Nell’immenso mondo della poesia non manca alcun genere… nemmeno quello della trasgressione che ha come illustre antesignano il nostro Cecco Angiolieri
(per quel che riguarda l’ultimo millennio).
(Andernach 16 agosto 1920 – San Pedro 9 marzo 1994)
Non possiamo quindi non ricordar oggi Charles Bukowski poeta e scrittore mito della letteratura statunitense del 900… (soprattutto riguardo al mondo underground e alla beat generation) ma i cui dissacranti versi sono ancor oggi letti in ogni parte del mondo.
CHARLES BUKOWSKI
POETA E SCRITTORE.. RE DELLA TRASGRESSIONE
BREVE BIOGRAFIA… AFORISMI E POESIE
a cura di Tony Kospan
Il successo delle sue opere nasce da un mix di simpatia, sarcasmo, sberleffi e… opposte visioni della consueta e spesso banale realtà.
Nella sua vita inseguì sempre un cosciente amore per la sregolatezza in campo sessuale, alcoolico, nel gioco (scommesse ippiche) e nei rapporti interpersonali…
BREVE BIOGRAFIA
Bisogna dire, ad onor del vero, che ha avuto un’infanzia tremenda piena di umiliazioni da parte del padre, vittima della “grande crisi” del ’29, e degli amici d’infanzia… per il suo accento tedesco…
E’ nato infatti in Germania da una tedesca e da un soldato americano che dopo un po’ si trasferirono negli USA con il piccolo… Charles… ma il vero nome era Heinrich Karl Bukowski.
Da giovane ha lavorato presso l’Ufficio postale di Los Angeles ma nel contempo si dedica ad eccessi di ogni genere…
Nel 1959 ha iniziato a scrivere poesie con buon successo.
Nel 1969 conosceva un manager, John Martin, che accortosi delle sue qualità letterarie gli faceva pubbblicare diversi libri che hanno una notevole diffusione…
La sua vita però rimaneva sempre irregolare nonostante il successo e questo lo portava anche ad eccessi pericolosissimi… (alcool, gioco, donne etc.) e perfino a rischiare la pelle…
Lo salverà però negli ultimi anni Linda Lee l’unica tra le sue tante “compagne” che riesce a fargli cambiare, sia il modo di mangiare che di bere…, e quindi anche il modo di vivere…
Di lei lo stesso Charles scrive “Linda era stata mandata dagli dei per salvarmi la vita“
Grazie alle vendite dei suoi libri ed ad alcune trasposizioni cinematografiche ha comunque vissuto gli ultimi anni in serena agiatezza.
Qui di seguito una piccola raccolta di pensieri e poesie
da cui possiamo evincere
la sua personalità sorprendente e controcorrente
ma in cui però possiamo spesso scoprire
l’esistenza di un fondo di verità
QUALCHE SUO AFORISMA
Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.
Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente sporca e, 5 volte su 9, vi mostrerò un uomo eccezionale.
Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente pulita e, 8 volte su 9, vi mostrerò un uomo detestabile sul piano spirituale.
Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.
Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso.
L’anima libera è rara ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.
QUALCHE SUA POESIA
(TRA LE MENO TRASGRESSIVE…)
2 NEMICI
Due memici per la vita si sono incontrati in un sushi bar Io gli auguro la morte come lui si augura la mia. Impugno i bastoncini sorrido e prendo un California roll
TIRA I FILI, MARIONETTA BALLA
Ogni uomo deve capire che tutto può sparire molto in fretta: il gatto, la donna, il lavoro, la ruota davanti, il letto, le pareti, la stanza; tutte le nostre necessità amore compreso, poggiano su fondamenta di sabbia, e ogni causa determinata, per sconnessa che sia: la morte di un ragazzo a Hong Kong o una tormenta a Omaha… può essere la tua rovina.
Tutte le tue stoviglie che si spaccano sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra e tu sei là, ubriaco, in mezzo alla stanza e lei domanda: “Mio dio, cosa succede?”, e tu rispondi: “Non so, non so”…
UNA POESIA E’ UNA CITTA’
una poesia è una città piena di strade e tombini piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi, piena di banalità e roba da bere, piena di pioggia e di tuono e di periodi di siccità, una poesia è una città in guerra, una poesia è una città che chiede a una pendola perché, una poesia è una città che brucia, una poesia è una città sotto le cannonate le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi, una poesia è una città dove Dio cavalca nudo per le strade come Lady Godiva, dove i cani latrano di notte, e fanno scappare la bandiera; una poesia è una città di poeti, per lo più similissimi tra loro e invidiosi e pieni di rancore… una poesia è questa città adesso, cinquanta miglia dal nulla, le 9.09 del mattino, il gusto di liquore e delle sigarette, né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade, questa poesia, questa città, che serra le sue porte, barricata, quasi vuota, luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà, i monti di roccia dura, l’oceano come una fiamma di lavanda, una luna priva di grandezza, una musichetta da finestre rotte…
una poesia è una città, una poesia è una nazione, una poesia è il mondo…
e ora metto questo sotto vetro perché lo veda il pazzo direttore, e la notte è altrove e signore grigiastre stanno in fila, un cane segue l’altro fino all’estuario, le trombe annunciano la forca mentre piccoli uomini vaneggiano di cose che non possono fare.
