Archivio per 2 aprile 2015

Buonanotte con la bella minipoesia… Per fare un prato … di Emily Dickinson…   1 comment

 

 

 

 

 

 

PER FARE UN PRATO

Emily  Dickinson

 

 

Per fare un prato

occorrono un trifoglio ed un'ape.

 

Un trifoglio, un'ape

e il sogno.

 

Il sogno può bastare

se le api sono poche.

 

 

 

Monet – Nel prato

 

 

 

 

 

 

 

 

da Tony Kospan

 

 

 

 

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La preghiera del clown – Totò con questa poesia ci svela il vero cuore del comico   Leave a comment


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.I grandi artisti, quando sono davvero grandi,

non eccellono solo in una particolare arte ma
il loro genio spazia spesso in vari campi.
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TOTO’ POETA
– LA PREGHIERA DEL CLOWN –
a cura di Tony Kospan





Uno di questi è, per me, Totò… (Antonio de Curtis)

che accanto alla sua attività teatrale e cinematografica

di grande attore comico e non solo…

ha lasciato un segno indelebile

anche nel campo della musica e della poesia…

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Totò e Pasolini

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Ecco allora una sua poesia
in cui egli ci parla di sé in modo sorprendente
e che rivela l'acuto contrasto
tra la sua maschera… sorridente
e la sua realtà intima spesso triste.

Penso che possa farci riflettere un attimo
e ricordarci che dietro la maschera del clown
c'è una persona con i nostri stessi problemi.

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Ma ora leggiamola…
ascoltando, se ci va, prima una musica da clown
e poi guardando il video in cui lo stesso,Totò,
recita questa poesia.




 Musica da circo

The sad clown – (autore non noto)



LA PREGHIERA DEL CLOWN
Antonio de Curtis

Più ho voglia di piangere
e più gli uomini si divertono,
ma non importa, io li perdono,
un po’ perché essi non sanno,
un po’ per amor Tuo
e un po’ perché hanno pagato il biglietto.
Se le mie buffonate servono
ad alleviare le loro pene,
rendi pure questa mia faccia
ancora più ridicola,
ma aiutami a portarla in giro
con disinvoltura.
C’è tanta gente
che si diverte
a far piangere l’umanità,
noi dobbiamo soffrire
per divertirla.
Manda, se puoi,
qualcuno su questo mondo,
capace di far ridere me
come io faccio ridere gli altri.



 Video di Totò che recita questa poesia






Ciao da Tony Kospan




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 PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
 







Ahi ahi la Littizzetto non risparmia le sue pungenti critiche nemmeno alle mamme – Pensieri sorridenti   4 comments


 
 
 
 
 
 
 
Potevano mancare le mamme nell’antologia
dissacratrice e controcorrente
della Luciana nazionale?
 
 
No!?!?
 
 
Ed allora eccole servite! A bocca aperta
 
 
(Povere mamme)
 
T.K.
 
 
 
 



 
 

Viva le mamme
(son doni del cielo)
Luciana Littizzetto

 
 
 



 
 
 
 
Pur essendo una donna tanto approssimativa, una cosa l’ho imparata: che le madri sono come i senatori a vita. Una volta elette, che tu lo voglia o no, continuano a governarti per sempre. Dal seggiolone fino alle soglie della demenza. Tua, naturalmente. Con una tenacia invidiabile. -E stai dritta con la schiena, e mettiti la canottiera, e tagliati la frangia che se no ti rovini la vista, e te l’avevo detto, e assaggia prima di dire che non ti piace, e mastica bene, e bevi piano che è fredda, e non sporgerti dal balcone che la testa è più pesante e cadi giù.
– Questi i capisaldi della loro politica sociale. Per le madri delle femmine si aggiunge: -Ma quand’è che ti compri un bel tailleur?-.
Mia madre, nonostante io abbia diciannove anni per gamba, quando incontriamo qualcuno per strada riesce ancora a dirmi: -Saluta!-.
Resta inteso che sia la donna moderna, sia il maschio del 2002 alla madre vogliono comunque un sacco di bene. Le madri son doni del cielo, come i fulmini, i tomadi e la grandine. Ci sono madri poi che, quando esauriscono le raccomandazioni classiche, si cimentano con avvertimenti che sfiorano la supplica, pericolosamente vicini a patologie della sfera maniacale. Tipo: «Non scendere dall’aereo prima che sia veramente fermo». Oppure: «Vai pure a giocare a calcio, ma mi raccomando: non correre e non sudare». O ancora: «Non aprire il frigo senza il golf addosso che ti prende la polmonite e non stare vicino al camino dalla parte della schiena che ti cuoce il midollo». Il mio amico Marcello, che tutti i giorni per lavoro è costretto a farsi Milano-Bologna in auto, si deve sorbire quotidianamente la preghiera disperata della madre che gli raccomanda: «Attento nelle gallerie!». Peccato che quel tratto di autostrada ne sia sprovvista. E poi aggiunge: «E non posteggiare la macchina dove te la rubano».
Che pazienza… La madre di Elvira e Rosella, ossessionata dalla verginità delle fìglie, quando sa che escono col fidanzato le minaccia così: «Mi raccomando: aprite gli occhi e stringete il culo». Che classe.
E quando c’è una mamma, c’è sempre nei paraggi una figlia migliore di tè con la quale fare laceranti paragoni.
Il mio confronto costante era una certa Giosetta, antipatica come la merda. «Guarda Giosetta che s’è fatta i codini!» «Guarda Giosetta che ha già finito i compiti delle vacanze!» «Guarda Giosetta che balla sulle punte!»
Poi verso i sedici anni Giosetta ha cominciato a farsi le pere e mia madre miracolosamente ha smesso di fare paragoni. Anzi no. Quando cambio fidanzato mi dice: continua così che fai la fine di Bruc (quella di Beautifui, per capirci).
 
