Archivio per 26 ottobre 2013

Amare… nel significato più ampio… allunga la vita! Risulta da una serie di ricerche   9 comments

 
 
 
 
 
 
La conclusione dopo una serie di ricerche
di scienziati australiani
«Chi ama vive di più. Sospende il tempo»
 
 
Non solo «amore romantico e carnale»
ma ogni attività in cui si è «totalmente concentrati».
 
 
E chi non ama nessuno?
Meditazione
 
 
 
 
 
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AMARE… IN SENSO LATO…
ALLUNGA LA VITA!

 

 
 

 
 
 
 
Chi ama, vive di più e meglio.
Non è un proverbio ma il risultato di una serie di ricerche passate al vaglio da scienziati australiani.
L’amore non sarà tutto nella vita, ma di certo aiuta anche a vivere più a lungo, perché rallenta l’orologio biologico.
E questo spiega in parte perché le donne sono più longeve, aggiungono i ricercatori australiani.
Il professore di medicina complementare Marc Cohen, dell’università di tecnologia di Melbourne, ha spiegato giovedì a una conferenza su salute e longevità a Brisbane, che vi sono evidenze multiple per affermare che l’amore, specie se abbondante, è un fattore primario di lunga vita e di alta qualità.
Ha sottolineato però che non si riferisce solo all’amore romantico e carnale, ma lo definisce come «ogni attività che ci fa sentire come se il tempo si sia fermato».
Quindi chi ama il giardinaggio, o la pittura, o i videogiochi, e vi si immerge al punto di dimenticarsi di mangiare, si apre la strada verso la longevità.
 
 
 
 
 
 
 
sun-4.jpg image by RONCISHERI
 
 
 
 
 
 
Avrà invece dei problemi chi odia il proprio lavoro e passa la giornata a guardare l’orologio, che si avvicina lentamente all’ora di staccare.
«Tutte le attività in cui si è totalmente concentrati e si perde la nozione del tempo sono attività di amore», ha spiegato Cohen. «Vi sono crescenti prove cliniche che queste attività aiutino ad allungare la vita».
Questo spiega anche perché le donne generalmente vivono più a lungo degli uomini.
 «Le donne operano con i bambini che hanno bisogno d’amore, la loro occupazione principale è l’amore. è logico che vivano di più, perché nella loro vita c’è più amore».
Lo studioso ha citato una ricerca negli Stati Uniti in cui i conigli accarezzati e coccolati dagli assistenti di laboratorio vivono il 60% più a lungo degli altri, alimentati con la stessa dieta ad alto contenuto di grassi.
Un altro studio su 1.000 uomini israeliani che soffrivano di cuore ha concluso che quelli che si sentivano amati dalla moglie o compagna accusavano il 50% di meno di angina e di attacchi cardiaci rispetto ai pazienti con problemi nella relazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un terzo studio della Fondazione australiana per il cuore indica che l’isolamento sociale e la mancanza di un gruppo di supporto sono fattori significativi nelle malattie cardiache quanto il colesterolo alto, la pressione alta e il fumo.
«Le connessioni sociali positive sono di per sè una potente terapia», ha dichiarato.
E per gli sfortunati che al momento non hanno nessuno da amare e sono soli, il consiglio dello studioso è di praticare la meditazione, come maniera efficace per stimolare quella magica sensazione che il tempo si sia fermato.
 
 
 
 
 

 

 

 

Fonte: Corriere della Sera – Impaginaz. T.K.
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 

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Il mistero degli antichissimi 13 teschi di cristallo – Bufala o verità?   Leave a comment



Un’antica leggenda Maya parla dell’esistenza nel mondo
di 13 teschi di cristallo d’età antichissima.
 
Alcuni sarebbero stati ritrovati
e li possiamo vedere… altri invece mancano. 

Qui, in breve, la loro storia e il mistero,
vero o presunto, che li circonda.
 
Alla fine potremo vedere il video di Voyager.
 
