Archivio per 21 novembre 2015

I segreti dell’Allegoria dell’Amore e del Tempo… mitica opera del Bronzino – III Parte   Leave a comment

 

 

Concludiamo l'analisi del mitico dipinto

svelando i significati nascosti degli altri personaggi

 

 

 

 

 

 

 

L'ALLEGORIA DELL'AMORE E DEL TEMPO

ARTE E SEGRETI

 

III  PARTE

 

 

 

 

 

 

Sono rappresentate due donne, nella parte del dipinto a sinistra.

La simbologia di una delle due, la donna che piange ed urla strappandosi i capelli, è stata sempre chiara, dal Vasari ad oggi, anzi ben prima del Vasari e del Bronzino: è il simbolo della Gelosia disperata, altro inconveniente dell’amore, forse quello che più fa soffrire.
 
 
 
 

 
 
 

Riguardo la donna più in alto ci sono state molte discussioni; Erwin Panofsky credette di essere arrivato nel giusto definendola come Verità che aiuta il Tempo ad alzare il velo: Veritas filia Temporis, appunto.
Quindi ritenne che il titolo più appropriato del quadro era: “La lussuria smascherata”.
Ma ebbe la correttezza di cambiare idea quando osservò che nel quadro c’è una contrapposizione fra questa donna ed il Tempo: si scambiano sguardi irosi e sembra che la donna cerchi più di continuare a coprire col drappo piuttosto che alzarlo.
 
Oggi l’interpretazione più diffusa ritiene che questa donna rappresenti la Notte, colei che cela gli amanti ed in cui sembra che il tempo si fermi.
 
 
 

 

 

 
Al centro del quadro Cupido e Venere si baciano e si carezzano lascivamente, ma le forme di Cupido hanno ben poco di maschile, sembra un androgino.
Qui c’è tutta la cultura neoplatonica di Firenze che tendeva ad una rappresentazione molto simile dei corpi maschili e femminili, lo si vede benissimo dai disegni di Leonardo, Michelangelo e Raffaello.
 
L’aspetto più sorprendente è la gestualità dei due amanti: Venere ha in mano una freccia, Cupido tiene una mano sui capelli di Venere, sino ad arrivare al diadema (per rubarlo? n.t.k.).
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Non possono essere gesti vacui, e l’interpretazione è singolare: entrambi stanno perseguendo la stessa finalità, che è quella di sottrarre qualcosa senza che l’altro se ne accorga.
Venere disarma Cupido privandolo della freccia, e Cupido disarma Venere privandola del suo diadema.
Entrambi operano in modo nascosto, difatti i loro gesti non possono essere reciprocamente visti.
Trovo convincente questa interpretazione, perché dopo che la si è sentita la prima volta non si può fare a meno di vedere la specularità dei due gesti, che sono fra di loro in corrispondenza fraudolenta.
 
 
 
Rivediamolo infine un'ultima volta e tutto intero, il quadro,
dopo gli spezzettamenti faticosi della spiegazione.

 

 

 

 

Un altro titolo dell'opera, forse vicino alle intenzioni dell’artista, è L’Allegoria del Trionfo di Venere”.
 
Il quadro è stato eseguito attorno al 1546 e segna la fine del periodo dei manieristi eroici e furiosi: il Parmigianino, il Rosso fiorentino, il Pontormo, i pittori della crisi politica italiana.
 
Due poteri politici assoluti, il Vaticano e la Spagna, hanno vinto, e “la lucida intenzionalità con cui il Bronzino dà forma incorrotta alla materia pittorica, fissando le immagini in una statica e aulica preziosità, si pone come superamento delle inquietudini della precedente generazione manieristica”.
E’ “un emblematico riflesso della volontà assolutistica della politica”.
 
Nel tempo succederà altre volte, ancora con grandi artisti: Guido Reni, dopo la tempesta sublime e terrestre del Caravaggio, e Jean Dominique Ingres, dopo la Rivoluzione francese, in piena Restaurazione.
 
Ma se seguiamo Erwin Panofsky, ci accorgiamo di quanta duplicità, ambiguità, insicurezza, ci sia dietro questo trionfo allegorico, ed il Bronzino ne era consapevole, solo che i tempi erano quelli.
 
La scialuppa di salvataggio non è il trionfo, è la consapevolezza, ed il sorriso che ne scaturisce, non ironico né grottesco, è il sorriso di chi ha capito, e va bene così, perché chi se ne accorge già è fuori dal gioco fraudolento della ipocrisia fatta sistema, dei disvalori elevati a valori.
 
Questo può essere il senso catartico del capolavoro del Bronzino.

