Archivio per 25 novembre 2015
Lorenzo Lotto artista del Rinascimento da poco valorizzato – L’uomo… l’artista… le opere… – II PARTE 1 comment
Buon mercoledì sera in poesia.. La speranza è.. di E. Dickinson – arte.. J. W. Waterhouse – canzone.. Let it be Leave a comment
John William Waterhouse
Amami quando non lo merito
che è quando più ne ho bisogno.
Catullo


John William Waterhouse – La signora di Shalott
– Emily Dickinson –
che si posa sull’anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l’armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola – a me.


Fabrizio Clerici.. artista del ‘900 e la sua arte visionaria.. enigmatica.. originale ed elegante Leave a comment

Fabrizio Clerici… pittore di archeologie fantastiche
è considerato il più visionario artista italiano del Novecento
anche se è poco noto alle masse.
I suoi dipinti sono molto amati dalla popstar Madonna

(Milano 15.5.1913 – Roma 7.6.1993)
BREVE BIOGRAFIA
Nato nel 1913 a Milano nel 1920 si trasferisce a Roma dove si laurea presso la Scuola Superiore di Architettura nel 1937.
Roma con i suoi monumenti, la sua architettura e la spettacolarità delle manifestazioni religiose è fondamentale per la formazione della sua visione artistica si guardi giù in tal senso “Sonno Romano” del 1955.
Notevole influenza ebbero poi gli incontri con i più grandi artisti della sua epoca ed i suoi viaggi.
Qui con Moravia
Oltre alla pittura, a partire dagli anni 50, si dedicò con passione anche alla creazione di scene per il teatro… collaborando con vari registi tra cui Strehler… ed ad una grande vetrata per la Basilica di San Domenico di Siena nel '57.
La sua attività artistica si svolse fin quasi alla fine della sua vita.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1993, è stato creato un archivio delle sue opere in suo onore e secondo i suoi desideri.
ENIGMA FABRIZIO CLERICI

LAURA LARCAN

E questo maestro del Novecento (1913-1993), ma allo stesso tempo così avulso dai canoni delle avanguardie storiche, così profondamente colto ma anche inattuale, così permeato di una componente visionaria di derivazione onirica, ma sempre così razionale nell'articolazione delle immagini, così “stendhaliano” nelle sue suggestive scenografie evocatrici di archeologie fantastiche, ma anche così attento alla letteratura fantascientifica che a sua volta diventa nutrimento per i film di fantascienza, dal Pianeta delle scimmie a 2001 Odissea nello Spazio, questo maestro della pittura calligrafica e dell'indeterminatezza temporale, di architetture fossili, di ruderi e rovine di civiltà antiche che rimandano a scoperte temerarie ma anche a viaggi della mente, di miraggi sospesi in paesaggi fantastici, dove l'enigma sembra essere il Dna di un'iconografia germogliata dalla fascinazione per Böcklin e per De Chirico, per Ernst e per Tanguy, per Kircher, ma anche per Signorelli, questo maestro di utopie e catastrofi figurative, di cui Alberto Savinio scrisse in “Ascolto il tuo cuore città” (1944) “Fabrizio del resto è così naturalmente stendhaliano, nell'animo, nel carattere, nel costume, che per una volta mi è consentito credere che la natura ha fatto le cose a dovere”…

La sua è una produzione “visionaria”, bizzarra, affabulatoria e ossessiva. Fabrizio Clerici esordì nel '49 come pittore relativamente tardivo, quando aveva trentasei anni e un passato già da disegnatore e scenografo, ma con in mente un'opera che fondeva con assoluta audacia le suggestioni del Piranesi, l'autorevolezza negli studi sull'antichità classica del gesuita ed erudito tedesco del XVII secolo Athanasius Kircher, le romantiche e struggenti evocazioni del sublime di Caspar David Friedrich e le simbologie decadenti e misteriose di Arnold Böcklin, trasferendone i codici figurativi e di ricerca nel suo paesaggio contemporaneo, inevitabilmente intriso di inquietudini ed introspezioni.
Recupero del Cavallo di Troia

Roma sarà decisiva per la sua maturità immaginifica. Arriva da Milano all'età di sette anni, si laurea in architettura a ventiquattro, e si innamora dei suoi monumenti antichi, della pittura e dell'architettura rinascimentale e barocca che lo influenzarono fortemente. E' tutto l'apparato teatrale, folclorico e mistico della città che lo seduce.

Poi arrivano i viaggi, le sue peregrinazioni nel Medio Oriente, negli anni Cinquanta, l'Egitto e successivamente la Siria, Giordania, Libia, Cirenaica e Turchia, che gli regaleranno i temi che gli saranno sempre cari, i Miraggi e i Templi dell'uovo, cicli di costruzioni utopistiche nei deserti, che si sviluppano a spirale partendo da un nucleo centrale dove ha sede un ipotetico uovo primigenio.
Viaggi che gli infonderanno la dimensione mitologica, quel senso di fatalità quanto mai vivo nelle sue tele.