Archivio per 1 novembre 2014

Alda Merini – Un ricordo.. anche con sue poesie.. della più grande poetessa italiana del ‘900   3 comments

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La sua è stata una vita molto difficile ma…

baciata dalla magia della grande… grande… poesia.

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Alda Merini – Lorenzo Maria Bottari


 


ALDA MERINI


Breve ricordo ed un omaggio con sue poesie

ad una delle più grandi poetesse del ‘900

a cura di Tony Kospan


 






– Un interessante articolo dedicato a lei,

5 sue poesie, belle e significative, ed infine 

un video-omaggio con sue immagini

e la canzone dedicatale da Vecchioni

sono a mio parere il modo migliore per ricordare

chi ci ha donato poesie indimenticabili ed eterne.


 







L’ARTICOLO DI GIANNI LEONE

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“I suoi versi sono bagnati di ardente “visionarietà”,

profondi come solo gli abissi dell’anima sanno essere…

versi a volte inquieti, a volte sommessi,

che raccontano le “ombre e luci della sua mente.”




Alda Merini era una poetessa di un’intensità straordinaria… una che “andava e veniva” dai manicomi, sempre prigioniera dei suoi problemi di salute… eppure quei problemi in un certo senso hanno reso Alda Merini libera… libera di raccontare se stessa, le cose che vedeva, le persone che l’aiutavano o l’amavano…

Nel febbraio del 2004 Alda Merini viene ricoverata all’Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Un amico della scrittrice lancia un appello per richiedere aiuto economico.

La Merini, nonostante sia una delle più grandi poetesse del Novecento vive in povertà. 

E così accade di morire in semi-povertà, dopo che per un’intera vita si è arricchito il mondo di poesia… la poesia di una donna dal modo scontroso ma straordinariamente dolce di esistere e comporre versi…

Capita che in un paese come l’Italia, una grande artista muoia quasi nel silenzio… semisconosciuta… ci sono “altri artisti” da celebrare… l’Italia è intenta a celebrare i decerebrati dei reality, i protagonisti del pallone miliardario e le tante veline cialtrone della tv… e così in questa domenica d’autunno, sono nel mio studio, con uno dei miei cinque gatti, Gastone, addormentato sulla scrivania accanto alla tasteria del computer.

Guardo Gastone, ascolto musica, rifletto e scrivo questo pezzo… e penso come Alda Merini sia stata capace di accarezzare le parole fino a piegarne il suono, per farne poesia…

La Merini era veramente unica… una di quelle creature capaci di brillare di luce propria, irradiando bellezza, come se fosse una stella appena nata, nello sterminato universo.

Povera e pazza… per lei però questa due parole non sarebbero state offensive ma una condizione da rivendicare…

Quello che la vita le aveva negato, lei lo prendeva a mani nude, folle e incurante, se ne fregava di tutto, posseduta com’era dal suo Daimon poco socratico e molto dionisiaco.

(Da Mondo Raro)









LE 5 POESIE

 

Amore,
vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.


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I miei poveri versi
non sono belle, millantate parole,
non sono afrodisiaci folli
da ammannire ai potenti
e a chi voglia blandire la sua sete.
I miei poveri versi
sono brandelli di carne
nera disfatta chiusa,
e saltano agli occhi impetuosi;
sono orgogliosa della mia bellezza;
quando l’anima è satura dentro
di amarezza e dolore
diventa
diventa incredibilmente bella
e potente soprattutto.
Di questa potenza io sono orgogliosa
ma non d’altre disfatte;
perciò tu che mi leggi
fermo ad un tavolino di caffè,
tu che passi le giornate sui libri
a cincischiare la noia
e ti senti maestro di critica,
tendi il tuo arco
al cuore di una donna perduta.
Li mi raggiungerai in pieno.


 2u6in4i


A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.

2u6in4i


Riottosa a ogni tipo di amore
sei entrato tu a invadere il mio silenzio
e non so dove tu abbia visto le mie carni
per desiderarle tanto.
E non so perché tu abbia avuto il mio corpo
per poi andartene
con il grido dell’ultima morte.
Se mi avessi strappato il cuore
o tolto l’unico arto che mi fa male
o scollato le mie giunture
non avrei sofferto tanto
come quando tu un giorno insperato
mi hai tolto la pelle dell’anima.

2u6in4i

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti….
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
 

2u6in4i

 



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IL VIDEO



Ed infine un video in suo omaggio




 




Cara Alda…

ancora grazie per tutte le grandi emozioni che ci hai regalato

e continuerai a regalarci ogni volta che leggeremo i tuoi versi.


