Archivio per ottobre 2013

Porta un bacione a Firenze – 1938 – Mitica canzone della nostalgia   Leave a comment

 





Anche questa canzone ha valicato, senza problemi, i confini del secolo

rimanendo tuttora una canzone che è nel cuore dei fiorentini certo…

ma anche di tutti gli italiani

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PORTA UN BACIONE A FIRENZE
Di Lazzaro – Bruno (1938)

ATMOSFERE STORIE E NOTE… D'UN TEMPO…

a cura di Tony Kospan

 
 
 
Siamo nell'anno in cui l'Italia vince il suo secondo
Campionato del mondo…
 
 
 



 
 
.
 
ma anche nell'anno in cui vengono emanate le famigerate leggi razziali… 







  
 quando nasce questa canzone innegabilmente legata
al suo primo e massimo interprete,
 
 
 



 
(Firenze 1893 -1965)



il fiorentinissimo Odoardo Spadaro.
 
 
 



 
La Fiat 508
 
 
.
 
Il “bacione” poi era realmente legato alla nostalgia degli emigranti.
che Spadaro, all'epoca del fascismo,
frequentava moltissimo preferendo andare in giro per il mondo…
piuttosto che stare in Italia…
 
 .
.
 
il mitico Tazio Nuvolari in veste di… fotografo
 
 
 
Fu, anche grazie a ciò,
che egli fu uno dei primi (ed ancor oggi pochi) artisti italiani
della canzone internazionalmente conosciuti.
 
 
 
 
1938 – Vivacious Lady
 
 
 
La canzone poi nel 1955 divenne un fim…
 
 
 




 
 
 
ed in epoca più recente è stata riportata in auge da Nada.
 
 .
.
 
 
.
.
 
 
Veniamo ora alla canzone
che possiamo ascoltare proprio cantata da Spadaro
leggendone anche il testo…
 
 
 
Nota


 
 
 
e se ci va…
ascoltarla anche nell'interpretazione di Carlo Buti
in questo video… con belle immagini fiorentine…
 
 
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LA PAGINA DI SOGNO DI FB?
PSICHE E SOGNO




 
 
 

Io sono una roccia… poetico inno alla vita ed alla natura di Penna d’Aquila Danzante   2 comments

 
 
 
 

Sorprende sempre, anche chi come me che da tempo
legge ed ammira il pensiero e le poesie degli Indiani d'America,
la loro profonda saggezza.



 
 
 

 

  Direi che questa poesia appare esser proprio emblematica in tal senso

e nel contempo è la chiara manifestazione

della loro intima, profonda ed assoluta unione con la natura.


 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IO SONO UNA ROCCIA
Penna d'Aquila Danzante
 
 
Io sono una roccia, ho visto la vita e la morte,
ho conosciuto la fortuna, la preoccupazione e il dolore.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostra Madre, La Terra.
Ho sentito battere il suo cuore sul mio,
ho sentito i suoi dolori e la sua gioia.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostro Padre, il Grande Mistero.
Ho sentito le sue preoccupazioni e la sua saggezza.
Ho visto le sue creature, i miei fratelli,
gli animali, gli uccelli, i fiumi e i venti parlanti, gli alberi,
tutto quello che è sulla Terra
e tutto quello che nell'Universo è.
Io sono parente delle stelle.
Io posso parlare, quando conversi con me
e ti ascolterò, quando parlerai.
Io ti posso aiutare, quando hai bisogno di aiuto.
Ma non mi ferire, perché io posso sentire, come te.
Io ho la forza di guarire, eppure all'inizio tu dovrai cercarla.
Forse tu pensi che io sia solo una roccia,
che giace nel silenzio, sull'umido suolo.
Ma io non sono questo.
Io sono una parte della vita,
io vivo, io aiuto coloro che mi rispettano.

 
 
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
 
 
 
Fonte web
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN










 
 
 
 
 

Jan Vermeer – L’enigmatico genio della pittura olandese del seicento   Leave a comment








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Il pittore olandese del ‘600

è ormai consacrato come uno dei grandi

dell’arte mondiale.



Qui potremo dar uno sguardo alla sua vita,

alla sua arte ed anche alle modalità

con le quali è stato riscoperto e tolto

dall’oblio in cui era caduto per oltre 2 secoli.

.

