Stavolta è il turno di una canzone del 1900
che fa parte della nutrita schiera
delle grandi canzoni napoletane classiche.
Questa è stata una delle migliori ambasciatrici nel mondo
del fascino della grande musica napoletana.

I’ TE VURRIA VASA’
L’ ATMOSFERA, LA STORIA, IL TESTO…
E LA CANZONE… (IN 2 VERSIONI)
a cura di Tony Kospan
Prima però immergiamoci nell’atmosfera di quell’anno
con diverse immagini d’epoca
L’ATMOSFERA DEL 1900
Napoli – Scalinata di Santa Lucia
LA SIMPATICA STORIA DELLA CANZONE
A conferma, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di una canzone-poesia,
il testo è del poeta Vincenzo Russo.
Siamo a cavallo del 1900 e l’autore era a letto con la febbre.
L’andò a visitare l’amico musicista Di Capua
(l’autore della musica di “O sole mio”)
tutto contento per aver incassato un anticipo dalla sua Casa Musicale
sia per dividerlo con lui… che per regalargli un biglietto
per una serata al famoso Salone Margherita
(piccolo teatro napoletano adibito a spettacoli musicali leggeri)
dove si esibiva uno dei più grandi cantanti dell’epoca Armando Gill.
Prima che andasse via il Russo, pur stando nel letto,
infilò il testo della canzone nelle tasche dell’amico musicista.
Il giorno dopo Di Capua accortosi del foglietto
compose di getto la musica
che il poeta disse poi esser proprio quella da lui sognata.
La canzone, per il poetico testo e per la dolcezza della musica,
è considerata una delle più belle canzoni d’amore
della storia della musica… di sempre.
La riprova sta nel fatto che essa ha avuto, nel corso
dei suoi 120 anni di vita, tantissimi grandissimi interpreti.

Rogelio de Egusquiza
IL TESTO ORIGINALE E IN ITALIANO
I’ te vurria vasa’
(V.Russo, Di Capua)
Ah! Che bell’aria fresca…
Ch’addore ‘e malvarosa…
E tu durmenno staje,
‘ncopp’a sti ffronne ‘e rosa!
‘O sole, a poco a poco,
pe’ stu ciardino sponta…
‘o viento passa e vasa
stu ricciulillo ‘nfronte!
I’ te vurría vasá…
I’ te vurría vasá…
ma ‘o core nun mm”o ddice
‘e te scetá…
‘e te scetá!…
I’ mme vurría addurmí…
I’ mme vurría addurmí…
vicino ô sciato tujo,
n’ora pur’i’…
n’ora pur’i’!…
Tu duorme oje Rosa mia…
e duorme a suonno chino,
mentr’io guardo, ‘ncantato,
stu musso curallino…
E chesti ccarne fresche,
e chesti ttrezze nere,
mme mettono, ‘int”o core,
mille male penziere!
I’ te vurría vasá…
……………………….
Sento stu core tujo
ca sbatte comm’a ll’onne!
Durmenno, angelo mio,
chisà tu a chi te suonne…
‘A gelusia turmenta
stu core mio malato:
Te suonne a me?…Dimméllo!
O pure suonne a n’ato?
I’ te vurría vasá…
|
Ti vorrei baciar
(libera trad. di Tony Kospan)
Ti vorrei baciar
(libera trad. Tony Kospan)
Ah! che bell’aria fresca
ch’odor di malvarosa.
E tu stai dormendo
su queste foglie di rosa.
Il sole a poco a poco
spunta in questo giardino;
il vento passa e bacia
il ricciolino in fronte.
Io vorrei baciarti…
Io vorrei baciarti…
Ma il cor non ho
di svegliarti…
di svegliarti…
Io vorrei addormentarmi
Io vorrei addormentarmi
vicino al tuo respiro
per un’ora anch’io…
per un’ora anch’io…
Tu dormi, o Rosa mia?
E dormi profondamente;
mentr’io guardo, incantato,
questa tua bocca corallina.
E queste carni fresche,
e queste trecce nere,
mi mettono nel cuore
mille segreti pensieri.
Vorrei baciarti.
……………………….
Sento il cuore tuo
che batte come l’onde.
Dormendo , angelo mio,
chissà a chi stai sognando…
La gelosia tormenta
il cuore mio malato;
Stai sognando me? Dimmelo…
Oppure sogni un altro?
Io vorrei baciarti…
|