 
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IL MISTERO DEI TESCHI DI CRISTALLO
 
 
 
 
 
1 – IL TESCHIO DI MITCHELL – HEDGES

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Il primo teschio fu ritrovato per caso nell’estate del 1926 nella città di Lubaatun nello Yucatan da Anna, figlia dell’archeologo Mike Mitchell-Hedges. Si tratta di un teschio di cristallo davvero notevole, privo della mandibola inferiore, che tuttavia fu ritrovata qualche mese dopo a circa dieci metri di distanza. Gli indigeni a seguito della spedizione affermarono sconvolti che “era il dio cui si rivolgevano per essere guariti dalle malattie o per chiedere di morire”. Ad ogni modo, suscitava una strana inquietudine. C’era chi rimaneva incantato nel vederlo, chi giurava di averlo visto muoversi, etc. Anna era talmente affascinata dal teschio al punto di trarne benessere e compagnia (ne è ancora la detentrice); il padre invece non ne sopportava la presenza. Esiste un inquietante passaggio nel racconto autobiografico dell’archeologo che dice: “…portammo con noi anche il sinistro teschio del destino, su cui molto è stato scritto. Ho delle buone ragioni per non rivelare come quest’oggetto venne in mio possesso… è stato descritto come la rappresentazione del male, ma io non desidero spiegare questo fenomeno”.
Il teschio è ricavato da un solo cristallo di quarzo, unico per lucentezza e trasparenza.
La sua superficie è perfettamente levigata e risalirebbe più o meno a 3600 anni fa. è stato oggetto di numerose indagini scientifiche, fisiche, antropologiche e sociologiche che hanno portato a risultati sorprendenti.
Le sue dimensioni sono perfettamente naturali: altezza 13 cm, larghezza 13 cm, profondità 18 cm, peso 5 kg. Il teschio rimase in possesso di Mitchell-Hedges fno alla sua morte, nel 1959, poi passò alla figlia Anna, che ancora lo possiede e lo considera (al contrario di quello che aveva provato suo padre, il quale ne era intimorito) un oggetto meraviglioso e gioioso, capace di trasmettere protezione e affascinare.
Esaminata al microscopio, la superficie levigata del Teschio non presenta graffi o segni di qualsiasi utensile; questo suggerisce che l’oggetto sia stato lavorato con lo sfregamento di sabbia. Ma per completarlo, sarebbe stato richiesto il lavoro, da parte di artigiani esperti, assiduamente, giorno dopo giorno, per almeno 300 anni! Tale infatti è il tempo che occorre per levigare e modellare così con tanta stupefacente precisione, solo con l’ausilio della sabbia, un blocco di quarzo di tale durezza.
Se ne parla anche in una leggenda risalente ai Maya, la quale racconta che al Mondo esistono 13 teschi di cristallo a grandezza naturale e quando tutti saranno riscoperti e riuniti, trasmetteranno agli uomini tutta la loro conoscenza avvertendoci però che accadrà soltanto quando gli uomini saranno sufficientemente evoluti ed integri moralmente.


Quindi… alla ricerca dei teschi del destino!
 
 
 
 

 

 

 

Oltre al teschio di sopra… detto di Mitchell-Hedges, ne esisterebbero quindi altri 12, e alcuni di essi sarebbero già stati trovati.
 
 
 
 
 
2 – IL TESCHIO DEL BRITISH MUSEUM

 
 
 

 


Uno, ad esempio, si trovava già tra i reperti esposti al British Museum a Londra. 
Nel 1936, lo stesso museo chiese di esaminare il teschio trovato da Anna. Il teschio del museo londinese è molto simile all’altro. 
Sempre in grandezza naturale, sempre dal peso di 5 kg ma, per alcuni, meno affascinante, anche se allo stesso modo inquietante. 
Si racconta di persone fuggite urlando per il museo di fronte a tale teschio. Quello di Londra è meno preciso anatomicamente.

Qui, i denti sono appena abbozzati. 
Secondo gli studiosi londinesi, questo teschio è d’origine azteca, d’età incerta, ma probabilmente non più antico del XV secolo d.C. (per via della lavorazione accurata del quarzo).

Si sa di certo che arrivò a Londra dopo esser passato per mani diverse, ma inizialmente fu portato in Europa dal Messico, da un ufficiale spagnolo.
 
 Il sospetto che si tratti di un falso ha fatto decidere i dirigenti del Museo di Londra di toglierlo dall’esposizione… tuttavia è tra i più verosimili.
 
 
 
3 – IL TESCHIO DI SHA-NA-RA
 
 
 
 

 
 
 
 

Anch’esso in cristallo (quarzo bianco), appartiene a JoAnn Parks di Houston, in Texas.

Prima di finire nelle sue mani, apparteneva al tibetano Norbu Chen, ma non si sa niente di più.



LA SITUAZIONE ATTUALE ED ALCUNE LEGITTIME DOMANDE


Quindi alcuni teschi ritrovati presentano delle particolarità che li fanno ritenere presumibilmente attendibili come reperti mentre altri di cui non parlerò sono certamente dei falsi e pure grossolani.
Ma alcune domande sorgono spontanee.
Perché alcuni degli esperti non hanno voluto fornire i risultati delle analisi condotte dal British Museum?
Perché questi studiosi vorrebbero proteggere ad ogni costo i segreti contenuti nel Teschi di Cristallo?
E perché venne scelto proprio il quarzo come materiale da costruzione di questi Teschi?
Il quarzo è il principale costituente del vetro, della porcellana e di altri materiali di uso comune.