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La ragazza con l’orecchino di perla

 

 

 

JAN VERMEER – IL GENIO DELLA LUCE

Tony Kospan

 

 

 

Jan Vermeer  (Delft 31.10.1632 – Delft 15.12.1675)




Questa qui sopra è considerata dagli storici

l’unica immagine attendibile di Vermeer

ed è un dettaglio del suo dipinto “La mezzana” del 1656









BREVE BIOGRAFIA



Secondogenito di un mercante d’arte di Delft (Olanda)

attraverso la frequentazione di artisti e collezionista

si appassiona al mondo dell’arte

ed inizia già giovanissimo la sua formazione artistica.



A 19 anni sposa una ragazza cattolica

dalla quale avrà 11 figli e, nello stesso anno,

diventa maestro nella corporazione dei pittori della città.



 

* La stradina

 

 

Grazie alle attività ereditate dal padre… mercante d’arte

ma anche taverniere… poté mantenere tranquillamente

la sua numerosa famiglia fino all’invasione francese del 1672.

 

 

 

Giovane donna che legge una lettera davanti alla finestra aperta

 

 

 

Per le mutate condizioni socio-politiche,

per la morte del principale committente delle sue opere

e per le esagerate spese di… moglie e suocera

fu travolto dai debiti

e, probabilmente ammalatosi per il dolore

di non poter più far fronte alle esigenze familiari,

morì ancor giovane nel dicembre del 1675 a soli 43 anni.

 

 

 

Allegoria della Pittura

 

 

 

IL PITTORE

 

 

Per l’estrema cura e precisione con cui dipingeva,

ciascun quadro gli prendeva moltissimo tempo,

ed è forse per questo 

che le sue opere a noi giunte sono solo circa 40.





.

.

 Il suo stile fu influenzato inizialmente da Rembrandt

per poi avvicinarsi alle tematiche dei seguaci del Caravaggio.

 

 

 

La lattaia

Molto si è discusso sull’uso della “camera ottica

un particolare aggeggio che consentiva

la visione capovolta degli oggetti…

ma forse gli serviva solo per esaminare in modo diverso

i particolari dell’opera che stava dipingendo.




Il bicchiere di vino


 


I suoi dipinti, a parte 2 vedute esterne,

la mitica Veduta di Delft e Stradetta,

sono tutti ambientati in interni.

 

* Ragazza con cappello rosso

 

Grazie alle sue conoscenze di materiali e tessuti,

Vermeer è eccezionale nell’utilizzo della luce

e riesce a dar vita agli oggetti, rendendoli quasi toccabili,

ma anche ai visi ed ai corpi…

come si evince osservando i suoi dipinti più popolari

come “La Lattaia” e “Ragazza con turbante”.

 

E’ proprio questo suo uso personalissimo e geniale della luce

che gli fa raggiungere le più alte vette artistiche del secolo.

 

 

Lezione di musica

STORIA DELLA RISCOPERTA

Era ormai stato del tutto dimenticato quando un giornalista francese,

Étienne-Joseph-Théophile Thoré, nel visitare nel 1842 il Museo dell’Aia

rimase incuriosito da un “paesaggio superbo e molto singolare“.

 Non sapendo di chi fosse lesse sul catalogo:


“Veduta della città di Delft, dal lato del canale, di Jan van der Meer”.

 

 

 

Veduta di Delft

Iniziò allora a cercar altri dipinti di questo artista misterioso

che soprannominò “la mia Sfinge

dato che più lo conosceva e più enigmi gli poneva.

 
Ma chi lo ha portato poi davvero ad una conoscenza universale

è stato Marcel Proust

con la sua descrizione estasiata sempre della “Veduta di Delft“.

 

 

 

* Giovinetta con bicchiere di vino

 

 

 

DOVE SONO I SUOI DIPINTI?


Sono in varie parti del mondo ma nessuno in Italia.

E’ dunque difficilissimo poterli ammirare da vicino

ma… per fortuna…

 

 

 

* Giovanetta con liuto

sono comunque spesso in giro per il mondo per mostre 

e qualche anno fa sono stati anche a Bologna

dove hanno riscosso enorme successo.

 

 

 

* Donna in piedi davanti alla spinetta

 Il suo dipinto simbolo, assurto ad icona mondiale,

è però il piccolo dipinto… qui sotto

“La ragazza con l’orecchino di perla”

cliccando sul quale, volendo,

possiamo scoprirne tutta l’affascinante storia.


 

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 .


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Tony Kospan

Copyright – Tony Kospan

 

 

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Ripped Note

 

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La tazza di tè – Saggio raccontino zen   2 comments

 

 

In modo facile e semplice

ecco un profondo consiglio di saggezza

 

 

 

 

LA TAZZA DI TE’

 

 

    Nota

 

 

 

 

Un filosofo si recò un giorno da un Maestro Zen e gli dichiarò:


“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.

