Archivio per 7 aprile 2016

L’orso e gli amici – Un bel raccontino che ci dona uno spunto di saggezza   4 comments


 

 

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Questo raccontino, davvero carino
e con un piccolo, ma significativo, spunto di saggezza
mi fu fatto  conoscere da un’amica
che conosceva la mia passione per gli orsi, gli orsetti,
il mio nik orsosognante,  etc etc…
 
 
 
L’ho ritrovato per caso 
e lo ripropongo con piacere…
 
 
 
 
 

 
 
 
GLI AMICI E L’ORSO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Due amici facevano la stessa strada che attraversava una tenebrosa e pericolosa foresta.
Improvvisamente un orso ennorme e ringhiante si parò davanti ai due uomini.
Uno, in preda alla paura, si arrampicò su un albero e si nascose; l’altro non fece in tempo, ed accorgendosi di non essere in grado di sfuggire alla bestia feroce, si lasciò cadere a terra, fingendo di essere morto.
Sapeva infatti che gli orsi non toccano i morti.
Quando l’orso gli arrivò vicino, lo annusò, gli grugnì negli orecchi, provò a smuoverlo con il muso.
Il poveretto tratteneva il respiro con tutte le sue forze.
L’orso lo credette effettivamente morto e se ne andò.
Appena vide l’orso sparire tra gli alberi , l’altro scese dall’albero su cui si era arrampicato e chiese all’amico:
” Che cosa ti ha detto l’orso nell’orecchio?”.
“Mi ha detto di non viaggiare più insieme a certi amici, che nel momento del pericolo invece di aiutarmi se la danno a gambe levate”
 
 
 

 
 
 



Da Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Ed. Elledici

 
 
 
 
CIAO DA
 
 

 

 

 
 

 

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Breve ma interessante riflessione su individuazione ed individualismo nella società umana – Cosa ne pensate?   1 comment

 
 
 
 
 
 
 
UN'INTERESSANTISSIMA… (A MIO PARERE)
BREVE RIFLESSIONE
SUL SENSO DELL'APPARTENENZA
ALLA COMUNE FAMIGLIA UMANA
E SUL MODO MIGLIORE DI FARNE PARTE
 
 
 
 

 

 

 

INDIVIDUAZIONE ED INDIVIDUALISMO
 
 
 

Individuazione non significa individualismo.
 
Cooperare attivamente con ciò che oggi, in maniera errata e astratta, si definisce società, cooperare con il vicinato, con la comunità e con le organizzazioni di cui facciamo parte, impegnarsi per la salvezza dei propri simili, tutto ciò appartiene all’individuazione.
 
Ogni singola anima è parte dell’anima collettiva.
 
I nostri strati più profondi sono collegati all’inconscio collettivo, all’anima collettiva che congiunge tutti gli uomini e tutti i gruppi.
 
E’ perciò difficile immaginare l’individuazione egoistica, intesa come passatempo privato.
 
 
 
Adolf Guggenbuhl-Craig
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
– DAL BLOG DI GABRIELE LA PORTA –
 
 
 
 

 
 
 
 
La condivido in toto ma mi domando:
 “Quanti di noi si rifanno poi in concreto a questi concetti nella vita quotidiana?”
 
 
Cosa ne pensate?
 
 
 
 
 
TONY KOSPAN
 
 
 
 
 

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Buon giovedì pomer. in poesia “La speranza” E. Dickinson – arte.. C. Haigh-Wood – canzone “L’emozione non ha..”   1 comment

 
 
 
 
 
Charles Haigh-Wood
 
 
 
         
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Uno spettacolo per gli dei
è la vita di due innamorati.
– Wolfgang Goethe –
 
 
 
 
 
 
Charles Haigh-Wood – L'appuntamento
 
 
 
 
 
 

 

 

LA SPERANZA E’ UN ESSERE PIUMATO  
Emily  Dickinson
 
La speranza è un essere piumato
che si posa sull’anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l’armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.
L’ho ascoltato nella terra più fredda
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola – a me.
 
