Archivio per 8 novembre 2013

L’evoluzione dell’arte del paesaggio dal seicento al novecento – II Parte   6 comments

 
 


Dopo aver accennato al paesaggio nella pittura del Seicento
e del Settecento ora passeremo ad osservare come esso si presenta
nella pittura romantica (e realista) e poi in quella impressionista 
per concludere con i capolavori di quello che possiamo definire
il  vero principe della pittura “en plein air“, Claude Monet.


 
 

Monet

 

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 L’EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO
 
 
 
II PARTE
 

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Romanticismi e Realismi
 
 
 

La pittura romantica del paesaggio, con pittori come il famoso Turner, Constable e Friedrich così come pure quella realistica di autori di varie nazioni ed in particolare della Hudson River School, si pone come punto di passaggio dalle precedenti esperienze a quelle successive dell’impressionismo.
 
 
 
 
 
Joseph Mallord William Turner – Il castello di Arundel




 Joseph Mallord William Turner – Sole nascente nella foschia




 
John Constable – Il mulino di Flatford
 
 
 
 
 

 Caspar David Friedrich – Mare al chiaro di luna
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’Impressionismo ed il paesaggio

 
 
 
 
Gauguin – Paesaggio con 2 donne bretoni
 
 
 
 
La rivoluzione tecnica e stilistica impressionistica, enormemente osteggiata agli inizi, è caratterizzata dalla necessità di esprimersi da parte degli artisti senza compromessi e senza rigidità.
Dunque anche il paesaggio è da loro visto con molta semplicità e grande libertà espressiva.
Esemplari in tal senso le opere di Pissarro, Sisley, Van Gogh, Degas, Renoir, Gauguin e Cézanne.
 
 
 
 
 

Van Gogh – Campi di grano in un paesaggio collinare – 1889


 

 

Van Gogh – Orti a Montmartre

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Camille Pissarro – Route d’Ennery pres de Pontoise – 1874
 

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Alfred Sisley – Ponte di Villeneuve la Garenne 
 
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Renoir – L'estaque – 1882
 
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Monet e la natura nuova
 

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Monet – Regata ad Argenteuil
 
 
 

Con lui si ha un vero e proprio rovesciamento dei concetti della pittura paesaggistica che non è più natura dipinta… ma diventa espressione dell’esperienza interiore.

 
 
 
 

Monet – Il sentiero nella foresta di Fontainebleau

 

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 Monet – La gazza
 

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  Monet – San Giorgio
 

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 Monet – La casa del pescatore a Varengeville



Monet – Passeggiata sulla scogliera
 

 
 
 
 
F I N E
 
 
 
 


N.B.  E’ chiaro che, essendo impossibile presentare tutti i dipinti dedicati al paesaggio nei secoli, quelli presenti nel post sono soltanto alcuni esempi che possiamo definire significativi… delle varie tendenze susseguitesi nel tempo. 
 

 
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Chi volesse legger la I parte del post
 
 
 
  
 

IL GRUPPO DI CHI AMA L'ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)





Monet – Ninfee


Un bel ricordo di Margaret M. Mitchell autrice di Via col Vento con un bel video riassunto del mitico film   5 comments


 
 
 
 
 
A breve distanza di quello di Vivien Leigh…,
protagonista della versione cinematografica
e di cui abbiamo ampiamente parlato pochi giorni fa,
oggi è l'anniversario della nascita
di Margaret Munnerlyn Mitchell
 
 
 
(Atlanta, 8 novembre 1900 – 16 agosto 1949)
 
 
 
Chi è?
 
 
E' la scrittrice statunitense famosissima per il suo romanzo
Via col vento,
che le valse il premio Pulitzer
e che nel 1939 divenne un film mitico
 
 
 
 
 
 
 
Possiamo render omaggio all'autrice del romanzo
anche grazie a questo bello e breve video-riassunto…
con le scene più significative
che gli amanti della storia, dei personaggi e del film
saranno felici di rivedere…
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 

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IL COMMOVENTE SALVATAGGIO DI UN ELEFANTINO IN KENIA   Leave a comment

IL COMMOVENTE SALVATAGGIO DI UN ELEFANTINO IN KENIA.

La millenaria storia del faro in… breve…   4 comments

 
 
 

 
 
 
 

IL FARO


NASCITA STORIA ED EVOLUZIONE

 
 
 
 

 
 

L’ORIGINE DEI FARI
 
 
 

Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra. 

Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.

La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati. 

Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.

Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.

Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.

 

 

Il Faro di Alessandria

 
 
 
 

IL FARO NELL’ANTICHITA’
 
 
 
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).

Venne costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano.

La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).

Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei. 

La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.

L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.

Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.

La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.

Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.

La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. 

Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto “Colosso di Rodi”, enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ “isola delle rose”, annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.
 
 
 
 

Il colosso di Rodi


 

 

Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni “fog horn” (corni da nebbia). 

Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi. 

Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ’700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.

I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc. 




Colonna Traiana (partic.)




Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.

I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano – come nell’antichità – legna e pece. 

Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.

 

 


L’EVOLUZIONE DEI FARI




 



I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.

L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.

Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione“, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.

I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.

Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica.

Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.

 
 
 
 
 

 

 

  

  

CIAO DA TONY KOSPAN


 

 

 

IL SALOTTO CULTURALE DI FB
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 ll Faro di Alessandria




 

Pubblicato 8 novembre 2013 da tonykospan21 in Senza categoria, STORIA... IN SENSO AMPIO

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La madre nell’arte – I parte   Leave a comment


Penso che non ci sia nell’arte
un tema più bello e più affascinante
della maternità.

Dato l’enorme numero di dipinti sul tema
quindi ho pensato di dividerlo in 2 parti
pur consapevole dell’impossibilità d’esaurirlo del tutto.

L’intento è quindi solo quello di creare
una bella antologia di opere d’arte
iniziando da quelle di 4 grandi artisti.






LA MAMMA NELL’ARTE
a cura di Tony Kospan

Pertanto in questa prima parte vedremo i dipinti,
4 per ciascuno, di 4 grandi artisti
Mary Cassatt, Auguste Toulmouche, Renoir e Picasso
mentre nella II Parte
ci sarà un’ampia antologia di opere di altri autori
anch’esse, a mio parere, molto significative.








I PARTE



Iniziamo con la pittrice impressionista statunitense
Mary Cassatt
che ha creato un grandissimo numero di dipinti sul tema.




Mary Cassatt




Quello che stupisce, e che desta grande ammirazione,
 è che lei non fu mai… m a d r e . . . nella realtà
ma penso che sia stata una grande madre nel cuore
e che questo sentimento l’abbia vissuto in pieno nell’arte.

Sono certo che riconoscerete per averle già viste
diverse sue opere tra le seguenti…  
dato che vanno per la maggiore nel web…





Mary Cassatt




Mary Cassatt




Mary Cassatt
.
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Passiamo ora ad Auguste Toulmouche,
pittore francese dell’800,
definito anche il pittore della felicità,
i cui dipinti sono sì accademici… ma davvero eleganti.




Auguste Toulmouche





Auguste Toulmouche





Auguste Toulmouche




Auguste Toulmouche




Ed ora ecco i dipinti

di uno dei più grandi impressionisti,
Pierre-Auguste Renoir,
che ha dedicato numerose opere alla maternità.

Per i soggetti, i colori ed il calore dei suoi dipinti,
è definito il pittore della gioia di vivere
ed il cantore della vivacissima Parigi di fine ‘800.




Renoir




Renoir




Renoir




Renoir




Ed infine terminiamo questa prima parte con

Pablo Picasso

uno dei più grandi artisti del XX secolo.


Il pittore spagnolo, nei suoi variegati periodi

della sua lunga e complessa vita artistica,

ha spesso trattato questo tema universale.





Picasso





Picasso





Picasso





Picasso




FINE I PARTE





IL GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE…

INSIEME

Ripped Note





Mary Cassatt



Felice w. e. in poesia – Vuoi chiamarmi gioia di S. Aleramo – arte.. Monet – canzone.. Se piangi se ridi – e..   2 comments

 
 
 

Bianca Monet che dipinge – Monet
 
 
 
 
 
 

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Ci sono solo quattro domande
che contano nella vita, Don Octavio.
Cosa è sacro?
Di cosa è fatto lo spirito?
Per cosa vale la pena vivere?
E per cosa vale la pena morire?
La risposta a ognuna è sempre la stessa:
solo l'amore.

Dal film – Don Juan De Marco maestro d'amore

 

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La promenade (La passeggiata) – Monet
 
 
 
VUOI CHIAMARMI GIOIA
Sibilla Aleramo
 
Vuoi chiamarmi Gioia
poi che non sai il mio nome.
E io ti rispondo come ti rispose quel fanciullo
a cui lodasti i lucenti occhi
laggiù nel paese caldo e colorato,
ti rispondo che sei tu ad avere nel forte cuore
la virtù della gioia,
tu ad investire il cuore mio.
Tanto sei forte o signore
che di me cogli solo ciò che t’incanta
e mi ravvivi il sorriso,
e fai che a me stessa più non importi il mio nome
il mio nome che non è Gioia,
fai che ogni oscura imminenza della mia sorte
io alteramente allontani.
– per un attimo?-
e a fine del tuo il mio sorriso ravvivi.
Ravvivi il mio canto,
ed è come se laggiù chiusa nella tua mano
tu mi portassi, nel paese caldo e colorato,
in un avvampante aurora,
là dove ogni cosa si chiama Gioia.
 
 
 
 
Il prato – Monet
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan
 
 
 

 

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Buonanotte con la bella minipoesia… L’immagine… di A. Grandes   3 comments

 
 
 
 

 
 
 
 
L’IMMAGINE
Almudena Grandes
 

Quando si svegliava pensava
ad Anita che si svegliava,
prima di addormentarsi pensava
ad Anita che si addormentava
e ad ogni passo vedeva
Anita che camminava,
si fermava, girava per casa
e quell’immagine dava un peso,
un senso al suo tempo.
 
 
 
 
Susan Rios Giornata dei suoi sogni
 
 
 
 
 
 
 
a tutti…
 
da Tony Kospan
 
 
 

 

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