“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro.  

E incominciò a versare il tè da una teiera. 

Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò. 

“Ma che cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?” 

“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos’altro.. 

Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

 

 

 

 

 

 

La mente non può che fare riferimento al passato ed a quanto le è già noto.

Tutto ciò che riceve, lo interpreta alla luce delle precedenti esperienze ed opinioni.

In tal modo, però, impedisce un approccio diretto e fresco verso la realtà.

Se non liberiamo la mente dai pregiudizi non c’è modo, quindi, di apprendere nulla di veramente nuovo. 

 

 

 

 

 

 

DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.

 

 

 

TONY KOSPAN

 

 

 

 


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Buon pomeriggio in poesia – Mi vestirò di te di Xartam – arte.. W. C. Wontner – canzone.. L’aquila di Battisti – e…   2 comments

 
 
 
Il Turbante – William Clarke Wontner
 
 
 
 
 
 
 

 

 
Il male che a vicenda ci facemmo
lo dimentica il cuore,
ma le ore beate si fermano per sempre
in un interminabile splendore
Hermann Hesse
 
 
 
Viola – William Clarke Wontner
 
 
 
 
   
 
 
 
 

 

 
 
MI VESTIRO’ DI TE
~ G. Xartam ~
 
Mi vestirò di te…
dei tuoi caldi sguardi
e delle tue illusioni,
sarai per me il fresco cotone
per le giornate afose
oppure pura lana vergine
per quando il freddo
invaderà il cuore mio,
cucirò un foulard colorato
con la seta della tua pelle.
Mi vestirò di te…
delle tue notti insonni
e dei tuoi sogni più dolci
che saranno il mio pigiama,
sarai carezza lieve
sulla mia pelle nuda,
userò le fibre tue più calde
per mantenere il fuoco nel mio corpo,
userò tutta la stoffa che c’è in te
per fare capi unici.
Mi vestirò di te…
perché senza di te
è come se fossi nudo.
 
 
 
Safie – William Clarke Wontner
 
 
 

 
 
 
 
 
 
a tutti da
Orso Tony
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Buonanotte con la bella minipoesia… Chi mi conosce?… di Barbara Gormley   1 comment

 
 
 
 
 
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CHI MI CONOSCE?
Barbara Gormley
 
Chi guarda e non vede?
Chi ascolta e non sente?
Chi non mi conosce veramente?
Dall'animo, dal cuore?
Non lo puoi indovinare?
Sei tu
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

by Tony Kospan

 

 

 

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UN MODO DIVERSO DI VIVER
LA POESIA (E NON SOLO)
NELLA PAGINA FB
 
 
 

Pubblicato 31 ottobre 2013 da tonykospan21 in Senza categoria

Taggato con ,

Rendiamo omaggio al nostro amico birichino… il gatto… in poesia arte e…   1 comment

 

 

 

 

Abbiamo dedicato un post all'amico cane qualche tempo fa…

e non può quindi, per par condicio,

mancar un post sul nostro simpatico (e birichino) felino…

 

 

 

IL NOSTRO AMICO… GATTO

 

 

 

 

 

 

 

2 POESIE… 1 DI NERUDA ED 1 DI BAUDELAIRE

ALCUNI DIPINTI… DI CUI 2 RENOIR…

BELLE IMMAGINI… GIF SIMPATICHE… UN VIDEO…

ED UNA CANZONCINA

 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
LE POESIA
 
 
 
 
 
 
 
 

Anche il grandissimo Pablo Neruda amava i gatti

ed ad essi dedicò questa poesia.

 

 

 

 

ODE AL GATTO

 

Gli animali furono imperfetti
lunghi di coda
plumbei di testa
piano piano si misero in ordine
divennero paesaggio
acquistarono nèi grazia volo
il gatto
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso
nacque completamente rifinito
cammina solo
e sa quello che vuole.

L'uomo
vuole essere pesce e uccello
il serpente vorrebbe avere ali
il cane è un leone spaesato
l'ingegnere vuol essere poeta
la mosca studia per rondine
il poeta
cerca di imitare la mosca
ma il gatto
vuol solo essere gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda
dal fiuto al topo vivo
dalla notte
fino ai suoi occhi d'oro.

