Archivio per 23 aprile 2016
Se è vero che l’inizio della misurazione del tempo
ha origini molto antiche, forse babilonesi,
è nel mondo greco-romano che lo scorrere del tempo
assume una grandissima importanza.
Si narra che Plauto invocasse la maledizione degli dei
contro colui che installò per primo la meridiana in città per indicare l’ora
togliendo così la spensieratezza ai Romani.
Esaminiamo allora,
sul tema “tempo” e sui suoi effetti sulla nostra vita
(cosa di cui spesso discutiamo nel web),
la visione poetica e filosofica dei nostri antenati.

IL SENSO DEL TEMPO PER
I POETI E GLI SCRITTORI CLASSICI

Musica new age da ascoltare leggendo (se si vuole)
L’Uomo, il senso della caducità e della brevità dell’esistenza, con l’imperturbabile e ciclica Natura sullo sfondo, sono i protagonisti di una bellissima elegia (Frag. 2 West) di Mimnermo (VII-VI sec. a C.), in cui il poeta greco dipinge, toccando vette di intensissima drammaticità (riprese poi da Leopardi, frammento XLI dei Canti) tutta la fragilità dell’esistenza umana:
“Noi, quali le foglie che la primavera, stagione ricca di fiori, produce, quand’ecco che crescono ai raggi del sole: simili a queste per il tempo di un cubito dei fiori della giovinezza possiamo godere, ignorando da parte degli dei sia il bene che il male. Vicine dimorano le Sorti nere, l’una che tiene il termine della vecchiaia penosa, l’altra della morte.
Ma quando questo termine di stagione è trascorso, subito l’essere morti è meglio della vita: molti sono i mali nell’animo, talora i beni si dilapidano, ed i prodotti della povertà ci affliggono; uno sperimenta la mancanza dei figli, e scende sotto terra nell’Ade desiderandoli con tutto il cuore; un altro è consumato da una malattia che gli ruba l’animo; non esiste alcun mortale cui Zeus non dia molti mali”.
LA GIOVINEZZA G. Leopardi
Ma la giovinezza onorata è cosa di breve durata come un sogno: e la vecchiaia sgradevole ed informe subito incombe sul capo, nemica e allo stesso tempo senza onore, la vecchiaia che rende l’uomo irriconoscibile ed annebbia gli occhi e la mente avvolgendoli.
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La giovinezza – questa è la massima convinzione ed al contempo disperazione dei lirici greci – è solo un sogno di breve durata, afferma ancora Mimnermo in un celebre suo frammento (Mimn., Frag. 5):
“Ma la giovinezza onorata è cosa di breve durata come un sogno: e la vecchiaia sgradevole ed informe subito incombe sul capo, nemica e allo stesso tempo senza onore, la vecchiaia che rende l’uomo irriconoscibile ed annebbia gli occhi e la mente avvolgendoli”.
Il tema della fragilità della vita umana, espresso attraverso la caducità delle foglie su un ramo, pronte a cadere al primo alito di vento, sembra essere caro al modo di pensare dei greci e si trova ad esempio già nell’Iliade (VI, 144 e seguenti), dove Glauco così risponde a Diomede, con il quale sta per venire a duello:
“Magnanimo figlio di Tideo (Diomede), perchè mi domandi quale sia la mia stirpe? Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; delle foglie il vento getta alcune a terra, mentre altre sono nutrite al tempo di
primavera dalla selva in fiore; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra scompare”.

