Archivio per 16 febbraio 2014

Buonanotte con la mitica minipoesia… Balaustrata… di Giuseppe Ungaretti   Leave a comment

 
 
 
 
 

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BALAUSTRATA
Giuseppe Ungaretti
 
 
Balaustrata di brezza
 
per appoggiare stasera
 
la mia malinconia.
 
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Stonehenge… tutto ricostruito in epoca vittoriana… il mitico sito neolitico   Leave a comment

 
 

 

Prima pietra, 3000 avanti Cristo.

Ultima pietra, 1964 dopo Cristo!!!!!
 
 
 

 
 
 
 
STONEHENGE
– L’ATTUALE SITO E’ STATO TUTTO RICOSTRUITO –
ANTONIO POLITO
 
 

E’ stato ricostruito in epoca vittoriana

uno dei più famosi siti archeologici del mondo!
 

 
 
 
 

All’alba del solstizio d’estate, quando sacerdoti druidi, guerrieri New Age e hippies randagi fanno a botte per vedere il perfetto allineamento del sole che sorge sulle pietre millenarie di Stonehenge, potrebbero anche mettere su un disco dei Beatles, se proprio vogliono celebrare i mitici costruttori del misterioso circolo.
 
Perché l’ultimo esoterico allineamento è opera di una prosaica gru degli anni ’60.
 
Il velo sul mistero meglio pubblicizzato d’Inghilterra l’ha sollevato un ragazzo di Bristol, Brian Edwards, alle prese con una tesi di storia.
Ha trovato le foto.
Risalgono al 1901, hanno il fascino sabbiato di un dagherrotipo, ma documentano spietate le approssimative tecniche edilizie di un gruppo di operai vittoriani con cazzuola.
Sono solo le prime di una serie: il ’900 è stato tutto un cantiere, che ha rifatto e “migliorato” il volto di Stonehenge, come in una plastica facciale su una signora un po’ invecchiata.

 
 

 
 

Scavatrici, corde e cemento hanno ricostruito, spostato, innalzato, sistemato, riallineato quei monoliti che milioni di “fedeli” presumono intatti, e ne adorano la mistica geometria, credendola un computer preistorico, un orologio neolitico, un osservatorio celtico, o addirittura il regalo fantascientifico di una civiltà superiore, sbarcata da un’astronave sulla Terra cinquemila anni fa per consegnarci la Conoscenza. 
Sistemare un monumento traballante non è un reato.
Gli archeologi l’hanno fatto sempre e dovunque.
Quelli inglesi in modo un po’ più vigoroso degli altri.
Nel 1919, l’anno dopo che Sir Cecil Chubb, proprietario del terreno, vendette il tutto al governo per poco più di 6000 sterline, sei grandi pietre furono rimosse e innalzate in posizione verticale, agli ordini dell’energico Colonnello William Hawley, entusiasta membro della “Stonehenge Society”.
Altri tre monoliti furono spostati da una gru nel 1959, a uno dei giganteschi “trilithons” venne messo un cappello di pietra nel 1958, e ai tempi di John Lennon, 1964 per l’appunto, quattro pilastri neolitici cambiarono di posto.
La Stonehenge che vediamo oggi è un’opera del XX secolo.

 
 

 

Senza tutti questi lavori, ammettono ora gli archeologi dell’English Heritage, «avrebbe un aspetto molto diverso.
Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa». 
Non era difficile da sospettare.
Bastava indagare nell’arte, dove il fascino di Stonehenge ha lasciato dettagliate testimonianze, nei dipinti di Constable e Turner, che raffigurano una distesa di enormi pietre rovesciate, sradicate dal tempo, smosse dalle intemperie, e non quel circolo perfetto che pseudoscienziati e creduloni New Age pensano innalzato per calcolare le eclissi lunari, o i solstizi del sole.

 
 

 
 

Gli archeologi seri già lo sapevano, e l’hanno pure scritto nei loro libri.
Ma a noi, poveri mortali, nessuno l’aveva mai detto.
Anzi, ce l’avevano accuratamente nascosto.
Sulle guide e gli audiovisivi del “trust” che cura la conservazione del luogo e incassa i proventi di un milione di turisti all’anno, c’è appena un vago accenno a generici lavori di «rafforzamento delle pietre».
Fino agli anni ’60, per la verità, i depliant erano un po’ più chiari.
Poi, l’esplosione di massa del fenomeno Stonehenge dovette consigliare una robusta censura.