Non c'è unità come la sua
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l'elastica linea de suo corpo
salda e sottile
è come la linea della prua
di una nave
i suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi
le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz'orbe
conquistatore senza patria
minima tigre di salotto
nuziale sultano del cielo
delle tegole erotiche
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi e posi
quattro piedi delicati
sul suolo
fiutando
diffidando
di ogni cosa terrestre
perché tutto
è immondo
per l 'immacolato
piede del gatto
oh fiera indipendente
della casa
arrogante vestigio della notte
neghittoso ginnastico
ed estraneo
profondissimo gatto
poliziotto segreto
delle stanze
insegna
di un irreperibile velluto
probabilmente non c'è enigma
nel tuo contegno
forse non sei mistero
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso
forse tutti si credono padroni
proprietari parenti di gatti
compagni colleghi
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no
io non sono d'accordo
io non conosco il gatto
so tutto
la vita e il suo arcipelago
il mare e la città incalcolabile
la botanica
il gineceo coi suoi peccati
il per e il meno
della matematica
gli imbuti vulcanici del mondo
il guscio irreale
del coccodrillo
la bontà ignorata del pompiere
l'atavismo azzurro
del sacerdote
ma non riesco
a decifrare un gatto
sul suo distacco
la ragione slitta
numeri d'oro
stanno nei suoi occhi.

 

 

 

 

 

 
IL GATTO

Charles Baudelaire





Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; ritira

le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi

occhi in cui l'agata si mescola al metallo.



Quando le mie dita carezzano a piacere la tua testa e

il tuo dorso elastico e la mia mano s'inebria del

piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,



vedo in ispirito la mia donna.Il suo sguardo,

profondo e freddo come il tuo, amabile bestia, taglia

e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa


un'aria sottile, un temibile profumo ondeggiano

intorno al suo corpo bruno.



 




IL GATTO NELL'ARTE

 

 

Renoir – Giovane donna con gatto
 
 
 
 
 

Renoir – Ragazza con gatto

 

 

 

Bruno Di Maio – Adolescente con gatto

 

 

 

Cayetano De Arquer Buigas – Donna con gatto

 

 

 

 
Carl Reichert – The Kittens Recital (1908)



 

 

 

 

 

 

IL VIDEO DIVERTENTISSIMO

(Gatti paperissimi)

 

 

CLIKKA

 
 
 
 
LA CANZONCINA
 
 
Ed inifine per i piccini… (e non solo)
una mitica simpatica canzoncina…
“Volevo un gatto nero”  
 
 

 




Ecco che ora s'intrufola sua maestà…

Re dei birichini… ma amante delle coccole


il mio gatto, Kimba… 





 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
e… miao da… Kimba…

 
 
 

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Omaggio a Leopardi con un mio pensiero ed alcune sue mitiche liriche   8 comments

 
 
 
 
 
 



Parlare di Leopardi è per me come parlare di un proprio Padre spirituale…

Penso però che questa sia la sensazione che vivono tutti coloro che sentono di far parte davvero della grande e comune famiglia della Poesia.
 
 
 
 

GIACOMO LEOPARDI
(Recanati 29.6.1798 – Napoli, 14.6.1837) 
 

 


Per questo… per la sua immensa grandezza… la sua intramontabile notorietà… e per la geniale profondità dei suoi versi… e delle sue opere in genere, qualunque cosa scriverei sembrerebbe (e sarebbe) vecchia e banale… 



La sua infatti è una delle più grandi figure di tutti tempi nell'ambito della letteratura mondiale…
 
 
 

 
 
 
Mi astengo dunque dal parlare della sua poetica e della sua biografia… e mi limiterò a condividere con te, lettore amante della poesia, alcune tra le sue più note e stupende liriche… 


Aggiungo solo che da ragazzo mi sentivo tanto profondamente vicino a lui ed al suo animo da giungere a scrivere sulla copertina di un mio diario… questi miei modestissimi versi… (eravamo nell'epoca della contestazione giovanile e delle battaglie per il divorzio etc…)

 
 
 
Qui la sensibil alma
di colui che singolar vita visse
nel borghese mondo
che la bestia umana crear seppe
per ritener valori
che pur già morti
vissero ancora a rovinar le genti
la fraterna dolorosa psiche
dell'amico Leopardi ammirando
all'ignara pagina
tutta si svelò…






 
 
Ma torniamo al Sommo Conte Giacomo… che non era, come sembrerebbe, solo dedito a profondissimi pensieri ma aveva passioncelle umanissime come ad es. il piacere di viaggiare, lo star in bella compagnia, l'amore per i dolci… (che gli rovinarono i denti) ed una finissima e come sempre geniale… autoironia.