 

 

– PROPRIETA’ DEL QUARZO

 

 

 

 


Per la sua durezza, se ne fanno abrasivi.

Ha una grande resistenza al calore, per questo viene usato per fabbricare oggetti destinati a sopportare alte temperature e forti sbalzi termici.

Ma c’è di più.

La più sorprendente proprietà fisica del quarzo è la piezoelettricità, scoperta alla fine dell’800 da Marie Curie.

Se un cristallo di quarzo viene sollecitato da una pressione meccanica, genera elettricità.

La scintilla degli accendini detti “piezoelettrici” è data appunto da questo cristallo. 







 

 – CONSIDERAZIONI VARIE

 

Inizialmente si pensava che i teschi fossero di origine precolombiana.

Ma ci si chiedeva come le popolazioni maya erano state in grado di realizzare simili creazioni con i pochi utensili che avevano a disposizione.

Alcuni sostengono che i teschi sarebbero stati realizzati con frese da gioielliere, strumenti presenti già dall’800.

Altri affermano che quei reperti sarebbero solo una truffa, risalente all’inizio del ‘900, per ricavare denaro a spese dei più grandi musei europei.

Un teschio in particolare, però, smetirebbe l’ipotesi della truffa: quello trovato dall’archeologo Frederick Mike Mitchell-Hedges nel 1927, in Belize.

Secondo le analisi realizzate sul reperto, sembra che il teschio sia stato scolpito lungo l’asse principale del cristallo, cioè con una tecnica molto avanzata.

Inoltre il taglio è estremamente preciso e, secondo gli esperti, avrebbe richiesto oltre 300 anni di lavoro.

Per il professor Freestone, per la precisione della lavorazione di una materia così dura, “Qualunque opinione si abbia in merito a questo, è un oggetto fantastico.

Anche se fosse stato fabbricato in Germania alla fine del 19° secolo.




 

 



– IL VIDEO DA VOYAGER
 
 
 
Consiglio infine, a chi fosse interessato a questo mistero, di guardare questo video che riporta un accurato servizio di VOYAGER – RAI2.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
– PERSONALE OPINIONE
 
 
A mio parere il mistero continua, tra dubbi e perplessità, in quanto nessun teschio di cui si discute è stato rinvenuto in scavi archeologici ufficiali (mentre gli altri, di cui non abbiamo parlato, sembra certo che siano dei falsi).
 
Tuttavia l’incredibile perfezione della fattura del teschio di Mitchell-Hedges lascia a bocca aperta in quanto all’epoca non c’erano i moderni raffinati sistemi di lavorazione del quarzo e nessuno finora è stato in grado di darci una spiegazione razionale ed esauriente di chi, come e quando l’abbia realizzato.

 
 
 
 
 
 
 
 

FONTI WEB IMPAGINAZIONE NOTE E COORDINAM. T.K.
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN



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Buon sabato in poesia – Forse non vedi di Solov’ëv – arte… A. É. Stevens – canzone… Non ti dimentico… – e…   1 comment

 

 

Alfred Émile Stevens

 

 

 

 

 

 

 

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Bimbo, mi chiedi cos'è l'amore?

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Alfred Émile Stevens – Saluto dal Lungomare – 1891

 

 

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Vladimir Sergeevic Solov’ëv

 

Mia cara, forse non vedi

come tutto ciò

che appare ai nostri occhi

è soltanto riflesso

ombra di quel

che agli occhi è invisibile?

Mia cara, forse non odi come

lo stridente stridore del mondo

è un eco fallace

delle trionfanti armonie?

O forse, mia cara, non senti

che solo una cosa v’è al mondo:

ciò che un cuore

a un cuore confida

in un muto saluto?

 

 

Alfred Émile Stevens – La lettrice

 

 

 

 

 

 

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Felice notte con la bella minipoesia… Notturno… di J. R. Jimenez   1 comment

 

 

 

 

 

NOTTURNO

Juan Ramon Jimenez

 

Ti bacerò nel buio,

senza che il mio corpo tocchi

il tuo corpo.

Abbasserò le tende,

ché neanche la nebbia entri

dal cielo.

Ché nella morte assoluta

di tutto, esista solo,

nuovo mondo, il mio bacio.

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
by Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 

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