Tony Kospan
 

 

 

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Il grande Canova e la sua scultura che fece innamorare… l’Europa   2 comments


Nell'anniversario della nascita di Antonio Canova… massimo esponente della scultura neoclassica, e per questo definito il nuovo Fidia, mi fa piacere ricordarlo attraverso questo post dedicato ad una sua famosa scultura che ha fatto innamorare tante persone nel corso dei secoli
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Può una statua esser oggetto di culto…
e perfino d'amore?
 
 
Ebbene sì… leggete e guardate qua…
 
 

 

 

 

 

La statua del principino Henryk Lubomirski ritratto come Eros, capolavoro del Canova,

è davvero diventato da secoli oggetto di culto in Europa per la bellezza del ragazzo scolpito…

 

 

 

CANOVA –  LA STATUA DI EROS OGGETTO DI… AMORE

 

 

 

 

 

 

“Nel mirarti, ed ammirarti, o vezzoso fanciullo, che con sì bella leggiadria te ne stai, bellissimo di volto, e di membra, io sento correre con rapido movimento spinta dal cuore la mano a careggiare quel tuo vago, e delicatissimo visetto, modellato dalle Grazie”.

 

Versi di totale rapimento, quelli della poetessa veneziana Isabella Teotochi Albrizzi che cadde vittima – ma non fu la sola – del fascino abbagliante del principino tredicenne Henryk Lubomirski, immortalato nel bianco e prezioso marmo da Antonio Canova alla fine del Settecento.

 

La scrittrice, il cui ricercatissimo circolo lagunare era frequentato da letterati e artisti come Pindemonte, Alfieri, Byron, Foscolo e lo stesso Canova, fu sedotta platonicamente da quelle labbra “alquanto umidette”, come ebbe a scrivere, e dal bellissimo corpicciolo e dall'”acerba fanciullezza che traspare in quelle membra composte”.

 

Una visione di grazia e di squisita mollezza di tocco, con cui Canova concepì la testa piegata dolcemente verso destra, con i capelli acconciati i vezzosi riccioli scapigliati, con i grandi occhi contagiati da un velo di malinconia, e con la chiacchieratissima bocca minuta.

 

 

 

 

Quello realizzato dal grande scultore veneto non fu un semplice ritratto diplomatico.

 

Dietro il singolare ritratto, diventato oggetto di culto in tutta Europa, c'era una committenza illustre, la bella e colta principessa Elzbieta Lubomirski che, vedova, aveva eletto questo incantevole giovinetto, lontano parente del suo defunto marito, come sue inseparabile pupillo.

L'opera fu ordinata al Canova nell'autunno del 1785 quando la principessa Elzbieta faceva tappa a Roma con il nipote Henryk durante il suo Grand Tour dell'Italia. Fu un viaggio in carrozza come numerosi intellettuali, aristocratici e studiosi facevano da tutta Europa verso l'Italia, a partire dal Seicento. E per i polacchi, in particolare, che nella seconda metà del XVIII secolo partivano in massa per visitare principalmente Roma. Un viaggio che consentiva l'acquisto di gran quantità di opere d'arte per soddisfare i loro gusti personali e per aumentare il prestigio delle loro collezioni e delle loro famiglie.

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Henryk Lubomirski

 

La principessa era legata al principino Henryk, che il 24 maggio 1807 sposerà sua nipote Teresa Czartoriska, da una lontana parentela e da un'autentica infatuazione per la sua insolita bellezza, tanto che le più importanti imprese artistiche da lei promosse furono volte ad eternare le sembianze del fanciullo. Oltre che da Canova, l'efebo polacco fu infatti effigiato nello stesso torno d'anni da Angelica Kauffmann, Elisabeth Vigée-Lebrun e Mary Cosway.

 

L'eccentrica attenzione della principessa diede adito a discussioni e perplessità, tanto che un contemporaneo ebbe a scrivere: “A Lancut sul soffitto vola come un angelo-nudo; sta in piedi come Ercole; lancia la freccia come Apollo; sospira come Adone; soffia come Zeffiro”.

 

 

  Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822

 


L'artista ne fece un Tadzio ante litteram, anticipando in arte quella bellezza efebica che Thomas Mann celebrerà nelle pagine di “Morte a Venezia“.

 

Henryk fu, per Canova, un modello leggiadro quanto ritroso. Per la timidezza del ragazzo, l'artista riuscì a modellare dal vero solo il volto, mentre per il corpo nudo dovette prendere spunto da una statua antica. Per la sua esecuzione l'artista modellò un ritratto, eseguì un modello in gesso e scolpì un marmo preziosissimo.

 

Fu subito passione per questo inedito “Amore”. Copie in marmo e gesso vennero commissionate, a caro prezzo, da nobiluomini di diversi paesi. Il Principe Henryk Lubomirski si inserisce in una delicata stagione artistica di Canova, dibattuto tra le teorie classiciste di Winckelmann, la creatività di Raffaello Mengs e una buona dose di invidia e di rivalità che non mancava mai nel complicato, felpato e raffinato ambiente artistico romano.

