Una riflessione quasi filosofica che sembra scritta oggi…
e che ci fa comprendere quanto sia importante
non trascurare il nostro impegno civile..
nell'interesse di tutta la società…
E' troppo facile infatti…
tirarci fuori dalla realtà sociale in cui viviamo
e, con la scusa di criticare tutto e tutti,
disinteressarcene completamente…
Il grande scrittore vuol rimarcare il fatto
che così facendo non solo si viene meno
ad un impegno civile ma addirittura
si danneggia la Società perché la si priva
di un nostro consapevole contributo…
Una poesia, dunque, dall'alto valore sociale…
che combatte un male presente in molte nazioni
ma che ultimamente dilaga in Italia…
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Nel riproporre questo noto brano
non intendo affrontare in questa sede “culturale“
nessun discorso relativo alla politica degli schieramenti
(ciascuno ovviamente avrà le sue idee)
ma solo quello della necessità, per il bene comune,
di difendere i nostri ideali
e di dare un vero e sincero contributo
nel tentativo (difficile) di migliorare la società…
Ma ora leggiamolo…
L'ANALFABETA POLITICO
Bertoldt Brecht *
Il peggior analfabeta è l'analfabeta politico.
Egli non ascolta, non parla nè partecipa agli avvenimenti politici.
Non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell' affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche.
Un analfabeta politico è tanto animale che si inorgoglisce e gonfia il petto nel dire che odia la politica.
Non sa l'imbecille che dalla sua ignoranza politica proviene la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore ed il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, ingannatore e corrotto, leccapiedi delle imprese nazionali e multinazionali.
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*Bertoldt Brecht
– Augusta, 10 febbraio 1898 – Berlino, 14 agosto 1956
QUANDO MI CHINO SULLA TUA ANIMA Juan Ramòn Jiménez
Quando mi chino sulla tua anima mentre dormi e ascolto col mio orecchio sul tuo petto nudo il tuo cuore tranquillo, mi sembra di cogliere, nel suo battito profondo, il segreto del centro del mondo.
Mi sembra che legioni d’angeli, su cavalli celesti
– come quando a notte fonda ascoltiamo, senza respiro e con l’orecchio a terra, un lontano trotto che mai arriva –
che legioni d’angeli vengano per te, da lontano
– come i Re Magi alla nascita eterna del nostro amore –
vengano per te, da lontano, a portarmi, nel tuo sogno, il segreto del centro del cielo.
Parlare di Leopardi è per me come parlare di un proprio Padre spirituale…
Penso però che questa sia la sensazione che vivono tutti coloro che sentono di far parte davvero della grande e comune famiglia della Poesia.
GIACOMO LEOPARDI
(Recanati 29.6.1798 – Napoli, 14.6.1837)
Per questo… per la sua immensa grandezza… la sua intramontabile notorietà… e per la geniale profondità dei suoi versi… e delle sue opere in genere, qualunque cosa scriverei sembrerebbe (e sarebbe) vecchia e banale…
La sua infatti è una delle più grandi figure di tutti tempi nell'ambito della letteratura mondiale…
Mi astengo dunque dal parlare della sua poetica e della sua biografia… e mi limiterò a condividere con te, lettore amante della poesia, alcune tra le sue più note e stupende liriche…
Aggiungo solo che da ragazzo mi sentivo tanto profondamente vicino a lui ed al suo animo da giungere a scrivere sulla copertina di un mio diario… questi miei modestissimi versi… (eravamo nell'epoca della contestazione giovanile e delle battaglie per il divorzio etc…)
Qui la sensibil alma
di colui che singolar vita visse
nel borghese mondo
che la bestia umana crear seppe
per ritener valori
che pur già morti
vissero ancora a rovinar le genti
la fraterna dolorosa psiche
dell'amico Leopardi ammirando
all'ignara pagina
tutta si svelò…
Ma torniamo al Sommo Conte Giacomo… che non era, come sembrerebbe, solo dedito a profondissimi pensieri ma aveva passioncelle umanissime come ad es. il piacere di viaggiare, lo star in bella compagnia, l'amore per i dolci… (che gli rovinarono i denti) ed una finissima e come sempre geniale… autoironia.
Ah, signora!
Quello che lei crede una gobba è l'astuccio delle mie ali! Giacomo Leopardi
Immagine dal film a lui dedicato “Il giovane favoloso”
Ma veniamo alle sue mitiche liriche…
Quelle che ho scelto e che possiamo leggere qui di seguito sono tra quelle che considero più belle.
Se vi va, potete aggiungere o indicare le sue poesie che amate di più…
LA SERA DEL DI' DI FESTA
Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Già tace ogni sentiero, e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura nessuna; e già non sai nè pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno Appare in vista, a salutar m'affaccio, E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la speme Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo dì fu solenne: or da' trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri, Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi In così verde etate! Ahi, per la via Odo non lunge il solitario canto Dell'artigian, che riede a tarda notte, Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito Il dì festivo, ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'è il suono Di que' popoli antichi? or dov'è il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio Che n'andò per la terra e l'oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa Il mondo, e più di lor non si ragiona. Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già similmente mi stringeva il core.
A SILVIA
Silvia, rimembri ancora Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all'opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, Le vie dorate e gli orti, E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor perchè di tanto Inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi Il fior degli anni tuoi; Non ti molceva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Nè teco le compagne ai dì festivi Ragionavan d'amore. Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come, Come passata sei, Cara compagna dell'età mia nova, Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano.
L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare
ALLA LUNA
O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l'anno, sovra questo colle Io venia pien d'angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci Il tuo volto apparia, che travagliosa Era mia vita: ed è, nè cangia stile O mia diletta luna. E pur mi giova La ricordanza, e il noverar l'etate Del mio dolore. Oh come grato occorre Nel tempo giovanil, quando ancor lungo La speme e breve ha la memoria il corso Il rimembrar delle passate cose, Ancor che triste, e che l'affanno duri!
Passiamo ora a 2 video davvero belli
dedicati ad altre 2 bellissime sue opere.
Il primo… è “LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA” letta da Vittorio Gassman
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e l'altro il “CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA”
sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo.
Jim Morrison
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Frederik Hendrik Kaemmerer – Il flirt (partic.)
COS'E' L'AMORE ?
Alan Douar
Quando ti chiedi cos'è l'amore, immagina due mani ardenti che si incontrano, due sguardi perduti l'uno nell'altro, due cuori che tremano di fronte all'immensità di un sentimento, e poche parole per rendere eterno un istante.
Due sono le grandi gioie nella vita di un uomo: la prima quando per la prima volta può dire “Amo”,
l'altra, ancora maggiore,
quando può dire “Sono Amato”. Carlo Dossi
Francois Fressinier – Bianco fiore
LE PIU’ BELLE POESIE Alda Merini
Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre coi ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero. Le più belle poesie si scrivono davanti a un altare vuoto, accerchiati da agenti della divina follia. Cosi, pazzo criminale qual sei tu detti versi all’umanità, i versi della riscossa e le bibliche profezie e sei fratello a Giona. Ma nella Terra Promessa dove germinano i pomi d’oro e l’albero della conoscenza Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto. Ma tu si, maledici ora per ora il tuo canto perché sei sceso nel limbo, dove aspiri l’ assenzio di una sopravvivenza negata.
Amo in te l'avventura della nave che va verso il polo amo in te l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte amo in te le cose lontane amo in te l'impossibile entro nei tuoi occhi come in un bosco pieno di sole e sudato affamato infuriato ho la passione del cacciatore per mordere nella tua carne. amo in te l'impossibile ma non la disperazione.