Archivio per 21 febbraio 2014
Brent Lynch
IL SIGNORE INTOCCABILE
Vivian Lamarque
Nei sogni baciabilissimo
intoccabile come un filo scoperto nella realtà
era quel signore.
Allora come fare?
Bastava confondere un poco sogno e realtà
cancellare con una bianca gomma
l'inutile linea di confine.
Brent Lynch
a tutti da Tony Kospan
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Abbiamo sentito spesso parlar del baobab…
e lo consideriamo un albero strano e misterioso…
quasi magico… o da favola.
Per questo, spinto da una bella immagine
ho voluto approfondire la conoscenza
di questa strana pianta e delle proprietà dei suoi frutti.
L'ALBERO
Viene definito
“Albero Magico”, “Albero Farmacista” e “Albero della Vita”,
dagli Africani.
La parola Baobab deriverebbe dall'arabo “bu- hibab”,
(il frutto dai molteplici semi).
La sua denominazione botanica è però
Adansonia Digitata e deve il suo nome allo studioso francese
Michael Adanson
che nel XVIII secolo per primo ce ne diede una descrizione dettagliata.
Alberi di Baobab delll'isola del Madagascar
I Baobab sono piante appartenenti alla famiglia delle Bombacaceae
che comprende otto specie:
sette diffuse in Africa e una in Australia
Il suo tronco può arrivare fino ad circonferenza di 40 metri
ed un'altezza di 20 metri,
mentre la sua chioma può addirittura
raggiungere i 50 metri di diametro
ed inoltre ha anche radici lunghissime.
IL FRUTTO E LE SUE PROPRIETA'
Il frutto si presenta di forme variabili.
La superficie è legnosa mentre all'interno v'è una polpa,
divisa da filamenti di fibra in 8-10 spicchi
che contengono anche i semi.
Ha un colore biancastro ed sapore leggermente acidulo,
dovuto alla presenza di diversi acidi organici
insieme a zuccheri, proteine e vitamine in particolare la C,
ben 6 volte più di quella contenuta in un'arancia.
Diversi studi ne hanno confermato
virtù antinfiammatore ed antivirali
IL TRONCO
Il tronco del baobab è così largo che talvolta è usato come… casa…
Qui giù vediamo però il primo baobab… bar…
F I N E
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La città della Mesopotamia assediata e distrutta
da una pioggia di palle d’argilla e di materiale incendiario
Hamoukar, Siria, 5.500 anni fa
la battaglia più antica della Storia
Ma ancora non si sa ancora da chi venne attaccata
LUIGI BIGNAMI
LA BATTAGLIA PIU’ ANTICA DELLA STORIA
Forse fu la prima guerra – o comunque tra le prime – che l’umanità combattè in modo organizzato e che causò la distruzione di una città sotto il “fuoco” di palle di argilla e materiale incendiario.
Le testimonianze di quell’evento sono venute alla luce in Siria, là dove un tempo si estendeva la Mesopotamia.
La città si chiama Hamoukar.
La battaglia che la mise sotto assedio e la distrusse si svolse circa 3.500 anni prima di Cristo.

Scavi di Hamoukar
La scoperta è stata realizzata dall’Oriental Institute dell’Università di Chicago e dal Dipartimento delle Antichità della Siria.
Hamoukar era un centro dove si costruivano manufatti in ossidiana (una roccia derivata da lave vulcaniche) forse già 4.500 anni prima di Cristo (una delle città più antiche mai costruite dall’umanità) e questo le diede una certa prosperità.
Si trova nel nord est della Siria a meno di 10 chilometri dal confine con l’Iraq, ma ovviamente a quel tempo questi confini non avevano alcun valore.
Il lavoro dei ricercatori era quello di capire quale fosse il ruolo delle città di quest’area che fino ad oggi si pensava ricoprissero un posizione periferica rispetto a quelle presenti nel sud dell’Iraq, che erano ancor più antiche e potenti e che alcune si erano riunite in imperi.
Le ricerche, ancora in corso, hanno dimostrato che anche quelle siriane, invece, avevano un ruolo culturale e spesso anche economico molto importante, tant’è che con esse si era aperto un vero e proprio commercio che a volte aveva portato anche a conflitti di una certa intensità.
Le armi di pietra
Spiega Clemens Reichel dell’Università di Chicago: “Ciò che accadeva nelle città del nord non può essere spiegato come semplice espansione delle culture del sud dell’Iraq, ma che al loro interno si è avuto una propria evoluzione culturale”.
Le città portate alla luce fino ad oggi, come Tell Brak, Habuba Kabira e la stessa Hamoukar erano molto più grandi e più antiche di quanto ci si aspettava e lo dimostrerebbe anche l’industria dell’ossidiana sorta a Hamoukar.
Le ricerche in quest’ultima città sono attive dal 1999 e hanno messo in luce che i 160mila metri quadrati che formavano la città erano circondati da mura spesse 3,5 m. Tuttavia la presenza di materiale derivato dalla produzione di ossidiana si estende per oltre 3 milioni di metri quadrati.