 

Quando l'opera rientrò in Polonia nel Castello Lubomirski, fu collocata in una sorta di santuario. Sullo sfondo del marmo era appesa una stoffa cinese con la rappresentazione della Fenice a cui tutti gli uccelli rendono omaggio, proprio come tutti i visitatori del palazzo erano pronti a rendere omaggio alla bellezza di Henryk.

 

E quella che scatenò in tutta Europa fu una vera e propria “erosmania”.

 

 

 

Copia romana

 

 

 Il colonnello inglese John Campbell, visitando nel 1787 lo studio romano di Canova, cui aveva commissionato l'Amore e Psiche, rimase affascinato dalla statua del Lubomirski e ne chiese una copia che fu terminata nel 1789 e pagata 600 zecchini. L'opera giunse a Londra nel 1790 – prima opera di Canova ad arrivare in Inghilterra – e il colonnello lo trasferì nella sua casa di Stackpole Court nel Galles, certo com'era che quell'opera avrebbe fatto “sospirare più di qualche ragazza“.

 

Il successo fu tale che nel 1792, il principe viennese d'Auersperg volle una copia del busto dell'Amorino per le sue collezioni, mentre un'altra replica in marmo dell'Amorino fu commissionata per 550 zecchini per il figlio diciassettenne del banchiere irlandese David La Touche, John. Il ragazzo, in viaggio in Italia, rientrato a Roma, aveva visitato lo studio canoviano e vedendo l'Amorino lo aveva giudicato “exellent”.

 

L'amorino alato – Canova

 

 

Nel 1794, Canova escogitò la scultura dell'Amorino alato,

una replica del Lubomirski ma dotato di grandi ali.

 

La commissione era arrivata dal principe russo Nikolaj Jussupov per 700 zecchini. 

 

 

Apollo – Canova

 

 

Infine, nel 1797, Canova realizzò per il francese Juliot una replica in marmo con alcune varianti dell'Amorino che Canova chiamò Apollo e che giudicò migliore di tutti gli altri Amorini, pagata 700 zecchini e passò, in seguito, nella proprietà di Sommariva, a Parigi.

 

 

LAURA LARCAN – Repubblica.it – 2007 – Impaginazione T. K.

 

 

 

 

 

In onore (e per amore) di questa scultura si sono fatte mostre anche in Italia.

 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE
 
 
 

Buon Sabato e sereno Novembre in poesia.. La traversata dell’oasi di M. L. Spaziani – arte.. Goya – canzone.. Io vorrei di Battisti   Leave a comment

 

 

Goya

 

 

 

 

 

 

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Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo.
Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
le favole con cui ci  hanno addormentati da bambini,
i libri che abbiamo letto, l
a musica che abbiamo ascoltato
e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
Tiziano Terzani

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La processione dei flagellanti – Goya

 

 
      
 

 

     

 
 
LA TRAVERSATA DELL'OASI
Maria Luisa Spaziani
 
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.
Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore.
 
    

 
L'aquilone – Goya
 
 
 
 
 
 
 
E
 
 
 
 
da Tony Kospan
 
 
 
 
 

 

 

IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE
 
 

Atlantic Road… La strada piu affascinante… ed emozionante… del mondo   6 comments



 

 

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Possiamo ammirare uno dei più incredibili tratti di strada (8 km)

esistenti al mondo in questo affascinante video.

 

 

 

Foto:

 

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 LA STRADA PIU' SPETTACOLARE ED  EMOZIONANTE DEL MONDO




Foto:  *** Local Caption *** STORMFULLT: Dette bildet av Atlanterhavsveien er tatt da stormen «Berit» herjet langs norskekysten i november i fjor.

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Si trova in Norvegia, e collega l'isola di Averøy alla terra ferma.

 

Guidando lì si ha quasi l'impressione di navigare nell'Oceano Atlantico,

soprattutto quando il mare è in tempesta.


 

 

 

Foto:

 

 

 

Inutile dire che il video ha spopolato in tutto il mondo.


Su saliamo in macchina… allacciamoci le cinture… si parte…


 

 



 

 

Ciao da Tony Kospan




LA TUA PAGINA DI SOGNO




Foto:


 

 

 

Felice notte con la bella minipoesia… La notte… di Victor Hugo   Leave a comment

 

 

 

 

 

LA NOTTE…

Victor Hugo

 

 

C’è chi si fissa a veder

solo il buio.

Io preferisco contemplar

 le stelle.

Ciascuno ha il suo modo di guardar

 la notte.

 

 

 

Van Gogh – Notte stellata

 

 

 

 

 

 

 

 

BY TONY KOSPAN

 

 

 

 

 
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Pubblicato 1 novembre 2014 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA

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