Queste appaiono le spinte interiori verso la sua arte fotografica
che però, ahimè, l’hanno poi portato anche a morire
su di un campo di battaglia a soli 41 anni.
ROBERT CAPA
IL LEGGENDARIO
ARTE FOTOGRAFICA E STORIA DI GUERRA
a cura di Tony Kospan
Robert Capa (Budapest 22.10.1913 – Thai Binh 25.05.1954)
BREVE BIOGRAFIA
Endre Friedman (il vero nome di Robert Capa) nasce a Budapest il 22 ottobre 1913.
Esiliato dall’Ungheria nel 1931 per aver partecipato ad attività studentesche di sinistra, si trasferisce a Berlino dove si iscrive al corso di giornalismo.
Alla fine dell’anno apprende che l’attività della sartoria dei genitori va male ed allora un conoscente ungherese lo aiuta allora a trovare un lavoro di fattorino e aiutante di laboratorio presso Dephot, un’importante agenzia fotografica di Berlino.
Il direttore scopre ben presto il suo talento e comincia ad affidargli dei piccoli servizi fotografici.
Ottiene il primo incarico importante in dicembre, quando Guttam lo manda a Copenaghen per fotografare una lezione di Lev Trotzkij agli studenti danesi.
Nel 1933, al momento dell’ascesa al potere di Hitler, fugge però da Berlino, e precisamente subito dopo il drammatico incendio del Reichstag avvenuto il 27 febbraio.
Si reca dunque a Vienna, dove ottiene il permesso di tornare a Budapest, la città natia. Qui trascorre l’estate ma poi per vivere e per seguire il suo istinto errabondo ed irrequieto parte alla volta di Parigi.
Tumulti a Parigi
Nella città francese incontra Gerda Taro, una profuga tedesca, e se ne innamora. In quel periodo, viene inviato in Spagna per una serie di servizi fotogiornalistici su interessamento di Simon Guttmann.
E’ l’anno 1936 quando, con un colpo di fantasia, si inventa un personaggio di fantasia, spacciando a tutti il suo lavoro come il frutto di un fotografo americano di successo.
Robert Capa e Gerda Taro (Il suo grande amore)
E’ la stessa Gerda, in verità, che vende ai redattori le fotografie di Edward sotto “mentite spoglie”.
Ben presto il trucco viene scoperto, allora cambia il proprio nome con quello di Robert Capa.
Fotografa i tumulti di Parigi, si reca in Spagna con Gerda Taro, per fotografare la guerra civile.
Effettua un secondo viaggio in Spagna in novembre per fotografare la resistenza di Madrid.
E’ presente su vari fronti spagnoli, da solo e con Gerda, diventata nel frattempo una fotogiornalista indipendente.
Sua mitica (e controversa) fotografia
Nel luglio del ’37, Gerda va a fotografare da sola la battaglia di Brunete a ovest di Madrid ma durante una ritirata, nella confusione, muore. Capa, che sperava di sposarla non si risolleverà mai dal dolore.
L’anno dopo trascorre sei mesi in Cina per documentare la resistenza contro l’invasione giapponese ma, tornato in Spagna nel ’39, fa in tempo a fotografare la capitolazione di Barcellona.
Realizza vari servizi in Francia, tra i quali un lungo servizio sul Giro di Francia.
Robert Capa
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, in settembre, s’imbarca per New York dove comincia a realizzare vari servizi per conto di ” Life “.
Trascorre allora alcuni mesi in Messico per fotografare la campagna presidenziale e le elezioni.
Non contento, attraversa l’Atlantico con un convoglio di trasporto di aerei americani in Inghilterra, realizzando numerosi servizi sulle attività belliche degli alleati in Gran Bretagna.
Intanto, la guerra mondiale è scoppiata e Capa, da marzo a maggio del ’43, realizza un reportage fotografico sulle vittorie degli alleati in Nord Africa, mentre in Luglio e Agosto, fotografa i successi militari degli alleati in Sicilia.
