è una delle più belle e suggestive della mitologia indiana.
Nonostante oggi sia diffusa tra tutti i popoli Indiani del Nord America,
si crede abbia avuto origine nelle terre degli Oneida.
Poi si sarebbe diffusa tra gli altri popoli nativi subendone variazioni e arricchimenti.
La leggenda narra di una bambina, Nuvola Fresca, che un giorno, terrorizzata da incubi ricorrenti, rivelò alla madre le sue paure e le chiese aiuto.
Ultimo Sospiro della Sera, la madre, costruì allora una rete di forma circolare per “catturare” i sogni della piccola e le diede il potere di riconoscere i sogni buoni da quelli cattivi.
Quindi l'appese al lettino di Nuvola Fresca disperdendo le sue paure.
Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dreamcatcher e lo collocano sopra la sua culla.
Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno.
Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà.
Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare.
Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli…
Gli Indiani conservano il loro acchiappasogni per tutta la vita.
Con gli anni, e con l'aggiunta di piccoli oggetti personali (che vanno appesi), il suo potere si accresce e, con esso, anche la capacità di proteggere il suo possessore e di aiutarlo a realizzare i suoi sogni.
I libri sono, per definizione, destinati a essere letti.
Ma questo non è certamente il caso del misterioso ”Manoscritto Voynich”, che prende il nome da Wilfred Voynich, un libraio antiquario americano, che acquistò la singolare opera nel 1912 da una scuola di gesuiti vicino Roma.
IL MISTERIOSO MANOSCRITTO DI VOYNICH
Le sue origini e il suo autore restano ignoti, sebbene esso fosse accompagnato da una lettera del 19 agosto del 1666, di Johannes Marcus Marci, rettore dell’Università di Praga, ad Atanasio Kircher, uno studioso gesuita.
Secondo la lettera, il manoscritto era opera dello scienziato del XIII secolo Ruggero Bacone.
Il manoscritto, un volume in ottavo, di soli 15×23 cm, consiste in 204 pagine (altre 28 pagine sono andate perdute), ciascuna piena di disegni a colori e di annotazioni scritte a mano in un codice segreto.
Nonostante gli sforzi degli studiosi, non si sa in che lingua sia scritto o cifrato, o quale fosse l’intento del suo autore.
A prima vista si direbbe un erbario medievale, che descrive la raccolta e la preparazione delle piante medicinali, con numerose mappe astronomiche e diagrammi, il tutto decorato da curiosi piccoli nudi femminili.
Ma la maggior parte delle piante illustrate è immaginaria, una flora di pura invenzione.
Nel 1912, un collezionista di libri rari, Wilfrid M. Voynich, acquistò dal Collegio dei gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, questo manoscritto medievale di 235 pagine, scritto in un alfabeto sconosciuto ed in quella che parrebbe essere una lingua sconosciuta o cifrata.
Voynich desiderava far decrittare il manoscritto e ne fece avere delle copie fotografiche a una serie di esperti: crittologhi, linguisti, storici…
Ma nonostante tutti gli sforzi, il libro, a tutt’oggi, non è ancora stato decifrato.
Venne poi venduto ad un antiquario newyorkese nel 1961 per la “modica” somma di 24.500 dollari.
Questi valutò il volume a 160.000 dollari, ma non fece un buon affare, perchè non riuscì a trovare un compratore.
Alla fine lo donò all’università di Yale, dove è tuttora conservato alla Beinecke Rare Book Library con il numero di catalogo MS 408.
Forse consultando una delle tantissime copie del manoscritto sareste in grado di decifrare questo puzzle storico…
Provateci… Chissà…
Secondo molti però non c'è alcun arcano ma solo la fantasia sfrenata dell'autore e la sua volontà di far impazzire coloro che si sarebbero avvicinati alla sua opera… (nel qual caso c'è riuscito in pieno).
Nessun gesto di gentilezza, per quanto piccolo, è mai sprecato Esopo
Tiepolo – Pulcinella innamorato
QUI TI AMO Pablo Neruda
Qui ti amo. Negli oscuri pini si districa il vento. Brilla la luna sulle acque erranti. Trascorrono giorni uguali che s'inseguono. La nebbia si scioglie in figure danzanti. Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto. A volte una vela. Alte, alte stelle. O la croce nera di una nave. Solo. A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima. Suona, risuona il mare lontano. Questo è un porto. Qui ti amo. Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde. Ti sto amando anche tra queste fredde cose. A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi, che corrono per il mare verso dove non giungono. Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore. I moli sono più tristi quando attracca la sera. La mia vita s'affatica invano affamata. Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante. La mia noia combatte con i lenti crepuscoli. Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi. La luna fa girare la sua pellicola di sogno. Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi. E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.