Archivio per 23 ottobre 2014

Mille lire al mese – Storica canzone (e film) del 1939 e l’atmosfera dell’epoca   Leave a comment

 
 

“Se potessi avere mille lire al mese”
cantava Umberto Melnati
nel film omonimo…
Mille lire al mese – del 1939
 
 
 

 
 
 
 
 
 
MILLE LIRE AL MESE
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO…
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
Alida Valli nel film
 
 

 

La canzone ebbe gran successo…
 
Successo che è poi proseguito
fino ai nostri giorni…

 
 
 
 
 
  
 
Oggi certo non ci bastano neanche lontanamente…
1000 lire al mese…
(poco di più di cinquanta centesimi attuali)
anzi non ci bastano affatto nemmeno 1000 euro al mese… A bocca aperta
ma in questi tempi di crisi con la disoccupazione che avanza
forse i  1000 euro sono tornati ad esser un sogno per molti.
 
 
 
 
 
 
Questa qui giù è l'ultima versione della banconota
di mille lire prima dell'avvento dell'euro..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ora alcune immagini di quel 1939
per assaporarne l'atmosfera…



 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Oggi questa canzone rimane simpatico e storico simbolo
dell’aspirazione… dell’italiano medio…
ad una vita di tranquillo… benessere…  
 
 
 
 
 

 

Ascoltiamola… ora qui nella versione originale
cantata da Natalino Otto potendo nel contempo
leggere il testo
 
 
 
  
 
 
 
Se si vuole… possiamo ascoltarla anche qui…
in questo video… dove vi sono
anche bellissime immagini di quel tempo…
e… della mitica… Mille Lire
  
 
 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan



 

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Se devi amarmi – In questa poesia sublime… il vero amore… per Elisabeth Browning   2 comments

 
 
 
Nell’ambito della personale antologia delle poesie sublimi…
non può mancare questa che forse, ad una lettura frettolosa,
può nascondere il tesoro insito nei suoi versi.
 
 
 
 
 
Margaret Burne Jones –  Edward Burne Jones
 
 
 
 
 
SE DEVI AMARMI
ELIZABETH BROWNING
POESIA SUBLIME
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
QUALCHE PAROLA SULL'AUTRICE
 
 
 
Elisabeth Barret nacque in una ricca famiglia che però poi ebbe grossi problemi economici.
 
Ben presto iniziò a scrivere e pubblicare con successo poesie e traduzioni dal greco.
 
A 32 anni incappò in una grave malattia che le creò gravi difficoltà di deambulazione ma nello stesso periodo s'innamorò del poeta Robert Browning dopo una intensa corrispondenza.
 
 
 
 
 
Elizabeth Barrett Browning (1806 – 1861)
 
 
 
 
 
A causa dell'opposizione paterna lo sposò di nascosto e con lui scappò in Italia.
 
A circa 43 anni a sua salute migliorò e divenne madre di un bimbo.
 
Visse sempre a Firenze.

 

 

 

Firenze nell'800

 
 
 
 
 
Fu una sostenitrice del nostro Risorgimento ed in particolare di Camillo Benso di Cavour.
 
La sua opera più ampia è il lungo poema Aurora Leigh, del 1857, in cui esalta in modo poetico la necessità dell'emancipazione femminile.
 
Morì a 54 anni ed è sepolta nel Cimitero degli Inglesi.
 
 
 
 
 
LA POESIA SUBLIME
 
 
 


Tornando alla poesia essa non è che un inno sublime al suo amore per Robert.
 