De Nittis – Signora napoletana
Ascoltiamola prima nella versione di Massimo Ranieri
e poi, se ci va, in quella ancor più… cesellata… di Sergio Bruni.
Ciao da Tony Kospan
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Il cortometraggio della Disney… “Paperman“… è davvero un piccolo capolavoro.
Questo gioiello animato, diretto da John Kahrs e Kristina Reed ha vinto nel 2013 l'Oscar come miglior corto d´animazione.
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E' stato realizzato utilizzando una innovativa tecnica che unisce le modalità d´animazione tradizionali con immagini digitali e il risultato è davvero notevole.
Il bianco e nero poi, esalta l´ambientazione della storia, che si svolge negli anni ´50.

Racconta una storia bellissima e romantica ambientata a Manhattan.
Inizia ad una fermata del treno con protagonisti un ragazzo, George, ed una ragazza, Meg.
Ma stop alle parole… vediamolo… gustiamolo… anche noi…

Ciao da Tony Kospan
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Oggi è l’anniversario della sua nascita
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LALLA ROMANO
– UN SECOLO NELLA CULTURA ITALIANA –
UN BREVE RICORDO
PER IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
a cura di Tony Kospan
Lalla Romano (Graziella Romano, detta Lalla)
Demonte 11.11.1906 – Milano 26.6. 2001
Nata agli inizi del secolo scorso
è stata una poetessa, scrittrice, partigiana, professoressa…
amante dell'arte… etc, che ha vissuto davvero intensamente
tutto il novecento (è morta nel 2005 a 95 anni)
nel mondo culturale ed intellettuale italiano
ma sempre in modo riservato ed appartato…
ragggiungendo infine la fama con il romanzo
“Le parole tra noi leggere“
vincitore del Premio Strega nel 1969.
Una rara immagine giovanile
Nonostante il carattere molto schivo ,
frutto della sua educazione fornitale dalla famiglia
di antiche tradizioni piemontesi,
ebbe però modo di conoscere e di farsi conoscere ed apprezzare
da Montale a Mario Soldati… da Pavese a Pasolini… etc.
Qui con Elio Vittorini
La sua attività letteraria molto intensa
(anche la sua vita lo è stata)
si svolse principalmente
nella scrittura di romanzi… poesie e saggi…
La critica definisce i suoi romanzi… “impietose pennellate
rivelatrici dei vizi e dei difetti della borghesia italiana”
(che lei ben conosceva) e le sue poesie
di genere più intimista come “vicine alla precisione
e stentoreità dei versi di lirici greci”.
Qui con Cesare Pavese
ORA ALCUNE SUE POESIE
TU VAI LONTANO
Tu vai lontano
ed io scateno dietro di te la muta
degli ansanti segugi
Ti raggiunge
dovunque l'esercito implorante
Ascolta: in mezzo al cielo
angeli dissennati
senza ritegno gridano il tuo nome
IL SILENZIO
Musiche nascono
sono ancora parole,
soli ardono si spengono
sono ancora tempo.
Solamente il silenzio
oltre il gelo dei mondi
oltre il solitario passo dei vecchi
oltre il sonno dimenticato dei morti
solo il silenzio vive.
CANZONE
Amore, bada, se mi vuoi ferire,
che la ferita non mi sia mortale.
Lagnarmi non m’udresti del mio male,
ma lontano da te vorrei morire.
Come la cerva ch’è ferita a morte,
nel folto delle selve fuggirò.
Sola e senza rimpianger la mia sorte,
amor, lontano da te morirò.
F I N E
TONY KOSPAN




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