ha sempre colpito l'immaginario delle persone comuni
ma ha anche avuto un posto di rilievo
nella storia del pensiero.. dell'arte… della musica… etc…
Hieronymus Bosch
Solo coloro che sono abbastanza folli
da pensare di poter cambiare il mondo
lo cambiano davvero
Einstein
Mario Ortolani – La nave dei pazzi
LA FOLLIA
AFORISMI DIPINTI UNA POESIA ED UNA CANZONE
Jacopo Romani – Il giorno e la notte
Pazzi e intelligenti sono ugualmente innocui. I mezzi matti e i mezzi saggi, quelli sono i più pericolosi. J.W. Goethe
Talvolta un pensiero mi annebbia l’Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io? Albert Einstein
In un’epoca di pazzia, credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia. Saul Bellow
L’uomo ragionevole adegua se stesso al mondo; l’uomo irragionevole persiste nel tentare di adeguare il mondo a se stesso: Perciò tutto il progresso dipende dall’uomo irragionevole. G.B. Shaw
Tutti siamo costretti per rendere sopportabile la realtà, a tener viva in noi qualche piccola follia. Proust
Se siete assolutamente certi della vostra filosofia o di ciò che state facendo, siete in guai seri. Denny Ray Johnson
Un ramo di pazzia abbellisce l’albero della saggezza. Alessandro Morandotti
Chi nel corso della vita non ha mai commesso pazzie è un pazzo. Alessandro Morandotti
Hieronimus Bosch – Il concerto nell'uovo
Pazzo è colui che vive povero, per morire ricco. Proverbio Popolare
Chi vive senza follia non è così saggio come crede. François de La Rochefoucauld
Posso misurare il moto dei corpi, non l’umana follia. Isaac Newton
I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare. Alexander Pope
Non esiste grande genio senza una dose di follia. Aristotele
Tutti siamo nati matti. Qualcuno lo rimane. Samuel Beckett
Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui! Friedrich Nietzsche
L’amore è la saggezza dello sciocco e la follia del saggio. Samuel Johnson
E. Munch – L'urlo
LA POESIA
NELLA FOLLIA
Joumana Haddad*
Quando verrà il momento
Nella follia
Catturerò il firmamento e lambirò le nubi
Prenderò in prestito la bufera
Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti
E me ne andrò.
Non inseguirò l'equilibrio
Non soffocherò le grida
Danzerò sull'acqua
Dirigendomi verso l'altra sponda
Libera
O schiava
Non importa!
Guaderò il fiume.
Quando verrà il momento
Farfalla notturna
Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata
Deporrò l'abito imbizzarrito invano
E darò fuoco al passato
Per ritornare liscia come la terra vista da lontano
E girare da sola
Intorno alla luna.
Riderò e le mie risate non saranno tristi
Non volerò, camminerò
Accarezzerò la strada
Converserò tutta la notte con il selciato
Farò sgorgare la poesia dalle pietruzze
Il cielo piangerà e non mi preoccuperò
Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall'amore.
Ralph Gibson è nato a Los Angeles e si è avvicinato alla fotografia durante i quattro anni di servizio nella marina militare.
In seguito frequenta il San Francisco Art Institute e poi lavora come assistente fotografo per artisti come Dorothea Lange e Robert Frank, per il quale ha anche lavorato come cameraman in un paio di film.
Gibson divenne famoso grazie a una serie di libri fotografici, prodotti dalla casa editrice che lui aprì a questo scopo, la Lustrum Press. La trilogia, The Somnambulist (1970), Déjà Vu (1973) e Days at Sea (1975) si distingue per la sequenza di immagini senza testo né didascalie.
Le fotografie hanno un carattere fortemente surreale e la pura sequenza di immagini è estremamente 'narrativa'.
Da allora ha vissuto in Francia e a New York, ma gran parte di ciò che ha pubblicato è stato realizzato in Francia, come L'Histoire de France (1991).
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Ogni fotografia di Ralph Gibson somiglia ad un frammento classico, monumentale, come scolpito nel tempo.
Per mezzo del suo “obbiettivo” Gibson, formalista della fotografia, si avvicina a luoghi e persone unendo la sua visione del mondo ad un'attenzione costante per la composizione e per le proporzioni delle immagini.
I soggetti scelti da Ralph Gibson per le sue fotografie sono essenziali, in particolare da quando non si interessa più di catturare i momenti salienti del dramma umano come impone lo stile del reportage.
Per Gibson la percezione del soggetto è più importante della fotografia.
Le sue immagini riflettono la sensazione e lo stato emozionale che produce un certo luogo in un certo tempo.
Ralph Gibson
Ralph Gibson utilizza prevalentemente pellicole in bianco e nero – ma anche il colore – e usa una Leica nel formato 35mm.
L'uso dell'obiettivo grandangolare accentua la dinamica e la tensione dell'immagine nello spazio cosi' deformato.
La sua ricerca del “luogo ideale” da fotografare, l'ha spinto a Los Angeles, e successivamente a New York, dove vive e lavora.
Il suo interesse per la fotografia si eè così evoluto dal reportage all'espressione introspettiva e personale.
La serie The Somnambulist – prima testimonianza di questa nuova inclinazione – comprende delle immagini quasi sognanti.
L'impiego delle pellicole a grana grossa, donano alle fotografie caratteristiche grafiche, evocando mondi fantastico-surreali.
Così una mano colpita dallo spiraglio di luce bianca che filtra da una porta socchiusa, diventa il “fantasma” dei sogni onirici di Gibson.
Con The Somnambulist, Ralph Gibson abbandona lo stile reportage a favore delle sue visioni personali, espresse con i ritratti, gli still life e i paesaggi.
Il libro del Somnambulist – pubblicato recentemente con grande successo – ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, spingendo Gibson ad esporre le sue immagini in numerose istituzioni museali degli Stati Uniti e d'Europa.
Le immagini, in bianco e nero e a colori, riflettono la sua visione privata, mantenendo quelle qualità naturali e non-monumentali che lo contraddistinguono.
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Ralph Gibson ha spesso raccolto i suoi lavori in libri fotografici, perché apprezza l'unicità che questo oggetto possiede.
Così se per Gibson i libri sono i mezzi narrativi che esprimono “cosa un fotografo pensa delle sue fotografie “, le fotografie raccontano invece di “cosa il fotografo pensa della realtà”
Le mostre hanno invece un carattere piu' complesso e sociale, e richiedono una relazione fra il fotografo, la galleria e il pubblico.