 
Essa come sempre accade quando una poesia è sublime,
ci inoltra, con parole semplici ma precise e suggestive, 
in questo mondo assoluto e celeste in cui far viver il sentimento più bello che c’è…
 
 
 
 
 
 

Robert Browning

 

 

 

Il Vero Amore, ci dice Elizabeth,
non può esser legato a fattori esterni o concreti o a nostre comodità… o interessi…
ma si nutre di assoluta interiorità… al di là di ogni contingenza…
ed in tal modo esso potrà non aver mai fine…
 
 
 
 

 
 

 
E’ a parer mio una poesia che… fa volare…
Ma ora leggiamola…

Tony Kospan
 
 
 
 

 John William Waterhouse

 

 

SE DEVI AMARMI


Elizabeth Barrett Browning

 

 

Se devi amarmi,

per null’altro sia che per amore.

Mai non dire:

“L’amo per il sorriso, per lo sguardo,

la gentilezza del parlare,

il modo di pensare così conforme al mio,

che mi rese sereno un giorno”.

Queste son tutte cose che posson mutare.

Amore mio, in sé stesso o per te,

un amore così nato potrebbe poi morire.

E non amarmi per pietà di lacrime

che bagnino il mio volto.

Può scordare il pianto

chi ebbe a lungo il tuo conforto,

e perderti.

Soltanto per amore amami

per sempre e per l’eternità.

 


 

 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

 

Pierino ed il lupo – Fantastica fiaba in musica (classica) – Trama… storia e… video…   2 comments

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Questa notissima opera musicale è una vera e propria
fiaba in musica”, così bella ed adatta ai bambini…
tanto da consigliare a Disney di farne un film-cartoon di successo.

Essa ci racconta la storia di un bimbo,Pierino
che con l’aiuto di un uccellino cattura un temibile lupo.

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Ma l'ascolto della musica, bellissima,
è adatta a chiunque ami la grande musica.
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Davvero originale poi è l'idea dell'autore
di collegare ogni personaggio ad un tema musicale,
affidato a sua volta ad un particolare strumento.


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Sergej Sergeevic Prokofiev  (Soncovka 23.4.1891 – Mosca 5.3.1953)
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Prima di leggere la favola (in sintesi)
possiamo e ascoltare e vedere
la presentazione degli strumenti,
di cui accennavo su, in video.



 
 
VIDEO – GLI STRUMENTI





LA FAVOLA IN BREVE
 
 
 

PIERINO E IL LUPO

Sergej Sergeevic Prokofiev

 
 



La storia comincia nella capanna il cui Pierino vive con il nonno.
Il ragazzino sogna di catturare un feroce lupo che si aggira nella foresta, terrorizzando gli abitanti del villaggio, ma naturalmente il nonno glielo impedisce, cercando di spaventarlo.
Pierino però non si arrende e, approfittando che il nonno si è appisolato davanti al fuoco, esce di soppiatto nella neve, armato del suo fucile giocattolo.

Camminando circospetto, si imbatte in Sasha, un uccellino piuttosto intraprendente, che decide di accompagnarlo.
I due procedono, addentrandosi sempre più nella foresta, quando improvvisamente avvertono un rumore…sarà il lupo?
Per fortuna è solo Sonia, un’anatra un po’ svanita che subito decide di unirsi a loro nella battuta di caccia.
Avanzano in fila indiana nella neve che si fa sempre più alta e fitta e ogni ombra attorno si agita minacciosa, ma i tre compari proseguono coraggiosamente il loro cammino.
Mentre costeggiano un tetro canneto, l’erba alta ondeggia con un fruscio sospetto e improvvisamente quatto quatto appare…Ivan il gatto, che sta facendo la posta all’uccellino svolazzante!
Visto che gli amici gli impediscono di acchiapparlo per trasformarlo in un gustoso spuntino, decide anch’egli di seguirli alla ricerca del feroce lupo.
E improvvisamente…se lo trovano davanti, con le terribili fauci spalancate!!!!Sonia, svanita come sempre, non si accorge del pericolo e il lupo decide di farne la sua prima preda; la insegue nella neve fin sul lago ghiacciato e quando la poveretta si rifugia nel cavo di un albero…è subito raggiunta dal lupo famelico!
Sasha allora lo affronta infuriato per dargli una lezione e solo l’intervento tempestivo di Pierino e Ivan riesce a salvarlo dal fare la stessa fine della sua amichetta Sonia.
Ma adesso il lupo è proprio arrabbiato e punta deciso verso Pierino; per lui non c’è più scampo!
Proprio quando ormai tutto sembra perduto, ecco dei colpi di fucile che si avvicinano; sono i cacciatori che accorrono appena in tempo per aiutare Pierino ed Ivan a catturare il loro lupo. Oh che giorno felice!!! Pierino e Ivan vengono accolti nel villaggio come eroi, tutti sono felici…tutti meno Sasha, che sta pensando con grande tristezza alla sua amichetta Sonia, sbranata dal lupo.
Sbranata? Ma no, eccola che sbuca dal tronco cavo come se niente fosse successo; il lupo era riuscito solo a strapparle qualche penna della coda!!Adesso sì che tutti sono felici e i festeggiamenti nella piazza del villaggio possono continuare!!
 









