Archivio per 11 dicembre 2013

Breve ricordo del Pinturicchio con dipinti e video   Leave a comment



Ritorno di Ulisse



Oggi è l'anniversario della morte di Bernardino di Betto Betti

meglio noto come Pinturicchio…




(Perugia 1452 c/a – Siena 11.12.1513)




Perché Pinturicchio?


Semplice… perché era di piccola statura…

e tutti lo chiamavano così… ma a lui piaceva molto

al punto di firmar dei dipinti proprio con quel soprannome…

col quale è ancor oggi conosciuto…




Decorazione soffitto




Era un artista della scuola Umbra del '400

dalla notevole tecnica

e “completo” in quanto bravo in tutti i generi di pittura.








Fu ricordato anche dal Vasari


In questo bel video un'ampia serie di suoi dipinti




L'aritmetica



Diversi anni fa tornò in auge

quando l'Avvocato Agnelli paragonò il giocatore Del Piero,

artista del pallone proprio al Pinturicchio




Papa Pio II




Tony Kospan





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Ripped Note

Pubblicato 11 dicembre 2013 da tonykospan21 in ARTE

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Il mio amico – Dolce canzone poesia di Gianni Morandi dedicata a chi vive l’handicap   1 comment


 



IL MIO AMICO – CANZONE POESIA
DEDICATA A CHI SOFFRE DI UNA DISABILITA’
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
La canzone appare una poesia per la bellezza del testo
ma anche perché esprime una serena ed affettuosa solidarietà 
verso chi non può avere le normali possibilità di muoversi
e di vivere… normalmente a causa di una menomazione.
 
 
Il testo infatti si muove in modo gioioso e davvero amichevole
verso i nostri amici/fratelli che soffrono
e dunque lontano dai soliti cliché lamentevoli
ed in tal modo rimuove inveterati (ma resistenti) tabù.
 
 
 
 
 
 
 
 
La canzone non è di un cantautore triste, anzi,
ma è di un cantante noto per poesie allegre
(ma talvolta anche impegnate)
come Morandi, e la cosa può stupire
chi è portato ad etichettare le persone solo dalle apparenze.



 



Quello che però non capisco, e la cosa non depone affatto bene
per la nostra società, è come sia stato possibile
– che una così bella canzone abbia avuto,
sì un buon successo, ma non quello che avrebbe meritato
ma anche come mai sia scomparsa quasi del tutto.

Un’altra amara riflessione riguarda i motivi per cui siano così rare le canzoni
che affrontano temi, certo non facili, ma così importanti
anche se poi in tanti si ergono a loro paladini.



 


Certo qualcuno dirà, con il consueto cinismo
che  contraddistingue la nostra società,
che la canzone è stato creata apposta per commuovere
ma intanto
come mai nessuno ci aveva pensato prima (né dopo)?
 
Ritengo pertanto doveroso riportarla in evidenza
attraverso i miei canali di comunicazione
quantunque modesti e limitati.
 
 
 
 
 
 
 
 
IL MIO AMICO 

Morandi – Falagiani 

Il mio amico cammina che sembra un pendolo
attraversa la strada e tutti lo guardano
in questo mondo veloce si muove a fatica
ma tu guarda che razza di scherzi ti fa la vita

il mio amico è sempre stato cosi’ fino da piccolo
con la faccia bambina ed impaurita che sembra un cucciolo
quando parla il mio amico farfuglia piano
e le parole nell’aria si sciolgono come venissero da lontano

ma il mio amico è il mio amico e solo io so com’è
lui ha un cuore pulito che un altro non c’è
il mio amico quando è solo ascolta canzoni
e ad ogni nota riaffiorano in lui vecchie e nuove passioni

quando tu sei arreso e non sai cosa fare
lui ti dice addormentati e prova a sognare
vorrei essere anch’io cosi’ ingenuo e felice
invece corro e da sempre non trovo mai pace

il mio amico almeno è una bella persona
uno strano violino con le corde di seta
in un mondo distratto che cinico suona
questo grande concerto che in fondo è la vita

il mio amico non parla mai di odio e sfortuna
anzi dice era peggio non essere nato
non avrei mai potuto vedere la luna
e tutte le altre bellezze che Dio ha creato

Il mio amico a volte scompare e non lo vedo piu’
anche lui soffre mesi d’amore e non li manda giù
gli succede di solito con una sconosciuta
e ogni volta ancor prima che inizia è una storia finita

ma il mio amico è il mio amico e solo io so dov’è
se vuol farsi trovare, se ha bisogno di me
o se invece vuol stare per giorni a parlare
sulla spiaggia da solo con le onde del mare

il mio amico che gioca con gli occhi a pallone
ci incoraggia e soffre anche in allenamento
lui dai bordi del campo comanda l’azione
ondeggiando leggero come grano nel vento

dal mio amico ho imparato un milione di cose
per esempio ad amare senza essere riamato
a guardare la luna e i giardini di rose
e tutte le altre bellezze che Dio ha creato

Il mio amico è il mio amico e non lo cambierei
i ricordi piu’ belli ce li ho isieme a lui
in questo mondo veloce il mio amico si muove a fatica
proprio lui che mi aiuta a capire e ad amare la vita.


 
 
 
 
 
 
 
 

Ecco infine il video… con la dolcissima canzone…





 
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan


CUORE indACO CUOREstelline color rsCUORE indACO CUORE
Frecce (174)

 







 

 

La vera storia del presepe dall’idea di San Francesco ad oggi   2 comments

 

Il presepe e l'albero di Natale sono i simboli di quella che è considerata la più grande festa della Cristianità.