 
 
 

 
 
Il fatto è che il mistero di questa mitica costruzione si gioca tutto in pochi millimetri.
Per essere un osservatorio astronomico preistorico, le pietre devono puntare con precisione matematica al primo sole d’estate, devono riprodurre alla perfezione le costellazioni celesti, devono seguire a intervalli implacabili di 46 mesi le evoluzioni lunari.
Un’intera nuova scienza, la “archeometria”, ha calcolato all’infinito i dettagli di Stonehenge.
Un immenso tam tam su Internet ne ha diffuso il credo in tutto il mondo.
E’ per mettersi in asse con quei pochi millimetri che ogni anno, il 21 di giugno, migliaia di giovani in cerca di un’esotica trascendenza si azzuffano a sangue, abbattono le barriere, si arrampicano sulle pietre, e le cospargono di rifiuti; al punto che per sedici anni l’alba fatale è stata proibita al pubblico dalla polizia in assetto di guerra ed è stata riaperta solo l’anno scorso, in omaggio al Terzo Millennio.
E’ per celebrare quella perfetta geometria che austeri signori gallesi in tunica bianca, sacerdoti druidi, vi si danno convegno come i bossiani in riva al “dio Po”, alla riscoperta delle antiche radici celtiche della loro etnia.
Se quei pochi millimetri sono stati “aggiustati” da una mano umana, il gioco e il business è finito.
Il più gigantesco teatro di posa di “X Files” rischia di essere degradato a quello che è sempre stato, uno straordinario sito archeologico senza particolari messaggi spirituali.

 
 
 

 
 

Intendiamoci, a Stonehenge vale sempre la pena di andare, almeno una volta nella vita. 
La delusione rivelata dallo studente di Bristol non è colpa delle popolazioni primitive che con sforzo sovrumano innalzarono ciò che forse era un luogo di culto: 
non potevano certo prevedere l’esplosione della New Age.
Nonostante i lavori edili del ’900, furono loro, i primi “britons” di cinquemila anni fa, a orientare queste immense pietre verso il sorgere del sole. 
Come l’uomo in preghiera ha sempre fatto.
Anche le chiese cristiane sono allineate all’orizzonte orientale, dove sorge il sole, eppure non sono né osservatori scientifici né templi di adoratori degli astri.
A Stonehenge, per chi la cerca, si può sempre vedere la mano di Dio.
A patto di sapere che il Diavolo si nasconde nei dettagli.
 
 
 

 
 
 
fonte: la Repubblica del 23/02/01 – impaginazione dell’Orso

 

CIAO DA TONY KOSPAN



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Un mitico Adagio per archi che… accarezza il cuore – Barber’s adagio for strings   Leave a comment

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Samuel Osborne Barber (1910-1981)
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Facciamo un tuffo nella musica classica


con questa famosissima composizione del ‘900


BARBER’S ADAGIO FOR STRINGS









Samuel Osborne Barber
è stato un compositore statunitense noto soprattutto per il suo
ADAGIO PER ARCHI


 




Ora possiamo ascoltare un brano del suo mitico “Adagio”, a mio parere fantastico,
 che brilla per l’intensità, per la bellezza delle vibrazioni
ed anche per la capacità di donarci sincere emozioni.





 




Ciao da Orso Tony



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Angkor… metropoli preindustriale e gioielleria di ingegneria idraulica   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 

Angkor è stata una città immensa,
nata intorno ad un grande centro religioso.
 che ha prosperato fra il IX ed il XV secolo anche grazie
ad una un enorme ma efficiente rete di canali. 

La capitale dell’impero Khmer nel 1400 d.C., in Cambogia,
si estendeva infatti su circa 3.000 km quadrati…
 

Ma proprio il geniale sistema di canali su cui si reggeva
potrebbe averne decretato la fine.

Ma… conosciamola
 
 

 
 

 

 

 

ANGKOR METROPOLI PREINDUSTRIALE

E GIOIELLO DI INGEGNERIA IDRAULICA

Alessia Manfredi


 
 
 
 
 
 

Un’immensa metropoli, nata e sviluppatasi su un sistema idraulico complesso, nel cuore della foresta tropicale: quello che sorgeva anticamente intorno al tempio di Angkor Vat, in Cambogia, capolavoro dell’architettura khmer e oggi patrimonio dell’umanità, era il più grande insediamento urbano dell’epoca preindustriale, almeno tre volte più vasto di quanto si era creduto finora.

 

 

 

 

A gettare nuova luce sulla storia della città sorta intorno al complesso monumentale-religioso che il Guinness dei primati classifica come il più esteso al mondo, è un’équipe internazionale di archeologi.

Tracciando una nuova mappa con l’aiuto anche dei radar della Nasa, i ricercatori hanno “rivisto” le dimensioni di quella che fu la capitale dell’impero khmer dal nono al sedicesimo secolo: la sua superficie si estendeva su un’area di circa 3.000 chilometri quadrati ed ospitava una popolazione di un milione di persone, secondo gli autori dello studio appena pubblicato sui Pnas, la rivista dell’Accademia nazionale delle Scienze americana.

