Archivio per 13 settembre 2013

Felice notte con la minipoesia… Gaudio l’amarti… di Sibilla Aleramo…   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
GAUDIO L’AMARTI
Sibilla Aleramo
 
 
Gaudio l’amarti,
illimitato gaudio
credere al riso dei tuoi occhi,
e vertigine ancora
la certezza d’esser da te cantata,
oh più tardi, negli anni non più miei,
or che tremare la vita sento
sul ciglio estremo…
 
 
 
 
Frank Weston Benson – My Daughter Elizabeth
 
 
 

 
 
 
 
 
by Tony Kospan
 

 
 
 

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L’amore guarisce sia chi lo offre che chi lo riceve – Racconto sublime   2 comments

 
 
 
 
 
 
 


Questo bellissimo dolce-malinconico racconto,
oltre ad esser una lettura che ti penetra nell’animo,
può esser spunto di riflessione sulle nostre rigidità emotive
e sulla necessità di aprirci a chi vogliamo bene
ed a chi ci vuol bene.




  



L’AMORE GUARISCE 
SIA CHI LO OFFRE,
SIA CHI LO RICEVE
Harold H.Bloomfield
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
La pelle di mio padre era itterica mentre lui era a letto collegato a monitor e fleboclisi nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale.
Normalmente uomo di robusta costituzione, aveva perso oltre quindici chili.
L’infermità di mio padre era stata diagnosticata come cancro al pancreas, una delle forme più maligne della malattia.
I medici facevano quello che potevano, ma ci dissero che gli restavano appena dai tre a sei mesi di vita.
Il cancro al pancreas non si presta alla radioterapia né alla chemioterapia, per cui i medici potevano offrire poche speranze.
Alcuni giorni più tardi, quando mio padre era seduto a letto, mi avvicinai a lui e gli dissi:
“Papà, provo un sentimento profondo per ciò che ti è successo. Mi ha aiutato a guardare il modo in cui mi sono sempre tenuto lontano e a sentire quanto io ti voglia bene davvero.”
Mi chinai su di lui per abbracciarlo, ma le spalle e le braccia gli si irrigidirono.
“Su, papà, davvero voglio abbracciarti.”
Per un momento apparve sconvolto.
Dimostrare affetto non era il nostro modo consueto di trattarci.
Gli chiesi di tirarsi ancora un po' più su per poter passare le braccia attorno a lui.
Questa volta, però, era ancora più teso.
Sentivo accumularsi l’antico risentimento, e cominciai a pensare: “Questo non serve a niente. Se vuoi morire e lasciarmi con la stessa freddezza di sempre, fai come vuoi.”
Per anni avevo sfruttato ogni esempio delle resistenza e della rigidità di mio padre per incolparlo, per provare risentimento verso di lui, e per dire a me stesso: “Vedi non gli interessa.”






Questa volta, però ci pensai meglio e capii che l’abbraccio andava a vantaggio mio oltre che suo.
Volevo esprimere quanto mi importasse di lui, per quanto difficile fosse per lui lasciarmelo fare.
Mio padre era sempre stato molto germanico e incline al dovere; nella sua infanzia i suoi genitori devono avergli insegnato a tenere dentro di sé i suoi sentimenti, per diventare uomo.
Lasciando perdere il mio vecchio desiderio di incolparlo della nostra lontananza, effettivamente guardavo con impazienza alla sfida di offrirgli più amore.
Dissi: “Su papà, mettimi le braccia attorno.”
Mi inchinai vicino a lui sul bordo del letto con le sue braccia attorno a me.
“Adesso stringi. Ecco. Di nuovo, stringi. Benissimo!”
In un certo senso stavo insegnando a mio padre come abbracciare, e mentre mi stringeva accadde qualcosa.
Per un attimo traboccò un sentimento di “ti voglio  bene”.
Per anni il nostro saluto era stato una stretta di mano fredda, formale che voleva dire: “Ciao, come stai?”
Adesso sia io che lui aspettavamo che quella vicinanza momentanea si ripetesse.
Eppure, proprio nel momento in cui cominciava ad assaporare il sentimento di amore, qualcosa gli si stringeva nella parte superiore del dorso e il nostro abbraccio diventava goffo e strano.
Ci vollero mesi perché la sua rigidità cedesse e lui fosse in grado di lasciare che le emozioni del suo intimo passassero attraverso le braccia e mi avvolgessero.
Toccò a me essere la fonte di tanti abbracci prima che mio padre desse inizio e un abbraccio di sua volontà.
Non lo stavo incolpando, ma sostenendo; dopo tutto stava modificando le abitudini di una vita intera, e questo richiede tempo.
Sapevo che ci stava riuscendo perché sempre più la nostra relazione si basava sull’affetto.
Verso il duecentesimo abbraccio disse spontaneamente ad alta voce, per la prima volta da quando potessi ricordarmi:
“Ti voglio bene”.
  




 

 

Ciao da Tony Kospan




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Felice w. e. in poesia – Per amarti di J. R. Jimenez – arte.. T. de Lempicka – canzone.. The Power of love.. e..   3 comments

 
 
 

 

 

 

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Fra i rumori della folla ce ne stiamo noi due,
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Walt Whitman
 
 
 
 

 

Tamara de Lempicka – Il vestitino rosso
 
 
 
 
PER AMARTI

~ Juan Ramòn Jiménez ~
 
Per amarti, ho ceduto
il mio cuore al destino.
Non potrai più liberarti
– non potrò più liberarmi! –
dal destino dell'amore!
Non lo penso, non lo senti;
io e tu siamo tu ed io,
come il mare e come il cielo
sono cielo e mare, senza amore.
Come la brezza, mi ricordi
il vento;
come il ruscello, mi ricordi
il mare;
come la vita, mi ricordi
il cielo;
come la morte, mi ricordi
la terra.
 
 
Tamara de Lempicka – Signora in giallo
 
 
   
 
 
 
 
 
 
 
a tutti da
Orso Tony
 

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