Archivio per 10 settembre 2015

Felice notte con la bella minipoesia “Il vero amore” di Ungaretti   3 comments

 
 
 
 

 
 
 
 
IL VERO AMORE
G. Ungaretti
 

Il vero amore
è come una finestra illuminata
in una notte buia.
 
Il vero amore
è una quiete accesa
 
 
 
 
 






 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Alex Kurzem.. il bimbo ebreo che divenne la mascotte dei nazisti – La stupefacente storia… le immagini… il libro   Leave a comment



QUANDO LA REALTA'… IN QUESTO CASO… STORICA
SUPERA LA FANTASIA !

QUESTA STORIA E' VENUTA ALLA LUCE UNA VENTINA D'ANNI FA
MA SOLO DA POCO, GRAZIE AL LIBRO DEL FIGLIO,
E' DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO




  

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ALEX KURZEM

IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME. 


Ma andiamo con ordine…




 







LA STORIA
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Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.  

Questa domanda gli salva la vita.





 



Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  



LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
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I L   L I B R O
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L'AIUTO DEL FIGLIO MARK


 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

Notizie e informazioni dal Web liberamente adattate ed impaginate da T. K.



Ciao da Tony Kospan




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Buon pomeriggio in poesia – Il ruscello di Prevert – arte… J. L. David – canzone… Io che non vivo…   1 comment

 
 
 
 
Jacques-Louis David
 
 
  


 
 
 

 
 
 
 


 
L'amore è un sogno che non ci abbandona mai
anche quando sappiamo che non si potrà più realizzare
Natalia Aspesi
  
 
 
 
 
clicca per vedere l'immagine a dimensioni normali
Jacques-Louis David – Amore e Psiche
 
 
 
 
IL RUSCELLO
J. Prévert
 
 
Tanta acqua è passata sotto i ponti
ed anche un grande fiume di sangue.

Ma ai piedi dell’amore
scorre un bianco ruscello.
E nei giardini della luna
dove ogni giorno si fa festa a te
questo ruscello canta addormentato.
Quella luna è il mio capo
dentro cui gira un grande sole blu.
E gli occhi tuoi sono questo sole.
 
 
 
Jacques-Louis David – Napoleone



 
 
 
 
 
 
 
 

 
 






 
 
 

Jacques-Louis David – L'amore di Paride
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Ugo Foscolo – Breve biografia.. le sue più belle poesie e “Dei Sepolcri”   Leave a comment

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Il Foscolo è stato tra i principali letterati italiani

nel periodo a cavallo tra ‘700 e ‘800

e nel contempo tra i pochi poeti amati a scuola,

per la sua vena neoclassica e nel contempo romantica.


Mi piace ricordarlo con una breve biografia,

con alcune tra le sue poesie più note

e con un bel video dedicato alla sua opera più importante

I SEPOLCRI.






BREVE BIOGRAFIA



Nato da madre greca e padre veneziano a Zante,

isola ionica della Repubblica di Venezia,

si trasferì con la famiglia in Italia prima a Spoleto,

dove iniziò i suoi studi, e poi a Venezia dopo la morte del padre.

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Si riconobbe ben presto negli ideali di libertà e uguaglianza

della Rivoluzione Francese e pertanto visse la difficile,

ma gloriosa, vita dei patrioti risorgimentali per lo più tutti

letterati… artisti ed intellettuali.






Rifugiatosi a Milano, lì conobbe tra gli altri G. Parini e V.zo Monti

e scrisse articoli sul giornale “Il Monitore italiano”.


Combatté nel 1804 nelle armate di Napoleone.


Successivamente fu nominato professore a Pavia per poco tempo

e rifiutò poi, per coerenza, incarichi letterari perché proposti dagli Austriaci

e quindi fu costretto all’esilio vivendo prima in Svizzera e poi a Londra.


Il suo esilio però non fu felice perché rimase solo e povero…

ma nonostante tutto non tradì mai i suoi ideali.


Morì a Londra a soli 49 anni

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LE POESIE





Forse perché della fatal quïete


Tu sei l’immago a me sí cara vieni,


O sera! E quando ti corteggian liete


Le nubi estive e i zeffiri sereni,


E quando dal nevoso aere inquïete


Tenebre e lunghe all’universo meni


Sempre scendi invocata, e le secrete


Vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme


Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge


Questo reo tempo, e van con lui le torme


Delle cure onde meco egli si strugge;


E mentre io guardo la tua pace, dorme


Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
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Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo 

di gente in gente, me vedrai seduto 

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo 

il fior de’ tuoi gentili anni caduto. 


La Madre or sol suo dì tardo traendo 

parla di me col tuo cenere muto, 

ma io deluse a voi le palme tendo 

e sol da lunge i miei tetti saluto. 


Sento gli avversi numi, e le secrete 

cure che al viver tuo furon tempesta, 

e prego anch’io nel tuo porto quïete. 


Questo di tanta speme oggi mi resta! 

Straniere genti, almen le ossa rendete 

allora al petto della madre mesta.






Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell’onde

del greco mar da cui vergine nacque


Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l’inclito verso di colui che l’acque


cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.


Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.




 

 


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Oltre ad altre sue belle poesie debbo dire

che anche questo piccolo poema,

nonostante il tema, allora mi piaceva moltissimo.

 

L’opera trae origine dall’importante decreto napoleonico

che vietava la sepoltura nelle chiese per motivi igienici e sanitari

ma lui, con questa opera, andava molto oltre 

proponendo una soluzione davvero più naturale e sognante.

 

 

 

 

 

 

A mio parere, una delle spiegazioni del fatto che

a noi ragazzi il Foscolo piacesse tanto,

 è che appariva, ed ancor appare,

tra i meno pomposi… i meno paludati…


 

Ma ecco il video

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

 







 
 
 

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