Eraclito e Democrito – Bramante
Ora, sempre restando nel mondo ellenico, facciamo un piccolo excursus verso la filosofia che mostra l’enorme importanza abche per i pensatori dell’epoca della dimensione del Tempo… e parlando del famoso “Panta Rei”…
Panta rei os potamòs (dal greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός), cioè… “Tutto scorre come un fiume” è il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, ma in realtà mai esplicitamente formulato in questi termini da quel che si legge nei suoi scritti a noi pervenuti.
Eraclito (Efeso 535 a.C. – 475 a.C.) è considerato il filosofo del Divenire in contrapposizione con la filosofia dell’Essere di Parmenide e questa nota espressione nasce da una sintesi di un frammento del suo trattato “Sulla natura”:
« Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. » (91 Diels-Kranz).
Eraclito vuol evidenziare come l’uomo non possa mai fare la stessa esperienza per due volte, giacché ogni cosa è sottoposta alla legge inesorabile del tempo.
Louis Jean Francois Lagrenee – Malinconia
Ma torniamo alla Poesia… e torniamo al tema della caducità della vita umana… vista nel mondo latino.
Foglie al vento sono anche le anime dei defunti che si affollano sulle rive dell’Acheronte nell’Eneide:
“quam multae glomerantur aues, ubi frigidus annus trans pontum fugat et terris immittit apricis. stabant orantes primi transmittere cursum tendebantque manus ripae ulterioris amore” (Virgilio, Aen. VI, 311-314), immagine che sarà ripresa quasi testualmente anche da Dante per descrivere le anime in attesa del nocchiero Caronte in Inferno, 3.
DIVINA COMMEDIA – INFERNO – CANTO 3°
OMISSIS
“Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: «Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.
E tu che se’ costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti». Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse: «Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti».
E ‘l duca lui: «Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”
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Il tempo è poi l’ossessione di Orazio (Carmina II 14), che, in questi versi, ricorda come breve sia la vita dell’uomo prima che la vecchiaia e poi la morte lo colgano:
“Ohimè, Postumo, Postumo, gli anni si dissolvono fuggendo via a tradimento e la pietà non riuscirà a ritardare le rughe e la vecchiaia che incombe e la morte indomabile”.
E ancora, nello stesso carme, per rafforzare questa idea con un’immagine viva e dunque di intensa drammaticità, il poeta riprende:
“Il tuo erede, più degno di te, si prenderà le anfore di Cecubo che cento chiavi proteggono e di vino superbo colorerà il pavimento, un vino migliore di quello delle cene dei pontefici”.
Nello spreco che altri faranno di quanto faticosamente (e vanamente, perchè dalla morte e dall’oblio non c’è scampo) noi abbiamo accumulato c’è tutta la disperazione del poeta, che infatti, nel suo anelito di immortalità, nel suo desiderio di lasciare di sè memoria imperitura, affida le sue opere ai posteri.
Sempre Orazio a proposito del tempo:
“Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso : cogli il giorno, fidandoti il meno possibile del domani” (Carmina, I,11), forse nella scia di Simonide, che ricorda: “Da uomo quale sei, non dire mai quale sarà il domani; nè, vedendo un uomo felice, per quanto lo sarà. Neppure il guizzo della mosca dalle ali distese è così rapido” (Frag. 521/16, 615/110 Page).

Trionfo di Bacco ed Arianna
Terminiamo questa breve analisi del tempo visto dai classici con la famosa poesia di Lorenzo de’ Medici… (Firenze, 1º gennaio 1449 – Firenze, 9 aprile 1492) che riprende alla grande il tema della fugacità della giovinezza… qui riportata, per brevità, solo nella mitica strofa.
Debbo dire che condivido in pieno il pensiero di Lorenzo ed ho sempre condiviso il… “carpe diem” anche se però… “ragionato“.
TRIONFO DI BACCO ED ARIANNA…
« Quant’è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: Di doman non c’è certezza»
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Libero adattamento del testo di “Antiquitas”
Impaginazione T.K.
Infine una poesia-riflessione di un grande autore molto più recente e Premio Nobel per la letteratura nel 1948… ma già considerato un classico.
IL TEMPO
Thomas Stears Eliot
Il tempo presente e il tempo passato
son forse presenti entrambi nel tempo futuro,
E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
tutto il tempo è irrimediabile.
“Ciò che poteva essere” è un’astrazione
che resta una possibilità perpetua
solo nel mondo delle ipotesi.
Ciò che poteva essere e ciò che è stato
tendono ad un solo fine, che è sempre presente.
Passi echeggiano nella memoria
lungo il corridoio che non prendemmo
verso la porta che non aprimmo mai
sul giardino delle rose:
Le mie parole echeggiano
Così nella vostra mente.
F I N E
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Diego Rivera
       
Diego Rivera – Natasha Gelman – 1943
La poesia è poesia quando porta in sé un segreto
Ungaretti
LE PAROLE DEL CIELO
Mikis Theodorakis
Dimmi le parole del cielo ed io ti darò il bacio dell’amore. Resta lì, nuda come il mare e lasciami guardare i tuoi occhi nei quali io sogno. Devo volar via come una colomba, partire in viaggio con il tuo ricordo, oltre le nuvole oltre gli oceani d’argento.
Dimmi le parole del cuore e avrò ali per volare come in sogno. Resta lì, nuda come il mare e lasciami guardare i tuoi occhi nei quali io sogno.