Bilbao 1937 – Guerra civile spagnola
Durante la parte rimanente dell’anno documenta i combattimenti nell’Italia continentale, compresa la liberazione di Napoli.
Qui è con Ufficiale americano nei pressi di Napoli
Gli avvenimenti sono convulsi e si succedono senza sosta.
Nel Gennaio del 1944, ad esempio, partecipa allo sbarco alleato ad Anzio, mentre il 6 Giugno sbarca con il primo contingente delle forze americane a Omaha-Beach in Normandia.
La liberazione della Francia – Parigi 26 agosto 1944
E’ al seguito delle truppe americane e francesi durante la campagna che si conclude con la liberazione di Parigi il 25 agosto.
In dicembre, fotografa la battaglia di Bulge.
Prigionieri tedeschi
Paracadutato poi con le truppe americane in Germania, fotografa l’invasione degli alleati a Lipsia, Norimberga e Berlino.
Berlino distrutta
In giugno incontra Ingrid Bergman a Parigi con cui vive una storia d’amore durata 2 anni.
Ingrid Bergman
Terminato il conflitto mondiale, diventa cittadino americano.
Trascorre alcuni mesi a Hollywood, scrivendo le sue memorie di guerra.
Nel 1947, insieme con gli amici Henri Cartier-Bresson, David Seymour (detto “Chim” ), George Rodger e William Vandivert fonda l’agenzia fotografica cooperativa “Magnum”.
Per un mese viaggia in Unione Sovietica in compagnia dell’amico John Steinbeck.
Israele – dichiarazione d’indipendenza
La sua opera di testimone del secolo è instancabile: Nei due anni che vanno dal 1948 al ’50 effettua tre viaggi in Israele.
Durante il primo realizza servizi fotografici sulla dichiarazione d’indipendenza e i combattimenti successivi.
Nel corso degli ultimi due viaggi si concentra invece sul problema dell’arrivo dei primi profughi.
Finito di “fare il suo dovere”, si trasferisce nuovamente a Parigi, dove assume il ruolo di presidente della Magnum, dedicando molto tempo al lavoro dell’agenzia.
Purtroppo, quelli sono anche gli anni del maccartismo, della caccia alle streghe scatenata in america.
A causa di false accuse di comunismo, dunque, il governo degli Stati Uniti gli ritira il passaporto per alcuni mesi impedendogli di viaggiare per lavorare.
Nel 1954 giunge ad Hanoi attorno al 9 Maggio in veste di inviato di ” Life ” per fotografare la guerra dei francesi in Indocina per un mese.
Il 25 Maggio accompagna una missione militare francese da Namdinh al delta del Fiume Rosso.
Durante una sosta del convoglio lungo la strada, Capa si allontana in un campo insieme con un drappello di militari dove calpesta una mina anti-uomo, rimanendo ucciso.
L’anno dopo, ” Life ” e Overseas Press Club istituiscono il Premio annuale Robert Capa “per la fotografia di altissima qualità sostenuta da eccezionale coraggio e spirito d’iniziativa all’estero”.
UN VIDEO CON TANTE ALTRE SUE FOTO
Possiamo ora anche guardare nel video che segue,
ascoltando le note de “LA VIE EN ROSE“,
altre foto della sua vasta ed importantissima produzione.
Produzione importantissima
sia da un punto di vista documentaristico e storico
Questo studio afferma che seil nostro l’umore è… nero
la migliore cura è soprattutto la… luce.
UMORE NERO?
CON LA LUCE RITROVI L’OTTIMISMO
Giornate più corte, uggiose, buio e umore ai minimi storici.
Riecco l’approssimarsi dell’inverno con il suo fastidioso carico di malesseri e disturbi: mancanza di energia, basso desiderio sessuale, sonnolenza, difficoltà di risveglio mattutino, aumento dell’appetito e predilezione per dolciumi o pasta, riduzione della produttività e tendenza al ritiro sociale.