Ora potremo veder un altro video 


nella simpatica interpretazione del Quartetto Cetra


in cui appaiono anche scene 


del cartoon musicale di Disney.*


 

VIDEO – QUARTETTO CETRA




 
Ciao dall’Orso…




*Purtroppo per motivi di copyright la Disney non consente di vedere in Italia scene del mitico cartoon musicale.




LA TUA PAGINA DI FB DI SOGNO

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Arte e segreti – Scopriamo quelli della mitica opera del Bronzino… L’allegoria dell’amore e del tempo   Leave a comment






Spesso l’Arte ama nascondere pensieri e/o messaggi segreti
che solo pochi poi riescono a individuare e comprendere in modo completo.

Questo, nella Storia dell’Arte, è proprio uno dei dipinti
più emblematici in tal senso.







In verità ciò, a mio parere, non vuol dire
che bisogna conoscer tutto lo scibile umano
per comprender un’opera d’arte
ma solo che ci sono tante letture
quante sono le nostre capacità di comprensione
dello spirito e delle idee dell’autore
nonché del mondo reale ed artistico in cui l’opera nasce.



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ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO

– ARTE E SEGRETI

 

I PARTE

 

 

Agnolo Bronzino


 

In questo post analizzeremo questo famoso dipinto “manierista” che nasconde, dietro la fantastica ed abbagliante bellezza molto, ma davvero molto…, molto altro…
 
Ogni immagine che vediamo nel dipinto infatti non è per nulla casuale… ma ci lancia in modo evidente una serie di messaggi, per la verità non tutti, e non del tutto, decifrati… o decifrabili.
 
Iniziamo dunque, grazie a quest’ampia analisi del Solimano, ricca anche di accenni storici e mitologici, ad approfondire quello che il Bronzino ci vuol dire.
 
Tony Kospan
 
 
  
 
L’Allegoria dell’Amore e del Tempo – Il dipinto completo
   

 

 
Il quadro più celebre di Agnolo Bronzino è “L’Allegoria dell’Amore e del Tempo“, attualmente esposto alla National Gallery di Londra.
 
Fu eseguito attorno al 1546, ed immediatamente mandato da Cosimo, duca di Firenze, a Francesco, re di Francia.
 
E’ certamente una allegoria, il titolo che ho riportato è quello più diffuso.
 


Così ne narra il Vasari
“Fece un quadro di singolare bellezza, che fu mandato in Francia al re Francesco, dentro il quale era una Venere ignuda con Cupido che la baciava, ed il Piacere da un lato e il Giuoco con altri Amori, e dall’altro la Fraude, la Gelosia et altre passioni d’amore”.
 

C’è qualche inesattezza, ma è comprensibile, il Vasari scriveva a memoria, il quadro era già in Francia da diverso tempo.
 
Se si dovesse scegliere l’emblema del manierismo maturo non c’è alcun dubbio, sarebbe questo quadro, considerato da molti un’opera di sensualità affascinante, ed il re di Francia lo gradì soprattutto per questo motivo, come ben sapeva quella volpe di Cosimo de’ Medici.