Ah, signora!
Quello che lei crede una gobba
è l'astuccio delle mie ali!
Giacomo Leopardi




Immagine dal film a lui dedicato “Il giovane favoloso”





Ma veniamo alle sue mitiche liriche… 
 
Quelle che ho scelto e che possiamo leggere qui di seguito sono tra quelle che considero più belle. 


Se vi va, potete aggiungere o indicare le sue poesie che amate di più…


 
 


 LA SERA DEL DI' DI FESTA

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai nè pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da' trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.




 A SILVIA


Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore.
Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.


 

L'INFINITO


Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare





ALLA LUNA

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!






Passiamo ora a 2 video davvero belli
dedicati ad altre 2 bellissime sue opere.


Il primoè “LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA” letta da Vittorio Gassman
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e l'altro il “CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA”
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CIAO DA TONY KOSPAN



 

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Halloween… festa molto controversa. Esaminiamone i pro ed i contro   1 comment

 

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Come è noto questa è la festa più controversa di tutte e ci sono accanite schiere di favorevoli e contrari… 

Esaminerò i lati positivi e negativi… secondo le opposte visioni… cercando il massimo di obiettività… ma alla fine esprimerò comunque il mio pensiero.
 
 
 
 

    



PRO


 
– Ci sarebbero vaghe… lontane origini contadine europee 
– Piace ai bambini
– Aiuta l’economia… consentendo alle aziende di produrre e vendere di più
– Aiuta a superare la paura della morte
– Bisogna viverla solo come un gioco… ed è una festa come tante altre

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CONTRO


 – Festa solo di importazione.. nata in piccole zone nordamericane.


– E’ caratterizzata  soprattutto dall’esaltazione di un horror più o meno finto anche se edulcorato da giocose modalità  infantili… tipo “Dolcetto scherzetto etc…”  

– Festa lontanissima dalle nostre tradizioni. 

– Festa senza alcun significato reale… e solo consumistica. 

– Alcuni fanatici  di Halloween vanno a caccia dei gatti neri per sacrificarli perché amici delle streghe… (Quando venivano bruciate le streghe si bruciavano anche i gatti neri).
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– Con la scusa di Halloween poi molti si abbandonano a comportamenti folli… pericolosi… vietati… vandalici… come ci dice la cronaca… al punto che alcuni comuni vietano i mascheramenti… ed ogni anno la cronaca nera ci racconta di spiacevoli episodi.
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– Il culto dei morti viene trasformato in una carnevalata… 

– Per i cattolici infine con i giochi ed i riti finto-satanici (ma ahimé alcuni gruppi li fanno davvero) si aprirebbe la porta al Demonio


 
  
 


 
 






Infine ecco la definizione di Wikipedia:

“Halloween è una festività di origine celtica celebrata la notte del 31 ottobre che nel secolo XX ha assunto negli Stati Uniti le forme accentuatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota”

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IL MIO PENSIERO


 


Certo è una festa dalle modalità molto lontane dalle nostre idee e dalle nostre  tradizioni… (ma che la globalizzazione ha portato in giro per il mondo) e le sue origini appaiono consistere in una deformazione celtica della nostra festa del 1° Novembre (Ognissanti).


Però chi vuole festeggiare lo faccia pure… ma auspicabilmente solo in modo giocoso… e sereno… e si diverta pure…  ed anche alla grande… con pipistrelli… zucche vuote… (ce ne sono tante in giro in tutti i settori) e streghe varie… ma senza darle stupidissimi significati satanici e stia lontano da comportamenti pericolosi per sé e per gli altri… (e lasci in pace i gatti)..
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E VOI COSA NE PENSATE?

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Concludo dunque augurando… buona festa  (a chi festeggia)
e buona e serena serata-notte del 31 ottobre… a tutti gli altri.
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Tony Kospan




 
 

 

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Felice mercoledì in poesia – Ripenso il tuo sorriso di Montale – arte.. Bronzino – canzone.. Il mio canto libero – e..   2 comments

 

 

Agnolo Bronzino

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L'anima nasce dalla bellezza e di bellezza si nutre.

Ne ha bisogno per vivere.

James Hillman

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 Bronzino – Amore Venere e Satiro
 
 
 
RIPENSO IL TUO SORRISO…
Eugenio Montale
 
 

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida


scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,

esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;

e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.

 

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,


se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,

vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

 

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie


sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia

schietto come la cima di una giovane palma…

 

 

Bronzino – Dante

 
 
 
 
 
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à tout le monde par Tony Kospan




 
 
 
 
 

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