 
 
Charles Haigh-Wood – Pensieri dubbiosi
 
 
 
 
 
 
a tutti
da Orso Tony
 
 
 
 

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Charles Haigh-Wood
 
 

Scopriamo i segreti delle involontarie espressioni facciali   Leave a comment

 
 
 
 
 
 

Penso che questo studio possa esserci molto utile…
in diverse (e forse molte) occasioni…

 
 
 
 Charles Le Brun – Espressioni del viso – 1698
 
 

COME SCOPRIRE
DALLE ESPRESSIONI FACCIALI
SE UNA PERSONA E’ SINCERA…

 

   
 

 

 

 

 

Paul Eckman ha studiato per molti anni le espressioni facciali, raccogliendo una grande quantità di dati: attraverso i suoi studi è stato possibile arrivare ad una descrizione particolareggiata del comportamento di molti muscoli facciali, scoprendone la straordinaria complessità che può far si che sul volto, nel giro di pochi secondi, possano comparire delle ‘microemozioni’ che la maggior parte degli osservatori non riescono nemmeno a cogliere, data la durata molto breve della loro apparizione. 

Le emozioni segnalate dal volto sono state studiate attraverso l’osservazione attenta di fotografie e videofilmati, esaminati al rallentatore.

I dati raccolti sono stati identificati in modo simile anche all’interno di culture molto diverse.

Per esempio anche in un gruppo della Nuova Guinea, di cultura primitiva, le espressioni facciali relative a particolari emozioni somigliano molto a quelle delle società più avanzate; ciò accade in particolare per l’emozione della rabbia, del disgusto, della felicità, della tristezza, della paura e della sorpresa, che sembrano universalmente espresse allo stesso modo, probabilmente perché biologicamente più primitive e dunque universali.

Le espressioni del volto sono complesse e ambigue in quanto provengono da un sistema duplice, volontario e involontario, capace di mentire e di dire la verità, spesso contemporaneamente.

Le espressioni vere, sentite, si presentano perché il movimento dei muscoli facciali è automatico, quelle false compaiono invece perché l’evoluzione della specie ha portato l’uomo ad avere un controllo volontario sul proprio viso, che consente di inibire la mimica autentica e assumere al suo posto un’espressione non realmente sentita.

 

 

 

 

 

 

Eckman ha individuato tre tecniche che normalmente le persone utilizzano per sviare l’interlocutore dal comprendere l’emozione che prova:

  •  La dissimulazione. L’espressione spontanea viene dissimulata, fatta scomparire dal volto. Il soggetto sembra accorgersi di quello che rischia di manifestare, per cui interrompe bruscamente l’emozione che gli si sta stampando sul viso, coprendola con una espressione diversa. Chi si trova spesso a mentire per ragioni professionali, tipo avvocati, politici, venditori, giocatori d’azzardo impara l’arte della dissimulazione con grande perizia, tanto da poterla esercitare anche quando si trova a dover guardare negli occhi l’interlocutore, il che è piuttosto difficile, per chi non è allenato, da mettere in pratica. 

  • L’attiva falsificazione. Quando nasce una emozione i muscoli facciali si attivano in maniera automatica : per abitudine o per scelta si può riuscire ad impedire queste espressioni nascondendole attraverso una maschera, una ‘emozione finta’, che in genere è il sorriso. E’ più facile fingere emozioni positive che negative: la maggior parte delle persone trova infatti difficilissimo imparare a muovere volontariamente i muscoli che sono necessari per fingere realisticamente dolore e paura; va un pò meglio per la rabbia e per il disgusto.

  • Nel suo libro, I volti della menzogna, Eckman ci fornisce almeno tre indizi per poter ritenere che una espressione non sia sincera : asimmetria, tempo e collocazione nel corso della conversazione.

  • Asimmetria. In una espressione facciale asimmetrica le stesse azioni compaiono nelle due metà del viso, ma sono più intense su una parte anziché nell’altra. Una spiegazione di questa asimmetria potrebbe essere cercata nel fatto che l’emisfero cerebrale destro sia più specializzato del sinistro nel trattamento delle emozioni: dato che l’emisfero destro controlla gran parte dei muscoli della metà sinistra del viso e il sinistro quelli della metà destra, le emozioni si mostrano con maggiore intensità sulla parte sinistra del volto. In questo senso le espressioni contorte, in cui l’azione dei muscoli è un po’ più accentuata su una metà  del viso possono essere un segno rivelatore della falsitã  del sentimento manifestato. L’asimmetria è indizio di una emozione poco sentita, un’espressione volontaria della muscolatura. 

  • Tempo. Le espressioni di lunga durata (dai 10 secondi in su) sono probabilmente false perché le espressioni autentiche non durano così a lungo : la mimica che esprime emozioni davvero sentite non resta sul viso più di qualche secondo. Se la sorpresa è autentica tutti i tempi, di attacco e di stacco,  sono brevissimi, inferiori al secondo.