 
Ma è proprio così?

 


O, per meglio dire, è solo così?
 
Nel particolare che inserisco si vede un putto bellissimo che va spargendo petali di rose

è il simbolo del Piacere, su questo sono tutti d’accordo, fin dal Vasari, 

ma chi è la fanciulla assai bella – di una bellezza diversa – il cui volto si vede a fianco del putto?

Il grande Erwin Panofsky ha dedicato alcune delle sue pagine più belle a quest’opera.
 
Racconto quale è la sua interpretazione, oggi quasi* (nota di Tony Kospan) universalmente condivisa.


 
 



Il Piacere (partic. by TK)
 
 

La fanciulla il cui bel volto sbuca dietro il putto, è piuttosto strana, se si cerca di guardarne il corpo, che in parte si nasconde sempre dietro il putto, e non è un caso. 

Perché la bella veste verde che indossa è in parte sollevata, ed appare un corpo squamoso, da pesce o da rettile. 

Più in basso, compariranno delle zampe con artigli ed anche una lunga coda. 

In una mano tiene un favo di miele, nell’altra cerca di nascondere un piccolo animale venefico.

Non solo, a ben guardare le due mani sono scambiate: la destra è una sinistra, e la sinistra una destra.








Qualche critico, fermandosi alla pelle squamosa, ha ritenuto che fosse una Arpia, ma sono le mani, a svelare l’identità: 

la mano cattiva che offre il dono, la mano buona che nasconde il veleno: una duplicità vertiginosa.


E’ la
Frode (anche l’Inganno o l’Ipocrisia, secondo gli iconologi del ’500), la cui caratteristica fondamentale è proprio la duplicità: 

per questo il viso è bellissimo ed il corpo orribile, 

per questo le mani sono scambiate, 

per questo non sta in primo piano, ma si nasconde dietro al putto, che è il simbolo del Piacere e del Gioco.

Proprio negli anni in cui opera il Bronzino si diffonde il gusto dei labirinti: 

grafici, scolpiti, realizzati nei giardini, quasi a significare la perdita di senso, la difficoltà di trovare una risposta univoca: 

la Frode è una moderna Sfinge, più insidiosa di quella che incontrò Edipo.


 


L’inganno – La fanciulla dietro al putto (guardate le mani n.T.K.)

 

 

Se si esamina il particolare in basso a destra del quadro del Bronzino, si scoprono altri aspetti di cui alcuni inattesi.

Non lo è il pomo nella mano (splendida!) di Venere, un dono che la dea intende offrire ad Amore o Cupido (si badi, è suo figlio, in quasi tutti i miti, e quindi c’è pure il coté incestuoso); 

tiene il pomo in modo che Cupido lo veda – però con l’altra mano tiene una freccia, che Cupido non può vedere, ma di ciò poi.

Si intravedono anche parte delle gambe della dea, che è di una bellezza non so dire se divina o diabolica, ed il Bronzino a questo voleva portarci, ad una ammirazione tanto forte quanto turbata.



Pomo, Gambe della dea e maschere (partic.)

 

 

Si vede che il putto ha una cavigliera ornata con campanelli, un motivo dell’antichità ellenistica che rimanda al Piacere ed al Gioco.

Si intravedono anche le zampe con gli artigli della bella fanciulla, la Frode, e la sua lunga coda, simile, diremmo noi, a quella di un enorme serpente a sonagli, che presumibilmente il Bronzino non conosceva (ma che strano, sonagli-campanelli!).


