Ed allora stavolta parliamo di una cosa da… uomini…
la cravatta…
Essa è stata mia… compagna fedele per 40 anni…
Devo però dire che era… ed è ancora…
per me naturalissimo indossarla…
Non mi ha mai dato alcun fastidio…
però oggi… che sono in… ferie permanenti…
cerco di vestire molto più casual…
Dunque ecco una breve storia dell'amica cravatta…
LA STORIA DELLA CRAVATTA
Così come la camicia, che da semplice indumento ” intimo”, come veniva considerato nei tempi antichi, ha assunto con il passare dei secoli, sempre maggiore importanza fino a diventare vero e proprio segno distintivo di eleganza e rafinatezza, anche la cravatta, nata inizialmente come semplice fazzoletto, ha conquistato ben presto un posto di rilievo nella vita dell'uomo. Ornamento indispensabile all'eleganza maschile, spesso portata anche dalle donne, esprime la personalità di chi l'indossa e diviene strumento di grande importanza nelle relazioni sociali.
Ricostruzione del vestiario di un soldato romano
La cravatta nasce inizialmente come pezzo di stoffa che i legionari romani portavano, per motivi igienici o climatici, legato intorno al collo, con il nome di “focale“. Secoli dopo i francesi adottarono questo ” fazzoletto”, mutuando a loro volta l'idea, da quello indossato dai mercenari croati durante la guerra dei Trent'anni. Nel 1661 Luigi XIV istituisce la carica di “cravattaio” del re, gentiluomo cui era assegnato il compito i aiutare il sovrano ad abbellire ed annodare la cravatta.
Nove anni dopo nel '61 la duchessa di Lavallière, favorita del re, è la prima donna ad indossare una cravatta. Nel XIX secolo sarà dato il suo nome alla più aggraziata delle cravatte maschili. Nel1925, il cravattaio americano Jesse Langdorsf brevettò una cravatta lunga, meno sgualcita e più stabile: era nata la cravatta attuale, confezionata con tre segmenti di tessuto e tagliata di sbieco.
Oscar Wilde
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Parlando di cravatte non si può non menzionare il nodo.Oscar Wilde nel suo “L'Importanza di Chiamarsi Ernesto” diceva: “Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita”
Il gesto quotidiano dell'annodarsi la cravatta assume un significato simbolico e quasi magico che si perde nella notte dei tempi. Nell'iconografia simbolica maschile il nodo rappresenta l'unione, il matrimonio, la fertilità e quindi la vita. Come Léonor dice ad Ariste ne ” La scuola delle mogli ” di Molière, “Un sacro nodo da domani ci unirà“.
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Ma come si annoda una cravatta? Un emplice gesto che con poche regole base, diventa facile come allacciarsi le scarpe. Non sempre si sa che per fare il “nodo semplice”, il più diffuso, occorre posizionare l'estremità più larga, 30 cm. più in basso, e se si è destri posizionarla sulla destr o sulla sinistra per i mancini.
Concludendo possiamo riassumere l'essenza della cravatta con questo aforisma di un anonimo francese del 1820. “Della cravatta ho una cura perfetta: è il vero canone dell'eleganza. Mi adopero per ore con costanza perché appaia annodata in tutta fretta“
Come fare il nodo Windsor
Testo dal web…impaginazione t.k.
Oggi tra le cravatte più ricercate e famose, per la loro raffinata eleganza, sono certamente quelle di Marinella.
Esse sono tutte fatte a mano e sono richieste ed utilizzate da VIP, Capi di Stato di tutto il mondo e da chi vuole indossare una cravatta davvero unica.
La storia delle cravatte Marinella inizia nel 1914 a Piazza Vittoria sull'elegante Riviera di Chiaia di Napoli dove ancor oggi si trova il negozio…
Una poesia che per la sua magia e la sua spiritualità
colpisce diritto al cuore…..
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Richard S. Johnson
NON HO BISOGNO DI DENARO…
Alda Merini
(Milano 21 3 1931 – Milano, 1º 11 2009)
Non penso siano necessarie parole
per descriverne la bellezza…
in quanto basta leggerla…
per gustarla con la mente e l'animo.
Essa ci consente di immergerci in un mondo
di sentimenti sublimi…
capaci di arricchire il nostro spirito…
e di elevarci sopra esagerati materialismi e consumismi…
Personalmente ritengo che questa breve poesia
sia tra le sue più belle
per l'intrinseco ed elevatissimo valore morale.
L'autrice è unanimemente considerata
la nostra più grande poetessa del 20° secolo…
NON HO BISOGNO DI DENARO…
Alda Merini
Io non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti…. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai. La brezza ne diffonde l’armonia, e solo una tempesta violentissima potrebbe sconcertare l’uccellino che ha consolato tanti.
L’ho ascoltato nella terra più fredda e sui più strani mari. Eppure neanche nella necessità ha chiesto mai una briciola – a me.