
Antonia Pozzi
d’ombra
e piegarle su questo tuo male;
essere ombra, pace
serale
intorno al tuo spento
sorriso.










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Un breve ricordo anche con una sua bella poesia…
di una piccolissima… grande donna…
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al di là degli aspetti religiosi… ,
ed a dispetto della sua minuta figura…
una grandissima donna amata da tutti…
Cristiani e non…
per tutto quello che ha fatto in concreto
per i più poveri, per i malati ed i diseredati del mondo…
La sua figura è stata oggetto anche di numerose critiche
per aspetti dovuti ai suoi contatti con dittatori per ottenere contributi
e per la disorganizzazione dei suoi ospedali
ma se teniamo conto del suo instancabile lavoro
per i più poveri del mondo ed in particolare di Calcutta…
esse non possono oscurare nemmeno lontanamente
i suoi sacrifici durati una vita intera…
Quale modo migliore di ricordarla…
se non con una delle sue bellissime poesie?
LA VITA
Madre Teresa di Calcutta
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
Grazie di tutto… Beata Madre Teresa…
e che il tuo incredibile e generoso impegno
trovi sempre più seguaci in un mondo…
tutto preso ormai solo da egoismo ed edonismo…
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E perdona coloro a cui i buoni esempi danno tanto fastidio
da voler in ogni modo infangarli…
(ma essi stessi rimarranno invischiati nella loro melma).
Tony Kospan
L’intelligenza spesso può più delle armi…
Questo è il senso
di questa carinissima leggenda dell’Alto Adige…
Castel del Porco era un piccolo maniero ove regnava la felicità e gli abitanti trascorrevano serenamente lo scorrere del tempo.
Uno sventurato giorno però, Federico dalle Tasche Vuote, decise di conquistarlo, aiutato dai suoi temibili cavalieri.
Le battaglie che seguirono furono molto aspre e i valorosi soldati del castello, anche se in pochi, si difendevano con grande forza e coraggio.
Ma Federico era persona molto superba e non si dava per vinto, così ordinò ai suoi uomini di assediare il castello giorno e notte.
Con il passare dei giorni all’interno della fortezza i soldati diventavano sempre più deboli perché il cibo scarseggiava e la situazione appariva disperata.
L’unica cosa rimasta ancora da mangiare era un grosso porco, insufficiente per saziare tutti.
Quando ormai tutto sembrava perduto, il capitano ebbe un’idea geniale e ordinò: “Cominciate a ridere, ballare e festeggiare.
Arrostite il porco e gettatelo già dalle mura!”
Gli uomini rimasero sbalorditi chiedendosi se il loro comandante fosse uscito di senno, ma così fecero poiché riponevano grande fiducia in lui.
Quando Federico dalle Tasche Vuote udì i festeggiamenti e vide il porco gettato dalle mura, pensò che i suoi avversari avessero viveri ancora in abbondanza e forza per affrontare mille battaglie; così esclamò rosso dalla rabbia:
” Sono invincibili, torniamo a casa! “
dal web – impaginaz. t.k.
LE QUATTRO STREGHE
Racconto Navajo
LE QUATTRO STREGHE
Il Distruttore, figlio del dio Sole, si mise in cerca un giorno di quattro streghe, perché voleva ucciderle.
La prima che incontrò tremava e si torceva al suo cospetto, però non di paura. Freddo era il suo nome. “Se tu mi uccidi” disse “il caldo regnerà e il grano non potrà crescere senz’acqua che lo bagni.”
Il Distruttore disse: “Vecchia hai ragione, io non ti ucciderò”.
Fame era la seconda, ella così parlò: “Se tu mi uccidi il cibo verrà a noia alla tua gente”. Ed egli disse: “E vero, la gioia di ogni festa sparirebbe con te. Io non ti ucciderò”.
La terza era Povertà. “Uccidimi” ella disse sono così infelice! Però sappi che morta io mai più i vestiti potranno consumarsi e la tua gente non avrà più il sapore delle cose nuove.
Ed egli disse: “è vero, la mia gente gode degli abiti nuovi. Non ti ucciderò”.
L’ultima strega, la più vecchia e curva, disse: “Se tu mi uccidi, la Gente non morirà mai più, né nuovi bambini nasceranno, al mondo sarà un popolo di vecchi.
Lasciami andare e la Gente crescerà, giovani forti prenderanno il posto dei vecchi che prenderò per mano. Sono la Morte, amica non compresa della Gente.”
“Nemmeno te posso uccidere” concluse il Distruttore.
E’ così che Morte, Miseria, Fame e Freddo, vivono tra di noi.
Il figlio del Sole, tornato dal suo viaggio, spiegò a tutti quanti queste cose.
tratto da: “49 canti degli Indiani d’America” Ed. Mondadori
LE QUATTRO STREGHE racconto Navajo
– Impaginazione T. K. –
CIAO DA TONY KOSPAN
RIDERE… SORRIDERE…
OLTRE AD AIUTARCI A VIVER MEGLIO…
E' UNA GRAN BELLA MEDICINA…
ECCO L'ARTICOLO CHE LO CONFERMA
CORREDATO DA VIGNETTE CON LE QUALI
POSSIAMO INIZIARE LA… CURA…
UNA RISATA AL GIORNO…
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