Ora Reichel ha portato alla luce le testimonianze che un giorno la città venne posta sotto assedio e che una vera e propria battaglia fece collassare gli edifici e causò incendi che andarono presto fuori controllo che bruciarono quasi l’intera città.
Secondo lo studioso, la città venne bersagliata da una vera pioggia di pallottole di argilla compressa di alcuni decimetri di diametro. In un solo edificio, considerato di importanza amministrativa, ne sono stati trovati più di 1.000 e almeno uno era riuscito a perforare le mura composte da fango compresso.

Sicuramente vi furono numerosi morti, tant’è che sono state trovate una dozzina di tombe successive alla battaglia al cui interno vennero deposte alcune vittime.
Fino ad oggi si pensava che la città fosse stata distrutta da un terremoto, ma la scoperta delle “pallottole” sconfessa questa ipotesi.
Ma chi invase la città? Ad oggi il nemico rimane un mistero, anche se Secondo Reichel dato il tipo di armi esso doveva provenire dal Sud.
(da repubblica.it – impaginaz. t.k.)



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Le armi di pietra rinvenute
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A Tagore… autore di questa “sognante” poesia
viene universalmente riconosciuto,
l'esser stato baciato dal genio poetico,
nonostante una vita travagliata da tragici lutti.
Definito poeta dell’Armonia e del Sogno…
vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1913

Calcutta 6.5.1861 – Santiniketan 7.8.1941
Nelle sue poesie Tagore esprime sentimenti
sempre tesi verso l’armonia e la bellezza…
E' davvero ammirabile la sua capacità di metabolizzare,
senza perdere mai il suo amore per la vita,
le grandi tragedie che lo colpirono
grazie ad una grandissima forza d'animo
ed alla luce sublime del suo stupendo mondo poetico.

Egli ha una incredibile e rara capacità di…
volare alto… e di farci volare con lui…
Questa sua poesia, d’amore… e di sogno…,
vola dolce e delicata come una farfalla,

BARCHE DI CARTA
GRANDE POESIA… DI E… SUL… SOGNO
Questa, a mio parere, è una poesia che…
letteralmente “naviga“… proprio nel sogno…
con una dolcezza ed un’intensità davvero uniche…
E’ una poesia affascinante
ed insieme un vero e proprio inno… al Sogno…
che, come saprete… anche dal titolo del mio blog…,
è per me non solo un amico fedele…
ma anche capace di farci superare i momenti difficili…
.
.
.

.
.
.
Se ci va,
possiamo leggerla ascoltando questa musica new age
.
(musica new age)

BARCHE DI CARTA
Tagore
Ogni giorno faccio galleggiare
le mie barche di carta a una a una
giù per la corrente del fiume.
Su di esse scrivo il mio nome
e il nome del villaggio dove vivo
in grandi lettere nere.
Io spero che un giorno qualcuno
in qualche paese straniero
le trovi, e sappia chi sono.
Carico le mie barchette con fiori
di shiuli, colti dal nostro giardino,
e spero che quei fiori del mattino
sian portati nel paese della notte.
Io varo le mie barchette di carta
e osservo nel cielo le nuvolette
che spiegano le loro bianche vele.
Non so quale mio compagno di giochi
su in cielo le mandi giù per l’aria
a gareggiare con le mie barchette!
Quando scende la notte affondo la faccia
nelle braccia, e comincio a sognare
che le mie barchette di carta
galleggiano sotto le stelle.
In esse viaggian le fate del sonno,
e il carico è cesti pieni di sogni.

Tony Kospan



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Edouard Manet
L’unica cosa che non riceviamo mai abbastanza è l’amore;
l’unica cosa che non doniamo mai abbastanza è l’amore.
Henry Miller
Edouard Manet – Un bar alle Folies-bergère
IN UN MOMENTO
Dino Campana
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perchè io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue
E colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
E così dimenticammo le rose.
Edouard Manet – Al caffè
da Orso Tony
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LE TRE PAROLE PIU' STRANE
Wislawa Szymborska
Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.
Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.
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