 
 
 
 

Foto:

 

 

 
 
Poi le madri sono tutte un po’ stregone. Fanno diagnosi e prescrivono cure con la sicurezza e la professionalità di un primario delle Molinette non indagato. Mia madre riusciva a sentire se avevo l’alito di acetone a distanza di otto metri e ancora adesso mi dice che quando prude guarisce e mi urla che il naso si soffia prima un buco e poi l’altro. La madre di Bea, quando lei le disse che non rimaneva incinta per via di una tuba otturata, le rispose: «E sturatela!». Formidabile.
Poi c’è la mamma dei miei amici Linuccia e Saverio che è un monumento all’ironia involontaria. Un donnone pugliese vecchio stampo che cucina tutto il giorno. Ventiquattr’ore su ventiquattro. E la sua unica soddisfazione è che i figli mangino. Basta. Linuccia fa la dieta ormai dal giorno della sua prima comunione, ma la madre pur avendo sotto gli occhi il fisico della figlia, che è sinuoso come un pezzo di torrone Sebaste, non può fare a meno di raccomandarle sempre e quasi in lacrime: «Linu’ non dimagrire troppo che poi ti scende il rene». Saverio invece ha gettato la spugna. A oggi pesa centodieci chili. Metà muscoli e metà dolci al cucchiaio. Ma la mamma Zita comunque davanti alle sue betoniere tanto amate, che sono ciccia della sua ciccia, continua con le sue folli raccomandazioni: «E mangia l’insalata che tanto è solo acqua». Che fin lì può anche essere. «E mangia la verdura che tanto è solo acqua.» Come faccia la caponata a essere solo acqua, è veramente un mistero. «E mangia il pesce che tanto è solo acqua.» Ora, a rigor di logica, una volta che il pesce è pescato, l’acqua non c’è più. E poi lei cucina fritto di mare, mica sogliola al vapore. Quando invece ti serve la carne e si rende conto che dire «è solo acqua» è un po’ un azzardo, allora temeraria ripete: «E mangia la carne che tanto è solo carne». Un genio. E quando il figlio la fa arrabbiare? Gli grida così: «Io ti ho dato la vita e io tè la tolgo! Era meglio che mi compravo un maiale invece di comprare a tè. Almeno a Natale l’ammazzavo e ci facevo i salami». Insomma. Qualcosa di culinario c’è sempre
.
 
 
 
 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

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Foto:




 

Buon pomeriggio in poesia.. Il condor di Neruda – arte.. J. L. Stewart – canzone.. Brivido felino   Leave a comment

 
 
 
 
 
Julius Leblanc Stewart
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Posso resistere a tutto,
tranne che alle tentazioni
~ Oscar Wilde ~  
 
 

    

 
 
 
 
 
Julius Leblanc Stewart – Andiamo a fare un giro? – 1897
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ORSO TONY
 
 
 
IL CONDOR
Pablo Neruda
 
Io sono il condor, volo
su di te che cammini
e d’improvviso in un giro
di vento, penna, artigli,
ti assalto e ti innalzo
in un ciclone sibilante
di freddo tempestoso.
Alla mia torre di neve,
alla mia tana nera,
ti porto, e sola vivi,
e ti copri di penne,
e voli sopra il mondo,
immobile, nell’alto.
Donna condor, saltiamo
su questa preda rossa,
straziamo la vita
che passa palpitando
e innalziamo uniti
il nostro volo selvaggio.
 