In una parola SAD, dalla definizione medica statunitense, ovveroSeasonal Affective Disorder (disturbo dell’umore ad andamento stagionale).
La causa principale?
Mancanza o drastica riduzione della luce solare.
Il tono dell’umore sembra diminuire quanto più ci si allontana dall’equatore per cui possiamo trovare un maggior numero di persone più tristi nelle regioni nordiche che nelle regioni meridionali e parimenti un maggior buonumore d’estate che d’inverno. Inoltre vari esperimenti hanno evidenziato pure variazioni dell’umore e dell’efficienza personale in persone che vivono per gran parte della giornata in ambienti illuminati artificialmente, dove per lo più le lampade convenzionali riproducendo solo una parte delle lunghezze d’onda della luce naturale, possono costituire uno stimolo stressante per l’organismo.
Per poter parlare di SAD, tuttavia la National Mental Health Association ha stabilito che i sintomi devono essersi presentati negli ultimi due anni in assenza di episodi di depressione dovuti ad altri motivi, oppure devono essere notevolmente più evidenti. Il malessere deve presentarsi inoltre nella stagione invernale o con l’accorciarsi delle giornate. Pronunciarsi sulla diagnosi, comunque, può essere solo compito del medico o dello psicologo. I sintomi lamentati possono essere, infatti, collegati a diversi altri malesseri e malattie. Saranno i medici a decidere riguardo alla assunzione di farmaci.
Per tutti comunque gli esperti consigliano una vera e propria terapia della luce, l’unica cura che può risultare utile in ogni caso.
Se la luce solare non sempre è a disposizione, ci sono lampade specifiche in grado di emettere una luce simile a quella del sole. E’ la light therapy, una cura a base di luce, conosciuta e usata nei paesi nordici, e successivamente negli Stati Uniti, fin dagli anni ‘80, a solo da un paio d’anni approdata in Italia. Dove però sono ancora pochissimi i centri che la applicano. Niente a che vedere naturalmente con le lampade abbronzanti a raggi Uva.
La lampada del buonumore è un apparecchio con uno schermo rettangolare, circa 40 centimetri per 30, che emette una luce bianchissima e brillante, come il riflesso del sole sulla neve, a 10.000 lux (il lux è l’unità di misura dell’intensità luminosa: per avere un termine di paragone, la luce di una giornata di sole estiva è 200.000 lux, 15.500 lux quella di un giorno di maggio, 3.000 lux la luce serale). Basta sedersi davanti alla lampada, a un metro di distanza, ogni mattina per mezz’ora, per una decina di giorni consecutivi, per ritrovare l’energia e l’allegria dell’estate. Non importa guardarla fissa, è necessario però non avere schermi davanti agli occhi, per esempio occhiali da sole.
In mancanza di una lampada, il cui costo è elevatissimo, ecco invece qualche consiglio per rendere la giornata più “luminosa”: se si lavora in ufficio, è utile lasciare le tende aperte e sedersi, quando possibile, nelle vicinanze della finestra, in modo da poter guardare fuori ogni tanto e lasciare che la luce solare raggiunga gli occhi.
Uno studio ha provato che un’ora di luce solare di inverno ha l’efficacia di due ore e mezza di luce artificiale.
Se fa troppo freddo all’esterno, scegliere, per la pausa, un posto dove la luce solare può entrare e rimanerci per un po’.
Il nostro organismo riceve infatti l’intera gamma delle onde luminose attraverso la pelle e attraverso gli occhi.
Le radiazioni che penetrano attraverso gli occhi vengono trasformate in impulsi elettrici e trasmessi tramite il nervo ottico al cervello.
Quando gli impulsi raggiungono l’ipotalamo si assiste ad un incremento della serotonina, neurotrasmettitore deputato, tra l’altro, al controllo del tono dell’umore, mentre a livello dell’epifisi inibiscono la produzione di melatonina, un ormone sensibile al ciclo luce-buio.