  • Collocazione. Se qualcuno finge di arrabbiarsi e dice ad esempio ‘non ne posso più di come ti comporti’ dobbiamo guardare attentamente alla mimica : se i segni di collera nell’espressione facciale vengono dopo le parole, la persona non è poi così adirata come invece sarebbe se l’espressione della collera si stampasse sul viso prima della pronuncia della frase. In ogni caso le espressioni del viso non sincronizzate coi movimenti del corpo costituiscono probabili indizi di falso. 

 

 

 

 

 

 

DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

 

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Gabriela Mistral – Ricordo ed alcune poesie della poetessa.. educatrice e femminista cilena   3 comments



Gabriela Mistral è stata l’unica donna sudamericana
ad avere ricevuto il premio Nobel per la Letteratura
 – nel 1945 –
ed anche la prima a riceverlo
tra tutti i letterati sudamericani.



Vicuña 7 aprile 1889 – New York 10 gennaio 1957




Di origini basche ed ebree,
ha vissuto un’infanzia molto povera
nel paese andino di Montegrande,
cominciando a scrivere poesie, come autodidatta,
 fin da bambina ed ottenendo le prime pubblicazioni
sui giornali locali a soli quindici anni.








Fin da allora non usava mai il suo vero nome,
Lucila Godoy Alcayaga, ma vari pseudonimi.

Alla fine scelse lo pseudonimo con cui divenne famosa,
dopo avere vinto un importante premio di poesia nazionale,
Gabriela Mistral, per il suo amore per i poeti
Gabriele D’Annunzio e Frédéric Mistral.






Insegnante prima alle elementari e poi alle superiori
ebbe tra i suoi alunni
nientepopodimeno che Pablo Neruda.

Svolse per il governo cileno incarichi in materia culturale
sia in patria che all'estero.



Gabriela Mistral e Pablo Neruda




Fonte “IL POST” con molte modifiche




Il Doodle che le ha dedicato Google




ALCUNE SUE POESIE


MADRE PIU' DI UNA MADRE

Fa che io sia più madre di una madre
nel mio amore e nella difesa del bambino
che non è sangue del mio sangue.
Aiutami affinché ognuno dei “miei” bambini
diventi la poesia migliore.
E nel giorno in cui non canteranno più le mie labbra,
lascia dentro di lui o di lei,
la più melodiosa delle melodie.



NINNA NANNA

Il mare le sue mille onde
culla divino;
odo i mari innamorati
mentre cullo il mio piccino.
L’errabondo vento, a notte,
culla le spighe;
odo i venti innamorati
mentre cullo il mio piccino.
Iddio Padre i mille mondi
culla senza un brusio.
Sento il gesto suo nell’ombra
mentre cullo il bimbo mio.



DAMMI LA MANO


Dammi la mano e danzeremo

Dammi la mano e mi amerai

come un solo fior saremo

come un solo fiore e niente più.

Lo stesso verso canteremo

allo stesso passo danzerai

Come una spiga onduleremo

come una spiga e niente più.

Ti chiami rosa e io speranza

ma il tuo nome dimenticherai

perchè saremo una danza

sulla collina e niente più.



AMO LE COSE CHE NON EBBI MAI


Amo le cose che mai non ebbi,

insieme alle altre che non ho più:

tocco un'acqua silenziosa,

distesa su freddi prati,

che senza vento rabbrividiva

in un orto che era il mio orto.

La guardo come la guardavo;

mi viene uno strano pensiero

e lenta gioco con quest'acqua

come con pesce o mistero.



La sua immagine in un murale

.

.

.

F I N E


Buonanotte con la bella minipoesia “Ah se il ricordo tuo di me” di J. R. Jimenez   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AH SE IL RICORDO TUO DI ME
Juan Ramòn Jiménez
 
 
Ah, se il ricordo tuo di me,
fosse questo cielo azzurro di maggio,
tutto pieno delle stelle pure dei miei gesti!

Dei miei gesti uguali, come quelle;
tutti puri, limpidi, buoni, tranquilli
come le stelle!

– Sotto, il tuo sorriso nei sogni,
sogni dei tuoi ricordi della vita mia! -.
 
 
 
 
 
 

Magritte

 

 

 

 
 
 
 

 

 

 

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