Ma mentre l'albero di Natale ha un'origine abbastanza recente il presepe vanta un'origine “santa” essendo stato “inventato” da S. Francesco ed una storia molto interessante che in breve ora possiamo conoscere.

 

 
 
 
 
 
LA VERA STORIA DEL PRESEPE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività.
Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia.
Si narra infatti della umile nascita di Gesù come riporta Luca “in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo” (Ev., 2,7) dell'annunzio dato ai pastori, dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re.
Questo avvenimento così famigliare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell'infante e la verginità di Maria.
Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia: il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre, fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e delle tre razze in cui si divide l'umanità, la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità del nascituro.
 
Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re.
A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico a cinque parti in avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano e i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia e delle Basiliche di S. Maria Maggiore e S. Maria in Trastevere a Roma.
In queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi estranei all'evento rappresentato.
 
 
 

Arnolfo di Cambio 1283

 
 
 
Dal secolo XIV la Natività è affidata all'estro figurativo degli artisti più famosi che si cimentano in affreschi, pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le chiese e le dimore della nobiltà o di facoltosi committenti dell'intera Europa, valgano per tutti i nomi di Giotto, Filippo Lippi, Piero della Francesca, il Perugino, Dürer, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e tanti altri.

 

 

 

Il piu antico presepe, terracotta del 1571, duomo di Modena

 
 
 
Il presepio come lo vediamo rappresentare ancor oggi nasce, secondo la tradizione, dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio rappresentato poi magistralmente da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi.
 
Primo esempio di presepe inanimato è invece quello che Arnolfo di Cambio scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma.
 
Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti producono statue di legno o terracotta che sistemano davanti a una pittura riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Natività, il tutto collocato all'interno delle chiese.
 
Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani.
 
 
 

 
 
 
Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobillà, della borghesia e del popolo còlti nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago, nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate.
 
Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare movimento, abbigliati con vesti di stoffe più o meno ricche, adornati con monili e muniti degli strumenti di lavoro tipici dei mestieri dell'epoca e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari.
 
 
 

 
 
 
A tali fastose composizioni davano il loro contributo artigiani vari e lavoranti delle stesse corti regie o la nobiltà, come attestano gli splendidi abiti ricamati che indossano i Re Magi o altri personaggi di spicco, spesso tessuti negli opifici reali di S. Lencio.
 
In questo periodo si distinguono anche gli artisti di Genova e quelli siciliani che, fatta eccezione per i siracusani che usano la cera, si ispirano sia per i materiali che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana. Sempre nel '700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento che ha un illustre predecessore in quello costruito da Hans Schlottheim nel 1588 per Cristiano I di Sassonia.
 
La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel secolo scorso quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali – statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro – forniti da un fiorente artigianato.
 
 
 
 
 
 
 
 A Roma le famiglie importanti per censo e ricchezza gareggiavano tra loro nel costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella campagna romana, che permettevano di visitare ai concittadini e ai turisti. Famosi quello della famiglia Forti posti sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in via De' Genovesi riproducente Greccio e la caverna usata da S. Francesco o quello di Padre Bonelli nel Portico della Chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme.
 
 
 
Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni come quella degli amici del presepe, Musei tipo il Brembo di Dalmine vicino Bergamo, Mostre, tipica quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma, una tra le prime in Italia, rappresentazioni dal vivo come quelle di Rivisondoli in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto gli artigiani napoletani e siciliani in special modo, eredi delle scuole presepiali del passato, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana.
 
 
 
 

 

 

Ora da alcuni decenni il cuore mondiale del presepe… è Via San Gregorio Armeno… la famosissima via del centro di Napoli in cui sono concentrati tantissimi laboratori artigianali (ma che non è esagerato definire talvolta artistici) che creano presepi di ogni tipo e forma…
 
Questa stradina è in ogni stagione, ma soprattutto nel periodo prenatalizio, meta di centinaia di migliaia di turisti e di appassionati del presepe provenienti da ogni parte del  mondo… (N.T.K.)
 
 
 
 

 
 
 
Testo presente in vari siti web – impaginazione e note di Tony Kospan
 
 
 
 
 
 

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Buon mercoledì in poesia – Rimuovo di A. Merini – arte.. A. Hughes – canzone.. Un homme une femme – e..   5 comments

 

 

Arthur Hughes – Nell'erba
 
 
 

 

 

E adesso che ti amo sono felice,

così felice che qualsiasi cosa può aspettare domani

Alda Merini

 

 

 

 

Arthur Hughes – The Rift within the Lute

 
 
 
RIMUOVO
Alda Merini
 
 
Rimuovo
le antiche muraglie
per trovare
le praterie del sogno
e incontrare te,
pane incontaminato
che prendo con le labbra.
Sentire la tua lingua di bosco
e l’ansia salina del tuo respiro,
il cuore che si ferma
è il battito di ali di un’anima
che forse se ne va
per morire d’amore.
 

 

Arthur Hughes – Il lungo fidanzamento

 

 

 

 
da Orso Tony
 
 
 
 

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Buonanotte con la bella minipoesia… Se… di Carlo Bramanti   Leave a comment

 
 
 

 
 
 
SE
Carlo Bramanti


Se l’onda ci spruzza
e ci parla d’eterno,

se il tempo è una mela
tra le nostre labbra…

felice d’arrivare al torsolo
 
 
 
 
 

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Pubblicato 11 dicembre 2013 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA

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