– Continua


   Autore del testo Solimano – Impaginazione e presentazione di Tony Kospan



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Proverbi… rivisitati e modi di dire… distratti… per sorridere   Leave a comment


 
 
 
 
 
 
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 PROVERBI E MODI DI DIRE
PER SORRIDERE
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PROVERBI RIVISTI…


chi dorme… si sveglia tardi

chi fa da sé.. non ha una donna


se Maometto non va alla montagna… va al mare


chi dorme non piglia… sonniferi


paese che vai… prenota l’albergo


mogli e buoi… sono diversi

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o mangi la minestra… o salti il primo

occhio non vede…  le scritte piccole

rosso di sera…. mi metto la crema

uomo avvisato…  lo sa

chi arriva tardi… non aspetta

l’amico si vede nel momento… che lo incontri







 
 
 
MODI DI DIRE… DISTRATTI
 
    
 
 Spezziamo un’arancia in favore della libertà
 
Sono piena di smanigliature sulle coscie
 
Il buco dell’orzoro
 
Non posso mangiare dolci, ho l’abete alto
 
Non bisogna piangere sul latte macchiato
 
Le vene vorticose
Non è tutto oro quello che illumina
 
I raggi ultraviolenti
 
Uniamo l’utero al dilettevole 
 
Chiamate l’ostrica, mia moglie sta per partorire
 
Le api impallinano i fiori     
 
Da vicino vedo bene, da lontano sono lesbica
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non sono fotoigienica
Attenzione ai branchi di nebbia
 
Il sapone clinicamente intestato
 
I catarro rinfrangenti 
 
La tintura di odio
 
Ho la prospera ingrossata
 
Il bicarbonato di soia
 
La birra doppio smalto
 
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DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.


 

 

 





 

 

 
 
 
 
LA TUA PAGINA DI FB
 
 
 
 

La Venere Landolina di Siracusa – L’antica scultura amata da Guy de Maupassant   1 comment

 
 
 
 
LA VENERE LANDOLINA
 
 
 
 
 
LA SCULTURA…
LA STORIA… IL RITROVAMENTO
E LE PAROLE DI UNO SCRITTORE… INNAMORATO
 
 
 
 
 
 
 
 
 

LA VENERE LANDOLINA

 
 
 
La Venere Landolina è una scultura marmorea appartenente alla serie di Afrodite “Pudica” in marmo pario copia romana di un originale greco della prima metà del I secolo a.C., ed è conservata nel Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa.(wikipedia con aggiunte)
 
 
 
 
 

 

 
 
 
E' molto nota per alcune caratteristiche che la rendono quasi unica nel panorama delle sculture dell'antichità… e per questo è molto amata ed attira visitatori da ogni dove…
 
Ci sono diverse altre copie di svariate epoche di “Afrodite pudica“, sparse nei musei, come ad. es. questa situata nei Musei Capitolini
 

 

 
 
 
La dea è raffigurata mentre sta per denudarsi prima del bagno.
Il nudo opulento e sensuale è messo in risalto dal ricco panneggio e dal gesto pudico della mano che copre il pube.
La statua è acefala e priva dell'avambraccio destro, che originariamente copriva il seno.
A sinistra della figura c'è un delfino acefalo che evoca le acque marine da cui nacque Afrodite.
L'originale fu realizzato probabilmente da scultori greci della scuola rodio-asiatica o scolpito da maestranze greche nella stessa città di Siracusa.







La statua dell’Afrodite fu rinvenuta a Siracusa nell'Orto Bonavia, poi Giardino Spagna, il 7 gennaio 1804 da Saverio Landolina, Regio Custode delle Antichità di Val Demone e Val di Noto. (dal sito Siracusani famosi).
 
Questo spiega con chiarezza il perché del nome “Landolina“…
 
 
 
 
 

Saverio Landolina

 

 

Bella anche quest'altra lettura dell'opera…
 
Pudica perché colta nell'atto di coprirsi, ma anche sfacciatamente seduttiva per l'aprirsi al vento della veste e per la fremente verità del suo corpo di donna, la Venere Landolina di Siracusa racconta la metamorfosi dell'immagine distante di una dea nelle forme attraenti della natura femminile. (Roberta Schenal*)
 
*esperta d'arte antica ed in particolare di opere della Magna grecia.