Diego Rivera – Linda Christian (partic.)
   

a tutti da Orso Tony

IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA VIVER L'ARTE
I N S I E M E

Diego Rivera – Dona Elena Flores de Carrillo
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E' doveroso, a mio parere,
per chiunque ami, anche solo un po', la cultura
rendere omaggio ad uno degli uomini
che ha maggiormente inciso nella storia
del teatro, della poesia e del pensiero umano.
Frank Dicksee – Romeo e Giulietta
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Shakespeare sarebbe nato e morto il 23 aprile (1564 e 1616)
ma in verità la biografia del sommo William da Stratford-upon-Avon
è molto… molto… controversa.
(William Shakespeare – Stratford-on-Avon 23 .4.1564 – 23 .4.1616)
Non essendo possibile parlare in un solo post,
anche solo parzialmente, delle sue opere
e di tutto quanto lo riguarda…
mi limiterò a proporre, per conoscerlo almeno in sintesi,
alcune sue creazioni poetiche e teatrali.
Lo farò quindi con 2 sue poesie, 2 mitici aforismi
e 2 video… il primo da… GIULIETTA E ROMEO
ed il secondo dal MERCANTE DI VENEZIA
ed il tutto l'assocerò a dipinti classici…
dedicati a personaggi delle sue opere teatrali.
Alexandre Cabanel – Ophelia 1883
IL MIO OCCHIO SI E’ FATTO PITTORE
William Shakespeare
.
Il mio occhio si è fatto pittore e ha tracciato
la forma della tua bellezza sulla tavola del mio cuore.
Il mio corpo è la cornice in cui essa è tenuta,
e, fatta in prospettiva, essa è la migliore arte del pittore:
perché attraverso il pittore devi vedere la sua maestria,
per scoprire dove sia la tua fedele immagine dipinta,
che sempre pende nella bottega del mio petto,
nelle cui finestre si specchia il vetro dei tuoi occhi.
Ora vedi che bei servigi gli occhi hanno reso agli occhi:
i miei hanno ritratto la tua figura, e i tuoi per me
sono finestre sul mio petto, attraverso cui il sole
si diletta a sbirciare, per ammirare, là dentro, te.
Ma agli occhi manca l’abilità che dia grazia alla loro arte:
ritraggono solo ciò che vedono, non conoscono il cuore.
Francesco Hayez – Ultimo bacio tra Romeo e Giulietta
TU SEI PER LA MIA MENTE
William Shakespeare
Tu sei per la mia mente, come cibo per la vita.
Come le piogge di primavera, sono per la terra.
E per goderti in pace, combatto la stessa guerra
che conduce un avaro, per accumular ricchezza.
Prima, orgoglioso di possedere e, subito dopo,
roso dal dubbio, che il tempo gli scippi il tesoro.
Prima, voglioso di restare solo con te,
poi, orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.
Talvolta, sazio di banchettare del tuo sguardo,
subito dopo, affamato di una tua occhiata.
Non possiedo, nè perseguo alcun piacere,
se non ciò che ho da te, o da te io posso avere.
Così ogni giorno, soffro di fame e sazietà,
di tutto ghiotto, e d'ogni cosa privo.
Daniel Maclise – Scena dell'Amleto
Ora due suoi celebri citazioni che adoro
Ma tu chi sei
che avanzando nel buio della notte
inciampi nei miei più segreti pensieri?
….
Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno,
lo farei.
Così potrò poi vantarmi con i diavoli
di aver visto il paradiso senza mai entrarci.
.
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In questo primo video, vedremo la famosa scena* del balcone,
di una delle sue opere più note, e certo più amate,
GIULIETTA E ROMEO
* dal film di Zefffirelli
Video
ed in quest'altro, il breve monologo
di Shilock (Al Pacino) nel Mercante di Venezia
Video
Al Pacino nel Mercante di Venezia
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Turner è considerato, sia per i suoi acquerelli che per i dipinti ad olio,
uno dei più grandi artisti dell’800 nell’ambito della paesaggistica.
(Londra 23.4.1775 – Chelsea 19.12.1851)
BREVE BIOGRAFIA
