponsan
 
 


 
 
 

La Bella di notte – La pianta… una poesia… ed una leggenda…   5 comments

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La pianta “Bella di notte” è un cespuglio erbaceo con

fiori che non hanno calice ma sono costituiti da una corolla,

che può essere di vari colori (giallo, rosso, rosa, bianco).


E' famosa per una sua originale caratteristica.


Spesso al sole i fiori si chiudono in tutto o in parte

per poi ritornare aperti e vigorosi al tramonto

e durante la notte.


Da ciò il suo nome.

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LA BELLA DI NOTTE

LA PIANTA… UNA POESIA ED UNA LEGGENDA








BELLA DI NOTTE

Arousal
 

Al calar dell’imbrunire

guardati intorno

ogni fiore va a dormire

ma per te inizia il giorno.



Sei nata dalla Luna

per realizzare un sogno

il popolo della notte

di te ha bisogno.



Con i tuoi teneri profumi

allieti le notti di veglia

richiamando quei piccoli lumi

al tocco di una ciglia.


(poesia dal sito – Fiori di pensiero)









LA LEGGENDA DELLE BELLE DI NOTTE


Monica Eleonora Lapenta




Si perde nella notte dei tempi la leggenda del fiore più bello.


Il fiore che allieta le notti di tutti gli uomini insonni perché li attende sveglio d’estate quando non riescono a prendere sonno: le belle di notte.


Una notte, tanto tempo fa, un pianto lungo e sommesso si aggiungeva ai rumori dell’oscurità. Questo pianto si ripeté a lungo, finché la Luna decise di trovarne la fonte.
A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse.
Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto.
La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò.
Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore.
Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!”
“Io sono Lumil, il principe delle lucciole!”
“Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna.
“Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!”
“E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”.
“E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!”
“E qual è questo sogno?” chiese la Luna.
“Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil.
“Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via.
La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole.
Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò.
Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio.
“Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna.
“Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio.
“E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!”
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!”
E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta.
Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò.
Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese:
“Cosa accade?”la risposta la rattristò.
“Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.”
La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil.
Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata? Io non ho pianto questa notte!”
“Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente.
“Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito.
Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!”
Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole.
Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza.
L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna.
“Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..”
La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil.
Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie.
Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia.
“Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!”
E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice.
Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride.
Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil.


dal web






CIAO DA TONY KOSPAN





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Un pensiero della Fallaci e la poesia.. Se.. di Kipling ci parlano in modo sublime della… dignità   7 comments







Parlando della dignità di un uomo, 
la nota scrittrice fiorentina
 alla fine di un suo articolo, fa un riferimento importante
ad una mitica e profondamente morale poesia di Kipling.

Qui potremo ora legger sia la sua riflessione

che la poesia del grande scrittore e poeta britannico

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LA DIGNITA’
PER LA FALLACI E  PER KIPLING


Iniziamo dal pensiero della Fallaci
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Cosa significa essere un uomo?
Significa avere coraggio, avere dignità.
Significa credere nell’umanità.
 Significa amare senza permettere a un amore di diventare un’àncora.
Significa lottare. E vincere.
Guarda, più o meno quel che dice Kypling
in quella poesia intitolata
Se.
Oriana Fallaci

 
 
 
 


 
 
 
Ed ecco ora la mitica poesia citata da Oriana…


SE…
Rudyard Kipling
 
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
 
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
 
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”.
 
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio!

 
 
 
 
 
 
 


Vedendo la realtà che ci circonda
pensate che la dignità sia ancora diffusa tra le persone
o è divenuta solo una parola antica (o una chimera)?


Ciao da Tony Kospan




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