 

 

 

 

Il tutto grazie a un’avanzatissima rete idraulica, che permetteva di conservare l’acqua per utilizzarla nelle stagioni secche, arrivando anche a deviare il corso di un fiume, il Siem Reap, facendolo arrivare fino al cuore dell’insediamento.

Ma lo stesso miracolo di ingegneria idraulica che permise alla città di fiorire e prosperare nei secoli, fu, con ogni probabilità, anche causa della sua rovina.

Divenne ingestibile e ciò, sommato alla sovrappopolazione e all’eccessiva deforestazione, portò al collasso dell’intero sistema.

 

 

 

 

La storia di Angkor affascina la comunità scientifica dagli anni ’50.

Ma le prove per determinare cosa causò il suo declino sono state finora molto difficili da reperire.

Nel 2000 un gruppo di archeologi cambogiani, francesi e australiani chiese aiuto alla Nasa.

Grazie alle immagini ottenute dai satelliti in orbita, in grado di scrutare con i radar anche il sottosuolo, sono stati identificati nuovi sentieri e canali sotterranei, che hanno dato un quadro nuovo della reale estensione della città.

 

 

 

 

Combinando quelle immagini con altre fotografie aeree e rilievi topografici, gli archeologi hanno individuato tracce di migliaia di bacini d’acqua e di 74 templi finora ignoti.

E hanno ipotizzato che il complesso sistema di irrigazione permettesse di alimentare colture di riso su superfici molto estese, fino a 25 chilometri a sud e a nord di Angkor.

 

 

 

 

Un capolavoro di idraulica che potrebbe, però, essersi trasformato in una maledizione, giocando un ruolo chiave nel crollo della civiltà khmer, terminata nel 1431 con l’invasione dei Thai e l’abbandono dei luoghi.

Secondo una delle teorie più accerditate, che questa ricerca avalla ulteriormente, a decretarne la fine fu una catastrofe ambientale dovuta all’eccessiva manipolazione dell’ambiente, insieme alla deforestazione, all’erosione del suolo e a una serie di fatali inondazioni.

 



(repubblica.it – impaginazione Tony Kospan)

 

 

 


    

PSICHE E SOGNO

LA PAGINA DI… SOGNO… CON OLTRE 490.000 FANS


 


Un originalissimo e simpaticissimo giochino ottico…   5 comments










Tra alcune.. belle e note illusioni ottiche 
che mostrano un movimento inesistente
ecco un giochino ottico difficile da spiegare…
e che lascia a bocca aperta.








Contate i personaggi, aspettate che si spostino
e… contateli di nuovo…





Sorpresa!







Non ci credete?


Provate!!!


Visto?  Sono 12 o 13?











Sorprendente vero?


Che ne pensate?








Ciaoooooooooooooooooo



Orso Tony




IL GRUPPO DI FB
D'ARTE POESIA MUSICA ETC.
NATO DALLA PAGINA






Pubblicato 16 febbraio 2014 da tonykospan21 in TEST E GIOCHI

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Buona domenica pomeriggio in poesia – Avrò notizie di te se.. di T. Formenti – arte.. F. Gérard – canzone.. Averti addosso – e..   Leave a comment

 
 
 
François Gérard
 
 
 
 
 
 
 
 
Ci vogliono sia il sole che la pioggia
per fare un… arcobaleno…
Marcia Grad
 
 
 
 
 
 

François Gérard – Ricreazione
 
 
 
 
AVRO’ NOTIZIE DI TE
SE PENETRO NEL SOLE

– Terenzio Formenti –
 
Avrò notizie di te
se penetro nel sole
nel magma dei vulcani
coglierò il tuo colore
ti cercherò
nel fondo degli abissi
nel mormorio del vento
ti ascolterò
adagiati sulla luna
ci parleremo
ci culleremo
nell’occhio del ciclone
perché
nel mondo dei miei sogni
io ho incontrato te
 
 
 
 
François Gérard – Corinna a Capo Miseno
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
a tutti… da Orso Tony
 
 
 
 
 
 
 

IL GRUPPO DI CHI AMA L'ARTE
(IN SENSO LATO)
 
 
 
 

Buonanotte con la bella minipoesia… Cerco un nocciolo… di Queneau   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CERCO UN NOCCIOLO
Queneau
 
Cerco un nocciolo
dentro al frutto
cerco una verità
dentro alla menzogna
cerco un sorriso
dentro a una lacrima
un raggio di sole io cerco…
in un cielo da tempesta
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
by Tony Kospan
 
 
 
 
 

ARTE… MUSICA… POESIA E… CULTURA VARIA
I N S I E M E
NEL GRUPPO DI G+

 
 
 
 
 
 

Pubblicato 16 febbraio 2014 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA

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