Pur riconoscendo che il meccanismo dell’azione della luce sul cervello è scientificamente ancora poco conosciuto, l’evidenza clinica riscontra una significativa alterazione del tono dell’umore in presenza della variazione della quantità di luce a cui la persona è esposta.”
DA TG COM – IMPAGIN. T.K.
In verità penso che, pur condividendo l’assunto, non serva affatto un apparecchio ma semmai dobbiamo star di più all’aria aperta… soprattutto in autunno ed in inverno… rubando più luce possibile.
Pertanto sono assolutamente per la cura della.. luce naturale… naturalissima.
Lo sanno bene i popoli scandinavi che, quando c’è il sole (da loro molto raramente), vanno tutti all’aperto e si lasciano “baciare” per ore ed ore dalla luce.
Ho scoperto solo qualche anno fa che questa canzone,
scritta e musicata da Domenico Modugno,
e che da ragazzo mi affascinava moltissimo
per la sua poetica ma misteriosa e tragica atmosfera
era stata composta in ricordo del Principe.
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Raimondo Lanza di Trabia
Quelle magiche parole della prima strofa
mi colpivano nel profondo:
E' giunta mezzanotte si spengono i rumori si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè le strade son deserte, deserte e silenziose un'ultima carrozza cigolando se ne va il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti la luna splende in cielo dorme tutta la città solo va un vecchio frac
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ECCO IL VERO PRINCIPE DEL…
VECCHIO FRACK
E LA SUA STORIA
Raimondo Lanza di Trabia (Palermo 9.9.1915 – Roma 30.11.1954)
Un principe dalla vita super avventurosa…
super mondana… ma dal tragico finale.
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Ce ne parla il giornalista scrittore Sorgi
nel suo libro “Il grande Dandy”
Si pensi, per comprender la straordinarietà del personaggio,
che nella sua breve incredibile vita… è stato
fidanzato di Susanna Agnelli, l'amante di Joan Crawford,
amico forse più che intimo di Edda Ciano e Rita Hayworth,
amico di Gianni Agnelli, Ranieri di Monaco, Aristotele Onassis
e dello scià Reza Pahlavi, ed inoltre…
Presidente del Palermo Calcio, pilota di auto, animatore della Targa Florio,
spia fascista nella guerra civile spagnola
ed infine mediatore con i partigiani nella Roma del ’43 !!!!
Quest'uomo del jet set… quando il patrimonio stava per esaurirsi
e si accorse che il suo fisico era allo stremo per le grandi sregolatezze,
non fu però in grado di fermarsi… riprendersi… rinnovarsi…
ma se ne andò in modo teatrale e disperato
secondo il copione del personaggio che egli stesso si era costruito.
Ma riascoltiamo ora questa famosissima canzone…
del mitico Modugno… e forse possiamo comprender
l'atmosfera, insieme brillante e drammatica,
in cui si svolge l'ultimo atto del principe…
e, se ci va, possiamo farlo leggendo il testo della canzone.
IL TESTO
VECCHIO FRACK
Domenico Modugno
E' giunta mezzanotte si spengono i rumori si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè le strade son deserte, deserte e silenziose un'ultima carrozza cigolando se ne va il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti la luna splende in cielo dorme tutta la città solo va un vecchio frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Si avvicina lentamente con incedere elegante ha l'aspetto trasognato malinconico ed assente non si sa da dove viene nè dove va di chi mai sarà quel vecchio frack? bonne nuit, bonne nuit bonne nuit bonne nuit buonanotte va dicendo ad ogni cosa ai fanali illuminati ad un gatto innamorato che randagio se ne va
E' giunta ormai l'aurora si spengono i fanali si sveglia a poco a poco tutta quanta la città la luna si è incantata, sorpresa e impallidita pian piano scolorandosi nel cielo sparirà. Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso e nella luce bianca galleggiando se ne van un cilindro, un fiore, un frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare verso il mare se ne va di chi sarà, di chi sarà quel vechio frack adieu adieu adieu adieu vecchio mondo ai ricordi del passato ad un sogno mai sognato ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor.