Nato in una famiglia in cui sia la madre che la sorella ebbero grossi problemi psichici, Joseph Mallord William Turner fu inviato a Brentford, cittadina sul Tamigi presso lo zio materno dove ben presto manifestò capacità pittoriche.
Ammesso alla Royal Academy of Arts di Londra, dopo un iniziale interesse per l’architettura, fu indirizzato verso la pittura ed ebbe ben presto, ancor giovanissimo, dei riconoscimenti.
Fece poi un lungo tour per l’Europa per conoscere i grandi della pittura (Francia, Svizzera e Italia… soprattutto Venezia).
Il molo di Calais – 1803
Un importante ruolo nella sua vita artistica ebbe l’amicizia con Walter Fawkes (uno dei rari amici che ebbe) dello Yorkshire.
Egli amò molto i fantastici paesaggi di questa Contea che dipinse spesso.
Persona dal carattere ombroso ed eccentrico visse quasi tutta la vita col padre… che gli faceva da segretario… ed ebbe 2 figlie… anche se non si sposò mai.
Autoritratto
BREVE ANALISI DELLA SUA ARTE
Turner, uno dei più grandi paesaggisti dell’800, e forse di sempre, è ritenuto un esponente del movimento romantico.
Dopo aver seguito all’inizio la tradizione della pittura paesaggistica britannica se ne allontanò per dipingere soprattutto le emozioni che i paesaggi gli donavano creando così uno stile tutto suo caratterizzato dal movimento e dalla vibrazione della luce che gli ha consentito di dipingere opere spettacolari.
Nei suoi capolavori è spesso presente il tema delle tempeste, dei fenomeni atmosferici e dei giochi di luce.
Negli ultimi anni aumentò molto la forza del colore nei suoi dipinti.
I critici d’arte lo ritengono anche un precursore dell’Impressionismo anche se Monet, dopo un iniziale apprezzamento, ne criticò poi l’eccesso di colore.
ALTRI DIPINTI
La Battaglia di Trafalgar – 1806
Turner Sole nascente nella foschia 1807
Venezia dal Canale della Giudecca – 1840
Pioggia, vapore e velocità – 1844
La valorosa Téméraire – 1839 (considerato dagli inglesi il suo capolavoro)
Pescatori sulla costa – 1802
Tempesta di neve, battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth – 1842
Luce e colore dopo il diluvio
Venezia – La dogana e San Giorgio
F I N E
IL GRUPPO DI CHI AMA L'ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
Castello di Arundel con arcobaleno – 1825
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Shirley Jane Temple Black,la mitica Riccioli d'oro
è stata un vero e proprio mito
del cinema americano degli anni '30.
.
E' stata attrice, cantante, ballerina
e nella maturità anche una diplomatica statunitense.
(Santa Monica 23.4.1928 – Woodside 10.2.2014)
LA STORIA DELLA DIVA BAMBINA
Scelta, a 5 anni, tra le ragazzine della scuola
per il suo viso d'angioletto ed il luminoso sorriso
si rivelò subito una ragazza prodigio.
A 6 anni aveva già girato 2 film ed a 7 girò
“Riccioli d'oro” che la farà entrare nel mito…
e nella storia del cinema… proprio con questo nome.
I suoi film migliori sono proprio del periodo che va
dal 1936 al 1939
e quindi quando era proprio piccolissima.
E' proprio lei, piccolissima, a consegnare l'Oscar a W. Disney nel 1939
In quegli anni il suo eccezionale successo
va oltre gli aspetti puramente cinematografici
diventando anche un grande fenomeno di massa.
Dopo tanti film di strepitoso successo
però già a 12 anni inizia a diminuire la luce della sua stella
ed inizia a perdere l'amore del pubblico
ed alla fine degli anni 40 abbandona le scene
Da adulta
ha poi svolto la carriera di ambasciatrice degli USA.
.
Shirley Temple rimane tuttora
una delle principali figure della Hollywood classica.
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Come ricordarla se non con un bel video
con diverse scene tratte da suoi film?
Il mitico sorriso di Ricciolina rimarrà sempre tra le più belle
ed emozionanti immagini della storia del cinema.
.
Tony Kospan
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