 
 
 
 
Julius Leblanc Stewart – Il battesimo
 
 
 
 
          
 
 
 
   
 
 
 
 

 

 

 

 

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Julius Leblanc Stewart – Un giro per il Mediterraneo
 
 
 

Breve ritratto umano e letterario di Emile Zola scrittore ed intellettuale francese dell’800   Leave a comment

 
 
Zola, giornalista e scrittore francese,
è considerato il massimo esponente del filone naturalista.
 
 
Nell'anniversario della nascita mi fa piacere ricordare
la sua figura… umana e letteraria.

 
 
 

Émile Zola
(Parigi 2.4.1840 – Parigi 29.9.1902)
 
 
 
 
 
 BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
Nato a Parigi il 2 aprile 1840 da Francesco Zola, un ingegnere italiano, e da Émilie Aubert donna francese, visse la sua infanzia e la prima giovinezza ad Aix-en-Provence, dove il padre lavorava.
 

Anche dopo la morte del padre nel 1847 continuò lì i suoi studi, conoscendo anche Cezanne che fu suo amico quasi per tutta la vita (fino al 1886).
 
Nel 1857 la madre per grossi problemi economici decise di rientrare a Parigi.
 
Qui  Zola non si ambientò subito ed ebbe grosse difficoltà nei suoi suoi studi presso il liceo Saint-Louis dove fu bocciato per due volte agli esami di maturità.
 
Si decise allora a trovar lavoro e dopo vari lavoretti fu assunto come fattorino nella casa editrice Hachette dove fece ben presto carriera.
 
Riuscì quindi a frequentare gli ambienti letterari ed artistici dell'epoca.
 
 
 
 

Emile Zola

 
 
 
 
Dopo poco iniziò l'attività di giornalista al Journal populaire di Lilla.
 
Non cessò mai di fare il giornalista pur dopo esser diventato un famoso scrittore. 
 
Nel 1864 iniziarono le sue pubblicazioni con “Contes à Ninon” e nel 1865 seguì la “Confession de Claude”.
 
Seguendo lo spirito del tempo Zola si accostò pian piano alle correnti del Realismo e del Naturalismo divenendone ben presto un punto di riferimento.
 
Il romanzo, secondo la visione del Naturalismo a cui partecipava anche Guy de Maupassant,  diventava opera sperimentale“.
 
Doveva cioè seguire un metodo scientifico basato sull'attenta osservazione della realtà sociale.
 
 
 
 

Lo scrittore e la sua famiglia

 
 
 
I suoi romanzi furono quasi tutti scritti per descrivere con profondo realismo la realtà della società del suo tempo anche la più degradata…
 
Come si può immaginare gli ambienti “perbenisti” e conservatori contestarono con forza e durezza questo genere di romanzi perché evidenziavano le ipocrisie e le magagne dell'alta borghesia e trattavano anche argomenti sessuali in modo esplicito (specialmente in “Nanà“… ma oggi farebbero solo sorridere) .
 
 
 

Emile Zola dipinto da Manet

 
 
 
Nel 1886 il suo romanzo “L'opera”, che narrava di un pittore fallito, fece arrabbiare l'amico di tutta una vita, Cezanne, che rimase offeso, riconoscendosi nel personaggio descritto, e ruppe per sempre l'amicizia benché Zola l'avesse in passato spesso aiutato e sostenuto economicamente.
 
 
 
 

Cezanne – Paul Alexis legge un libro ad Emile Zola

 

 

 

Nel 1898 fece scalpore la pubblicazione su “L'Aurore” di una appassionata lettera aperta inviata al Presidente, intitolata J'accuse in difesa di Dreyfus un Ufficiale di Artiglieria ingiustamente accusato di tradimento e di forte contestazione sul modo in cui si era svolto il processo.
 
 
 
 

 

 
 
 
 
Lo Stato Maggiore dell'Esercito Francese non accolse bene la cosa e lui fu costretto a fuggire in Inghilterra da cui rientrò solo dopo un'amnistia.
 
 
 
 
 

 
 
 
Nel 1902 morì per le esalazioni di una stufa ma sulla vera causa resta ancor oggi qualche ombra.
 
Fu sepolto a Parigi nel Pantheon accanto a due altri grandi scrittori francesi Alexandre Dumas padre e Victor Hugo.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
In suo onore ed in suo ricordo…
 una scena del film nato dal suo romanzo più famoso…
Nanà…


 
 
 
 

Tony Kospan




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