 
 
 
 

 
 
 
 

Ma veniamo ora alla descrizione che ci dona lo scrittore Guy de Maupassant (Tourville-sur-Arques 5 agosto 1850 – Parigi 6 luglio 1893) scrittore, drammaturgo e poeta francese, nonché gran viaggiatore ed uno dei padri del racconto moderno che ne era profondamente “innamorato
« Fu probabilmente lei che mi decise ad intraprendere il viaggio; parlavo di lei e la sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista. […] è la donna così com’è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. […]. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. » (GdM – wikipedia).

Leggiamo ora come il grande scrittore racconta l'incontro con questa stupenda scultura.
 
 
 
 

 

 

 

VENERE LANDOLINA O ANADIOMENE

Guy de Maupassant

 

 

Varcando la soglia del museo, la scorsi in fondo una sala, bella come l'avevo immaginata. Le manca la testa, non possiede un braccio; eppure, giammai una figura umana mi è apparsa più stupenda e fascinosa. Non è affatto la donna dei poeti, la donna favoleggiata, la donna divina e maestosa, come la Venere di Milo, è la donna tale come è, come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. E' prosperosa, col seno florido, l'anca robusta e la gamba vigorosa; è una Venere carnale che quando la si vede , in piedi, è naturale immaginarla coricata. Il braccio perduto celava i seni; con la mano rimasta solleva un panno col quale copre, con grazia, i fascini più intimi. Tutto il corpo è fatto, ideato, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi confluiscono, tutto il pensiero vi concorre. Questo gesto semplice e naturale, pregno di pudore e di sensualità, che nasconde e mostra, che vela e svela,che attrae e allontana, sembra definire tutti i caratteri della donna sulla terra.

Il marmo è vivo. ……. La Venere di Siracusa è una donna, ed è pure il simbolo della carne……..è l'espressione perfetta della bellezza esuberante, sana e semplice……Non ha la testa! E che importa? Il simbolo ne è uscito più completo. E' un corpo di donna che esprime tutta la reale poesia della carezza……La figura di marmo che ho veduto a Siracusa è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico: è la donna che copre e rivela a un tempo lo stupefacente mistero della vita.

 
 
 
 
 
Guy de Maupassant
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

fonti: vari siti web indicati – ricerche coordinam. e impaginaz. t.k





Foto Giovanni Dall'Orto (partic.)

 
 
 
 

Buon giovedì in poesia.. Il vento è un cavallo di Neruda – arte.. F. Dicksee – canzone.. Tu t’en vas   Leave a comment

 

 

Frank Dicksee

 

 

 

 

 

Ognuno di noi ha un paio di ali,

ma solo chi sogna impara a volare.

Jim Morrison

 

 

 

 

 

 

 

Frank Dicksee – Passatempo orientale

 
 
 
 
IL VENTO E' UN CAVALLO
Pablo Neruda
 
Il vento è un cavallo:
senti come corre
per il mare, per il cielo.
Vuol portarmi via: senti
come percorre il mondo
per portarmi lontano.
Nascondimi tra le tue braccia
per questa notte sola,
mentre la pioggia rompe
contro il mare e la terra
la sua bocca innumerevole.
Senti come il vento
mi chiama galoppando
per portarmi lontano.
Con la tua fronte sulla mia fronte,
con la tua bocca sulla mia bocca,
legati i nostri corpi,
all’amore che brucia,
lascia che il vento passi
senza che possa portarmi via.
Lascia che il vento corra
coronato di spuma,
che mi chiami e mi cerchi
galoppando nell’ombra,
mentre, sommerso,
sotto i tuoi grandi occhi,
per questa notte sola
riposerò, amor mio.
 
 
 
 

Frank Dicksee – Giulietta e Romeo

 

 

 
 
 
 
 

 
à tout le monde par
Orso Tony
 

 

 

 

 

 

 

SE AMI L'ARTE
 
 
 
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