ESAME
ah sì, sono un bravo ragazzo appena resta poca carta igienica tolgo il rotolo e ne rimetto uno ben pieno non vivo solo e sono cosciente che un´improvvisa ricerca nervosa di quel rotolo di carta può mandare in malora i più teneri umori o scagliare maledizioni sulle piastrelle del bagno bravi ragazzi come me servono a qualcosa in questo mondo difficile
LA MADAMA
3 monelli mi corrono incontro soffiando nei fischietti e strillano sei in arresto! sei ubriaco! e cominciano a picchiarmi sulle gambe con i loro manganelli di plastica. uno ha addirittura il distintivo. un altro ha le manette ma le braccia sono levate al cielo. quando entro nel negozio di liquori piroettano sul marciapiede come api chiuse fuori dall’arnia. compro una bottiglia di whisky scadente e 3 stecche di zucchero candito.
uno dei più grandi poeti italiani del primo novecento
che possiamo definire…
il poeta della semplicità… dell'umanità… e della triestinità
Umberto Saba (vero cognome Poli) Trieste 9 marzo 1883 – Gorizia 25 agosto 1957
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Trieste da Rachel Coen (ebrea) e Ugo Poli (cattolico) fu presto abbandonato dal padre e la madre l'affidò ad una balia slovena che l'allevò come un figlio…
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Rientrato in famiglia dalla madre,
con cui avrà sempre un rapporto conflittuale, interruppe il ginnasio per iniziare a lavorare…
La sua formazione culturale avvenne
dunque con “sterminate letture” di classici…
Saba a Firenze
Trasferitosi a Firenze frequentò gli ambienti intellettuali dell'epoca.
Dopo il servizio militare svolto a Salerno (1907/1908) si sposa con Carolina Wölfler (la Lina del Canzoniere).
La moglie e la figlia
Nel 1910 pubblica il suo primo libro di poesie.
Tornato a Trieste visse gestendo una vecchia Libreria
e scrivendo.
Poi si trasferì a Milano e successivamente a Roma…
Ebbe molte traversie al tempo delle leggi razziali…
e durante la guerra… quando fu aiutato da molti intellettuali antifascisti.
Dopo la guerra ebbe molti riconoscimenti… tra cui il premio dell'Accademia dei Lincei nel 1951 e la laurea honoris causa dell'università di Roma nel 1953.
Purtroppo la sua vita
fu connotata anche da frequenti problemi neurologici…
Morì a Trieste nel 1957.
ALCUNE SUE POESIE
Segnalo la seconda
che è considerata la sua più bella
e l'ultima che possiamo considerare
una mini biografia della sua vita poetica…
FANCIULLE
Maria ti guarda con gli occhi un poco come Venere loschi. Cielo par che s'infoschi quello sguardo, il suo accento è quasi roco. Non è bella, né in donna ha quei gentili atti, cari agli umani; belle ha solo le mani, mani da baci, mani signorili. Dove veste, sue vesti son richiami per il maschio, un'asprezza strana di tinte. è mezza bambina e mezza bestia. Eppure l'ami. Sai ch'è ladra e bugiarda, una nemica dei tuoi intimi pregi; ma quanto più la spregi più la vorresti alle tue voglie amica.
A MIA MOGLIE
Tu sei come una giovane una bianca pollastra. Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa; ma, nell'andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull'erba pettoruta e superba. è migliore del maschio. è come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio, Così, se l'occhio, se il giudizio mio non m'inganna, fra queste hai le tue uguali, e in nessun'altra donna. Quando la sera assonna le gallinelle mettono voci che ricordan quelle, dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai. Tu sei come una gravida giovenca; libera ancora e senza gravezza, anzi festosa; che, se la lisci, il collo volge, ove tinge un rosa tenero la tua carne. Se l'incontri e muggire l'odi, tanto è quel suono lamentoso, che l'erba strappi, per farle un dono. è così che il mio dono t'offro quando sei triste. Tu sei come una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi, e ferocia nel cuore. Ai tuoi piedi una santa sembra, che d'un fervore indomabile arda, e così ti riguarda come il suo Dio e Signore. Quando in casa o per via segue, a chi solo tenti avvicinarsi, i denti candidissimi scopre. Ed il suo amore soffre di gelosia. Tu sei come la pavida coniglia. Entro l'angusta gabbia ritta al vederti s'alza e verso te gli orecchi alti protende e fermi; che la crusca e i radicchi tu le porti, di cui priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui. Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? chi il pelo che si strappa di dosso, per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire? Tu sei come la rondine che torna in primavera. Ma in autunno riparte; e tu non hai quest'arte. Tu questo hai della rondine: le movenze leggere: questo che a me, che mi sentiva ed era vecchio, annunciavi un'altra primavera. Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono alla campagna, parla al bimbo la nonna che l'accompagna. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio; e in nessun'altra donna.
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RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
La mia bambina con la palla in mano, con gli occhi grandi colore del cielo e dell'estiva vesticciola: Babbo mi disse voglio uscire oggi con te. Ed io pensavo: di tante parvenze che s'ammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma che sull'onde biancheggia, a quella scia ch'esce azzurra alle nubi , insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo: e ad altre cose leggiere e vaganti.
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AMAI
Amai trite parole che non uno osava. M'incantò la rima fiore amore, la più antica, difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l'abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco.
Ti bacerò nel buio, senza che il mio corpo tocchi il tuo corpo. – Abbasserò le tende, ché neanche la nebbia entri dal cielo -. Ché nella morte assoluta di tutto, esista solo, nuovo mondo, il mio bacio.