Questi 2 mitici artisti della pittura e della musica… hanno reso omaggio a questa stagione
secondo il loro originale stile.
L'AUTUNNO IN… VERSIONE CLASSICISSIMA… con Vivaldi, Arcimboldo e…
Arcimboldo
Ora che siamo nel cuore di questa stagione
omaggiamola con l’arte e la musica… classiche.
Le loro opere sul tema autunno sono famosissime ed amate… perché capaci di rappresentarlo alla grande.
Arcimboldo – L'autunno
Vivaldi per creare la sua mitica musica,
un concerto in Fa maggiore per violino, archi e cembalo, si ispirò al sonetto che ora possiamo leggere qui giù di autore non noto.
Vivaldi
L'AUTUNNO – SONETTO
Celebra il Villanel con balli e canti Del felice raccolto il bel piacere E del liquor di Bacco accesi tanti Finiscono col sonno il lor godere. Fa’ ch’ogn’uno tralasci e balli e canti L’aria che temperata dà piacere, E la Stagion ch’inventa tanti e tanti D’un dolcissimo sonno al bel godere. I cacciator alla nov’alba a caccia Con corni, schioppi, e cani escono fuore. Fugge la belva, e seguono la traccia Già sbigottita, e lassa al gran rumore De’ schioppi e cani, ferita minaccia Languida di fuggir, ma oppressa muore.
Bacco – Michelangelo Maestri – 1850
Vivaldi riproduce in modo ineguagliabile i sintomi dell’ebbrezza provocata dal vino mentre nel movimento centrale, dal titolo i “Dormienti ubriachi”, si gode il clima trasognato e tranquillo del dopo festa.
Infine il 3° movimento descrive i ritmi concitati della caccia.
A. E. Paoletti
Nel bel video che segue… immagini autunnali suggestive unite ad una delle più belle musiche classiche di sempre…
Uno di questi è, per me, Totò… (Antonio de Curtis)
che accanto alla sua attività teatrale e cinematografica
di grande attore comico e non solo…
ha lasciato un segno indelebile
anche nel campo della musica e della poesia…
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Totò e Pasolini
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Ecco allora una sua poesia
in cui egli ci parla di sé in modo sorprendente
e che rivela l'acuto contrasto
tra la sua maschera… sorridente
e la sua realtà intima spesso triste.
Penso che possa farci riflettere un attimo
e ricordarci che dietro la maschera del clown
c'è una persona con i nostri stessi problemi.
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Ma ora leggiamola…
ascoltando, se ci va, prima una musica da clown
e poi guardando il video in cui lo stesso,Totò,
recita questa poesia.
Musica da circo
The sad clown – (autore non noto)
LA PREGHIERA DEL CLOWN Antonio de Curtis
Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla. Manda, se puoi, qualcuno su questo mondo, capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.
Video di Totò che recita questa poesia
Ciao da Tony Kospan
PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
John William Waterhouse – Miranda – The Tempest – 1916
Alle volte il silenzio dice quello che il tuo cuore non avrebbe mai il coraggio di dire! Alda Merini
Angels – Robbie Williams – Video mp3
John William Waterhouse – Miranda – Il risveglio di Adone
Dedico questa poesia particolare
– ma a mio parere molto bella –
a tutte/i coloro che o lottano personalmente
o hanno il loro amore… o un loro caro
in lotta contro il male
T. K.
ASCOLTAMI
~ Franco Pastore ~
Ti prego, non soccombere, teniamoci per mano! Aiutami a sconfiggere chi viene da lontano. Non sono più la quercia, che sfida forte il vento: mi sento poca cosa, guardando il firmamento. Ti vedo un po' più piccola, sei grande nel mio cuore, ma quasi non m’ascolti, parlandoti d’amore. No, per favor, non piangere, guardiamo insieme il mare, quando sarai guarita, riprenderai a sognare.