 

F i n e

 

Testo di Solimano – Impaginazione note e coordinam. di Tony Kospan

 
 
 
 
PER CHI VOLESSE LEGGER
LA I PARTE
 

 
 
 
PER CHI VOLESSE LEGGER
LA II PARTE:

 

 

 

IL GRUPPO IN CUI VIVER L'ARTE…
INSIEME

 

 

 

 

 

 

MARCELLINO PANE E VINO – Il Film cult degli anni ’50 e Pablito – Immagini.. storia e video   Leave a comment

 

 

 
 
 
 
 
Chi ha qualche anno in più
ricorderà certamente questo ragazzo
che interpretava un film che fece epoca…
MARCELLINO PANE E VINO







  
Il vero nome di Pablito,
il ragazzo di quel mitico film
è  Pablo Calvo Hidalgo.

Pablo però lasciò ben presto
il mondo del cinema e la notorietà
per laurearsi in ingegneria
e poi dedicarsi ad un'attività imprenditoriale.




 
 

Pablo “Pablito” Calvo Hidalgo (Madrid 16.3.1948 – Alicante 1.2.2000)
 
 
 
 
 
IL FILM
 
 
 Liberamente tratto dall'omonimo romanzo
di Sanchez J.M.Silva, il film, del 1955,
commosse tutta l'italia, e tutto il mondo.
 
Sia il film che il ragazzo divennero dei miti d'allora.


 
 
 
 
 
 
 
 
LA TRAMA
 
 
I frati di un convento spagnolo trovano e salvano
un neonato abbandonato.
 
Lo allevano nel convento:
Marcellino cresce, buono e timorato di Dio.
 
Nei momenti di solitudine avverte
una grande nostalgia della mamma mai conosciuta
e perciò arriva a parlare con un grande crocefisso di legno
e gli offre pane e vino.
 
 Il Signore gli risponde e si anima per lui…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL RICORDO
 
 
 
Come ricordar al meglio questo mitico film
se non rivedendo alcune tra le scene più significative?
 
 
 
 
 (Le scene più commoventi)
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan


 



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Buon sabato pomer. in poesia.. Ho conosciuto di Alda Merini – arte.. F. G. Waldmüller – Canzone.. Io vagabondo   1 comment

 

 

Ferdinand Georg Waldmüller

 

 

 

 

 

 

 

La cultura ha la virtù di abbellire un volto
più che il trucco e i cosmetici.
Jean Bousquet

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota

Ferdinand Georg Waldmüller – I vicini
 
 
 
 

HO CONOSCIUTO
Alda Merini  
 
 
Ho conosciuto in te le meraviglie
 
meraviglie d’amore sì scoperte

che parevano a me delle conchiglie

ove odorano il mare e le deserte

spiagge corrive e lì dentro l’amore

mi son persa come alla bufera

sempre tenendo fermo questo cuore

che (ben sapevo) amava una chimera.
 
.
.
.
 
 
Ferdinand Georg Waldmüller – Il tempo delle rose
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
da Orso Tony
 
 
 
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Ferdinand Georg Waldmüller – I vicini

Nulla era mio – Neruda con questa sublime poesia ci mostra la rivoluzione che l’amore crea in noi   5 comments



Ecco una poesia un po' diversa dal suo consueto stile
ma che, a mio parere, ci conferma la grandezza di Neruda…
 
Direi anzi che in questo caso “il suo messaggio poetico”
va oltre la poesia stessa…

 
 

 
 
 

NULLA ERA MIO
NERUDA –
POESIA SUBLIME

 

 
 
 
 

La descrizione, quasi dura, fredda…
del vuoto esistente nell'animo umano
quando in esso non alberga l'amore,
oltre ad esser profondamente vera,
è genialmente suggestiva e coinvolgente.
 
 
Sono un suo estimatore da anni,
e però scopro sempre nuovi aspetti
della sua poetica capacità di scavare
nell'intimo dell'animo umano.

 
 
 
 
 
 

In tal modo questa poesia
ci rivela verità di cui non ci accorgiamo,
ma che tuttavia ben conosciamo
e che sappiamo albergare in noi
quando il nostro cuore 
diventa un giardino fiorito
 perché ama… ama davvero.





 
 

Ma veniamo alla poesia.


Come sempre mi piacerebbe leggere
il vostro pensiero.

 
 

 
 
 

NULLA ERA MIO
Pablo Neruda
 
Prima d'amarti, amore, nulla era mio:
vacillai per le strade e per le cose;
nulla contava nè aveva nome:
il mondo era nell'aria che attendeva.
Io conobbi cinerei saloni,
gallerie abitate dalla luna,
hangars crudeli che si
accomiatavano,
domande che insistevano sull'arena.
 
Tutto era vuoto, morto e muto,
caduto, abbandonato e decaduto,
tutto era inalienabilmente estraneo,
tutto era degli altri e di nessuno,
finchè la tua bellezza e povertà
empirono l'autunno di regali.
 
La mia preghiera è stata ascoltata.

 
 
 

 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN




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